Un anno sta per finire, e tirare le somme è quasi banale.
Ringraziare, sinceramente, lo è magari meno.
Ringrazio tutte le persone che ho invitato in questo blog per avermi aiutata, per quanto sia possibile aiutare una testona come me, facendo il possibile per starmi vicino.
Grazie per le osservazioni, i consigli, gli esempi, i dubbi. per gli insegnamenti.
Ringrazio per aver cercato di farmi capire il loro affetto, la loro vicinanza, per avermi condotto per mano a una maggior consapevolezza senza mai strattonarmi o cercare di insegnarmi qualcosa.
E soprattutto, grazie per avermi fatto capire di non volere una persona diversa, ma solo il meglio da quella attuale.
Buon anno.
lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
Addio Rita Levi Montalcini
Addio a Rita Levi Montalcini, una persona che non si può non stimare e ammirare.
Motivo di orgoglio per tante donne, ottima bandiera del genere femminile, esempio e conforto per chi si sente scoraggiata in un'Italia sempre orribilmente maschilista e misogina.
L'esempio è chiaro.
Senza dedizione, lavoro e intelligenza, il genio non basta a raggiungere le vette della conoscenza.
Con stile e anche con ironia ha raggiunto un'età ragguardevole, continuando a lavorare e a partecipare alla vita politica del Paese con una puntualità da segnalare agli sfaccendati alle Camere.
Ci mancheranno persone così, abbiamo bisogno di persone serie, coscienziose e competenti. Quelle che, se hanno un minimo di buon senso, emigrano.
Motivo di orgoglio per tante donne, ottima bandiera del genere femminile, esempio e conforto per chi si sente scoraggiata in un'Italia sempre orribilmente maschilista e misogina.
L'esempio è chiaro.
Senza dedizione, lavoro e intelligenza, il genio non basta a raggiungere le vette della conoscenza.
Con stile e anche con ironia ha raggiunto un'età ragguardevole, continuando a lavorare e a partecipare alla vita politica del Paese con una puntualità da segnalare agli sfaccendati alle Camere.
Ci mancheranno persone così, abbiamo bisogno di persone serie, coscienziose e competenti. Quelle che, se hanno un minimo di buon senso, emigrano.
Da un uomo cerco...
Cosa cerco in un uomo?
Questa domanda me la sono fatta spontaneamente, leggendo un libro che mi è stato regalato a Natale.
Come si fa a trovare qualcosa che non si sa di cercare?
Stabilità, in primo luogo. Niente rapporti burrascosi stile telenovela della Bassa.
Quindi niente difficoltà insormontabili, dipendenze imbarazzanti, frequentazioni pericolose, passati troppo ingombranti.
In secondo luogo, credo che per me lo scambio di tipo intellettivo sia molto importante. Poter parlare, anche se magari gli interessi sono diversi, con qualcuno con cui poterli condividere che capisca quello che stai dicendo o che almeno ci provi.
Direi qualcuno che mi può migliorare, ma che non vuole perché non è sua intenzione, insegnarmi a stare al mondo. Qualcuno che non mi dice cosa devo fare.
Qualcuno che non vuole che io cambi a suo piacimento, che non ha come unico obiettivo quello di "importarmi" nella sua esistenza preconfezionata senza tener conto del fatto che io sia una persona con abitudini, gusti, esigenze proprie.
Cerco qualcuno che sia adulto e in grado di provvedere a se stesso e non convinto che la spazzatura trovi da sola la via del cassonetto o che la dispensa sia sempre miracolosamente piena. Che la lavatrice non sia un marziano e che i panni escano già stirati.
Cerco un equilibrio che pare essere la cosa più difficile da trovare a questo mondo. Equilibrio nel fare e nel riposare, nel parlare e nel tacere. Non cerco qualcuno che mi possa riempire l'esistenza, ma completare.
E qualcuno che mi faccia sentire amata, stimata e aprezzata per quello che sono e non per quello che posso fare per lui.
Questa domanda me la sono fatta spontaneamente, leggendo un libro che mi è stato regalato a Natale.
Come si fa a trovare qualcosa che non si sa di cercare?
Stabilità, in primo luogo. Niente rapporti burrascosi stile telenovela della Bassa.
Quindi niente difficoltà insormontabili, dipendenze imbarazzanti, frequentazioni pericolose, passati troppo ingombranti.
In secondo luogo, credo che per me lo scambio di tipo intellettivo sia molto importante. Poter parlare, anche se magari gli interessi sono diversi, con qualcuno con cui poterli condividere che capisca quello che stai dicendo o che almeno ci provi.
Direi qualcuno che mi può migliorare, ma che non vuole perché non è sua intenzione, insegnarmi a stare al mondo. Qualcuno che non mi dice cosa devo fare.
Qualcuno che non vuole che io cambi a suo piacimento, che non ha come unico obiettivo quello di "importarmi" nella sua esistenza preconfezionata senza tener conto del fatto che io sia una persona con abitudini, gusti, esigenze proprie.
Cerco qualcuno che sia adulto e in grado di provvedere a se stesso e non convinto che la spazzatura trovi da sola la via del cassonetto o che la dispensa sia sempre miracolosamente piena. Che la lavatrice non sia un marziano e che i panni escano già stirati.
Cerco un equilibrio che pare essere la cosa più difficile da trovare a questo mondo. Equilibrio nel fare e nel riposare, nel parlare e nel tacere. Non cerco qualcuno che mi possa riempire l'esistenza, ma completare.
E qualcuno che mi faccia sentire amata, stimata e aprezzata per quello che sono e non per quello che posso fare per lui.
sabato 29 dicembre 2012
Impegno, pazienza, coraggio
Senza impegno non c'è risultato.
Senza impegno non c'è chiarezza.
Senza impegno non solo non c'è futuro, me nemmeno presente.
Senza pazienza non c'è speranza.
Senza pazienza non c'è perdono.
Senza pazienza non c'è condivisione.
Solo con il coraggio si può sperare nel futuro e si può, pur pagando un certo prezzo, inseguire i propri sogni.
Senza impegno non c'è chiarezza.
Senza impegno non solo non c'è futuro, me nemmeno presente.
Senza pazienza non c'è speranza.
Senza pazienza non c'è perdono.
Senza pazienza non c'è condivisione.
Solo con il coraggio si può sperare nel futuro e si può, pur pagando un certo prezzo, inseguire i propri sogni.
Rivedersi
Nei giorni a cavallo di Natale trovo nella mia casella di posta elettronica una mail, gli auguri di una vecchia amica di mio padre e di mia madre.
Al termine della lettera si augurava che potessimo vederci presto, dopo mesi e mesi di distacco e molte vicissitudini.
In uno dei miei rari attacchi di impulsività decido di cogliere la palla al balzo subito e propongo la giornata di oggi, nel tardo pomeriggio.
Non invito mai a casa mia.
E' un disastro, perché c'è troppa roba che non ha un posto e mia mamma è specialista nell'ammucchiare con creatività quasi futurista cose che non c'entrano nulla.
Dopo uan robusta sessione di pulizie, mi dedico alla preparazione del ricevere, ovvero le stoviglie per il the, il fuoco nel camino e la preparazione della torta.
Mentre aspetto mi faccio un bagno spartano e salutare, andrei a dormire, lo confesso.
Puntualissimi arrivano e vado a riceverli prima che si perdano nel dedalo di case e porticine.
Ci accomodiamo in salotto. Dopo un po' di imbarazzo e di rigidità iniziale portata dal nuovo compagno di lei che non conosciamo, l'atmosfera si ammorbidisce.
Io mi dedico all'attività di servizio, riemergendo in modo comico dalla cantina con il servizio buono, teiera compresa, quello con il filo d'oro tipico anni '70.
Tra un dolce e l'altro, una conversazione a tratti stentata e banale, si trasforma in un'interessante lezione di storia dell'arte, dato che il compagno in questione è un ex professore della materia.
E mentre il sole declinava velocemente e la luce si ammorbidiva fino a sparire, noi seduti sul divano ce ne stavamo ad ascoltare le opinioni del nostro esperto su Picasso e Dalì.
Felici, una volta tanto, di essersi arricchiti.
Felici di aver ascoltato un discorso lineare, senza luoghi comuni, supportato da genuina conoscenza e da autentica passione.
Al termine della lettera si augurava che potessimo vederci presto, dopo mesi e mesi di distacco e molte vicissitudini.
In uno dei miei rari attacchi di impulsività decido di cogliere la palla al balzo subito e propongo la giornata di oggi, nel tardo pomeriggio.
Non invito mai a casa mia.
E' un disastro, perché c'è troppa roba che non ha un posto e mia mamma è specialista nell'ammucchiare con creatività quasi futurista cose che non c'entrano nulla.
Dopo uan robusta sessione di pulizie, mi dedico alla preparazione del ricevere, ovvero le stoviglie per il the, il fuoco nel camino e la preparazione della torta.
Mentre aspetto mi faccio un bagno spartano e salutare, andrei a dormire, lo confesso.
Puntualissimi arrivano e vado a riceverli prima che si perdano nel dedalo di case e porticine.
Ci accomodiamo in salotto. Dopo un po' di imbarazzo e di rigidità iniziale portata dal nuovo compagno di lei che non conosciamo, l'atmosfera si ammorbidisce.
Io mi dedico all'attività di servizio, riemergendo in modo comico dalla cantina con il servizio buono, teiera compresa, quello con il filo d'oro tipico anni '70.
Tra un dolce e l'altro, una conversazione a tratti stentata e banale, si trasforma in un'interessante lezione di storia dell'arte, dato che il compagno in questione è un ex professore della materia.
E mentre il sole declinava velocemente e la luce si ammorbidiva fino a sparire, noi seduti sul divano ce ne stavamo ad ascoltare le opinioni del nostro esperto su Picasso e Dalì.
Felici, una volta tanto, di essersi arricchiti.
Felici di aver ascoltato un discorso lineare, senza luoghi comuni, supportato da genuina conoscenza e da autentica passione.
Plum cake al caffé con gocce di cioccolato
Ricetta che ho fatto mille volte, semplice e rodatissima. Ideale per accompagnare un the.
Ingredienti:
320 grammi di farina
100 di burro
125 di zucchero (io ne metto di più, 140)
3 tazzine di caffè forte
3 uova
gocce di cioccolato
Montate i tuorli delle uova con lo zucchero.
Aggiungete il burro tagliato a pezzetti a temperatura ambiente, la farina, il caffè e il lievito.
Impastate bene e amalgamate delicatamente con gli albumi montati a neve (fatelo con albumi a temperatura ambiente, con un pizzico di sale, usando un cucchiaio di legno e con movimenti lenti dal basso verso l'alto).
Infine, aggiungete le gocce di cioccolato.
Cuocete in uno stampo da plum cake ben imburrato e infarinato per 1 ora a 180°.
Lasciate la torta nello stampo per 10 minuti nel forno aperto al termine del periodo di cottura.
Potete spolverare con lo zucchero a velo la parte sopra.
Ingredienti:
320 grammi di farina
100 di burro
125 di zucchero (io ne metto di più, 140)
3 tazzine di caffè forte
3 uova
gocce di cioccolato
Montate i tuorli delle uova con lo zucchero.
Aggiungete il burro tagliato a pezzetti a temperatura ambiente, la farina, il caffè e il lievito.
Impastate bene e amalgamate delicatamente con gli albumi montati a neve (fatelo con albumi a temperatura ambiente, con un pizzico di sale, usando un cucchiaio di legno e con movimenti lenti dal basso verso l'alto).
Infine, aggiungete le gocce di cioccolato.
Cuocete in uno stampo da plum cake ben imburrato e infarinato per 1 ora a 180°.
Lasciate la torta nello stampo per 10 minuti nel forno aperto al termine del periodo di cottura.
Potete spolverare con lo zucchero a velo la parte sopra.
giovedì 27 dicembre 2012
Assetati alla meta
Qualche tempo fa, sull'onda dell'entusiasmo per la green economy, hanno installato in azienda delle comodissime fontanelle da cui attingere acqua microfiltrata, riducendo così il volume di plastica riciclata e anche il peso degli acquisti alla macchinetta.
Ora si è deciso di cambiare il gestore delle macchinette.
In pochi giorni si è generato il caos più totale, seguito all'annuncio che ognuno di noi doveva svuotare il credito presente nella chiavetta.
A questo è coincisa l'assenza del personale che deve riempire le macchinette, con la conseguenza di lasciare sguarnito tutto. Niente acqua, niente merendine, niente di niente.
Come in pellegrinaggio, file e file di gente si sono mosse tra i piani alla ricerca di qualcosa da portarsi a casa (qualsiasi cosa) pur di non lasciare nulla sulla chiave. Gente che vagava con le braccia piene di lattine e cornetti, altri che non riuscivano a prendere nulla.
Il vertice del ridicolo è stato raggiunto da una collega di Maria che, nella foga di prendere il più possibile, ha fatto cadere nel cestello tante di quelle cose da bloccarne la porta basculante.
Ha completato l'opera affiggendo un cartello in cui si dichiarava che tutto il contenuto del cestino era suo e solo suo, indirizzato alla logistica.
Stamattina, un deserto: macchinette spente, tranne una, zucchero esaurito, e, ora, incrocio due operai che sono venute a prendersele le macchinette, comprese le fontanelle dell'acqua....
Morale, domani devo affittare uno scerpa per portarmi l'acqua oppure fare la sete...
A voi la scelta.
Ora si è deciso di cambiare il gestore delle macchinette.
In pochi giorni si è generato il caos più totale, seguito all'annuncio che ognuno di noi doveva svuotare il credito presente nella chiavetta.
A questo è coincisa l'assenza del personale che deve riempire le macchinette, con la conseguenza di lasciare sguarnito tutto. Niente acqua, niente merendine, niente di niente.
Come in pellegrinaggio, file e file di gente si sono mosse tra i piani alla ricerca di qualcosa da portarsi a casa (qualsiasi cosa) pur di non lasciare nulla sulla chiave. Gente che vagava con le braccia piene di lattine e cornetti, altri che non riuscivano a prendere nulla.
Il vertice del ridicolo è stato raggiunto da una collega di Maria che, nella foga di prendere il più possibile, ha fatto cadere nel cestello tante di quelle cose da bloccarne la porta basculante.
Ha completato l'opera affiggendo un cartello in cui si dichiarava che tutto il contenuto del cestino era suo e solo suo, indirizzato alla logistica.
Stamattina, un deserto: macchinette spente, tranne una, zucchero esaurito, e, ora, incrocio due operai che sono venute a prendersele le macchinette, comprese le fontanelle dell'acqua....
Morale, domani devo affittare uno scerpa per portarmi l'acqua oppure fare la sete...
A voi la scelta.
mercoledì 26 dicembre 2012
Lasagne prosciutto e funghi
In questo periodo di emergenza alimentare e di necessità di avere del catering sempre pronto, ho inventato questa ricetta per ovviare alla noia delle solite lasagne ricotta e spinaci.
L'ho fatta con dei fogli di lasagna già pronti in questo caso, data la scarsità di tempo a mia disposizione.
Ingredienti:
pasta per lasagne
funghi surgelati (1 busta)
prosciutto cotto
besciamella
grana grattugiato,
noce moscata
aglio
olio
prezzemolo
Ho fatto rosolare il padella i funghi con aglio e olio, completandoli con poco prezzemolo.
Ho preparato io la besciamella, e ho alternato strati di pasta, prosciutto cotto e funghi, fino ad esaurire la pasta. Ho completato con besciamella e formaggio grattugiato e messo in forno a 180° fino a gratinatura completata.
L'ho fatta con dei fogli di lasagna già pronti in questo caso, data la scarsità di tempo a mia disposizione.
Ingredienti:
pasta per lasagne
funghi surgelati (1 busta)
prosciutto cotto
besciamella
grana grattugiato,
noce moscata
aglio
olio
prezzemolo
Ho fatto rosolare il padella i funghi con aglio e olio, completandoli con poco prezzemolo.
Ho preparato io la besciamella, e ho alternato strati di pasta, prosciutto cotto e funghi, fino ad esaurire la pasta. Ho completato con besciamella e formaggio grattugiato e messo in forno a 180° fino a gratinatura completata.
lunedì 24 dicembre 2012
Aggiornamento crisi
Un tangibile segno della crisi può essere letto tra i mille sconti di cui vengo quotidianamente bombardata ogni giorno. Non solo sconti nei negozi, ma anche online.
Spese di spedizione gratis, sconti online, buoni regalo...
Saranno sconti veri?
Ma fiocacno i negozi con cartelloni che pubblicizzano tagli ai prezzi.
Fioccano anche quelli che chiudono, tanti in centri storici sempre più poveri e vuoti.
Spese di spedizione gratis, sconti online, buoni regalo...
Saranno sconti veri?
Ma fiocacno i negozi con cartelloni che pubblicizzano tagli ai prezzi.
Fioccano anche quelli che chiudono, tanti in centri storici sempre più poveri e vuoti.
I ravioli della festa
Questo è il menù della festa che, finché sono stati vivi i miei nonni ha caratterizzato le nostre feste.
Il piatto forte sono i ravioli.
Ravioli che venivano fatti con la gallina a cui veniva tirato il collo per l'occasione.
Ravioli fatti in casa, con la pasta all'uovo, grossolani, con ripieno di gallina, prosciutto o salsiccia, parmigiano, noce moscata.
Serviti con un fondo di brodo di gallina e formaggio grattugiato.
Salame sottograsso, mandarini e frutta secca non potevano certo mancare.
Poco importante il secondo, quando c'era, magari della carne, ma non importava.
Il dolce, invece, anche più di uno, non mancava mai.
In tutti i dintorni questo è il piatto tradizionale, sostituito nel tempo con altri, magari già pronti.
Naturalmente l'orario del pranzo era assai anticipato e non oltre le 12 e 30.
Quello che ricordo è anche la noia, il lunghissimo pomeriggio passato accanto alla stufa (sempre un freddo cane nella vecchia casa) e il pensiero dei compiti da fare.
A ognuno la sua sedia e a mia mamma lo sgabello, chissà perché.
Il piatto forte sono i ravioli.
Ravioli che venivano fatti con la gallina a cui veniva tirato il collo per l'occasione.
Ravioli fatti in casa, con la pasta all'uovo, grossolani, con ripieno di gallina, prosciutto o salsiccia, parmigiano, noce moscata.
Serviti con un fondo di brodo di gallina e formaggio grattugiato.
Salame sottograsso, mandarini e frutta secca non potevano certo mancare.
Poco importante il secondo, quando c'era, magari della carne, ma non importava.
Il dolce, invece, anche più di uno, non mancava mai.
In tutti i dintorni questo è il piatto tradizionale, sostituito nel tempo con altri, magari già pronti.
Naturalmente l'orario del pranzo era assai anticipato e non oltre le 12 e 30.
Quello che ricordo è anche la noia, il lunghissimo pomeriggio passato accanto alla stufa (sempre un freddo cane nella vecchia casa) e il pensiero dei compiti da fare.
A ognuno la sua sedia e a mia mamma lo sgabello, chissà perché.
Stanotte ho avuto un incubo, Grillo in Parlamento
Mentre gli italiani brava gente sono impegnati a correre qui e là come schegge impazzite per l'acquisto degli ultimi regali e per consistenti spese, atte a riempire la pancia (sport nazionale) il nostro attuale Governo è arrivato al capolinea.
Il destino dell'Italia è quindi nuovamente in gioco, e la posta è decisamente alta.
Ho ascoltato l'intera conferenza stampa di Monti ieri e mi sono subìta anche il lungo prologo di Mentana. Certo, si è trattato di mettere i puntini sulle i, e l'ha fatto davvero bene.
Non posso negare di subire il fascino della presentabilità, dopo anni e anni di schifo elevato all'ennesima potenza.
Ma sono letteralmente terrorizzata dagli Italiani.
Nel Parlamento (e ricordiamoci che l'attuale legge elettorale è sempre quella di prima) c'è sempre la solita gente. Così al Senato. E io sono disgustata, davvero disgustata all'idea che, ancora una volta quei mostri si occuperanno di "gestire" l'Italia.
Ma gli Italiani lo capiranno?
Non ho una grande opinione dell'italiano medio. Del resto, come averla? Dopo tutti questi anni di Governo Berlusconi, è impossibile pensare che l'Italiano sia particolarmente brillante.
Interessato alle piccole e piccolissime cose, stordito dalla tv, dal troppo lavoro e dalle ansie quotidiane, poco istruito. Insomma, Machiavelli ha sempre ragione.
E così rischiamo di avere Grillo in Parlamento.
Penserete, un buffone in più, uno in meno...
Ma non è così.
Perché i danni che possono fare quelli lì sono tantissimi. E durano a lungo nel tempo.
Molto a lungo.
Le pensioni, i vitalizi i privilegi...
Il voto a Grillo è per lo più un voto "contro". Sarebbe ora di smetterla. E di votare per, con contro.
Di individuare demagogia e populismo a basso costo e di ignorarlo. Mi riferisco anche alla Lega, al Silvio, ad altri. La politica è un mestiere e di dilettanti ne avremmo anche basta. Ci vuole competenza e serietà.
Ma gli italiani lo capiranno?
Ho hanno anche la testa piena di panettone, oltre alla pancia?
Il destino dell'Italia è quindi nuovamente in gioco, e la posta è decisamente alta.
Ho ascoltato l'intera conferenza stampa di Monti ieri e mi sono subìta anche il lungo prologo di Mentana. Certo, si è trattato di mettere i puntini sulle i, e l'ha fatto davvero bene.
Non posso negare di subire il fascino della presentabilità, dopo anni e anni di schifo elevato all'ennesima potenza.
Ma sono letteralmente terrorizzata dagli Italiani.
Nel Parlamento (e ricordiamoci che l'attuale legge elettorale è sempre quella di prima) c'è sempre la solita gente. Così al Senato. E io sono disgustata, davvero disgustata all'idea che, ancora una volta quei mostri si occuperanno di "gestire" l'Italia.
Ma gli Italiani lo capiranno?
Non ho una grande opinione dell'italiano medio. Del resto, come averla? Dopo tutti questi anni di Governo Berlusconi, è impossibile pensare che l'Italiano sia particolarmente brillante.
Interessato alle piccole e piccolissime cose, stordito dalla tv, dal troppo lavoro e dalle ansie quotidiane, poco istruito. Insomma, Machiavelli ha sempre ragione.
E così rischiamo di avere Grillo in Parlamento.
Penserete, un buffone in più, uno in meno...
Ma non è così.
Perché i danni che possono fare quelli lì sono tantissimi. E durano a lungo nel tempo.
Molto a lungo.
Le pensioni, i vitalizi i privilegi...
Il voto a Grillo è per lo più un voto "contro". Sarebbe ora di smetterla. E di votare per, con contro.
Di individuare demagogia e populismo a basso costo e di ignorarlo. Mi riferisco anche alla Lega, al Silvio, ad altri. La politica è un mestiere e di dilettanti ne avremmo anche basta. Ci vuole competenza e serietà.
Ma gli italiani lo capiranno?
Ho hanno anche la testa piena di panettone, oltre alla pancia?
giovedì 20 dicembre 2012
Sconvolgimenti
Ho discusso stamattina.
La nostra non aveva tutti i contorni di una lite e nemmeno di una diatriba.
Ho scelto con cura le parole, le pause, i silenzi.
Ho scelto cosa non dire, soprattutto.
Per cui ho un gran peso di cose trattenute che mi grava adddosso, insieme a una gran voglia di gridare.
Il punto è: perché?
Perchè dopo tanto tempo, lavoro, riflessione, ho tutta questa rabbia dentro?
Il motivo è sempre lo stesso, l'allegra famigliola sostitutiva, che offre sempre motivo di brillante e scoppiettante quotidianità. Per farla breve, i nostri, dopo aver sbolognato i figli ogni santo we che Dio comanda, dopo aver delegato in gran parte il mantenimento familiare al nostro e a un'altra vittima, idiozie comprese, va in crisi. Separazione nell'aria, lui fa casino, lei pure (secondo me) guardandosi intorno. La situazione è questa, duole dirlo, abbiamo qui un chiaro esempio di principessa con prole al seguito, ben impiegata da anni per circuire il nostro, che a breve si troverà a occuparsi della sua situazione economica. Come si mantiene?
Sono anni che prepara il terreno. Eccolo qui il terreno, bello pronto e con anche la cittadinanza italiana incorporata e famiglia benestante. Si tratta del nostro fesso, che nemmeno se ne accorge.
Da tempo anche il marito cerca di piazzarla, in modo da levarsela dai piedi, sempre al nostro somaro.
Quello che ho detto è semplicemente che gli auguro di non mettersi con questa (conosco il genere). Dato che questa storia ha pesantemente condizionato la sua vita e quella delle persone intorno a lui.
Non gli ho nemmeno detto che gliel'ha rovinata.
Mi ha risposto che non è un problema immediato. Capirai è miope.
Io gli ho risposto che il terreno si prepara con il tempo.
La discussione è ripresa nel pomeriggio.
Sempre le solite baggianate mi ripete.
Gli ho detto che mi pare abbia perso il senso della realtà.
Detesto queste persone.
Detesto lui per il suo egoismo e la sua stupidità nel farsi sfruttare.
Lo detesto per aver con disinvoltura e indifferenza giocato con la vita altrui.
Lo detesto per i soliti argomenti che ripete senza un briciolo di spirito critico.
Per poi lasciarsi plagiare così da questi stolti.
Detesto loro per la rapacità, per l'opportunismo, per la falsità.
Non è facile passere oltre 7 anni di tira e molla.
Ma questo risentimento fa male solo a me.
E vorrei liberarmene.
Una volta per tutte.
La nostra non aveva tutti i contorni di una lite e nemmeno di una diatriba.
Ho scelto con cura le parole, le pause, i silenzi.
Ho scelto cosa non dire, soprattutto.
Per cui ho un gran peso di cose trattenute che mi grava adddosso, insieme a una gran voglia di gridare.
Il punto è: perché?
Perchè dopo tanto tempo, lavoro, riflessione, ho tutta questa rabbia dentro?
Il motivo è sempre lo stesso, l'allegra famigliola sostitutiva, che offre sempre motivo di brillante e scoppiettante quotidianità. Per farla breve, i nostri, dopo aver sbolognato i figli ogni santo we che Dio comanda, dopo aver delegato in gran parte il mantenimento familiare al nostro e a un'altra vittima, idiozie comprese, va in crisi. Separazione nell'aria, lui fa casino, lei pure (secondo me) guardandosi intorno. La situazione è questa, duole dirlo, abbiamo qui un chiaro esempio di principessa con prole al seguito, ben impiegata da anni per circuire il nostro, che a breve si troverà a occuparsi della sua situazione economica. Come si mantiene?
Sono anni che prepara il terreno. Eccolo qui il terreno, bello pronto e con anche la cittadinanza italiana incorporata e famiglia benestante. Si tratta del nostro fesso, che nemmeno se ne accorge.
Da tempo anche il marito cerca di piazzarla, in modo da levarsela dai piedi, sempre al nostro somaro.
Quello che ho detto è semplicemente che gli auguro di non mettersi con questa (conosco il genere). Dato che questa storia ha pesantemente condizionato la sua vita e quella delle persone intorno a lui.
Non gli ho nemmeno detto che gliel'ha rovinata.
Mi ha risposto che non è un problema immediato. Capirai è miope.
Io gli ho risposto che il terreno si prepara con il tempo.
La discussione è ripresa nel pomeriggio.
Sempre le solite baggianate mi ripete.
Gli ho detto che mi pare abbia perso il senso della realtà.
Detesto queste persone.
Detesto lui per il suo egoismo e la sua stupidità nel farsi sfruttare.
Lo detesto per aver con disinvoltura e indifferenza giocato con la vita altrui.
Lo detesto per i soliti argomenti che ripete senza un briciolo di spirito critico.
Per poi lasciarsi plagiare così da questi stolti.
Detesto loro per la rapacità, per l'opportunismo, per la falsità.
Non è facile passere oltre 7 anni di tira e molla.
Ma questo risentimento fa male solo a me.
E vorrei liberarmene.
Una volta per tutte.
mercoledì 19 dicembre 2012
Immatura
Stamattina sono arrivata alla conclusione di essere un persona immatura.
Da un po' di tempo osservo gli altri e mi sembrano tutti più presenti, più organizzati, più precisi.
E invece a me le cose sfuggono di mano, le dimentico, le sbaglio, sono goffa e maldestra.
Soprattutto, ho preoccupanti eccessi di vergogna e timidezza, inspiegabili e ridicoli per una donna di una certa età.
Maturità e sicurezza non vanno forse in coppia?
Ma, a dire il vero, qui siamo ben lontani dall'essere un affascinante esempio di brillantezza intellettuale e di controllo della situazione.
Un eccesso di emozioni (e anche di porte sbattute in faccia, in passato) mi rende timorosa e legnosa.
Così finisco per concentrarmi sulle mie abbondanti sacche di insicurezze invece che essere, per quanto possibile, accattivante e simpatica. O, nella migliore delle ipotesi, normale.
Come se la testa mi pesasse e, d'un colpo, mi venisse solo in mente che sono spettinata, che ho la pancia, la fronte lucida....
Sono talmente presa dalle mie paranoie da non riuscire ad uscire dalla mia testa.
Così non rimane spazio per gli altri, per il dialogo, per l'empatia, per l'ironia.
Si tratta di immaturità bella e buona.
Da un po' di tempo osservo gli altri e mi sembrano tutti più presenti, più organizzati, più precisi.
E invece a me le cose sfuggono di mano, le dimentico, le sbaglio, sono goffa e maldestra.
Soprattutto, ho preoccupanti eccessi di vergogna e timidezza, inspiegabili e ridicoli per una donna di una certa età.
Maturità e sicurezza non vanno forse in coppia?
Ma, a dire il vero, qui siamo ben lontani dall'essere un affascinante esempio di brillantezza intellettuale e di controllo della situazione.
Un eccesso di emozioni (e anche di porte sbattute in faccia, in passato) mi rende timorosa e legnosa.
Così finisco per concentrarmi sulle mie abbondanti sacche di insicurezze invece che essere, per quanto possibile, accattivante e simpatica. O, nella migliore delle ipotesi, normale.
Come se la testa mi pesasse e, d'un colpo, mi venisse solo in mente che sono spettinata, che ho la pancia, la fronte lucida....
Sono talmente presa dalle mie paranoie da non riuscire ad uscire dalla mia testa.
Così non rimane spazio per gli altri, per il dialogo, per l'empatia, per l'ironia.
Si tratta di immaturità bella e buona.
martedì 18 dicembre 2012
Aperitivi aziendali
Discorsi e "cavallette", così posso sintetizzare l'aperitivo aziendale di ieri.
Con la decisione strisciante di non rinnovare i contratti a tutti i tempi determinati in scadenza nei prossimi mesi, ci sarebbe davvero poco per cui brindare. Misura prudenziale, anche se andiamo, tutto sommato, bene, data la situazione contingente.
E invece decidiamo di spendere diverse centinaia di euro per l'acquisto di pizzette, salatini, Coca Cola, tartine e via discorrendo. La fiera del grasso saturo di bassa qualità, insomma.
I tavoli vengono imbanditi e il profumino sale per 50 minuti, il tempo necessario per la produzione di ben tre discorsi ondivaghi, dall'andamento circolare, noiosi, sfilacciati e senza filo conduttore.
I presenti, e io nelle ultime file, in corridoio, attendono di potersi buttare sul cibo allegramente.
Appena viene dato il segnale, le cavallette si precipitano sui tavoli, sgomitando per un piatto e per l'assalto all'ultima brioche salata.
Io sto a guardare, l'idea di buttarmi nella mischia, traballante sui tacchi, non mi entusiasma molto.
E intanto mi godo lo spettacolo delle coppie. La mia collega, eroica nei sui stivali cinesi di gomma tacco 12, modello aggressive, tenta un disperato approccio con il bovino consulente del pian terreno.
La leopardata consulente informatica esibisce una scollatura abissale nel gelo del dicembre milanese e punta sorridendo sotto un trucco pesante al bello di turno.
Io attendo, nel mio vestito nuovo, di prendere qualcosa che mi si depositerà, implacabile, su fianchi e stomaco.
C'è chi viene per strafogarsi, chi per bere, chi gira intorno da solo, non sapendo con chi parlare.
Chi come me si vergogna, e gira al largo e osserva.
Chi fa gruppo e trasferisce quello della sigaretta al buffet.
Molta è la roba avanzata, che oggi ci è stata riproposta.
Stranamente non ha trovato la via della casa privata....
Con la decisione strisciante di non rinnovare i contratti a tutti i tempi determinati in scadenza nei prossimi mesi, ci sarebbe davvero poco per cui brindare. Misura prudenziale, anche se andiamo, tutto sommato, bene, data la situazione contingente.
E invece decidiamo di spendere diverse centinaia di euro per l'acquisto di pizzette, salatini, Coca Cola, tartine e via discorrendo. La fiera del grasso saturo di bassa qualità, insomma.
I tavoli vengono imbanditi e il profumino sale per 50 minuti, il tempo necessario per la produzione di ben tre discorsi ondivaghi, dall'andamento circolare, noiosi, sfilacciati e senza filo conduttore.
I presenti, e io nelle ultime file, in corridoio, attendono di potersi buttare sul cibo allegramente.
Appena viene dato il segnale, le cavallette si precipitano sui tavoli, sgomitando per un piatto e per l'assalto all'ultima brioche salata.
Io sto a guardare, l'idea di buttarmi nella mischia, traballante sui tacchi, non mi entusiasma molto.
E intanto mi godo lo spettacolo delle coppie. La mia collega, eroica nei sui stivali cinesi di gomma tacco 12, modello aggressive, tenta un disperato approccio con il bovino consulente del pian terreno.
La leopardata consulente informatica esibisce una scollatura abissale nel gelo del dicembre milanese e punta sorridendo sotto un trucco pesante al bello di turno.
Io attendo, nel mio vestito nuovo, di prendere qualcosa che mi si depositerà, implacabile, su fianchi e stomaco.
C'è chi viene per strafogarsi, chi per bere, chi gira intorno da solo, non sapendo con chi parlare.
Chi come me si vergogna, e gira al largo e osserva.
Chi fa gruppo e trasferisce quello della sigaretta al buffet.
Molta è la roba avanzata, che oggi ci è stata riproposta.
Stranamente non ha trovato la via della casa privata....
lunedì 10 dicembre 2012
Cronaca di un pranzo "travagliato"
Avete presente una logorrea potentissima?
Un fiume inarrestabile di parole che si accavallano senza lasciare nemmeno il tempo di respirare, né al conferenziere, né a chi lo ascolta.
Argomento: coliche.
Alla cistifellea.
Protagonista: il tizio a cui mi sono ostinata a stare appresso con scarsa soddisfazione ed elevatissima delusione per un sacco di tempo.
Che ha bloccato prima Maria in corridoio, prima del pranzo e non la lasciava più venir via.
Fin dal corridoio sento la voce con punte stridule del suddetto. Chi avrà bloccato?
Maria, con cui io devo andare a pranzo.
La segue fin davanti alle macchinette, inondandola di parole, descrivendole, a quanto sento, le sue coliche fin nei più interessanti particolari.
Attendo, non volendo sembrare impaziente, e nemmeno indiscreta, non sapendo se lei voglia o meno essere salvata.
Alla fine cedo, entro in sala mensa e mi aggrego, timidamente, al bello.
Vado a scaldare il mio pranzo e..
vedo il nostro uomo che segue Maria, si piazza davanti al nostro tavolo e continua, imperterrito, torrenziale come un tornado caraibico il racconto delle sue coliche alla cistifellea dell'altra settimana. Oltre il buon gusto, davanti alle mie lasagne, per decine di minuti.
Non servono le punzecchiature, più o meno delicate.
Noi ci distraiamo, ma lui avvinghia il bello, che alla parola dieta si illumina e si risveglia dal torpore. Interloquisce un po', e poi, anche lui, si stanca.
La sua espressione diventa catatonica, il colorito quel leggero grigio pietra della noia profonda e imbarazzata. Sul suo viso compare la noia e la domanda: ma quando finirà?
Non se ne voleva andare.
Manco per idea.
Alla fine, pur di non mollarci, si mette a parlare di frutta, di quella che non mangia.
E non basta la mia frecciatina: non mangia frutta perché va sbucciata.
Alla fine si parla di vino, del vino che potrei fare nelle mie proprietà millantate (un diossina wine, dato l'inquinamento della zona). Mi peschi sul vino? Fai lo spiritoso? Io sarei un vino rosso, fermo e corposo. Mi provochi con la Bonarda?
Uff, perché non un Barolo? E sventaglio una serie di vini che mi fanno felicemente ribattere alla battuta:- Sta facendo la simpatica negli ultimi tempi perché punta all'eredità.- con un :- Ma non sono nell'asse ereditario. E comunque, no, no, tu sei un debito troppo grande.- E l'altro ride....
Alla fine, di tutto oserei dire, se ne è andato.
Giusto in tempo per vedere due foto....
Un fiume inarrestabile di parole che si accavallano senza lasciare nemmeno il tempo di respirare, né al conferenziere, né a chi lo ascolta.
Argomento: coliche.
Alla cistifellea.
Protagonista: il tizio a cui mi sono ostinata a stare appresso con scarsa soddisfazione ed elevatissima delusione per un sacco di tempo.
Che ha bloccato prima Maria in corridoio, prima del pranzo e non la lasciava più venir via.
Fin dal corridoio sento la voce con punte stridule del suddetto. Chi avrà bloccato?
Maria, con cui io devo andare a pranzo.
La segue fin davanti alle macchinette, inondandola di parole, descrivendole, a quanto sento, le sue coliche fin nei più interessanti particolari.
Attendo, non volendo sembrare impaziente, e nemmeno indiscreta, non sapendo se lei voglia o meno essere salvata.
Alla fine cedo, entro in sala mensa e mi aggrego, timidamente, al bello.
Vado a scaldare il mio pranzo e..
vedo il nostro uomo che segue Maria, si piazza davanti al nostro tavolo e continua, imperterrito, torrenziale come un tornado caraibico il racconto delle sue coliche alla cistifellea dell'altra settimana. Oltre il buon gusto, davanti alle mie lasagne, per decine di minuti.
Non servono le punzecchiature, più o meno delicate.
Noi ci distraiamo, ma lui avvinghia il bello, che alla parola dieta si illumina e si risveglia dal torpore. Interloquisce un po', e poi, anche lui, si stanca.
La sua espressione diventa catatonica, il colorito quel leggero grigio pietra della noia profonda e imbarazzata. Sul suo viso compare la noia e la domanda: ma quando finirà?
Non se ne voleva andare.
Manco per idea.
Alla fine, pur di non mollarci, si mette a parlare di frutta, di quella che non mangia.
E non basta la mia frecciatina: non mangia frutta perché va sbucciata.
Alla fine si parla di vino, del vino che potrei fare nelle mie proprietà millantate (un diossina wine, dato l'inquinamento della zona). Mi peschi sul vino? Fai lo spiritoso? Io sarei un vino rosso, fermo e corposo. Mi provochi con la Bonarda?
Uff, perché non un Barolo? E sventaglio una serie di vini che mi fanno felicemente ribattere alla battuta:- Sta facendo la simpatica negli ultimi tempi perché punta all'eredità.- con un :- Ma non sono nell'asse ereditario. E comunque, no, no, tu sei un debito troppo grande.- E l'altro ride....
Alla fine, di tutto oserei dire, se ne è andato.
Giusto in tempo per vedere due foto....
Le ragioni di tutti
Oggi mi sono svegliata e, improvvisamente, ho cominciato a sentire le ragioni di tutti.
Le ragioni di chi si è buttato giù dal letto all'alba, ha acceso una macchina gelida nel buio, ha aspettato che si scongelasse e ha guidato nella notte nebbiosa fino alla stazione, per arrivare al lavoro dopo ore. E lì il treno non c'era e ha passato mezz'ora nel buio pesto del gelo artico sceso sull'Italia fino al successivo, per sgomitare come un matto e salire sulla prima carrozza dove buttarsi, dopo aver sgomitato per salire, tra porte rotte e carrozze intasate, addosso a te, sgomitando per tutto il viaggio e non tacendo un secondo.
Le ragioni della gente che sciama nei corridoi della metro, chiedendosi il perché sia già lunedì.
Visi di diversi colori ed età, i volti appiccicati al finestrino dei ragazzini sul tram, ostinati a guardare fuori, persi in fantasticherie evanescenti, coperte dalla musica degli auricolari. Le vacanze alle porte, dopo le ultime verifiche, i regali che arriveranno oppure no, desiderati con grande intensità. Così presi da se stessi da ignorare un universo di vecchiette traballanti sul vecchio tram in curva libera.
Le ragioni di chi si trova a fare le pulizie sui treni. Li vedi, alla mattina presto, che attendono sul binario l'arrivo del treno, armati di spazzole e secchi. Tu scendi e loro salgono, per non partire per nessun luogo. Sono italiani, chissà come sono arrivati lì, perdendo magari vent'anni o più di posto onesto in fabbrica, si sono trovati con lo spazzolone in mano.
Le ragioni di commesse perfettamente truccate e pettinate, già intente a mettere a posto gli scaffali alle 7 e mezza di mattina. Un lavoro lunghissimo, che richiede presenza, magari con una musica assordante, e per pochi soldi, impegnati a tenere a bada l'arroganza della gente.
Cammino e sento i pensieri, i timori, le speranze di tutti quelli che mi si avvicinano e allontanano, ognuno con la sua storia scritta in volto, intento a trascinarsi verso una nuova giornata, una nuova settimana.
Li vedo, ho interesse per l'osservazione, come se la nebbia densa dolorosa e velenosa che mi soffoca da anni si fosse un po' rarefatta. Fermarsi ai bordi, guardare oltre la propria disillusione, guardare oltre se stessi, per scoprire un mondo intero che, nel bene e nel male ti aspetta, è una grande vittoria.
Alla faccia di chi ti ha voluto e fatto del male.
Le ragioni di chi si è buttato giù dal letto all'alba, ha acceso una macchina gelida nel buio, ha aspettato che si scongelasse e ha guidato nella notte nebbiosa fino alla stazione, per arrivare al lavoro dopo ore. E lì il treno non c'era e ha passato mezz'ora nel buio pesto del gelo artico sceso sull'Italia fino al successivo, per sgomitare come un matto e salire sulla prima carrozza dove buttarsi, dopo aver sgomitato per salire, tra porte rotte e carrozze intasate, addosso a te, sgomitando per tutto il viaggio e non tacendo un secondo.
Le ragioni della gente che sciama nei corridoi della metro, chiedendosi il perché sia già lunedì.
Visi di diversi colori ed età, i volti appiccicati al finestrino dei ragazzini sul tram, ostinati a guardare fuori, persi in fantasticherie evanescenti, coperte dalla musica degli auricolari. Le vacanze alle porte, dopo le ultime verifiche, i regali che arriveranno oppure no, desiderati con grande intensità. Così presi da se stessi da ignorare un universo di vecchiette traballanti sul vecchio tram in curva libera.
Le ragioni di chi si trova a fare le pulizie sui treni. Li vedi, alla mattina presto, che attendono sul binario l'arrivo del treno, armati di spazzole e secchi. Tu scendi e loro salgono, per non partire per nessun luogo. Sono italiani, chissà come sono arrivati lì, perdendo magari vent'anni o più di posto onesto in fabbrica, si sono trovati con lo spazzolone in mano.
Le ragioni di commesse perfettamente truccate e pettinate, già intente a mettere a posto gli scaffali alle 7 e mezza di mattina. Un lavoro lunghissimo, che richiede presenza, magari con una musica assordante, e per pochi soldi, impegnati a tenere a bada l'arroganza della gente.
Cammino e sento i pensieri, i timori, le speranze di tutti quelli che mi si avvicinano e allontanano, ognuno con la sua storia scritta in volto, intento a trascinarsi verso una nuova giornata, una nuova settimana.
Li vedo, ho interesse per l'osservazione, come se la nebbia densa dolorosa e velenosa che mi soffoca da anni si fosse un po' rarefatta. Fermarsi ai bordi, guardare oltre la propria disillusione, guardare oltre se stessi, per scoprire un mondo intero che, nel bene e nel male ti aspetta, è una grande vittoria.
Alla faccia di chi ti ha voluto e fatto del male.
venerdì 7 dicembre 2012
Come riaprire con certezza le ferite e riportare a galla i rancori
Un sms, uno strumento meraviglioso per una comunicazione veloce ed efficiente.
Ma anche tanto pericoloso, soprattutto quando si naviga così sempre sul limitare di un contrasto.
Dieci o quindici giorni di beata lontananza, ognuno con i suoi problemi, di salute, familiari.
Eccoci di nuovo a condividere lo stesso spazio ristretto.
Una giornata meno entusiasmante delle altre, con qualche pavone di troppo intento a gratificare il capo.
E la sera, dopo che, in fila, ho preparato la cena, ho fatto il bucato, l'ho steso, ho sistemato la cucina, arrivata a casa tardi per colpa dei suddetti, mi arriva un sms con richiesta di notizie su mia mamma.
Adesso?
E poi la domanda: ma che aiuti hai?
Nessuno, mi aiuto da me.
Strano per chi ha sempre vissuto nella bambagia e fa il generoso assumendosi per finta la responsabilità altrui.
Creandosi una famiglia fittizia, ma senza veri legami di responsabilità.
Non sono stupito che ti aiuti da te.
Ecco, invece stupisciti.
Così come sono stupita io nel capire che, da quel bamboccione che sei, non ti rendi nemmeno conto di quanta fatica, di quanta paura, di quanta ansia si porti con sé chi è da solo, chi sa di non poter sbagliare, e il venire a patti con le proprie imperfezioni, a metà tra il rimorso tra chi ti chiede sempre più di quello che hai e il rimorso di non poter adempiere per intero alle tue responsabilità vere.
Un gioco alla rinuncia, con l'acqua alta ogni momento e il timore dell'ondata.
E invece io avrei bisogno eccome di qualcuno accanto in spirito e opere, in un sostegno morale e materiale, elargendo protezione, rassicurazione e confrorto. E facendo anche qualche commissione.
Un sms lasciato a rantolare sul telefono, ma che prolunga i suoi effetti nel tempo.
Ma anche tanto pericoloso, soprattutto quando si naviga così sempre sul limitare di un contrasto.
Dieci o quindici giorni di beata lontananza, ognuno con i suoi problemi, di salute, familiari.
Eccoci di nuovo a condividere lo stesso spazio ristretto.
Una giornata meno entusiasmante delle altre, con qualche pavone di troppo intento a gratificare il capo.
E la sera, dopo che, in fila, ho preparato la cena, ho fatto il bucato, l'ho steso, ho sistemato la cucina, arrivata a casa tardi per colpa dei suddetti, mi arriva un sms con richiesta di notizie su mia mamma.
Adesso?
E poi la domanda: ma che aiuti hai?
Nessuno, mi aiuto da me.
Strano per chi ha sempre vissuto nella bambagia e fa il generoso assumendosi per finta la responsabilità altrui.
Creandosi una famiglia fittizia, ma senza veri legami di responsabilità.
Non sono stupito che ti aiuti da te.
Ecco, invece stupisciti.
Così come sono stupita io nel capire che, da quel bamboccione che sei, non ti rendi nemmeno conto di quanta fatica, di quanta paura, di quanta ansia si porti con sé chi è da solo, chi sa di non poter sbagliare, e il venire a patti con le proprie imperfezioni, a metà tra il rimorso tra chi ti chiede sempre più di quello che hai e il rimorso di non poter adempiere per intero alle tue responsabilità vere.
Un gioco alla rinuncia, con l'acqua alta ogni momento e il timore dell'ondata.
E invece io avrei bisogno eccome di qualcuno accanto in spirito e opere, in un sostegno morale e materiale, elargendo protezione, rassicurazione e confrorto. E facendo anche qualche commissione.
Un sms lasciato a rantolare sul telefono, ma che prolunga i suoi effetti nel tempo.
mercoledì 5 dicembre 2012
Tentativo di omicidio con deodorante per ambienti
Asfissia.
Stavolta non è una metafora per descrivere la lenta morte che il ciccio malefico ci infligge ogni giorno, ma è la vera morte per soffocamento.
Entra nell'ufficio dei colleghi a fianco, con i soliti movimenti concitati, brandendo braccia e gambe come un Playmobil, roteando gli occhi come un indemoniato. Invece di fare gli opportuni auguri al nuovo papà al momento della consegna del regalo, si gira a destra e annusa, si gira a sinistra e inspira aria a pieni polmoni.
-Qui c'è un odore, qui c'è un odore...- - Sei forse tu? - si avvicina come il lupo a Cappuccetto a una collega, guarda caso l'unica allergica a profumi e deodoranti. E annusa la testa della poveretta, seduta alla sua scrivania.
- Oppure tu - e con aria minacciosa odora la collega.
- So io cosa fare -
Parte sparato per farsi rivedere dopo 30 secondi.
Con una bomboletta di deodorante, che ha preso in bagno.
Con lo stesso movimento di Puffo Writer si mette a spruzzare un quantitativo stratosferico di deodorante di bassa lega, cattiva qualità e ancor più basso prezzo.
Finché i presenti iniziano a tossire vistosamente.
Esce tutto gongolante, con il pancione sballonzolante, mentre i presenti continuano a tossire nella stanzetta riempita di Cfc, e spalancano tutte le finestre nel gelo di gennaio.
Signore abbi pietà, inviaci un esorcista...
Stavolta non è una metafora per descrivere la lenta morte che il ciccio malefico ci infligge ogni giorno, ma è la vera morte per soffocamento.
Entra nell'ufficio dei colleghi a fianco, con i soliti movimenti concitati, brandendo braccia e gambe come un Playmobil, roteando gli occhi come un indemoniato. Invece di fare gli opportuni auguri al nuovo papà al momento della consegna del regalo, si gira a destra e annusa, si gira a sinistra e inspira aria a pieni polmoni.
-Qui c'è un odore, qui c'è un odore...- - Sei forse tu? - si avvicina come il lupo a Cappuccetto a una collega, guarda caso l'unica allergica a profumi e deodoranti. E annusa la testa della poveretta, seduta alla sua scrivania.
- Oppure tu - e con aria minacciosa odora la collega.
- So io cosa fare -
Parte sparato per farsi rivedere dopo 30 secondi.
Con una bomboletta di deodorante, che ha preso in bagno.
Con lo stesso movimento di Puffo Writer si mette a spruzzare un quantitativo stratosferico di deodorante di bassa lega, cattiva qualità e ancor più basso prezzo.
Finché i presenti iniziano a tossire vistosamente.
Esce tutto gongolante, con il pancione sballonzolante, mentre i presenti continuano a tossire nella stanzetta riempita di Cfc, e spalancano tutte le finestre nel gelo di gennaio.
Signore abbi pietà, inviaci un esorcista...
Mistero
Perché, secondo voi, uno si riempie la pagina Facebook con una serie impressionante di associazioni in difesa dei gatti, si mette una foto per il profilo con il gatto e ti dice di detestare i gatti e amare invece i cani?
Io non so darmi una spiegazione.
Io non so darmi una spiegazione.
Emozioni
Da ieri un dubbio mi assale: avrò parlato troppo?
Avrò sbrodolato troppe scemenze a tavola ieri, presa da una frenesia perniciosa e mal indirizzata?
Talvolta, l'eccesso di parola è peggio che rovesciare un bicchiere o sbrodolarsi davvero.
Il punto è che non lo so valutare.
Il punto è che ho cercato di essere colloquiale e brillante, e di dare un'immagine migliore di me.
Il punto è che io non posso essere brillante a comando.
E soprattutto quando ho passato 9 giorni a pensare fissamente a qualcuno e quando me lo trovo davanti mi imbarazzo da sola per la mia dabbenaggine.
Sorridi, e io ho sorriso e sorriso e...
Forse non è stata una buona idea mettersi a parlare di operazioni ed esami e paure ospedaliere.
E nemmeno dei miei disastri culinari.
Innaturale, questo è il problema.
Tutto ciò che è innaturale e artificioso crea immagini moleste e un retrogusto metallico come di dolcificante artificiale che può anche non piacere.
E forse, pensandoci bene, la minigonna con le calze a rombi era un po' un azzardo.
Faceva un po' "prosciutto retinato"... anche se in nero.
Avrò sbrodolato troppe scemenze a tavola ieri, presa da una frenesia perniciosa e mal indirizzata?
Talvolta, l'eccesso di parola è peggio che rovesciare un bicchiere o sbrodolarsi davvero.
Il punto è che non lo so valutare.
Il punto è che ho cercato di essere colloquiale e brillante, e di dare un'immagine migliore di me.
Il punto è che io non posso essere brillante a comando.
E soprattutto quando ho passato 9 giorni a pensare fissamente a qualcuno e quando me lo trovo davanti mi imbarazzo da sola per la mia dabbenaggine.
Sorridi, e io ho sorriso e sorriso e...
Forse non è stata una buona idea mettersi a parlare di operazioni ed esami e paure ospedaliere.
E nemmeno dei miei disastri culinari.
Innaturale, questo è il problema.
Tutto ciò che è innaturale e artificioso crea immagini moleste e un retrogusto metallico come di dolcificante artificiale che può anche non piacere.
E forse, pensandoci bene, la minigonna con le calze a rombi era un po' un azzardo.
Faceva un po' "prosciutto retinato"... anche se in nero.
lunedì 3 dicembre 2012
Professione: non casalinga
O lo sei o non lo sei.
Casalinga, intendo dire.
Con quel senso squisito per l'ordine, la precisione, gli oggetti che hanno un loro posto, le dita che, nell'aprire un'anta afferrano solo la maniglia e non lasciano ditate ovunque, i caffè che non sbrodolano sul fornello appena lucidato, gli abiti che cadono stirati perfettamente, senza pieghe aggiuntive non previste, i bucati stesi con cognizione, i piatti che escono dalla lavatrice ben lavati.
Non è il mio caso: figlia e nipote di non casalinghe incallite, con il caos e l'approssimazione nel dna, nonostante mi sforzi, non faccio eccezione.
Mi impegno, frego, lucido e gratto, ma è più forte di me.
Lavo il pavimento? Metterò il piede su qualche goccia e impiastrerò tutto a lavaggio appena concluso.
Stiro qualcosa?
Alla fine ci saranno più pieghe e più tenaci di prima.
Un bel bucato: il timore di disintegrare qualcosa è sempre vivo nella mia mente, quasi fosse un timore primordiale.
Così faccio un bel bucato delicato, manco dovessi lavare un neonato e...
la macchia rimane lì dov'è.
Imperturbabile.
Non basta fregarla, pregarla, ringhiarle contro.
Non scompare e non si sposta.
Ore 6 e 30 del mattino di un lunedì pesante, avvolto dalla tosse, un triste caffè della moka, sotto la luce giallastra e artificiale della cucina.
Mentre annaspo cercando di fare tutto - gatto, ok, pranzo ok, chiavi, ok, finestre, ok - quando, dopo una piroetta poco fortunata verso il caffè nella tazzina, contravvenendo alla più elementare delle norme di prudenza, non si versa mai sul fornello!!!!
Un rigurgito della caffettiera fa precipitare parte del contenuto sul fornello lucido e pulito.
Perché, perché così maldestra....
Casalinga, intendo dire.
Con quel senso squisito per l'ordine, la precisione, gli oggetti che hanno un loro posto, le dita che, nell'aprire un'anta afferrano solo la maniglia e non lasciano ditate ovunque, i caffè che non sbrodolano sul fornello appena lucidato, gli abiti che cadono stirati perfettamente, senza pieghe aggiuntive non previste, i bucati stesi con cognizione, i piatti che escono dalla lavatrice ben lavati.
Non è il mio caso: figlia e nipote di non casalinghe incallite, con il caos e l'approssimazione nel dna, nonostante mi sforzi, non faccio eccezione.
Mi impegno, frego, lucido e gratto, ma è più forte di me.
Lavo il pavimento? Metterò il piede su qualche goccia e impiastrerò tutto a lavaggio appena concluso.
Stiro qualcosa?
Alla fine ci saranno più pieghe e più tenaci di prima.
Un bel bucato: il timore di disintegrare qualcosa è sempre vivo nella mia mente, quasi fosse un timore primordiale.
Così faccio un bel bucato delicato, manco dovessi lavare un neonato e...
la macchia rimane lì dov'è.
Imperturbabile.
Non basta fregarla, pregarla, ringhiarle contro.
Non scompare e non si sposta.
Ore 6 e 30 del mattino di un lunedì pesante, avvolto dalla tosse, un triste caffè della moka, sotto la luce giallastra e artificiale della cucina.
Mentre annaspo cercando di fare tutto - gatto, ok, pranzo ok, chiavi, ok, finestre, ok - quando, dopo una piroetta poco fortunata verso il caffè nella tazzina, contravvenendo alla più elementare delle norme di prudenza, non si versa mai sul fornello!!!!
Un rigurgito della caffettiera fa precipitare parte del contenuto sul fornello lucido e pulito.
Perché, perché così maldestra....
Il benvenuto
Dopo una settimana di bronchite, torno in ufficio in una gelida mattina di inizio dicembre, con un vento tagliente che annuncia l'inverno ormai arrivato.
Mi tuffo letteralmente nel lavoro arretrato, accantonando i pensieri casalinghi che si addensano come nuvole nere nella mia mente.
Dopo circa un'ora e mezza/due arriva il nostro ciccio bombardiere che fa: - Ué sei tornata (ascolta i Club Dogo forse?). Che brutta faccia hai. Occhi lucidi e, te lo devo dire, hai anche il naso rosso, non un bel vedere. Come stai?.-:
- La mia bronchite sta meglio di me....-.
Facendo roteare tutta la sua pancia, definendo un globo da fine del mondo, mi guarda e mi fa:- No, ma tu sei schizofrenica. Sei sicura di non essere schizofrenica?-.
E io, con suprema indifferenza e calma, come fosse un rumore di sottofondo dico:- Beh, con i tagli alla sanità questa visita non me l'hanno ancora fatta fare, per cui non saprei...-.
Gira i tacchi e rotolando...
Se ne va!
Mi tuffo letteralmente nel lavoro arretrato, accantonando i pensieri casalinghi che si addensano come nuvole nere nella mia mente.
Dopo circa un'ora e mezza/due arriva il nostro ciccio bombardiere che fa: - Ué sei tornata (ascolta i Club Dogo forse?). Che brutta faccia hai. Occhi lucidi e, te lo devo dire, hai anche il naso rosso, non un bel vedere. Come stai?.-:
- La mia bronchite sta meglio di me....-.
Facendo roteare tutta la sua pancia, definendo un globo da fine del mondo, mi guarda e mi fa:- No, ma tu sei schizofrenica. Sei sicura di non essere schizofrenica?-.
E io, con suprema indifferenza e calma, come fosse un rumore di sottofondo dico:- Beh, con i tagli alla sanità questa visita non me l'hanno ancora fatta fare, per cui non saprei...-.
Gira i tacchi e rotolando...
Se ne va!
domenica 2 dicembre 2012
Gnocchi di semolino
Un piatto che non so fare e che mi fa impazzire ogni volta che ci provo.
Tento una tecnica diversa, ma niente.
Stavolta mi sono dedicata alla video ricetta di Giallo Zafferano.
Nulla, o meglio, uno sfacelo.
Semolino ovunque. E quando dico ovunque dico ovunque.
Ho appena finito di pulire la cucina, non capisco come sia potuto precipitare in qualsiasi luogo a questa maniera.
Tenace come il vinavil la prossima volta che devo appendere un quadro uso quello e non le viti.
E' un piatto comodo, l'ideale da porzionare, surgelare e lasciare a un convalescente.
Quindi, mi sono detta, vai con il semolino.
Alle cinque attaccavo con il latte.
Alle 7, con straodinaria precisione, mia mamma si presentava in cucina e osservava, tra i fumi dell'anestesia e delle medicine, una salame che si destreggiava tra polpettine appiccicose, granellini pestiferi, e gnocchi di aspetto incredibilmente... approssimativo.
Carta da forno, bagnata e asciutta, coltelli, stampini, bicchieri, il dorso di una teglia per la pizza...
Bilancio, una montagna di piatti da lavare, fornello, forno, pavimenti, armadietti da pulire per tirare fuori una teglia di roba (da disincrostare ovviamente). Anche le piastrelle erano sporche.
Scriverà anche libri, sarà anche quotata come cuoca ma... poteva scriverlo che gli gnocchi di semolino si fanno solo con la polentina fredda altrimenti succede l'ira di dio così come proprio è accaduto.
La ricetta non la posso scrivere perchè devo metterla a punto ancora.
In attesa che mi venga ancora voglia di farli.
Tento una tecnica diversa, ma niente.
Stavolta mi sono dedicata alla video ricetta di Giallo Zafferano.
Nulla, o meglio, uno sfacelo.
Semolino ovunque. E quando dico ovunque dico ovunque.
Ho appena finito di pulire la cucina, non capisco come sia potuto precipitare in qualsiasi luogo a questa maniera.
Tenace come il vinavil la prossima volta che devo appendere un quadro uso quello e non le viti.
E' un piatto comodo, l'ideale da porzionare, surgelare e lasciare a un convalescente.
Quindi, mi sono detta, vai con il semolino.
Alle cinque attaccavo con il latte.
Alle 7, con straodinaria precisione, mia mamma si presentava in cucina e osservava, tra i fumi dell'anestesia e delle medicine, una salame che si destreggiava tra polpettine appiccicose, granellini pestiferi, e gnocchi di aspetto incredibilmente... approssimativo.
Carta da forno, bagnata e asciutta, coltelli, stampini, bicchieri, il dorso di una teglia per la pizza...
Bilancio, una montagna di piatti da lavare, fornello, forno, pavimenti, armadietti da pulire per tirare fuori una teglia di roba (da disincrostare ovviamente). Anche le piastrelle erano sporche.
Scriverà anche libri, sarà anche quotata come cuoca ma... poteva scriverlo che gli gnocchi di semolino si fanno solo con la polentina fredda altrimenti succede l'ira di dio così come proprio è accaduto.
La ricetta non la posso scrivere perchè devo metterla a punto ancora.
In attesa che mi venga ancora voglia di farli.
Conforto invernale
Nell'aria grigia di questi giorni che corrono velocemente verso l'Immacolata, tra foglie che cadono, nell'arietta gelida e tagliente dell'inverno che si annuncia, mi trovo sulla strada della farmacia, alla ricerca dell'antibiotico.
A piedi, data l'assenza di parcheggi, mi muovo nel centro cittadino, nel fervore di una piccola folla che di sabato già assapora l'anmosfera natalizia, con la scusa delle feste imminenti già carichi di pacchetti, come da tanto non si vedeva.
E' un attimo, basta abbandonare la strada principale e in questa mattina di sabato mi lascio velocemente alle spalle il traffico e il chiasso della città.
Costeggio lo stagno e osservo le imperturbabili anatre che mi guardano sonnacchiose.
Per un lungo momento solo i miei passi risuonano nel silenzio.
Passo gli alberi ormai spogli, e percorro gli ultimi metri verso casa.
Il tepore che mi accoglie entrando è quasi commovente.
Libera da cappotti, sciarpe, e stivali, entro in una cucina silenziosa e immersa in una penombra autunnale.
Apro con certezza un armadietto, e mi dedico al momento più dolce della giornata: la mia tazza di the.
Mentre l'acqua si scalda e il the si prepara, mi sento come sospesa, tra la pace odierna e quello che mi aspetta, come una nuvola all'orizzonte, minacciosa e incerta.
Ma il calore del liquido scuro e amaro agisce su di me come un'abbraccio.
Un lungo, lieve e delicato abbraccio.
Sullo sfondo si stagliano problemi a non finire, ma questo momento, solo mio, è come ossigeno per i miei pensieri preoccupati.
A piedi, data l'assenza di parcheggi, mi muovo nel centro cittadino, nel fervore di una piccola folla che di sabato già assapora l'anmosfera natalizia, con la scusa delle feste imminenti già carichi di pacchetti, come da tanto non si vedeva.
E' un attimo, basta abbandonare la strada principale e in questa mattina di sabato mi lascio velocemente alle spalle il traffico e il chiasso della città.
Costeggio lo stagno e osservo le imperturbabili anatre che mi guardano sonnacchiose.
Per un lungo momento solo i miei passi risuonano nel silenzio.
Passo gli alberi ormai spogli, e percorro gli ultimi metri verso casa.
Il tepore che mi accoglie entrando è quasi commovente.
Libera da cappotti, sciarpe, e stivali, entro in una cucina silenziosa e immersa in una penombra autunnale.
Apro con certezza un armadietto, e mi dedico al momento più dolce della giornata: la mia tazza di the.
Mentre l'acqua si scalda e il the si prepara, mi sento come sospesa, tra la pace odierna e quello che mi aspetta, come una nuvola all'orizzonte, minacciosa e incerta.
Ma il calore del liquido scuro e amaro agisce su di me come un'abbraccio.
Un lungo, lieve e delicato abbraccio.
Sullo sfondo si stagliano problemi a non finire, ma questo momento, solo mio, è come ossigeno per i miei pensieri preoccupati.
giovedì 29 novembre 2012
Il bastardo
Un nome, una garanzia di problemi del tutto inutili, di seccature evitabili, di figuracce colossali, di arrabbiature non meno grandi per motivi decisamente discutibili.
Grasso e volgare come una pantomima dei diavoli medievali, ignorante e maleducato solo quanto un prodotto di più di vent'anni di Italia berlusconiana possono fare, rozzo e polemico, con l'arte del blaterare stupido e circolare (parti da una scemenza, ne infili almeno altre 800 e poi ci ritorni come a un sicuro porto di idiozia) e soprattutto, cialtrone.
Cialtrone nel profondo: falso come Giuda ti lascia addosso la sua comprensione come una bava di lumaca, viscida e appiccicosa.
Ti lascia addosso anche tutto lo schifo di cui è ripieno in un profluvio di insulti del tutto gratuiti, di banalità e sciocchezze di cui colpisce l'ingenuità, talvolta.
Una persona povera di tutte le buone qualità.
Ma in particolare della più importante: la modestia, che permette di scorgere i propri limiti e di migliorare. Un becero che sbraita in continuazione, il cui scopo nella vita è avanzare a malignità e sgambetti, cattiverie e insinuazioni, le sui parole sono come rifiuti e ammorbano l'ambiente circostante.
Un vizioso di bassa lega, che non si dà nemmeno penna di velare l'essenza del suo purulento essere.
Questa gente, invece che un ruolo dirigenziale, avrebbe bisogno di un ruolo in un'azienda di pulizie: chissà che un po' di ammoniaca e fatica puliscano quell'incredibile e lercia faccia tosta e la riportino al ruolo che merita davvero: pulire i bagni della stazione con qualcuno che controlli che sia fatto.
Grasso e volgare come una pantomima dei diavoli medievali, ignorante e maleducato solo quanto un prodotto di più di vent'anni di Italia berlusconiana possono fare, rozzo e polemico, con l'arte del blaterare stupido e circolare (parti da una scemenza, ne infili almeno altre 800 e poi ci ritorni come a un sicuro porto di idiozia) e soprattutto, cialtrone.
Cialtrone nel profondo: falso come Giuda ti lascia addosso la sua comprensione come una bava di lumaca, viscida e appiccicosa.
Ti lascia addosso anche tutto lo schifo di cui è ripieno in un profluvio di insulti del tutto gratuiti, di banalità e sciocchezze di cui colpisce l'ingenuità, talvolta.
Una persona povera di tutte le buone qualità.
Ma in particolare della più importante: la modestia, che permette di scorgere i propri limiti e di migliorare. Un becero che sbraita in continuazione, il cui scopo nella vita è avanzare a malignità e sgambetti, cattiverie e insinuazioni, le sui parole sono come rifiuti e ammorbano l'ambiente circostante.
Un vizioso di bassa lega, che non si dà nemmeno penna di velare l'essenza del suo purulento essere.
Questa gente, invece che un ruolo dirigenziale, avrebbe bisogno di un ruolo in un'azienda di pulizie: chissà che un po' di ammoniaca e fatica puliscano quell'incredibile e lercia faccia tosta e la riportino al ruolo che merita davvero: pulire i bagni della stazione con qualcuno che controlli che sia fatto.
martedì 27 novembre 2012
La Provvidenza
Come si manifesta quella singolare Provvidenza di cui parla il Manzoni?
Anche sotto forma di malattia.
Una bella tonsillite virale molto tosta, con febbre alta, placche ovunque e un inizio di bronchite.
Oltre a quella sinusite di cui pare non riesca proprio a farne a meno.
In un periodo in cui l'ironia non basta ad arginare lo sfacelo della situazione, in cui gli impegni si sommano, si affastellano nevrotici e sconclusionati, ho vissuto ben tre settimane di martellamento di ogni genere, emotivo, nervoso, con il grosso problema dell'operazione di mia mamma, e di del fatto di non poter piantare a casa una persona appena uscita dall'ospedale, oltre che portarla, andarla a prendere, organizzare la vita quotidiana.
Con un sacco di ferie arretrate e sottoposta a un assedio ero estremamente proccupata e angosciata all'idea di quello che mi aspettava.
E siccome non sono una che sta a casa dal lavoro se non è davvero malata, non sapevo che pesci pigliare. Tra insonnie notturne, palpitazioni diurne e pensieri a mulinello, ecco la soluzione.
Servita dalla Provvidenza su un piatto d'argento: 40 di febbre e un malanno serio come non si vedeva da tempo, altroché.
Come dire, siete tutti dilettanti, al confronto.
Anche sotto forma di malattia.
Una bella tonsillite virale molto tosta, con febbre alta, placche ovunque e un inizio di bronchite.
Oltre a quella sinusite di cui pare non riesca proprio a farne a meno.
In un periodo in cui l'ironia non basta ad arginare lo sfacelo della situazione, in cui gli impegni si sommano, si affastellano nevrotici e sconclusionati, ho vissuto ben tre settimane di martellamento di ogni genere, emotivo, nervoso, con il grosso problema dell'operazione di mia mamma, e di del fatto di non poter piantare a casa una persona appena uscita dall'ospedale, oltre che portarla, andarla a prendere, organizzare la vita quotidiana.
Con un sacco di ferie arretrate e sottoposta a un assedio ero estremamente proccupata e angosciata all'idea di quello che mi aspettava.
E siccome non sono una che sta a casa dal lavoro se non è davvero malata, non sapevo che pesci pigliare. Tra insonnie notturne, palpitazioni diurne e pensieri a mulinello, ecco la soluzione.
Servita dalla Provvidenza su un piatto d'argento: 40 di febbre e un malanno serio come non si vedeva da tempo, altroché.
Come dire, siete tutti dilettanti, al confronto.
Pastina con il dado
Il vero piatto del Malato conclamato.
Pastina con dado a casaccio, tanto è insapore lo stesso.
Colpita da potente tonsillite con placche, tante da rendermi estremamente doloroso non solo deglutire, ma anche parlare, non riesco a mangiare nulla, ma sono costretta a prendere qualcosa con cui accompagnare gli antibiotici.
Yogurt, pastina e succo di frutta si sprecano in una tristezza generalizzata.
Che prende il volo di fronte al padellino single da pastina, il vecchio "pastina" monoporzione" in cui bollono dei risoni, in troppa acqua sporca, con qualche misterioso filo verde che naviga sulla superficie.
L'impressione di pallida insipienza prende maggior consistenza quando la pastina si guadagna il piatto. Anche questo un beige da saldi Ikea, pesante come un piombo e di fattura grossolana.
Sotto la lucina della cucina, con questo piattino di sciacquatura insipida, il cui gusto orrido ti arriva direttamente alla gola anche se non senti né odori né sapori "apprezzi" appieno il gusto della malattia.
Pastina con dado a casaccio, tanto è insapore lo stesso.
Colpita da potente tonsillite con placche, tante da rendermi estremamente doloroso non solo deglutire, ma anche parlare, non riesco a mangiare nulla, ma sono costretta a prendere qualcosa con cui accompagnare gli antibiotici.
Yogurt, pastina e succo di frutta si sprecano in una tristezza generalizzata.
Che prende il volo di fronte al padellino single da pastina, il vecchio "pastina" monoporzione" in cui bollono dei risoni, in troppa acqua sporca, con qualche misterioso filo verde che naviga sulla superficie.
L'impressione di pallida insipienza prende maggior consistenza quando la pastina si guadagna il piatto. Anche questo un beige da saldi Ikea, pesante come un piombo e di fattura grossolana.
Sotto la lucina della cucina, con questo piattino di sciacquatura insipida, il cui gusto orrido ti arriva direttamente alla gola anche se non senti né odori né sapori "apprezzi" appieno il gusto della malattia.
domenica 25 novembre 2012
Rancore
Il rancore è come un sordo ruggito di sottofondo.
Si annida nei tessuti, si insinua nelle cellule cerebrali, assedia il cuore.
Il rancore è il sintomo di una piaga sempre aperta, di un conflitto che non è scoppiato, di una battaglia mai avvenuta.
Senza diritti, in apparenza, si oppone alla stanchezza e alla rassegnazione.
Ritiene di avere degli argomenti, una forza vitale prepotente, una rabbia urticante.
Le false promesse, le lusinghe, le bugie dette per compiacere, il temporeggiare colpevole e questo sistematico, rapace, vergognoso depredare i miei diritti sono all'origine del mio rancore.
Stanchezza ed eventi eccezionali lo alimentano, come un fuoco cui basta nulla per divampare implacabile.
Si annida nei tessuti, si insinua nelle cellule cerebrali, assedia il cuore.
Il rancore è il sintomo di una piaga sempre aperta, di un conflitto che non è scoppiato, di una battaglia mai avvenuta.
Senza diritti, in apparenza, si oppone alla stanchezza e alla rassegnazione.
Ritiene di avere degli argomenti, una forza vitale prepotente, una rabbia urticante.
Le false promesse, le lusinghe, le bugie dette per compiacere, il temporeggiare colpevole e questo sistematico, rapace, vergognoso depredare i miei diritti sono all'origine del mio rancore.
Stanchezza ed eventi eccezionali lo alimentano, come un fuoco cui basta nulla per divampare implacabile.
lunedì 19 novembre 2012
Troppo tutto insieme
Non riesco a capacitarmi proprio del fatto che, tra capo e collo, mi sia capitata una sonora disgrazia lavorativa, che mi sta martoriando da mesi, si è aggiunta la "splendida" notizia per cui mia mamma dovrà essere operata di ernia. Ha fatto la visita dal chirurgo, e si attende la convocazione all'ospedale.
Il che, naturalmente, si somma al pesante stress lavorativo che caratterizza questo periodo, ormai da più di due mesi.
Sono preoccupata, di non riuscire a star dietro a tutto.
Ricordo come un incubo le esperienze passate di questo tipo e spero di potermi organizzare a dovere.
Intanto, però, sono tesa. Tesa al pensiero di dover discutere per stare a casa, e per il lavoro da fare...
Il che, naturalmente, si somma al pesante stress lavorativo che caratterizza questo periodo, ormai da più di due mesi.
Sono preoccupata, di non riuscire a star dietro a tutto.
Ricordo come un incubo le esperienze passate di questo tipo e spero di potermi organizzare a dovere.
Intanto, però, sono tesa. Tesa al pensiero di dover discutere per stare a casa, e per il lavoro da fare...
Nascosto dove c'è più luce
è il titolo dello spettacolo di Gioele Dix, che ho visto ieri.
Si tratta di uno spettacolo che definire comico è, a mio parere, inappropriato.
Si tratta di una riflessione sul senso della vita e delle proprie scelte al momento del giudizio universale, con qualche intermezzo comico.
Lui è un bravo attore, prima di essere un comico di successo, che può piacere o meno.
Un attore di presenza scenica di tutto rispetto, che ha studiato e non improvvisa, credo, praticamente mai.
Avrà successo o meno?
Non so cosa si aspetti da lui il pubblico, ma di certo è la scelta di qualcuno che vuole continuare a cercare una propria via espressiva, senza piegarsi a tutti i costi alla ricerca del volgare per far ridere, del banale, dello scontato.
Più che un comico di mestiere, un buon rappresentante della categoria degli attori, con vena comica spiccata, non solo per chi è di bocca buona.
Si tratta di uno spettacolo che definire comico è, a mio parere, inappropriato.
Si tratta di una riflessione sul senso della vita e delle proprie scelte al momento del giudizio universale, con qualche intermezzo comico.
Lui è un bravo attore, prima di essere un comico di successo, che può piacere o meno.
Un attore di presenza scenica di tutto rispetto, che ha studiato e non improvvisa, credo, praticamente mai.
Avrà successo o meno?
Non so cosa si aspetti da lui il pubblico, ma di certo è la scelta di qualcuno che vuole continuare a cercare una propria via espressiva, senza piegarsi a tutti i costi alla ricerca del volgare per far ridere, del banale, dello scontato.
Più che un comico di mestiere, un buon rappresentante della categoria degli attori, con vena comica spiccata, non solo per chi è di bocca buona.
La scoperta di un nuovo teatro
Ieri ho fatto una piacevole scoperta nella scoperta.
Allo spettacolo di Gioele Dix si è aggiunta la scoperta di questo nuovo teatro, il Franco Parenti, in zona Porta Romana a Milano.
Mi sembrava difficile da raggiungere, scomodo, e a portarmi lì, ci sono stati solo dei biglietti fortemente scontati che ho comprato online.
Invece sono rimasta impressionata da questo bello stabile nuovo, fatto di mattoni a vista e con particolari che ricordano il recupero di uno stabile industriale.
Scale in ferro, design minimalista e, udite udite, una bellissima visuale anche seduti di lato, per una donnina minuscola, data la pendenza della platea.
Una gestione fatta di persone giovani, con un bar che sembra un misto Ikea style di pino chiaro e un sushi bar.
E' semplice arrivarci, la fermata della metro Porta Romana è vicina.
Gli spettacoli sono tanti e interessanti, presentando una serie di cartoline si ottiene un bello sconto.
Piacevole solo a starci....
Allo spettacolo di Gioele Dix si è aggiunta la scoperta di questo nuovo teatro, il Franco Parenti, in zona Porta Romana a Milano.
Mi sembrava difficile da raggiungere, scomodo, e a portarmi lì, ci sono stati solo dei biglietti fortemente scontati che ho comprato online.
Invece sono rimasta impressionata da questo bello stabile nuovo, fatto di mattoni a vista e con particolari che ricordano il recupero di uno stabile industriale.
Scale in ferro, design minimalista e, udite udite, una bellissima visuale anche seduti di lato, per una donnina minuscola, data la pendenza della platea.
Una gestione fatta di persone giovani, con un bar che sembra un misto Ikea style di pino chiaro e un sushi bar.
E' semplice arrivarci, la fermata della metro Porta Romana è vicina.
Gli spettacoli sono tanti e interessanti, presentando una serie di cartoline si ottiene un bello sconto.
Piacevole solo a starci....
domenica 18 novembre 2012
Un momento di pace assoluta
In cerca di cibo per la mente, capace di lenire lo stress di questo periodo, ieri mattina sono andata in biblioteca. Lo scopo, trovare qualcosa da leggere di interessante e trovare, soprattutto, quel conforto che solo l'odore dei libri e il loro calore può dare.
L'avveniristica struttura di Mortara ha anche una saletta sul retro, quella dei libri dimenticati, capitati lì per un criterio di archiviazione oscuro e incomprensibile anche ai libri stessi.
Quello che è diventato un centro di incontro quasi, ha questo luogo solitario, in cui regnano biografie improbabili e guide viaggi, in cui rintanarsi.
Alla ricerca di un libro che mi ispirasse, mi sono spostata nella saletta.
Dopo qualche momento, girando tra gli scaffali, ho avuto quello che potrei definire la coscienza assoluta del momento. Mi sono fermata, e ho ascoltato un silenzio assoluto che mi avvolgeva. Tra i libri, in un'atmosfera ovattata, nella solitudine più benefica, in quel momento ero lì e basta, senza pensieri, ansie, desideri, senza rincorrere false promesse o speranze irreali.
Non il sonno, popolato da sogni faticosi e ansiogeni, non il resto, ma quel momento è stato il vero momento rigenerante del we.
L'affetto dei libri trova sempre modo di farsi sentire, per chi li ama sul serio.
L'avveniristica struttura di Mortara ha anche una saletta sul retro, quella dei libri dimenticati, capitati lì per un criterio di archiviazione oscuro e incomprensibile anche ai libri stessi.
Quello che è diventato un centro di incontro quasi, ha questo luogo solitario, in cui regnano biografie improbabili e guide viaggi, in cui rintanarsi.
Alla ricerca di un libro che mi ispirasse, mi sono spostata nella saletta.
Dopo qualche momento, girando tra gli scaffali, ho avuto quello che potrei definire la coscienza assoluta del momento. Mi sono fermata, e ho ascoltato un silenzio assoluto che mi avvolgeva. Tra i libri, in un'atmosfera ovattata, nella solitudine più benefica, in quel momento ero lì e basta, senza pensieri, ansie, desideri, senza rincorrere false promesse o speranze irreali.
Non il sonno, popolato da sogni faticosi e ansiogeni, non il resto, ma quel momento è stato il vero momento rigenerante del we.
L'affetto dei libri trova sempre modo di farsi sentire, per chi li ama sul serio.
sabato 17 novembre 2012
Cos'è successo al mio guardaroba?
La sera prima dello scatto ufficiale in camera mia si è consumato un dramma.
L'idea, per le richiesta fatte, era quella di un capo chiaro e uno scuro, ovvero camicia e giacca.
Ebbene, la mia idea iniziale, giacca grigia pantalone nero si è scontrata con la consunzione dei pantaloni, che fanno pallini sul fianco.
La camicia bianca, la solita, si scopre consumata al fondo, impossibile mettere il taileur della laurea, che necessita i tacchi, impossibile mettere il vestito, dato che non ho stivali. Ripiago su un vecchio tailleur grigio, tanto pesante da farmi fare la sauna e con dei pantaloni così larghi che mi aspetto che l'elefante, prima o poi, esca dalla zampa sul serio, forte del fatto che la foto sarà a mezzobusto (e ci sbagliavamo).
Così largo che ho dovuto tener su il tutto con una cintura, che ho scoperto essere tutta mangiata, che mi ha fatta sentire infagottata tutto il giorno.
Scopro poi che... Non ho scarpe. Un abbinamento molto rock, ma mi sono trovata in anfibi e tailleur grigio fumo, un accostamento che ha stupito anche la fotografa.
Tra camicie lise, scarpe mancanti, cappotto pulcioso, pantaloni che cascano e giacche enormi, ho capito che il mio guardaroba rispecchia solo le mie esigenze quotidiane, nessun incontro o occasione, alcuni kg in meno che rendono bad fitted le cose vecchie e un mio attuale disinteresse.
Mi sono fatta una lista di cose che devo avere.
Non elegantissime, ma almeno decenti.
L'idea, per le richiesta fatte, era quella di un capo chiaro e uno scuro, ovvero camicia e giacca.
Ebbene, la mia idea iniziale, giacca grigia pantalone nero si è scontrata con la consunzione dei pantaloni, che fanno pallini sul fianco.
La camicia bianca, la solita, si scopre consumata al fondo, impossibile mettere il taileur della laurea, che necessita i tacchi, impossibile mettere il vestito, dato che non ho stivali. Ripiago su un vecchio tailleur grigio, tanto pesante da farmi fare la sauna e con dei pantaloni così larghi che mi aspetto che l'elefante, prima o poi, esca dalla zampa sul serio, forte del fatto che la foto sarà a mezzobusto (e ci sbagliavamo).
Così largo che ho dovuto tener su il tutto con una cintura, che ho scoperto essere tutta mangiata, che mi ha fatta sentire infagottata tutto il giorno.
Scopro poi che... Non ho scarpe. Un abbinamento molto rock, ma mi sono trovata in anfibi e tailleur grigio fumo, un accostamento che ha stupito anche la fotografa.
Tra camicie lise, scarpe mancanti, cappotto pulcioso, pantaloni che cascano e giacche enormi, ho capito che il mio guardaroba rispecchia solo le mie esigenze quotidiane, nessun incontro o occasione, alcuni kg in meno che rendono bad fitted le cose vecchie e un mio attuale disinteresse.
Mi sono fatta una lista di cose che devo avere.
Non elegantissime, ma almeno decenti.
Ciak si scatta
Nel corso di una settimana convulsa, in un periodo difficile, l'allegra comitiva Soldi Sette si prepara a farsi immortalare da una fotografa professionista, in quel di Milano, un martedì mattina di novembre stranamente mite.
Appuntamento alle 10 dalle parti di Viale Abruzzi, ovvero in una delle zone di Milano senza metropolitana. Complimenti per l'organizzazione.
Veniamo tutti da fuori Milano, eccetto Danilo e questo ci costringe comunque a una levataccia, a girellare per un'ora in una zona, quella attorno a piazzale Dateo, in cui anche la ricerca di un bar è un'impresa.
Si tratta delle foto da mettere sulla rivista, dovremmo avere quindi un aspetto professionale, ordinato e rassicurante. Avremmo bisogno, quindi, di un parrucchiere e di un truccatore. Nemmeno a parlarne.
Io ho fatto il possibile, ma pur truccandomi da una vita ormai, non ho le conoscenze adatte per risultare bene sotto i riflettori.
Michela e io ci troviamo un'ora prima, cerchiamo il posto e, con una fortuna incredibile lo individuiamo subito. Tornando in ufficio ci rendiamo conto, invece, che non era così scontato: i numeri civici (un bene che a Milano pare un dettaglio di cui fare a meno) sono ascendenti per i pari e discendenti per i dispari in viale dei Mille!?!
Lo studio, quello che è un vero studio professionale in cui ci vanno pure le modelle, sono due/tre vani a margine di un garage, in uno scantinato.
Pareti bianchissime, un sacco di oggetti alla rinfusa, e luci incredibili.
La fotografa è una persona molto alla mano, dall'aspetto quasi bohemièm, con qualche filo grigio nei capelli e un abbigliamento quasi trovato per caso.
Trovati per caso sembravano anche i miei colleghi Pietro e Alessandra, che nemmeno per fare la foto da esporre al mondo sono riusciti a vestirsi non da straccioni.
La sessione (gira a destra, volta a sinistra, sorridi sorridi sorridi mi viene una paresi alla guancia mani su braccia giù gamba qui gira là) è durata due ore. Prima da soli, poi a gruppetti, eccoci sotto le luci dei riflettori. Come mi sono sentita?
Prima di vedere le nostre foto del backstage grassa, poi più tranquilla.
Nel frattempo, come dei bambini, giocavamo con gli oggetti trovati nell'anticamera: Io mi sono fatta fare delle foto con il metro da stoffe, quello di legno rigido. Il tempo è passato velocemente ed eravamo già sulla via del ritorno.
Un bel pezzo a piedi e una tappa al Panino giusto dalle parti di Buenos Aires. L'Ale ha defezionato (per non pagare il pranzo) e noi ci siamo goduti un panino buono e costosissimo seduti in questo bellissimo palazzo Liberty. Il ritorno, nel caldo del pomeriggio è stato faticosissimo.
Queste giornate mi stendono davvero.
Però chi l'avrebbe mai detto: ho delle foto professionali e finirò sul giornale, mio malgrado.
Appuntamento alle 10 dalle parti di Viale Abruzzi, ovvero in una delle zone di Milano senza metropolitana. Complimenti per l'organizzazione.
Veniamo tutti da fuori Milano, eccetto Danilo e questo ci costringe comunque a una levataccia, a girellare per un'ora in una zona, quella attorno a piazzale Dateo, in cui anche la ricerca di un bar è un'impresa.
Si tratta delle foto da mettere sulla rivista, dovremmo avere quindi un aspetto professionale, ordinato e rassicurante. Avremmo bisogno, quindi, di un parrucchiere e di un truccatore. Nemmeno a parlarne.
Io ho fatto il possibile, ma pur truccandomi da una vita ormai, non ho le conoscenze adatte per risultare bene sotto i riflettori.
Michela e io ci troviamo un'ora prima, cerchiamo il posto e, con una fortuna incredibile lo individuiamo subito. Tornando in ufficio ci rendiamo conto, invece, che non era così scontato: i numeri civici (un bene che a Milano pare un dettaglio di cui fare a meno) sono ascendenti per i pari e discendenti per i dispari in viale dei Mille!?!
Lo studio, quello che è un vero studio professionale in cui ci vanno pure le modelle, sono due/tre vani a margine di un garage, in uno scantinato.
Pareti bianchissime, un sacco di oggetti alla rinfusa, e luci incredibili.
La fotografa è una persona molto alla mano, dall'aspetto quasi bohemièm, con qualche filo grigio nei capelli e un abbigliamento quasi trovato per caso.
Trovati per caso sembravano anche i miei colleghi Pietro e Alessandra, che nemmeno per fare la foto da esporre al mondo sono riusciti a vestirsi non da straccioni.
La sessione (gira a destra, volta a sinistra, sorridi sorridi sorridi mi viene una paresi alla guancia mani su braccia giù gamba qui gira là) è durata due ore. Prima da soli, poi a gruppetti, eccoci sotto le luci dei riflettori. Come mi sono sentita?
Prima di vedere le nostre foto del backstage grassa, poi più tranquilla.
Nel frattempo, come dei bambini, giocavamo con gli oggetti trovati nell'anticamera: Io mi sono fatta fare delle foto con il metro da stoffe, quello di legno rigido. Il tempo è passato velocemente ed eravamo già sulla via del ritorno.
Un bel pezzo a piedi e una tappa al Panino giusto dalle parti di Buenos Aires. L'Ale ha defezionato (per non pagare il pranzo) e noi ci siamo goduti un panino buono e costosissimo seduti in questo bellissimo palazzo Liberty. Il ritorno, nel caldo del pomeriggio è stato faticosissimo.
Queste giornate mi stendono davvero.
Però chi l'avrebbe mai detto: ho delle foto professionali e finirò sul giornale, mio malgrado.
domenica 11 novembre 2012
Settimana molto pesante
Ho passato la giornata di ieri a dormire, in pratica.
Sono reduce da una settimana molto pesante, sia per gli orari, sia per gli impegni.
Temo che saranno così anche le prossime due. La mia speranza è che, per fine mese, questo delirio termini.
Giovedì scorso sono stata in ufficio 12 ore, se aggiungete le quasi 4 di viaggio potete avere un'idea della giornata, esemplificativa della settimana.
Sono anche riuscita a partecipare a due riunioni in contemporanea.
Mentre da una parte facevano la pausa caffè, dall'altra io seguivo un altro incontro.
Nemmeno per pranzo mi hanno fatto uscire da questa maledetta saletta: il nostro project manager "porto solo acqua al mio mulino" ha ordinato la solita pizza unta, alta e affogata nella mozzarella che piace solo a lei ( dico solo che uno dei consulenti, canadese, l'ha lasciata lì!!).
Dalle 10 alle 16:40 per "risolvere dei problemi che avrebbero dovuto risolvere loro, dato che io non sono un'informatico", accompagnata da una nostra informatica che è come portarsi dietro il servo muto.
Solo noi riusciamo ad assumere un tecnico informatico che non sa l'inglese, e che, dopo aver concordato il contenuto di una mail, sbaglia a scriverla!
Le quattro ore rimanenti le ho passate a fare le cose più urgenti, visto che il mio lavoro è un altro.
Come sia potuta finire dentro questa cosa ancora me lo chiedo.
Mi aspetta un intenso data entering e una valanga di mail in inglese, che giungono a pacchi ogni giorno. Oltre al resto, off course.
Sono reduce da una settimana molto pesante, sia per gli orari, sia per gli impegni.
Temo che saranno così anche le prossime due. La mia speranza è che, per fine mese, questo delirio termini.
Giovedì scorso sono stata in ufficio 12 ore, se aggiungete le quasi 4 di viaggio potete avere un'idea della giornata, esemplificativa della settimana.
Sono anche riuscita a partecipare a due riunioni in contemporanea.
Mentre da una parte facevano la pausa caffè, dall'altra io seguivo un altro incontro.
Nemmeno per pranzo mi hanno fatto uscire da questa maledetta saletta: il nostro project manager "porto solo acqua al mio mulino" ha ordinato la solita pizza unta, alta e affogata nella mozzarella che piace solo a lei ( dico solo che uno dei consulenti, canadese, l'ha lasciata lì!!).
Dalle 10 alle 16:40 per "risolvere dei problemi che avrebbero dovuto risolvere loro, dato che io non sono un'informatico", accompagnata da una nostra informatica che è come portarsi dietro il servo muto.
Solo noi riusciamo ad assumere un tecnico informatico che non sa l'inglese, e che, dopo aver concordato il contenuto di una mail, sbaglia a scriverla!
Le quattro ore rimanenti le ho passate a fare le cose più urgenti, visto che il mio lavoro è un altro.
Come sia potuta finire dentro questa cosa ancora me lo chiedo.
Mi aspetta un intenso data entering e una valanga di mail in inglese, che giungono a pacchi ogni giorno. Oltre al resto, off course.
martedì 6 novembre 2012
Sbattuta in prima pagina (o seconda o terza...)
Esattamente tra sette giorni io e il mio ufficio saremo costretti a fare delle foto, spero non segnaletiche, delle nostre persone, che verranno pubblicate sulla/sulle riviste.
Questo fatto, che mi preoccupa molto, significa passare dall'essere un personaggio privato, un nome scritto sulla rivista, a essere un personaggio pubblico, cosa che non ho mai desiderato, tanto è vero che non ho neppure mai aperto un account Facebook, per esempio.
Mi chiedo, inoltre, se sia normale utilizzare l'immagine di una persona senza chiederne il consenso, senza un ritorno economico e senza conoscere come verrà salvaguardata la medesima.
Non vorrei trovarmi a diventare il volto di qualche campagna coupon per trattamenti anticellulite, oppure il bersaglio di una serie di matti che, così, potranno insultarti per nome e cognome invece che essere un nomino piccolo piccolo sul retro della rivista.
Questo non mi garba. A costo zero per l'azienda, a costo potenzialmente elevatissimo per me.
Ma potrò decidere?
Oppure si andrà avanti come sempre, così a caso, a riscrivere quello che vuole qualcun altro, mentre io ci metto la faccia....
Questo fatto, che mi preoccupa molto, significa passare dall'essere un personaggio privato, un nome scritto sulla rivista, a essere un personaggio pubblico, cosa che non ho mai desiderato, tanto è vero che non ho neppure mai aperto un account Facebook, per esempio.
Mi chiedo, inoltre, se sia normale utilizzare l'immagine di una persona senza chiederne il consenso, senza un ritorno economico e senza conoscere come verrà salvaguardata la medesima.
Non vorrei trovarmi a diventare il volto di qualche campagna coupon per trattamenti anticellulite, oppure il bersaglio di una serie di matti che, così, potranno insultarti per nome e cognome invece che essere un nomino piccolo piccolo sul retro della rivista.
Questo non mi garba. A costo zero per l'azienda, a costo potenzialmente elevatissimo per me.
Ma potrò decidere?
Oppure si andrà avanti come sempre, così a caso, a riscrivere quello che vuole qualcun altro, mentre io ci metto la faccia....
lunedì 5 novembre 2012
Malinconia autunnale
Un pomeriggio freddo e uggioso, presto buio, a guidare tra il traffico lento e le luci fastidiose della sera. Le gocce di pioggia si infrangono sempre più frequenti sul parabrezza, il tergicristallo che gracchia, il riscaldamento come unico conforto per il freddo che si insinua tra le pieghe degli abiti.
Guido con prudenza, con un sottofondo musicale malinconico e nessun pensiero chiaro nella mente.
E all'improvviso mi sale un senso di vuoto, come un buchino in mezzo al petto, freddo e pungente, senza spiegazione.
Il freddo, il fastidio delle luci sotto la pioggia...
Così come è arrivato, dopo qualche minuto, così se ne è andato, lasciandomi uno strano sapore in bocca, che nemmeno una caramella alla menta può cacciare.
Guido con prudenza, con un sottofondo musicale malinconico e nessun pensiero chiaro nella mente.
E all'improvviso mi sale un senso di vuoto, come un buchino in mezzo al petto, freddo e pungente, senza spiegazione.
Il freddo, il fastidio delle luci sotto la pioggia...
Così come è arrivato, dopo qualche minuto, così se ne è andato, lasciandomi uno strano sapore in bocca, che nemmeno una caramella alla menta può cacciare.
Equivoci
Una parola di troppo, relativa a un divorzio, durante l'ultima lezione del corso di inglese ha stuzzicato la mia curiosità.
E stamattina mi pareva di aver l'occasione giusta per chiedere chiarimenti a una persona che certamente ne sa più di me.
Tutto è partito da un discorso relativo ad alcuni intrighi di carattere sentimentale che avverrebbero all'interno della squadra di tiro con l'arco. Da lì si è passati agli intrighi in corso nella corale laurenziana, il tutto senza nomi e senza riferimenti precisi.
Questo ha fatto scattare una serie di equivoci a dir poco esilaranti. Gli uomini nel mio corso di inglese sono due, A e B.
A me interessava sapere di A, ma la mia amica, in questo detto non detto, ha capito che l'allusione di Alice relativa a un divorzio penoso fosse diretta a B, il quale ha una moglie che, guarda caso, canta nel coro di Laura ed è lei, proprio lei, a sfarfalleggiare fatale in cerca di soddisfazioni extra...
Così, mentre io pensavo che lei parlasse di A, lei mi raccontava che la moglie di B aveva fatto, non fatto, e lei aveva notato... Io sono rimasta di stucco, ma come, quale moglie?
Davanti a un caffè, in un bar affollato, per discrezione senza pronunciare nomi e cognomi, siamo andate avanti un quarto d'ora prima di spiegarci e di dirimere l'equivoco.
Per fare questo è stato necessario che il caffè entrasse in circolo, oltre ad arrivare fino in Duomo in tram.
A quel punto, dopo aver appreso che il mio "compagno di banco" a inglese ha una impalcatura di corna che fa provincia... come farò a far finta di nulla domani?
E, purtroppo, non ho saputo quel che volevo conoscere: era troppo tardi e non volevo essere troppo insistente.
E stamattina mi pareva di aver l'occasione giusta per chiedere chiarimenti a una persona che certamente ne sa più di me.
Tutto è partito da un discorso relativo ad alcuni intrighi di carattere sentimentale che avverrebbero all'interno della squadra di tiro con l'arco. Da lì si è passati agli intrighi in corso nella corale laurenziana, il tutto senza nomi e senza riferimenti precisi.
Questo ha fatto scattare una serie di equivoci a dir poco esilaranti. Gli uomini nel mio corso di inglese sono due, A e B.
A me interessava sapere di A, ma la mia amica, in questo detto non detto, ha capito che l'allusione di Alice relativa a un divorzio penoso fosse diretta a B, il quale ha una moglie che, guarda caso, canta nel coro di Laura ed è lei, proprio lei, a sfarfalleggiare fatale in cerca di soddisfazioni extra...
Così, mentre io pensavo che lei parlasse di A, lei mi raccontava che la moglie di B aveva fatto, non fatto, e lei aveva notato... Io sono rimasta di stucco, ma come, quale moglie?
Davanti a un caffè, in un bar affollato, per discrezione senza pronunciare nomi e cognomi, siamo andate avanti un quarto d'ora prima di spiegarci e di dirimere l'equivoco.
Per fare questo è stato necessario che il caffè entrasse in circolo, oltre ad arrivare fino in Duomo in tram.
A quel punto, dopo aver appreso che il mio "compagno di banco" a inglese ha una impalcatura di corna che fa provincia... come farò a far finta di nulla domani?
E, purtroppo, non ho saputo quel che volevo conoscere: era troppo tardi e non volevo essere troppo insistente.
sabato 3 novembre 2012
Liscio indomabile
Chi ha detto che solo i capelli crespi o ricci sono indomabili?
Solo chi non ha il vero, puro, durissimo capello liscio da Pia.
Il capello liscio della Pia è orgoglioso della sua natura, attratto dal riccio o dal mosso, ma con distacco, passionale nel suo cadere in un perfetto à plomb, rigoroso nel suo resistere al cambiamento.
Un liscio implacabile, che lotta indomabile contro ogni ritrovato chimico o meccanico atto a modificare la sua natura setosa, finissima e biondo scuro.
Stamattina ho costretto Maria a un prolungato sit-in da un parrucchiere, mentre una povera ragazza lottava con il liscio Pia per produrre una qualche parvenza di onda.
A lungo, sul treno e già ieri, pregustavo la nostra giornata speciale.
Massaggio, una bella piega, mossa per far vedere che, insomma, dal parrucchiere ci sono stata, ristorante indiano a pranzo, un bel giro per il mercato (ho ancora la passione comprereccia per i suk).
Costernazione quando ho espresso l'idea di arricciare i capelli.
Mentre Maria si faceva fare un massaggio, mi hanno piazzato in testa una maschera che ho tenuto più o meno per un'ora e mezza. Fin lì, tutto bene. Mi prendo poco cura dei miei spaghettini...
Dopo il mio divino massaggio, e lo shampoo di rito, eccoci alle prese con la piega.
Un supplizio: la ragazza tenta di farmi dei boccoli imprigionando delle spazzole nei miei capelli, affogandoli nella lacca e tirando come un'ossessa per cercare di sgarbugliare la povera matassa.
Ora: ho i capelli drittissimi e fini, ma come fa a passarti per la testa che due spazzole bastino per fare delle onde?
Li sentivo agonizzare, i poverini, tossire per le nuvole di agenti chimici, urlare straziati di fronte all'impietosa tirata, soccombere tra i nodi creati dalla maldestra parrucchiera.
Mi sono sentita anche in colpa, quando, dopo aver visto che non si otteneva alcun risultato, neppure uno spiegazzato di seconda categoria, la tizia ha sguainato, finalmente, il ferro.
Peccato che abbia fatto troppo in fretta, e che il risultato sia peggiore di quando lo facevo io alle medie (e lì stavano).
Prima impacchettati, poi asfissiati, quindi tirati e strappati e infine cotti...
Non ve lo farò mai più, giuro.
Infine usciamo, una giornata uggiosa che, però, dovrebbe tenere.
E mentre camminiamo verso il momento del cibo (sempre il migliore) li sento che, dopo un iniziale momento di stasi, si riprendono e come si stiracchiano.
Le onde si allungano, e si rilassano.
All'uscita dal ristorante si mette a piovigginare. Non vado mai dal parrucchiere e posso ben dire di aver fatto piovere.
Inumiditi, hanno fatto una colla unica con la lacca, in abbondanza sui miei capelli.
Nel bagno del primo bar in cui ci rifugiamo mi guardo bene allo specchio. I miei capelli sembrano stroppicciati, spettinati e disordinati. E loro non lo sono mai...
Torno a casa e l'unica cosa che mi rimane da fare è spazzolarli, perdendo così ogni onda, tranne un boccolo sbilenco che ha tutta l'aria di essere rimasto piegato male dopo averci dormito sopra.
Oltre al danno la beffa: per la piega prolungata mi hanno fatto pagare un supplemento e la testa mi prude da morire per la lacca che ci hanno messo...
Domani dovrò rilavarmi la testa, sic!
Prometto, non lo faccio più.
Solo chi non ha il vero, puro, durissimo capello liscio da Pia.
Il capello liscio della Pia è orgoglioso della sua natura, attratto dal riccio o dal mosso, ma con distacco, passionale nel suo cadere in un perfetto à plomb, rigoroso nel suo resistere al cambiamento.
Un liscio implacabile, che lotta indomabile contro ogni ritrovato chimico o meccanico atto a modificare la sua natura setosa, finissima e biondo scuro.
Stamattina ho costretto Maria a un prolungato sit-in da un parrucchiere, mentre una povera ragazza lottava con il liscio Pia per produrre una qualche parvenza di onda.
A lungo, sul treno e già ieri, pregustavo la nostra giornata speciale.
Massaggio, una bella piega, mossa per far vedere che, insomma, dal parrucchiere ci sono stata, ristorante indiano a pranzo, un bel giro per il mercato (ho ancora la passione comprereccia per i suk).
Costernazione quando ho espresso l'idea di arricciare i capelli.
Mentre Maria si faceva fare un massaggio, mi hanno piazzato in testa una maschera che ho tenuto più o meno per un'ora e mezza. Fin lì, tutto bene. Mi prendo poco cura dei miei spaghettini...
Dopo il mio divino massaggio, e lo shampoo di rito, eccoci alle prese con la piega.
Un supplizio: la ragazza tenta di farmi dei boccoli imprigionando delle spazzole nei miei capelli, affogandoli nella lacca e tirando come un'ossessa per cercare di sgarbugliare la povera matassa.
Ora: ho i capelli drittissimi e fini, ma come fa a passarti per la testa che due spazzole bastino per fare delle onde?
Li sentivo agonizzare, i poverini, tossire per le nuvole di agenti chimici, urlare straziati di fronte all'impietosa tirata, soccombere tra i nodi creati dalla maldestra parrucchiera.
Mi sono sentita anche in colpa, quando, dopo aver visto che non si otteneva alcun risultato, neppure uno spiegazzato di seconda categoria, la tizia ha sguainato, finalmente, il ferro.
Peccato che abbia fatto troppo in fretta, e che il risultato sia peggiore di quando lo facevo io alle medie (e lì stavano).
Prima impacchettati, poi asfissiati, quindi tirati e strappati e infine cotti...
Non ve lo farò mai più, giuro.
Infine usciamo, una giornata uggiosa che, però, dovrebbe tenere.
E mentre camminiamo verso il momento del cibo (sempre il migliore) li sento che, dopo un iniziale momento di stasi, si riprendono e come si stiracchiano.
Le onde si allungano, e si rilassano.
All'uscita dal ristorante si mette a piovigginare. Non vado mai dal parrucchiere e posso ben dire di aver fatto piovere.
Inumiditi, hanno fatto una colla unica con la lacca, in abbondanza sui miei capelli.
Nel bagno del primo bar in cui ci rifugiamo mi guardo bene allo specchio. I miei capelli sembrano stroppicciati, spettinati e disordinati. E loro non lo sono mai...
Torno a casa e l'unica cosa che mi rimane da fare è spazzolarli, perdendo così ogni onda, tranne un boccolo sbilenco che ha tutta l'aria di essere rimasto piegato male dopo averci dormito sopra.
Oltre al danno la beffa: per la piega prolungata mi hanno fatto pagare un supplemento e la testa mi prude da morire per la lacca che ci hanno messo...
Domani dovrò rilavarmi la testa, sic!
Prometto, non lo faccio più.
venerdì 2 novembre 2012
Il primo ristorante cinese non si scorda mai
Sono finalmente riuscita a portare mia mamma al ristorante cinese.
Non si tratta di un'impresa da poco.
Quando sono stata a Napoli ha reagito come se fossi in partenza per Bagdad.
Sono stata costretta a lasciare a casa anche la borsa, gli orecchini, l'orologio...
Lo scopo era quello di non farmi notare, certo, di non offrire alla vista oggetti interessanti per lo scippo... Peccato che: ero in piano centro, ero l'unica donna senza borsetta, ogni volta che dovevo guardare l'ora (il mio orologio avrà 10 anni) rovistavo penosamente in una specie di bustina porta documenti per estrarre il cellulare...
Insomma, prima l'ho attratta con spaghetti di riso e ravioli di gambero take away, e poi, oggi, a tradimento, venute via dall'outlet, le ho proposto di fermarci a pranzo nel ristorante davanti all'Ipercoop, un posto modesto, ma dove si mangia benino e soprattutto sono sempre stata bene.
Famiglie, diverse abbinate mamma figlia riempivano il locale.
Non vi dico la meraviglia di fronte al ricco menù.
In effetti le cose sono davvero tante.
Alla fine è piaciuto tutto, compreso il gelato fritto (io non l'ho preso, sono giù piuttosto grassa).
Continuava a ripetermi: - Era tutto buonissimo.-. quasi con stupore.
Era così buono che stasera ci è venuta fame. Quindi era eccezionale, non solo buono.
Non si tratta di un'impresa da poco.
Quando sono stata a Napoli ha reagito come se fossi in partenza per Bagdad.
Sono stata costretta a lasciare a casa anche la borsa, gli orecchini, l'orologio...
Lo scopo era quello di non farmi notare, certo, di non offrire alla vista oggetti interessanti per lo scippo... Peccato che: ero in piano centro, ero l'unica donna senza borsetta, ogni volta che dovevo guardare l'ora (il mio orologio avrà 10 anni) rovistavo penosamente in una specie di bustina porta documenti per estrarre il cellulare...
Insomma, prima l'ho attratta con spaghetti di riso e ravioli di gambero take away, e poi, oggi, a tradimento, venute via dall'outlet, le ho proposto di fermarci a pranzo nel ristorante davanti all'Ipercoop, un posto modesto, ma dove si mangia benino e soprattutto sono sempre stata bene.
Famiglie, diverse abbinate mamma figlia riempivano il locale.
Non vi dico la meraviglia di fronte al ricco menù.
In effetti le cose sono davvero tante.
Alla fine è piaciuto tutto, compreso il gelato fritto (io non l'ho preso, sono giù piuttosto grassa).
Continuava a ripetermi: - Era tutto buonissimo.-. quasi con stupore.
Era così buono che stasera ci è venuta fame. Quindi era eccezionale, non solo buono.
Risotto con radicchio e vino rosso
E anche oggi la ricetta del risottino della festa, oggi vegetariano.
Ingredienti:
riso
radicchio rosso
brodo vegetale
vino rosso
burro e olio
cipolla rossa
Per evitare che il radicchio sia amaro e rovini il risotto, ho provato in diversi modi.
Per me il più efficace è quello di eliminare quasi del tuto la costa bianca, tenere la parte rossa e farla sfumare benissimo con abbondante vino.
L'operazione, fatta dopo il soffritto, è solo in apparenza banale. I rischi sono quelli di vedersi attaccato il tutto al padellino, avere una cosa che sa di alcool o del radicchio amaro e il risotto acidino.
Quindi, perdeteci del tempo, e usate del vino decente (no Tavernello, ma mai nella vostra vita, vino e plastica o tetrapack non vanno d'accordo).
Il risotto si prepara poi nel modo consueto, tostate il riso, aggiungete ancora un po' di vino (ho provato con il rosso perché... ebbene sì, perché ce lo avevo aperto) terminate con burro e parmigiano.
Buon appetito e viva la bassa...
Ingredienti:
riso
radicchio rosso
brodo vegetale
vino rosso
burro e olio
cipolla rossa
Per evitare che il radicchio sia amaro e rovini il risotto, ho provato in diversi modi.
Per me il più efficace è quello di eliminare quasi del tuto la costa bianca, tenere la parte rossa e farla sfumare benissimo con abbondante vino.
L'operazione, fatta dopo il soffritto, è solo in apparenza banale. I rischi sono quelli di vedersi attaccato il tutto al padellino, avere una cosa che sa di alcool o del radicchio amaro e il risotto acidino.
Quindi, perdeteci del tempo, e usate del vino decente (no Tavernello, ma mai nella vostra vita, vino e plastica o tetrapack non vanno d'accordo).
Il risotto si prepara poi nel modo consueto, tostate il riso, aggiungete ancora un po' di vino (ho provato con il rosso perché... ebbene sì, perché ce lo avevo aperto) terminate con burro e parmigiano.
Buon appetito e viva la bassa...
Shrek
Grazie alla pubblicità positiva del mio collega Danilo, compro un biglietto per un musical tratto dal cartone Shrek, in scena a Milano al Teatro Nuovo.
Non so dirvi se sia uno spettacolo dedicato ai bambini. Credo che un certo tipo di ironia e di battute non sia proprio per loro.
Di certo ce n'erano tanti in platea, una platea con un dislivello troppo ridotto per consentir loro di vedere bene.
Lo spettacolo è recitato, ballato e cantato magnificamente, da una compagnia di prom'ordine, che meriterebbe di certo una scena più grande. Le scenografie e lo spettacolo tutto risentono infatti dello spazio ridotto.
Un applauso all'attore che interpreta il perfido principe, che recita per tutta la durata dello spettacolo (più di 2 ore) in ginocchio un ruolo di nano imparruccato che ricorda un po' Berlusconi.
La scena più bella, per me, è quella interpretata da una Fiona in attesa dell'eroe, che scandisce, insieme ai giorni, anche le banalità e le ovvietà proprie della mitologia favolistica al femminile, l'attesa, le qualità dell'eroe e via dicendo.
Mi sono interrogata del perché questi biglietti siano comparsi tante volte su questi siti che offrono cene/estetica/oggetti/spettacoli scontati.
Certo che, un biglietto come il mio, e la posizione non era certo spettacolare, a prezzo pieno costava 59 euro... Se si moltiplica solo per una famiglia di 3 persone viene una bella cifra.
E, nelle file davanti, addirittura 89 euro.
Peccato per gli attori, che non si meritavano una svendita.
Non so dirvi se sia uno spettacolo dedicato ai bambini. Credo che un certo tipo di ironia e di battute non sia proprio per loro.
Di certo ce n'erano tanti in platea, una platea con un dislivello troppo ridotto per consentir loro di vedere bene.
Lo spettacolo è recitato, ballato e cantato magnificamente, da una compagnia di prom'ordine, che meriterebbe di certo una scena più grande. Le scenografie e lo spettacolo tutto risentono infatti dello spazio ridotto.
Un applauso all'attore che interpreta il perfido principe, che recita per tutta la durata dello spettacolo (più di 2 ore) in ginocchio un ruolo di nano imparruccato che ricorda un po' Berlusconi.
La scena più bella, per me, è quella interpretata da una Fiona in attesa dell'eroe, che scandisce, insieme ai giorni, anche le banalità e le ovvietà proprie della mitologia favolistica al femminile, l'attesa, le qualità dell'eroe e via dicendo.
Mi sono interrogata del perché questi biglietti siano comparsi tante volte su questi siti che offrono cene/estetica/oggetti/spettacoli scontati.
Certo che, un biglietto come il mio, e la posizione non era certo spettacolare, a prezzo pieno costava 59 euro... Se si moltiplica solo per una famiglia di 3 persone viene una bella cifra.
E, nelle file davanti, addirittura 89 euro.
Peccato per gli attori, che non si meritavano una svendita.
mercoledì 31 ottobre 2012
Imboscate
Seduzione nel segno di Halloween.
Così oggi deve aver pensato una delle spasimanti più motivate del "bello", che ogni giorno puntuale lo aspetta in mensa all'arrivo, per attaccargli un bottone che, a suo modo di vedere, dovrebbe essere fatale.
E fatale lo sarebbe stato sul serio questo, considerando che stamattina alla consueta mise aggressiva (per fare un esempio, quest'estate veniva con una canotta con reggiseno leopardato in ampia vista) un trucco degno di Rocky Horror Picture Show.
La poverina, che ha lineamenti piuttosto marcati, come una bocca a canotto da far concorrenza alla Dellera dei tempi d'oro, naso molto prominente e altri pezzi di volto scomposti, oggi si è bistrata gli occhi di nero e grigio modello maschera (mai visto nessuno così conciato nemmeno in discoteca) abbinando una dose di fard massiccia a un rossetto color vinaccia intenso spalmato in dosi faraoniche ben sopra il contorno delle labbra.
Un pagliaccio, per farla breve, giustificabile solo con un black out sul modello di New York al momento del trucco.
La nostra seduttrice si aggirava, come ogni giorno, come un'anima in pena brandendo una tazza da tè rigorosamente vuota per recitare la parte di salutista, attendere al varco il nostro eroe e attaccargli un bottone con tripla asola rinforzata nell'intimità della sala mensa.
Sguardo preoccupato quando ci scorge nei pressi della macchinetta e inizia a vagare nei corridoi a pian terreno. Incredibile come faccia a perdere tanto tempo.
Dopo poco dal fondo del corridoio arriva il nostro uomo, lo percorre e... non entra in sala mensa!
Che tema le imboscate?
(prosegue... sicuramente)
Così oggi deve aver pensato una delle spasimanti più motivate del "bello", che ogni giorno puntuale lo aspetta in mensa all'arrivo, per attaccargli un bottone che, a suo modo di vedere, dovrebbe essere fatale.
E fatale lo sarebbe stato sul serio questo, considerando che stamattina alla consueta mise aggressiva (per fare un esempio, quest'estate veniva con una canotta con reggiseno leopardato in ampia vista) un trucco degno di Rocky Horror Picture Show.
La poverina, che ha lineamenti piuttosto marcati, come una bocca a canotto da far concorrenza alla Dellera dei tempi d'oro, naso molto prominente e altri pezzi di volto scomposti, oggi si è bistrata gli occhi di nero e grigio modello maschera (mai visto nessuno così conciato nemmeno in discoteca) abbinando una dose di fard massiccia a un rossetto color vinaccia intenso spalmato in dosi faraoniche ben sopra il contorno delle labbra.
Un pagliaccio, per farla breve, giustificabile solo con un black out sul modello di New York al momento del trucco.
La nostra seduttrice si aggirava, come ogni giorno, come un'anima in pena brandendo una tazza da tè rigorosamente vuota per recitare la parte di salutista, attendere al varco il nostro eroe e attaccargli un bottone con tripla asola rinforzata nell'intimità della sala mensa.
Sguardo preoccupato quando ci scorge nei pressi della macchinetta e inizia a vagare nei corridoi a pian terreno. Incredibile come faccia a perdere tanto tempo.
Dopo poco dal fondo del corridoio arriva il nostro uomo, lo percorre e... non entra in sala mensa!
Che tema le imboscate?
(prosegue... sicuramente)
Essere speciale per qualcuno
Vorrei sentirmi davvero speciale per qualcuno, vorrei sentirmi davvero speciale con qualcuno.
In questo freddo improvviso, nella foschia grigia autunnale, sotto questa pioggerellina sporca e sconfortante, vorrei avere la certezza di un sorriso luminoso solo per me.
Vorrei un caldo abbraccio rassicurante, vorrei parole e sguardi di complicità, vorrei discorsi interessanti, il tempo che vola, che non è mai abbastanza, vorrei sentire il desiderio di stare solo con me, di fare delle cose solo per me.
Vorrei sentirmi la prima, e l'unica.
Vorrei essere guardata in modo differente dal resto del mondo, come fossi delicata e preziosa.
Vorrei essere riempita di premure, vorrei essere prevenuta nei miei pensieri.
Vorrei un messaggio dolce, un regalino inaspettato, un fiore senza motivo.
Vorrei sentirmi meglio nella mia pelle, nei miei vestiti, senza la necessità continua di rinnovarmi e la critica non detta di non essere mai all'altezza.
Vorrei poter pensare con calore e serenità a qualcuno prima di dormire.
Vorrei fare dei progetti ed esserne parte.
Vorrei essere una scelta, ma non di comodo.
Vorrei poter sognare un po'.
In questo freddo improvviso, nella foschia grigia autunnale, sotto questa pioggerellina sporca e sconfortante, vorrei avere la certezza di un sorriso luminoso solo per me.
Vorrei un caldo abbraccio rassicurante, vorrei parole e sguardi di complicità, vorrei discorsi interessanti, il tempo che vola, che non è mai abbastanza, vorrei sentire il desiderio di stare solo con me, di fare delle cose solo per me.
Vorrei sentirmi la prima, e l'unica.
Vorrei essere guardata in modo differente dal resto del mondo, come fossi delicata e preziosa.
Vorrei essere riempita di premure, vorrei essere prevenuta nei miei pensieri.
Vorrei un messaggio dolce, un regalino inaspettato, un fiore senza motivo.
Vorrei sentirmi meglio nella mia pelle, nei miei vestiti, senza la necessità continua di rinnovarmi e la critica non detta di non essere mai all'altezza.
Vorrei poter pensare con calore e serenità a qualcuno prima di dormire.
Vorrei fare dei progetti ed esserne parte.
Vorrei essere una scelta, ma non di comodo.
Vorrei poter sognare un po'.
martedì 30 ottobre 2012
Il peggior modo per iniziare la settimana
Quattro piani, quattro gruppi di macchinette per il caffè, per l'acqua e per gli snack.
Ieri ne funzionava una sola.
Alle 8 e rotti del lunedì mattina prima dei Santi, un freddo cane, arrivo nello stabile deserto con un unico pensiero, la tazzina di caffè, un caffè già di per sé pessimo, ma comunque apportatore di indispensabile caffeina, il bicchierino scende.... vuoto!
La cosa più antipatica che possa succedere, perfino peggio di quando invece del caffè la maledetta ti eroga del latte zuccherato (che schifo).
Così inizia il pellegrinaggio tra le varie macchinette.
Tutte inesorabilmente staccate o fuori servizio.
Di fronte all'unica rimasta in vita c'è una coda infernale.
Quando arriva il mio turno, mi serve un'ombra di caffè dal forte retrogusto di candeggina.
Imbevibile e anche maleolente.
Alle 13 non solo le macchinette del caffè, ma anche le stampanti e le fotocopiatrici di mezzo editoriale erano fuori uso.
Insieme alle macchinette per distribuire acqua e generi di conforto.
Si vedevano branchi di assetati vagare da un piano all'altro, e affamati parecchio nervosi.
Io, stamattina, sono andata al bar a iniziare la giornata in modo più decente....
Ieri ne funzionava una sola.
Alle 8 e rotti del lunedì mattina prima dei Santi, un freddo cane, arrivo nello stabile deserto con un unico pensiero, la tazzina di caffè, un caffè già di per sé pessimo, ma comunque apportatore di indispensabile caffeina, il bicchierino scende.... vuoto!
La cosa più antipatica che possa succedere, perfino peggio di quando invece del caffè la maledetta ti eroga del latte zuccherato (che schifo).
Così inizia il pellegrinaggio tra le varie macchinette.
Tutte inesorabilmente staccate o fuori servizio.
Di fronte all'unica rimasta in vita c'è una coda infernale.
Quando arriva il mio turno, mi serve un'ombra di caffè dal forte retrogusto di candeggina.
Imbevibile e anche maleolente.
Alle 13 non solo le macchinette del caffè, ma anche le stampanti e le fotocopiatrici di mezzo editoriale erano fuori uso.
Insieme alle macchinette per distribuire acqua e generi di conforto.
Si vedevano branchi di assetati vagare da un piano all'altro, e affamati parecchio nervosi.
Io, stamattina, sono andata al bar a iniziare la giornata in modo più decente....
lunedì 29 ottobre 2012
La traversata del lago di Pusiano
Non è uno scherzo, lo premetto perché è talmente assurdo da richiedere una rassicurazione.
Grillo attraversa a nuoto lo stretto di Messina?
Un'azione forte per iniziare la campagna elettorale che, nel suo piccolo, anche Soldi Sette può replicare per dar maggior risonanza al numero 1.000
Schierando la nostra campionessa olimpica (para, direi) a compiere la traversata a nuoto del lago di Pusiano (suppongo in Brianza).
La nostra donna (l'unica la cui pettinatura a maschio in odore di calvizia consente di evitare di indossare la cuffia in piscina) vanta prestazioni di tutto rispetto. Dice, sempre lei, di fare a nuoto 282 vasche. Non ho scritto male, 282. Alla notizia che Grillo si è fatto i quasi 2 Km a nuoto per arrivare a Messina, ha commentato sprezzante: - Io ne faccio molti di più.-
Ci dobbiamo quindi aspettare una Soldi Sette vestita a sfidare il freddo (e le alghe, l'inquinamento, le carpe...) del laghetto brianzolo?
E mentre i colleghi dipingono con una fantasia perversa un orribile costumino tutina rosso fuoco come il nuovo supereroe di Altroconsumo marchiato con il distintivo del segugio di Soldi Sette (un premio virtuale che mai nessuno dei nostri fans su Facebook ha voluto aggiudicarsi), io rammento due cosette.
La prima è che la tizia in questione ha più pancia di me, di una il cui massimo sport è la cucina e che ha il muscolo da ferro da stiro. Il che è grave, perché un uso forsennato e compulsivo di palestra e piscina dovrebbe produrre sul fisico il bell'aspetto tonico e leggiadro che in gioventù avevo quando mangiavo meno, ero meno triste e mi muovevo molto di più.
E la seconda attiene al fatto che in contesto marittimo la suddetta non ha mai azzardato più di mezza bracciata, e solo dove si toccava, cioè, dove toccavano anche i pesci che nuotano sul fondo.
Non credo quindi che il Lago di Pusiano sia così basso (in tal caso si chiamano pozze...)....
Grillo attraversa a nuoto lo stretto di Messina?
Un'azione forte per iniziare la campagna elettorale che, nel suo piccolo, anche Soldi Sette può replicare per dar maggior risonanza al numero 1.000
Schierando la nostra campionessa olimpica (para, direi) a compiere la traversata a nuoto del lago di Pusiano (suppongo in Brianza).
La nostra donna (l'unica la cui pettinatura a maschio in odore di calvizia consente di evitare di indossare la cuffia in piscina) vanta prestazioni di tutto rispetto. Dice, sempre lei, di fare a nuoto 282 vasche. Non ho scritto male, 282. Alla notizia che Grillo si è fatto i quasi 2 Km a nuoto per arrivare a Messina, ha commentato sprezzante: - Io ne faccio molti di più.-
Ci dobbiamo quindi aspettare una Soldi Sette vestita a sfidare il freddo (e le alghe, l'inquinamento, le carpe...) del laghetto brianzolo?
E mentre i colleghi dipingono con una fantasia perversa un orribile costumino tutina rosso fuoco come il nuovo supereroe di Altroconsumo marchiato con il distintivo del segugio di Soldi Sette (un premio virtuale che mai nessuno dei nostri fans su Facebook ha voluto aggiudicarsi), io rammento due cosette.
La prima è che la tizia in questione ha più pancia di me, di una il cui massimo sport è la cucina e che ha il muscolo da ferro da stiro. Il che è grave, perché un uso forsennato e compulsivo di palestra e piscina dovrebbe produrre sul fisico il bell'aspetto tonico e leggiadro che in gioventù avevo quando mangiavo meno, ero meno triste e mi muovevo molto di più.
E la seconda attiene al fatto che in contesto marittimo la suddetta non ha mai azzardato più di mezza bracciata, e solo dove si toccava, cioè, dove toccavano anche i pesci che nuotano sul fondo.
Non credo quindi che il Lago di Pusiano sia così basso (in tal caso si chiamano pozze...)....
domenica 28 ottobre 2012
Compensare le insoddisfazioni al supermercato
Vi piace mangiare?
A me sì, ma c'è una cosa che amo ancor di più, ed è cucinare.
Per cucinare occorre fare la spesa, cosa che non amo.
Il fatto di essere "a piede libero" in un luogo pieno di merce ha però dei vantaggi indubbi, tra cui quello di poter scaricare qualche insoddisfazione abbattendola con la creatività di un acquisto diverso dal solito.
Gli anni che passano si vedono anche dal carrello.
Dopo tantissimi anni in contemplazione estatica di tutto ciò che era make up e prodotti per capelli (che faccio oggi, dai, cambio colore) sono passata alla spesa della massaia. Da quando, in pratica, mi sono vietati lieviti e latticini, è diventato tutto molto meno divertente.
Ecco che tra le corsie mi è venuta incontro l'ultima passione: i detersivi.
Sissignori, i detersivi.
Ho in cantina una scorta imperiale di detersivo per piatti.
Ho selezionato le mie fragranze preferite, tra cui spicca Nelsen ai carboni attivi.
Quando, su uno dei mille volantini che consulto, vedo un'offerta di Nelsen, vado in deliquio.
Idem per Chante Clair al muschio bianco, mentre Sole per i panni liquido mi è abbastanza insopportabile.
Ed eccomi, ad anni di distanza, a svitare il tappo dei flaconi ed annusare il contenuto.
Ad annotarmi le fantastiche promozioni, a caccia di affari, e a riempire casa di confezioni doppie di Vetril.
Tra l'altro sono una pessima donna di casa...ma si vede che, metaforicamente, ho tanto desiderio di lavar via, insieme allo sporco, anche i dispiaceri.
A me sì, ma c'è una cosa che amo ancor di più, ed è cucinare.
Per cucinare occorre fare la spesa, cosa che non amo.
Il fatto di essere "a piede libero" in un luogo pieno di merce ha però dei vantaggi indubbi, tra cui quello di poter scaricare qualche insoddisfazione abbattendola con la creatività di un acquisto diverso dal solito.
Gli anni che passano si vedono anche dal carrello.
Dopo tantissimi anni in contemplazione estatica di tutto ciò che era make up e prodotti per capelli (che faccio oggi, dai, cambio colore) sono passata alla spesa della massaia. Da quando, in pratica, mi sono vietati lieviti e latticini, è diventato tutto molto meno divertente.
Ecco che tra le corsie mi è venuta incontro l'ultima passione: i detersivi.
Sissignori, i detersivi.
Ho in cantina una scorta imperiale di detersivo per piatti.
Ho selezionato le mie fragranze preferite, tra cui spicca Nelsen ai carboni attivi.
Quando, su uno dei mille volantini che consulto, vedo un'offerta di Nelsen, vado in deliquio.
Idem per Chante Clair al muschio bianco, mentre Sole per i panni liquido mi è abbastanza insopportabile.
Ed eccomi, ad anni di distanza, a svitare il tappo dei flaconi ed annusare il contenuto.
Ad annotarmi le fantastiche promozioni, a caccia di affari, e a riempire casa di confezioni doppie di Vetril.
Tra l'altro sono una pessima donna di casa...ma si vede che, metaforicamente, ho tanto desiderio di lavar via, insieme allo sporco, anche i dispiaceri.
Autunno
Un vento gelido passa implacabile attraverso le fessure delle persiane, si intrufola in ogni angolo, accompagnato da scrosci di pioggia e da una bruma che non promette nulla di buono.
In tre giorni è arrivato l'autunno, le temperature sono precipitate e la nebbia, gelida e umida, ha avvolto tutto, me compresa.
E' buio quando esco e lo è quando torno. Rabbrividendo, all'inizio della mia giornata, nella tristezza del parcheggio della stazione, in cui sono costretta a precipitarmi molto prima delle sette del mattino, mi sento sola e rifletto sul fatto che proprio una vita così non l'avrei immaginata.
Mi chiedo se l'analogia, più hai studiato e più è faticosa la tua giornata, sia vera.
Lo studio è sempre stato il passaporto per migliorare la propria condizione sociale.
Finché non siamo arrivati noi, a cui è toccato quasi scusarci per averlo fatto, e che siamo stati destinati a esperienze frustranti e sconfortanti.
Molto tempo passato a cercare di collocarsi, con risultati non sempre buoni.
Poche soddisfazioni dal lavoro, o niente, e uno stipendio troppo basso.
Ovviamente ci sono le persone troppo selettive, quelle che posso esserlo, tra cui, immagino la figlia dell nostro geniale ministro, che riceve soldi a fiumi per le sue ricerche, senza essere Einstein ma solo la figlia di.
In tre giorni è arrivato l'autunno, le temperature sono precipitate e la nebbia, gelida e umida, ha avvolto tutto, me compresa.
E' buio quando esco e lo è quando torno. Rabbrividendo, all'inizio della mia giornata, nella tristezza del parcheggio della stazione, in cui sono costretta a precipitarmi molto prima delle sette del mattino, mi sento sola e rifletto sul fatto che proprio una vita così non l'avrei immaginata.
Mi chiedo se l'analogia, più hai studiato e più è faticosa la tua giornata, sia vera.
Lo studio è sempre stato il passaporto per migliorare la propria condizione sociale.
Finché non siamo arrivati noi, a cui è toccato quasi scusarci per averlo fatto, e che siamo stati destinati a esperienze frustranti e sconfortanti.
Molto tempo passato a cercare di collocarsi, con risultati non sempre buoni.
Poche soddisfazioni dal lavoro, o niente, e uno stipendio troppo basso.
Ovviamente ci sono le persone troppo selettive, quelle che posso esserlo, tra cui, immagino la figlia dell nostro geniale ministro, che riceve soldi a fiumi per le sue ricerche, senza essere Einstein ma solo la figlia di.
Risotto zafferano e salsiccia
Ecco il risottino della domenica, che va per la maggiore da me.
Ingredienti
riso
brodo di carne
cipolla
burro e olio
sale
salsiccia
zafferano
Ho fatto un soffritto con olio e burro e la cipolla tagliata sottile, aggiungendo subito il sale.
Ho aggiunto alla cipolla ben cotta la salsiccia, polverizzandola.
Ho aggiunto il riso, fatto tostare e bagnato con il brodo di carne, un mestolo per volta, il riso fino a fine cottura.
Ho notato che mettendo il giusto quantitativo di brodo per volta, e facendolo assorbire, il risultato finale è migliore, e non si rischia l'effetto "riso in brodo".
Se volete, servite con burro e parmigiano (io ovviamente l'ho messo).
Ingredienti
riso
brodo di carne
cipolla
burro e olio
sale
salsiccia
zafferano
Ho fatto un soffritto con olio e burro e la cipolla tagliata sottile, aggiungendo subito il sale.
Ho aggiunto alla cipolla ben cotta la salsiccia, polverizzandola.
Ho aggiunto il riso, fatto tostare e bagnato con il brodo di carne, un mestolo per volta, il riso fino a fine cottura.
Ho notato che mettendo il giusto quantitativo di brodo per volta, e facendolo assorbire, il risultato finale è migliore, e non si rischia l'effetto "riso in brodo".
Se volete, servite con burro e parmigiano (io ovviamente l'ho messo).
Vietato stampare
La crisi è tra noi e noi la combattiamo senza quartiere.
Come?
Smettendo di stampare per diminuire i costi di carta e inchiostro.
Questo è, in sintesi, il messaggio che univoco arriva da più parti.
Mi conoscete e sapete che sono contraria a sprechi e inutili sacrifici di poveri alberi amazzonici.
Però che l'ufficio stampa di una società editoriale abbia l'interdizione a stampare mi pare ridicolo.
Tanto più che questa manovra di stretta sulle stampe si è concretizzata con l'acquisto di una serie di dispositivi che verranno applicati a ogni computer per contare le stampe effettuate, più uno schermo aggiuntivo che permetterà, cavandosi gli occhi, naturalmente, di leggere i documenti redatti.
Mi piacerebbe capire chi ha fatto l'analisi dei costi di tutta questa cosa, in quanto tempo verranno ammortizzati i medesimi e a che prezzo, anche per chi lavora (vedi capitolo: vista).
Noi stampiamo, ebbene sì.
Stampiamo le prove delle riviste, gli articoli e i prospetti informativi dei prodotti che per legge dobbiamo tenere per un anno.
Dato che abbiamo un fior fiore di informatici, non abbiamo un correttore sulla versione di word aggiornata artigianalmente in casa. O meglio, l'unico correttore che non manda in crash tutto il sistema è quello fiammingo. Di cui potete capire l'utilità. Ce lo siamo fatti disattivare, dato che produceva mostri.
Io non dovrei stampare, le cose inutili, va bene, ma ci sono cose indispensabili.
Se devo riprendere in mano un lavoro dopo mesi (di cui non ricordo nulla, visto che scrivo articoli a pioggia), necessito di avere una stampa.
Come tenere poi memoria dei cambi di stime?
Qui, secondo me, c'è qualcuno che risparmia sulla pelle degli altri per centralizzare a fini propri il budget. A quando dovremo portarci il sapone da casa?
Come?
Smettendo di stampare per diminuire i costi di carta e inchiostro.
Questo è, in sintesi, il messaggio che univoco arriva da più parti.
Mi conoscete e sapete che sono contraria a sprechi e inutili sacrifici di poveri alberi amazzonici.
Però che l'ufficio stampa di una società editoriale abbia l'interdizione a stampare mi pare ridicolo.
Tanto più che questa manovra di stretta sulle stampe si è concretizzata con l'acquisto di una serie di dispositivi che verranno applicati a ogni computer per contare le stampe effettuate, più uno schermo aggiuntivo che permetterà, cavandosi gli occhi, naturalmente, di leggere i documenti redatti.
Mi piacerebbe capire chi ha fatto l'analisi dei costi di tutta questa cosa, in quanto tempo verranno ammortizzati i medesimi e a che prezzo, anche per chi lavora (vedi capitolo: vista).
Noi stampiamo, ebbene sì.
Stampiamo le prove delle riviste, gli articoli e i prospetti informativi dei prodotti che per legge dobbiamo tenere per un anno.
Dato che abbiamo un fior fiore di informatici, non abbiamo un correttore sulla versione di word aggiornata artigianalmente in casa. O meglio, l'unico correttore che non manda in crash tutto il sistema è quello fiammingo. Di cui potete capire l'utilità. Ce lo siamo fatti disattivare, dato che produceva mostri.
Io non dovrei stampare, le cose inutili, va bene, ma ci sono cose indispensabili.
Se devo riprendere in mano un lavoro dopo mesi (di cui non ricordo nulla, visto che scrivo articoli a pioggia), necessito di avere una stampa.
Come tenere poi memoria dei cambi di stime?
Qui, secondo me, c'è qualcuno che risparmia sulla pelle degli altri per centralizzare a fini propri il budget. A quando dovremo portarci il sapone da casa?
venerdì 26 ottobre 2012
Competizione al maschile
Anche gli uomini sono gelosi dei loro simili più appetibili. E anche loro "combattono" l'intruso con armi non convenzionali.
In alcuni casi, sono anche più perfidi delle donne.
Da un po' di tempo a questa parte sto osservando gli uomini del mio ufficio coalizzati contro un povero malcapitato, nome in codice "il bello", dato che è bello sul serio ed è anche l'unico qui dentro degno di nota, caratterizzato, almeno da una conoscenza superficiale, dall'unire bell'aspetto a un comportamento senza sbavature.
Non sia mai.
Una lunga sequenza di commenti al vetriolo, uniti a difetti inventati (secondo noi donne) intuiti (secondo gli uomini) hanno dato origine a un brusio senza fine che deve aver tormentato le orecchie del malcapitato.
Ogni occasione, vera o presunta, è quella giusta per poter sparlare, insinuare, e tormentare il poveraccio, che con compostezza ammirevole, fa finta di non capire (credo).
Bastano due righe di mail a scatenare le malelingue.
Non parliamo delle chiamate.
Passa per noioso, mentre fa il suo lavoro, per stupido (qualche cavolata la dice, è vero, ma è un problema diffuso), per "strano": si vaneggia che mangi solo tofu e pollo lesso (credo che segua una dieta come tutti quelli che vanno in palestra). E comunque, sono fatti suoi: finché non cerca di far mangiare il pollo lesso a me...
Entra in ufficio, chiede una cosa e subito gli occhi appuntiti dei colleghi maschi lo scrutano (continuano a non rivolgergli la parola e a ignorarlo al di fuori). E appena chiude la porta... siccome non possono trovare difetti di altro tipo attaccano qualsiasi virgola detta o intuita.
Ogni scusa è buona, anche quando non viene.
Per darvi un'idea:
Qualche tempo fa è entrato un tecnico nel nostro ufficio.
Periodicamente vengono a misurare la qualità dell'aria.
Bussano e il mio capo ha commentato: pensavo fosse xx per fortuna non è lui.
Un altro dice: eh, non avresti visto il ciuffo, ma il naso con quel porro che si ritrova.
E un terzo ribatte: porro? eh sì, proprio sula punta del naso.
E via a criticare...
Intanto, a pian terreno si succedono le donne a fargli la posta....
In alcuni casi, sono anche più perfidi delle donne.
Da un po' di tempo a questa parte sto osservando gli uomini del mio ufficio coalizzati contro un povero malcapitato, nome in codice "il bello", dato che è bello sul serio ed è anche l'unico qui dentro degno di nota, caratterizzato, almeno da una conoscenza superficiale, dall'unire bell'aspetto a un comportamento senza sbavature.
Non sia mai.
Una lunga sequenza di commenti al vetriolo, uniti a difetti inventati (secondo noi donne) intuiti (secondo gli uomini) hanno dato origine a un brusio senza fine che deve aver tormentato le orecchie del malcapitato.
Ogni occasione, vera o presunta, è quella giusta per poter sparlare, insinuare, e tormentare il poveraccio, che con compostezza ammirevole, fa finta di non capire (credo).
Bastano due righe di mail a scatenare le malelingue.
Non parliamo delle chiamate.
Passa per noioso, mentre fa il suo lavoro, per stupido (qualche cavolata la dice, è vero, ma è un problema diffuso), per "strano": si vaneggia che mangi solo tofu e pollo lesso (credo che segua una dieta come tutti quelli che vanno in palestra). E comunque, sono fatti suoi: finché non cerca di far mangiare il pollo lesso a me...
Entra in ufficio, chiede una cosa e subito gli occhi appuntiti dei colleghi maschi lo scrutano (continuano a non rivolgergli la parola e a ignorarlo al di fuori). E appena chiude la porta... siccome non possono trovare difetti di altro tipo attaccano qualsiasi virgola detta o intuita.
Ogni scusa è buona, anche quando non viene.
Per darvi un'idea:
Qualche tempo fa è entrato un tecnico nel nostro ufficio.
Periodicamente vengono a misurare la qualità dell'aria.
Bussano e il mio capo ha commentato: pensavo fosse xx per fortuna non è lui.
Un altro dice: eh, non avresti visto il ciuffo, ma il naso con quel porro che si ritrova.
E un terzo ribatte: porro? eh sì, proprio sula punta del naso.
E via a criticare...
Intanto, a pian terreno si succedono le donne a fargli la posta....
Ciccio e la stampante
Abbiamo una sola grande e inefficiente stampante multifunzione che serve a un ufficio di oltre 50 persone (siamo una società editoriale).
Ogni giorno ha un problema: finisce il toner, si riempie il toner, si blocca, si inceppa.
I problemi aumentano quando Ciccio, uomo dalla rara delicatezza, la prende a calci.
Poco fa, nel fervore della produzione del venerdì, lanciamo a frotte le nostre stampe e ci accorgiamo che non escono.
Immaginatevi, un ufficio intero che deve fare un giornale e non può stampare una virgola e non può nemmeno fare il controllo ortografico, dato che nell'aggiornamento di Word che ci hanno caricato, l'unico correttore che funziona è quello in fiammingo....
Come un nugolo di mosche tutti a vedere che succede.
Sul display compare il segnale di errore: inceppamento zona A1 ed A2.
Apri, chiudi, smonta, fruga, pestati un dito, spegni e riaccendi (la base dell'informatica) niente.
Morta con due luci lampeggianti.
Mentre siamo lì, chi seduto, chi in piedi, chi chinato a cercare il foglio che si frappone tra noi e le agognate stampe, esce lui, il Ciccio nazionale, camicia bianca della comunione e bottone in agonia (eutanasia per il bottone, vi scongiuro), panza in fuori, braccia ampiamente discostate dal busto rotondo quanto basta per far passare la pancia, piedi da papera in fuori, imbustati in ridicole scarpe dimagranti, e ci ha: - Eh, guardali, tutti gli scienziati a far funzionare la macchina.-.
Detto questo chiama l'ascensore e si imbarca sul medesimo alla volta del tramezzino quotidiano.
Nel caso in cui l'ascensore si bloccasse, credo che i suddetti scienziati si guarderebbero bene dall'intervenire.
Ogni giorno ha un problema: finisce il toner, si riempie il toner, si blocca, si inceppa.
I problemi aumentano quando Ciccio, uomo dalla rara delicatezza, la prende a calci.
Poco fa, nel fervore della produzione del venerdì, lanciamo a frotte le nostre stampe e ci accorgiamo che non escono.
Immaginatevi, un ufficio intero che deve fare un giornale e non può stampare una virgola e non può nemmeno fare il controllo ortografico, dato che nell'aggiornamento di Word che ci hanno caricato, l'unico correttore che funziona è quello in fiammingo....
Come un nugolo di mosche tutti a vedere che succede.
Sul display compare il segnale di errore: inceppamento zona A1 ed A2.
Apri, chiudi, smonta, fruga, pestati un dito, spegni e riaccendi (la base dell'informatica) niente.
Morta con due luci lampeggianti.
Mentre siamo lì, chi seduto, chi in piedi, chi chinato a cercare il foglio che si frappone tra noi e le agognate stampe, esce lui, il Ciccio nazionale, camicia bianca della comunione e bottone in agonia (eutanasia per il bottone, vi scongiuro), panza in fuori, braccia ampiamente discostate dal busto rotondo quanto basta per far passare la pancia, piedi da papera in fuori, imbustati in ridicole scarpe dimagranti, e ci ha: - Eh, guardali, tutti gli scienziati a far funzionare la macchina.-.
Detto questo chiama l'ascensore e si imbarca sul medesimo alla volta del tramezzino quotidiano.
Nel caso in cui l'ascensore si bloccasse, credo che i suddetti scienziati si guarderebbero bene dall'intervenire.
mercoledì 24 ottobre 2012
Pasta con salmone - versione light
Nonostante (o forse proprio per questo motivo) gli impegni lavorativi ho continuato a cucinare.
Ecco la mia versione light della pasta al salmone.
Ingredienti:
pasta integrale
salmone affumicato
pomodorini freschi
ricotta
olio
aglio
prezzemolo
Ho fatto saltare l'aglio nell'olio e aggiunto il salmone tritato. A questo ho aggiunto i pomodorini tagliati a metà e privati dei semi. Infine, per creare un sugo cremoso, ho aggiunto una ricottina stemperata con due cucchiai di acqua per la pasta.
Risulta un sugo buono, ma più leggero della tradizionale versione con la panna.
Alla fine, ho aggiunto un po' di prezzemolo tritato.
Buona appetito!
Ecco la mia versione light della pasta al salmone.
Ingredienti:
pasta integrale
salmone affumicato
pomodorini freschi
ricotta
olio
aglio
prezzemolo
Ho fatto saltare l'aglio nell'olio e aggiunto il salmone tritato. A questo ho aggiunto i pomodorini tagliati a metà e privati dei semi. Infine, per creare un sugo cremoso, ho aggiunto una ricottina stemperata con due cucchiai di acqua per la pasta.
Risulta un sugo buono, ma più leggero della tradizionale versione con la panna.
Alla fine, ho aggiunto un po' di prezzemolo tritato.
Buona appetito!
Renoir a Pavia
Approfittando del meraviglioso tempo autunnale della scorsa domenica, ancora libero dalle tremende nebbie che rendono la Pianura padana un inferno invernale, sono stata a Pavia a vedere la tanto pubblicizzata mostra di Renoir.
Avrei dovuto insospettirmi subito. 45 minuti per trovare parcheggio nella sia pur caotica Pavia, e tutti quei pullman davanti al castello dovevano farmi pensare male.
Un'ora di coda per entrare, tra gente che rinunciava e che passava avanti, per entrare.
Il "bello" era però dentro la mostra.
Almeno all'aperto si stava in coda respirando. Dentro ci siamo trovati in un'ambiente claustrofobico, dai soffitti bassi (ex scuderie), con la stessa coda per non vedere bene le opere esposte.
E per fortuna sono alta un metro e mezzo, altrimenti guai, non sapevo dove mettermi.
Le opere, ben 35, davano una bella idea della moltiplicità delle influenze pittoriche e stilistiche che hanno caratterizzato la lunga produzione di Renoir. Belli i cartelloni esplicativi... se riuscivi a leggerli.
Veloce e poco confortevole la vista delle opere, al termine della quale la Lavazza aveva ben pensato di mettere a disposizione tre macchinette per il caffè. Ogni visitatore riceveva una capsula con cui poteva farsi un caffè dopo la mostra. I tipi erano 5. Ho visto gente implorare di avere anche la varietà Roma o Napoli. Ho visto gente che si è bevuta 5 caffè uno dopo l'altro, mandando in tilt le povere macchinette e lavandosi i piedi con acqua bollente. Questo è il potere della parola gratis, che nemmeno una tachicardia può fermare.
martedì 23 ottobre 2012
Qualcosa per me
é venuto il momento di fare qualcosa per me.
L'ho deciso ieri, anche se si tratta di un pensiero inevitabile.
Ieri è stata una giornata tremenda, con il ciccio che ha messo a dura prova la pazienza di chiunque, ma, in particolar modo la mia. Io ho dato prova di insuperabile calma olimpica, ma questo schifo finisce per depositarsi all'interno della mia persona come il catrame delle sigarette nei polmoni dei fumatori.
Gloria alla valeriana, ma non è pensabile continuare così.
L'ho deciso ieri, anche se si tratta di un pensiero inevitabile.
Ieri è stata una giornata tremenda, con il ciccio che ha messo a dura prova la pazienza di chiunque, ma, in particolar modo la mia. Io ho dato prova di insuperabile calma olimpica, ma questo schifo finisce per depositarsi all'interno della mia persona come il catrame delle sigarette nei polmoni dei fumatori.
Gloria alla valeriana, ma non è pensabile continuare così.
Periodo problematico
Circa 15/20 giorni, fa, un lunedì, è cominciato un periodo lavorativo piuttosto problematico, di cui non ho ancora visto la fine.
Un sospetto mi coglie, soprattutto dopo l'episodio di ieri, ovvero che sia una forma di ritorsione voluta dal tizio indispettito di non avere più il suo pupazzo da tormentare, che mi sta creando problemi a ripetizione sul lavoro.
Accanto a questo, un vero e proprio assedio per un progetto di cui vogliono per sbolognarci le responsabilità, mi ha reso la vita un inferno.
I risultati non hanno tardato a manifestarsi. Disturbi fisici, stanchezza, irritabilità.
Necessità di sfiatare, come puntualmente è avvenuto ieri e, soprattutto, di reagire, di invertire la tendenza, di capovolgere le accuse e l'atteggiamento inquisitorio.
Oggi avrò due riunioni, vediamo che ne esce.
Un sospetto mi coglie, soprattutto dopo l'episodio di ieri, ovvero che sia una forma di ritorsione voluta dal tizio indispettito di non avere più il suo pupazzo da tormentare, che mi sta creando problemi a ripetizione sul lavoro.
Accanto a questo, un vero e proprio assedio per un progetto di cui vogliono per sbolognarci le responsabilità, mi ha reso la vita un inferno.
I risultati non hanno tardato a manifestarsi. Disturbi fisici, stanchezza, irritabilità.
Necessità di sfiatare, come puntualmente è avvenuto ieri e, soprattutto, di reagire, di invertire la tendenza, di capovolgere le accuse e l'atteggiamento inquisitorio.
Oggi avrò due riunioni, vediamo che ne esce.
domenica 7 ottobre 2012
Spinarolo al forno
Ieri è stata la giornata dell'"Omega 3", con pranzo e cena a base di pesce.
Questa la ricetta serale, semplicissima da fare, realizzata con un pesce senza lische, a parte la spina centrale, dalle carni delicate.
Ingredienti:
Spinarolo tagliato a fette
Pane grattugiato
Olio
Sale
Pepe
Prezzemolo
Ho unto una teglia con dell'olio, ho adagiato lo spinarolo sul fondo e l'ho ricoperto con pane grattugiato misto a sale, pepe e prezzemolo.
Ho completato con dell'olio e ho fatto cuocere in forno (180°) per una trentina di minuti.
L'ho accompagnato con patate al forno al rosmarino.
Questa la ricetta serale, semplicissima da fare, realizzata con un pesce senza lische, a parte la spina centrale, dalle carni delicate.
Ingredienti:
Spinarolo tagliato a fette
Pane grattugiato
Olio
Sale
Pepe
Prezzemolo
Ho unto una teglia con dell'olio, ho adagiato lo spinarolo sul fondo e l'ho ricoperto con pane grattugiato misto a sale, pepe e prezzemolo.
Ho completato con dell'olio e ho fatto cuocere in forno (180°) per una trentina di minuti.
L'ho accompagnato con patate al forno al rosmarino.
Stress in agguato
Ieri sera ho avuto un attacco di ansia, che inizia sempre con il pensiero fisso di non farcela.
Divento maldestra nei movimenti (mi sono tagliata due volte).
E poi il respiro diventa affannoso e l'ansia paralizzante.
In effetti, non ce la posso fare a far tutto.
Come reagire a questo problema?
Ho individuato alcuni sistemi per combattere il fenomeno del "cuore pesante".
Siccome il problema è l'angoscia derivante dalla mancanza di tempo per fare quello che ho in mente e la coseguente fretta che fa realizzare pasticci, semplicemente mi alzo prima.
Un'ora o due in più anche nel we per fare delle cose.
Fare ordine, e, specialmente, eliminare le cose, mi tranquillizza molto.
Ho notato che mi genera molto stress avere troppi oggetti da gestire, per cui eliminarne qualcuno mi aiuta a diminuire la pressione.
Infine, accettare il fatto di essere nervosi.
Succede.
Divento maldestra nei movimenti (mi sono tagliata due volte).
E poi il respiro diventa affannoso e l'ansia paralizzante.
In effetti, non ce la posso fare a far tutto.
Come reagire a questo problema?
Ho individuato alcuni sistemi per combattere il fenomeno del "cuore pesante".
Siccome il problema è l'angoscia derivante dalla mancanza di tempo per fare quello che ho in mente e la coseguente fretta che fa realizzare pasticci, semplicemente mi alzo prima.
Un'ora o due in più anche nel we per fare delle cose.
Fare ordine, e, specialmente, eliminare le cose, mi tranquillizza molto.
Ho notato che mi genera molto stress avere troppi oggetti da gestire, per cui eliminarne qualcuno mi aiuta a diminuire la pressione.
Infine, accettare il fatto di essere nervosi.
Succede.
venerdì 5 ottobre 2012
Mostra Picasso Palazzo Reale a Milano
Mercoledì pomeriggio sono stata alla mostra dedicata a Picasso a Palazzo Reale.
Consapevole della mia ignoranza, ho approfittato di uno sconto per una visita guidata.
Sono arrivata per ultima, dopo il lavoro.
Trafelata, ma puntualissima.
Ero l'ultima di una compagine di persone eterogenea, composta per lo più da soggetti su con l'età. Per alcuni proprio non ho capito il motivo della presenza, una sorta di collezionismo di mostre, forse, dato che giravano come caproni sperduti, cercando di stare il più vicino possibile alla nostra guida.
L'effetto gregge è stato immediato, subito è scattata l'ansia da sorpasso: a giudicare da quanto volevano stare appiccicati alla guida si sarebbero detti bambini e non certo adulti attempati, agghindati come per il ballo della rosa.
La mostra è ricca: 200 quadri provenienti dal Museo Picasso di Parigi.
Ho avuto modo, durante la visita, di apprendere molto sui periodi picassiani, la vita (lunghissima) e le passioni di Picasso (le donne e un culto esagerato di sé).
Ebbene, Picasso non mi piace affatto.
Lo trovo un uomo orribile umanamente parlando, che ha prodotto una caterva di opere per lo più sopravvalutate. Fondamentale, invece, il suo apporto per l'arte contemporanea, compreso il recupero di materiali come forma artistica e il concetto di scomponibilità della realtà.
Salverei poche cose, di quelle che ho visto.
Forse è stato più il fascino del personaggio che non il suo reale spessore a crearne il mito.
Consapevole della mia ignoranza, ho approfittato di uno sconto per una visita guidata.
Sono arrivata per ultima, dopo il lavoro.
Trafelata, ma puntualissima.
Ero l'ultima di una compagine di persone eterogenea, composta per lo più da soggetti su con l'età. Per alcuni proprio non ho capito il motivo della presenza, una sorta di collezionismo di mostre, forse, dato che giravano come caproni sperduti, cercando di stare il più vicino possibile alla nostra guida.
L'effetto gregge è stato immediato, subito è scattata l'ansia da sorpasso: a giudicare da quanto volevano stare appiccicati alla guida si sarebbero detti bambini e non certo adulti attempati, agghindati come per il ballo della rosa.
La mostra è ricca: 200 quadri provenienti dal Museo Picasso di Parigi.
Ho avuto modo, durante la visita, di apprendere molto sui periodi picassiani, la vita (lunghissima) e le passioni di Picasso (le donne e un culto esagerato di sé).
Ebbene, Picasso non mi piace affatto.
Lo trovo un uomo orribile umanamente parlando, che ha prodotto una caterva di opere per lo più sopravvalutate. Fondamentale, invece, il suo apporto per l'arte contemporanea, compreso il recupero di materiali come forma artistica e il concetto di scomponibilità della realtà.
Salverei poche cose, di quelle che ho visto.
Forse è stato più il fascino del personaggio che non il suo reale spessore a crearne il mito.
Troppo lavoro
Davvero troppo lavoro questa settimana.
L'assenza della mia collega Michela, che ha problemi a un'anca, e una serie di perniciose circostanze mi hanno portata ad essere strapiena di cose da fare.
Tanto da tornare a casa svuotata, alle 8 e mezza di sera, per poi essere di nuovo in pista la mattina alle 6.
Non sono riuscita a finire tutto.
A un certo punto oggi pomeriggio il mio cervello si è rifiutato di andare avanti, come un motore senza benzina, che tossicchia e poi ringhia, e miseramente si spegne.
Non so, finirò a casa questo weekend, se me la sentirò...
Ho bisogno di staccare, mentalmente, e soprattutto di dormire.
L'assenza della mia collega Michela, che ha problemi a un'anca, e una serie di perniciose circostanze mi hanno portata ad essere strapiena di cose da fare.
Tanto da tornare a casa svuotata, alle 8 e mezza di sera, per poi essere di nuovo in pista la mattina alle 6.
Non sono riuscita a finire tutto.
A un certo punto oggi pomeriggio il mio cervello si è rifiutato di andare avanti, come un motore senza benzina, che tossicchia e poi ringhia, e miseramente si spegne.
Non so, finirò a casa questo weekend, se me la sentirò...
Ho bisogno di staccare, mentalmente, e soprattutto di dormire.
martedì 2 ottobre 2012
Ne rimarrà uno solo
Anzi, una sola, io.
In ufficio, davanti al pc, a sostenere le sorti aziendali.
Le altre due hanno dato forfait.
In ufficio, davanti al pc, a sostenere le sorti aziendali.
Le altre due hanno dato forfait.
lunedì 1 ottobre 2012
Pasta con tonno fresco
Ecco una ricettina del fine settimana, gustosa gustosa.
Ingredienti:
pasta integrale
tonno fresco
polpa di pomodoro
cipolla rossa
filetti di acciuga
aglio
capperi
olive nere
origano
olio extravergine
Ho sciacquato sotto l'acqua fredda corrente il tonno, che poi ho tagliato a pezzettini.
Ho fatto un soffritto con olio, aglio e cipolla, l'ho salato e poi ho fatto sciogliere l'acciuga.
Ho messo il pomodoro e un pizzico di zucchero per togliere l'acidità dal pomodoro.
Ho messo i capperi, le olive tagliate a rondelle e il tonno a pezzetti.
Ho fatto cuocere per dieci minuti, giusto per avere il tonno ben cotto ma non stopposo.
Poi ho mescolato la pasta e ho aggiunto l'origano.
Buon appetito.
Ingredienti:
pasta integrale
tonno fresco
polpa di pomodoro
cipolla rossa
filetti di acciuga
aglio
capperi
olive nere
origano
olio extravergine
Ho sciacquato sotto l'acqua fredda corrente il tonno, che poi ho tagliato a pezzettini.
Ho fatto un soffritto con olio, aglio e cipolla, l'ho salato e poi ho fatto sciogliere l'acciuga.
Ho messo il pomodoro e un pizzico di zucchero per togliere l'acidità dal pomodoro.
Ho messo i capperi, le olive tagliate a rondelle e il tonno a pezzetti.
Ho fatto cuocere per dieci minuti, giusto per avere il tonno ben cotto ma non stopposo.
Poi ho mescolato la pasta e ho aggiunto l'origano.
Buon appetito.
Raffreddore con abbronzatura
Il terribile malanno che ha colto il mio caro leader la scorsa settimana, impedendogli di venire al lavoro venerdì, ha prodotto strani strascichi.
Tra questi, un'insolita riottosità a mostrarsi, davvero strana, nessuno show dopo giorni di assenza e riunioni, nessun racconto del cibo pessimo, delle litigate consuete con chiunque per motivi complicati che conosce solo lui (e che tediano tutti), nessuna scocciatura del tuitto campata in aria, solo per rimarcare il fatto che è il nostro capo...
Il problema è che siamo alle prese con un insolito malanno, che rende la gente abbronzata.
Pare che, rosso come un peperone, se ne stia chiuso al buio nel suo ufficio, strisciando silenzioso verso il bagno per non farsi beccare da nessuno, sperando che la penombra illuda i malcapitati costretti a conferire con lui.
Mi chiedevo che tipo di malattia possa essere quella che ti restituisce rosso come un peperone. Immagino che, dato che venerdì sia stato in coda sotto il sole pere andare dal medico...
Peccato che piovesse. Qui.
Peccato.
Tra questi, un'insolita riottosità a mostrarsi, davvero strana, nessuno show dopo giorni di assenza e riunioni, nessun racconto del cibo pessimo, delle litigate consuete con chiunque per motivi complicati che conosce solo lui (e che tediano tutti), nessuna scocciatura del tuitto campata in aria, solo per rimarcare il fatto che è il nostro capo...
Il problema è che siamo alle prese con un insolito malanno, che rende la gente abbronzata.
Pare che, rosso come un peperone, se ne stia chiuso al buio nel suo ufficio, strisciando silenzioso verso il bagno per non farsi beccare da nessuno, sperando che la penombra illuda i malcapitati costretti a conferire con lui.
Mi chiedevo che tipo di malattia possa essere quella che ti restituisce rosso come un peperone. Immagino che, dato che venerdì sia stato in coda sotto il sole pere andare dal medico...
Peccato che piovesse. Qui.
Peccato.
giovedì 27 settembre 2012
E un libro ti salverà la vita
Dopo una giornata davvero deludente, di quelle che mettono a dura prova l'autostima di chiunque, ieri, al ritorno in treno, ho preso in mano un libro che mi era stato appena prestato.
Si tratta di Romanzo rosa di Stefania Bertola che mi ha portato la mia amica Laura.
La storia è quella di un gruppo di corsisti alle prese con un'insegnante terribile che dovrebbe insegnar loro i segreti della scrittura di un romanzo rosa e condurli alla redazione di un intero Melody.
La lettura mi ha subito avvinta: i principi di redazione della storia rosa sono esilaranti, ma mai quanto le storie confezionate dalla corsista/protagonista, la bibliotecaria Olimpia.
Senza alcun ritegno e senza timore del ridicolo i corsisti si lanciano nella redazione delle più trite banalità rosa, con personaggi idioti e situazioni stranianti, descritte grondando aggettivi inutili e ridondanti. Fa da contraltare una perfida insegnante mitizzata quanto da operetta.
Il libro mi ha avvinto, divertito, fatto ridere anche la sera dopo cena a letto, sotto le coperte.
Mi ha consolata e rasserenata, ed è stato bello.
Un libro, l'ironia e l'intelligenza mi hanno salvato dalla tristezza, confortata e accolta nel grande abbraccio della mente intelligente.
mercoledì 26 settembre 2012
Pranzo con la mummia
E' partito male: la circostanza per questo eccezionale pranzo "allargato" è la fine del contratto di una collega molto simpatica.
Gli auspici erano pessimi: pioggia a catinelle che mi ha costretta a passare mezze ore, la sera prima, alla ricerca di un look semplice, ma non banale, ricercato, ma non fuori luogo, elegante, ma non inamidato, tenendo conto di non volermi bagnare i piedi, dato il raffreddore.
Insomma, un look inarrivabile per me, per la cicciottella che c'è dentro e fuori di me e per il mio guardaroba allo sbando.
E poi, ho maturato delle attese. Di più, ero emozionata. Davvero una scemenza, non c'è che dire.
Al momento buono non sapevo cosa dire.
Dopo aver manovrato ed essermi con naturalezza (questa vera) piazzata esattamente davanti a lui a pranzo, mi sono resa conto dell'infelicità della scelta.
Il posto era rumorosissimo, con un chiasso apocalittico che rendeva impossibile parlare, anche urlando.
E questo che, come una mummia, di stava davanti senza guardarmi quasi.
Io, che ho un tono di voce già basso, che non sapevo che dire.
L'omino barbuto che strillava e si lanciava nelle solite noiose tiritere. L'altra che trillava solo un po' meno forte di lui.
Oddio, hanno anche finito il pesce spada che io desideravo...
Accidenti, la mia sicurezza si è polverizzata di fronte alla mia emozione. Alla sensazione di essere inadeguata. Al fatto che sembrava pensare che dicessi scemenze a ogni frase. Ne aveva proprio l'aria, l'aria superba e annoiata di chi è stato in qualche modo costretto a mescolarsi a questa platea poco affine. Guardava in giro, oltre e fuori dalla finestra. Il passo successivo era quello di erigere una barricata con il cestino del pane, fortificata con gli stuzzicadenti e difesa dall'olio!
Una mummia sarebbe stata più vitale. E comunque più cordiale con me...
Al ritorno mi sono sentita profondamente ferita nell'amor proprio.
Sensazione che continua e che cercherò di seppellire nella lettura.
Gli auspici erano pessimi: pioggia a catinelle che mi ha costretta a passare mezze ore, la sera prima, alla ricerca di un look semplice, ma non banale, ricercato, ma non fuori luogo, elegante, ma non inamidato, tenendo conto di non volermi bagnare i piedi, dato il raffreddore.
Insomma, un look inarrivabile per me, per la cicciottella che c'è dentro e fuori di me e per il mio guardaroba allo sbando.
E poi, ho maturato delle attese. Di più, ero emozionata. Davvero una scemenza, non c'è che dire.
Al momento buono non sapevo cosa dire.
Dopo aver manovrato ed essermi con naturalezza (questa vera) piazzata esattamente davanti a lui a pranzo, mi sono resa conto dell'infelicità della scelta.
Il posto era rumorosissimo, con un chiasso apocalittico che rendeva impossibile parlare, anche urlando.
E questo che, come una mummia, di stava davanti senza guardarmi quasi.
Io, che ho un tono di voce già basso, che non sapevo che dire.
L'omino barbuto che strillava e si lanciava nelle solite noiose tiritere. L'altra che trillava solo un po' meno forte di lui.
Oddio, hanno anche finito il pesce spada che io desideravo...
Accidenti, la mia sicurezza si è polverizzata di fronte alla mia emozione. Alla sensazione di essere inadeguata. Al fatto che sembrava pensare che dicessi scemenze a ogni frase. Ne aveva proprio l'aria, l'aria superba e annoiata di chi è stato in qualche modo costretto a mescolarsi a questa platea poco affine. Guardava in giro, oltre e fuori dalla finestra. Il passo successivo era quello di erigere una barricata con il cestino del pane, fortificata con gli stuzzicadenti e difesa dall'olio!
Una mummia sarebbe stata più vitale. E comunque più cordiale con me...
Al ritorno mi sono sentita profondamente ferita nell'amor proprio.
Sensazione che continua e che cercherò di seppellire nella lettura.
La mia pancia in tilt
Aiuto, la mia pancia fa le capriole.
Anzi, fa delle evoluzioni da circo, a giudicare dai sommovimenti che sto avvertendo.
Improvvisamente è lievitata, come un panettone in procinto di scoppiare.
Con circospezione mi guardo intorno: oddio, qualcuno se ne accorgerà?
Una via di mezzo tra il rombo di un tuono e il fragore della cascate del Niagara si abbatte sul mio povero pancino, il centro delle mie emozioni, anche queste, poverette, un pochino ammaccate.
Troppe emozioni e "non emozioni" che hanno mandato in tilt la mia pancia delicatissima, che ora ruggisce e si ribella.
Forse sarebbe bene ascoltare cosa dice... Aspetta aspetta, mi sta gridando: - Ehi sorda, come fartelo capire? Come? nemmeno urlando mi stai ad ascoltare. Smettila immediatamente con queste situazioni mortificanti. Devi seguire solo quello e chi ti fa stare bene, hai capito sciroccata? Come se non ne avessi perso abbastanza di tempo dietro a persone frustranti. Ma ti pare sensato farti destabilizzare da un nulla assoluto? Non sei una bambina, lo sai che tu che non si può piacere a chi non si piace, nemmeno compiacendo. Quindi, queste energie, impiegale altrimenti.
Leggi, fai sport, esci, frequenta altre persone... -.
Credo che la mi pancia ragioni alla fine meglio del mio cervello, temo...
Dovrei darle retta. Anche se non è semplice è l'unica cosa da fare.
Anzi, fa delle evoluzioni da circo, a giudicare dai sommovimenti che sto avvertendo.
Improvvisamente è lievitata, come un panettone in procinto di scoppiare.
Con circospezione mi guardo intorno: oddio, qualcuno se ne accorgerà?
Una via di mezzo tra il rombo di un tuono e il fragore della cascate del Niagara si abbatte sul mio povero pancino, il centro delle mie emozioni, anche queste, poverette, un pochino ammaccate.
Troppe emozioni e "non emozioni" che hanno mandato in tilt la mia pancia delicatissima, che ora ruggisce e si ribella.
Forse sarebbe bene ascoltare cosa dice... Aspetta aspetta, mi sta gridando: - Ehi sorda, come fartelo capire? Come? nemmeno urlando mi stai ad ascoltare. Smettila immediatamente con queste situazioni mortificanti. Devi seguire solo quello e chi ti fa stare bene, hai capito sciroccata? Come se non ne avessi perso abbastanza di tempo dietro a persone frustranti. Ma ti pare sensato farti destabilizzare da un nulla assoluto? Non sei una bambina, lo sai che tu che non si può piacere a chi non si piace, nemmeno compiacendo. Quindi, queste energie, impiegale altrimenti.
Leggi, fai sport, esci, frequenta altre persone... -.
Credo che la mi pancia ragioni alla fine meglio del mio cervello, temo...
Dovrei darle retta. Anche se non è semplice è l'unica cosa da fare.
martedì 25 settembre 2012
Fuga per la libertà
Dopo aver tirato scemi tutti (ma meno del previsto, ci immaginavamo cose apocalittiche, date le premesse) è andato.
E anch'io, forte delle mie tante ore, in più tra poco me ne andrò.
Verso il sole di una fine di settembre pazzerella e la gioia di un giro in centro.
E anch'io, forte delle mie tante ore, in più tra poco me ne andrò.
Verso il sole di una fine di settembre pazzerella e la gioia di un giro in centro.
lunedì 24 settembre 2012
Pulcinella si prepara alla guerra
Dopo essersi procurato nemici a pacchi per motivi futili e senza scopo, il nostro ciccio, da rolling stone del gruppo si sta trasformando in bersaglio, o meglio, quando qualcuno ha cercato di porre un freno alla sua folle e sconclusionata corsa verso il nulla, dandogli degli obiettivi, è iniziato il delirio.
Come una palla impazzita, prima rotolava a casaccio e con grande velocità.
Oggi invece si trova a rotolacchiare in una sede prestabilita, lento e mortificato dalla richiesta di chiarimenti, di numeri, di risultati.
Ogni volta che tenta di stendere qualche avversario vero o supposto, ecco che arriva una bella scivolata.
Ora, siamo alla vigilia di un tonfetto, che stiamo cercando di imbellettare in ogni modo per renderlo invisibile. L'arte di trasformare un tonfo in trionfo, ricorrendo a modifiche più o meno sostanziali della verità, tipo grafici troncati ad hoc e via dicendo, è il diktat di oggi.
Dopo aver sbolognato la realizzazione delle presentazioni a destra e sinistra, il nostro genio sta trattenendo a oltranza i colleghi con funzione di segretariato (tutti) e bersagliando me e un altro di chiamate con le richieste telegrafiche più assurde (prezzo della zero coupon? ma quale poi.... Beta di Terna?...ehhhhhhhhhhh).
Mentre attendiamo la prossima assurda chiamata, stiamo progettando i festeggiamenti: mentre ciccio starà esibendo le sue balle (sperando che se ne accorgano di sopra) noi ci daremo alla pazza gioia con crodini, patatine, torte e brioches.
Questo è il solo pensiero capace di sostenerci di fronte al telefono impazzito e al ciccione che barrisce peggio della mamma di Dumbo quando volevano portarglielo via.
Risotto con i peperoni
Per dare l'addio all'estate una nuova ricetta di risotto.
Ingredienti:
riso carnaroli
peperoni grigliati
cipolla rossa
caprino
filetto di acciuga
aglio
olio
burro
sale
pepe bianco
brodo
Ho fatto un soffritto con cipolla, aglio e sale in olio e burro-
Ho aggiunto il filetto di acciuga e tolto l'aglio.
Ho fatto tostare il riso, non ho bagnato con il vino, ho aggiunto i peperoni grigliati e privati dell'indigesta pellicina. Ho aggiunto il brodo fino a ultimare la cottura.
Prima di servire ho mantecato con caprino e burro e ho completato con il pepe.
Ingredienti:
riso carnaroli
peperoni grigliati
cipolla rossa
caprino
filetto di acciuga
aglio
olio
burro
sale
pepe bianco
brodo
Ho fatto un soffritto con cipolla, aglio e sale in olio e burro-
Ho aggiunto il filetto di acciuga e tolto l'aglio.
Ho fatto tostare il riso, non ho bagnato con il vino, ho aggiunto i peperoni grigliati e privati dell'indigesta pellicina. Ho aggiunto il brodo fino a ultimare la cottura.
Prima di servire ho mantecato con caprino e burro e ho completato con il pepe.
Il benvenuto dell'autunno
Un bel raffreddore, ovviamente.
Che si è annunciato implacabile con un forte bruciore alla gola e agli occhi.
Mi sento più rintronata che mai...
Sento i suoni ovattati, dietro una coltre febbricitante.
Mi aggiro boccheggiando come una carpa con una scorta di fazzoletti di carta, la borsa piena di medicinali "alternativi" al propoli e una voce che più nasale non si può.
Mercoledì ho un'intervista, stamattina ho registrato un intervento radiofonico.
Ma che fortuna, penseranno di aver avuto a che fare con Paperino...
Che si è annunciato implacabile con un forte bruciore alla gola e agli occhi.
Mi sento più rintronata che mai...
Sento i suoni ovattati, dietro una coltre febbricitante.
Mi aggiro boccheggiando come una carpa con una scorta di fazzoletti di carta, la borsa piena di medicinali "alternativi" al propoli e una voce che più nasale non si può.
Mercoledì ho un'intervista, stamattina ho registrato un intervento radiofonico.
Ma che fortuna, penseranno di aver avuto a che fare con Paperino...
lunedì 17 settembre 2012
Moria di negozi
Non saprei come altrimenti definire l'inquietante circostanza che mi porta a scoprire un nuovo negozio chiuso ogni volta che mi aggiro per le strade del centro di Vigevano.
Dopo pochi giorni, un altro ancora, chiuso, con una copertura mal messa di fogli di carta bianchi alle vetrine, quelle di una vecchia pasticceria, gestita da due anziane signorine, in cui mi portavano i miei da piccolina.
Anche Nadine in Piazza Ducale ha chiuso, senza colpo ferire (e sospetto senza fare grandi svendite).
Si contano i negozi aperti, ormai, tra i tavolini dei bar dove la gente indifferente continua a bere e mangiare come se nulla fosse, nel sole settembrino, dolce come dell'uva matura.
Inquietanti episodi si susseguono: nel vicino ipermercato hanno chiuso il negozio di Carpisa, senza preavviso. Avevo notato che era semivuoto, ma la vera sorpresa è stata quella dei dipendenti di questi negozi, presentatisi al lavoro una mattina e che si sono trovati davanti alla cler chiusa e al negozio sequestrato. Il gestore ha ben pensato di non pagare i fornitori per mesi, e poi di scappare con la cassa.
Tantissimi scompaiono, chiudono dalla sera alla mattina.
Fino a un po' di tempo fa avevo una percezione certa dell'andamento della crisi. Ora no, non so a che punto siamo arrivati e dove finiremo.
Dopo pochi giorni, un altro ancora, chiuso, con una copertura mal messa di fogli di carta bianchi alle vetrine, quelle di una vecchia pasticceria, gestita da due anziane signorine, in cui mi portavano i miei da piccolina.
Anche Nadine in Piazza Ducale ha chiuso, senza colpo ferire (e sospetto senza fare grandi svendite).
Si contano i negozi aperti, ormai, tra i tavolini dei bar dove la gente indifferente continua a bere e mangiare come se nulla fosse, nel sole settembrino, dolce come dell'uva matura.
Inquietanti episodi si susseguono: nel vicino ipermercato hanno chiuso il negozio di Carpisa, senza preavviso. Avevo notato che era semivuoto, ma la vera sorpresa è stata quella dei dipendenti di questi negozi, presentatisi al lavoro una mattina e che si sono trovati davanti alla cler chiusa e al negozio sequestrato. Il gestore ha ben pensato di non pagare i fornitori per mesi, e poi di scappare con la cassa.
Tantissimi scompaiono, chiudono dalla sera alla mattina.
Fino a un po' di tempo fa avevo una percezione certa dell'andamento della crisi. Ora no, non so a che punto siamo arrivati e dove finiremo.
Smarrimento
Mi aggiro in questo lunedì come dentro a una bolla, dalle pareti opache e spesse.
Vagamente oppressa dalla quotidianità, soffio sulla superficie di cose e persone leggermente stupita.
La presenza scomposta e arruffata dell'omino barbuto, ma soprattutto la sua lingua inarrestabile, che dribbla, saltella, si mangia tre parole su cinque, per raccontare alla pluralità indistinta le prodezze del suo we a portare "i bambini" al cinema e chissà dove i figli degli altri....
La mente si ribella: quanto starnazzare inutile.
Quanta garrula prepotenza e tronfia sicumera. Arrogante, ma scioccamente presuntuoso. Per un attimo mi fa anche pena, così cieco, così infantile e pieno di sé. Crede ancora che me la prenda a sentire che preferisce sentirsi salvatore del mondo a baliare i figli degli altri e passare (buttare?) il loro tempo con loro, piuttosto che non con me.
Ma lo compatisco, perché così compreso in sé stesso non si vede, così com'è, invecchiato suo malgrado, qualche filo bianco in più, qualche capello in meno, un uomo che si avvia verso la mezza età, che dal pulcino bohemien si è trasformato in un pollo sciatto e fuori luogo.
Lo scorrere del tempo mi lascia spiazzata e stanca.
Ho faticato molto, ma ho sbagliato obiettivo.
Ora non so più cosa voglio.
Non so nemmeno bene cosa cerco, è quindi difficile trovarlo.
Emozioni, speranze, mi sembra impossibile che questo corredo torni ad appartenermi, e che qualcuno possa applicarlo a me.
Vagamente oppressa dalla quotidianità, soffio sulla superficie di cose e persone leggermente stupita.
La presenza scomposta e arruffata dell'omino barbuto, ma soprattutto la sua lingua inarrestabile, che dribbla, saltella, si mangia tre parole su cinque, per raccontare alla pluralità indistinta le prodezze del suo we a portare "i bambini" al cinema e chissà dove i figli degli altri....
La mente si ribella: quanto starnazzare inutile.
Quanta garrula prepotenza e tronfia sicumera. Arrogante, ma scioccamente presuntuoso. Per un attimo mi fa anche pena, così cieco, così infantile e pieno di sé. Crede ancora che me la prenda a sentire che preferisce sentirsi salvatore del mondo a baliare i figli degli altri e passare (buttare?) il loro tempo con loro, piuttosto che non con me.
Ma lo compatisco, perché così compreso in sé stesso non si vede, così com'è, invecchiato suo malgrado, qualche filo bianco in più, qualche capello in meno, un uomo che si avvia verso la mezza età, che dal pulcino bohemien si è trasformato in un pollo sciatto e fuori luogo.
Lo scorrere del tempo mi lascia spiazzata e stanca.
Ho faticato molto, ma ho sbagliato obiettivo.
Ora non so più cosa voglio.
Non so nemmeno bene cosa cerco, è quindi difficile trovarlo.
Emozioni, speranze, mi sembra impossibile che questo corredo torni ad appartenermi, e che qualcuno possa applicarlo a me.
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