martedì 18 dicembre 2012

Aperitivi aziendali

Discorsi e "cavallette", così posso sintetizzare l'aperitivo aziendale di ieri.
Con la decisione strisciante di non rinnovare i contratti a tutti i tempi determinati in scadenza nei prossimi mesi, ci sarebbe davvero poco per cui brindare. Misura prudenziale, anche se andiamo, tutto sommato, bene, data la situazione contingente.

E invece decidiamo di spendere diverse centinaia di euro per l'acquisto di pizzette, salatini, Coca Cola, tartine e via discorrendo. La fiera del grasso saturo di bassa qualità, insomma.

I tavoli vengono imbanditi e il profumino sale per 50 minuti, il tempo necessario per la produzione di ben tre discorsi ondivaghi, dall'andamento circolare, noiosi, sfilacciati e senza filo conduttore.

I presenti, e io nelle ultime file, in corridoio, attendono di potersi buttare sul cibo allegramente.

Appena viene dato il segnale, le cavallette si precipitano sui tavoli, sgomitando per un piatto e per l'assalto all'ultima brioche salata.

Io sto a guardare, l'idea di buttarmi nella mischia, traballante sui tacchi, non mi entusiasma molto.
E intanto mi godo lo spettacolo delle coppie. La mia collega, eroica nei sui stivali cinesi di gomma tacco 12, modello aggressive, tenta un disperato approccio con il bovino consulente del pian terreno.
La leopardata consulente informatica esibisce una scollatura abissale nel gelo del dicembre milanese e punta sorridendo sotto un trucco pesante al bello di turno.

Io attendo, nel mio vestito nuovo, di prendere qualcosa che mi si depositerà, implacabile, su fianchi e stomaco.

C'è chi viene per strafogarsi, chi per bere, chi gira intorno da solo, non sapendo con chi parlare.
Chi come me si vergogna, e gira al largo e osserva.
Chi fa gruppo e trasferisce quello della sigaretta al buffet.

Molta è la roba avanzata, che oggi ci è stata riproposta.
Stranamente non ha trovato la via della casa privata....


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