mercoledì 24 ottobre 2012

Renoir a Pavia


Approfittando del meraviglioso tempo autunnale della scorsa domenica, ancora libero dalle tremende nebbie che rendono la Pianura padana un inferno invernale, sono stata a Pavia a vedere la tanto pubblicizzata mostra di Renoir.

Avrei dovuto insospettirmi subito. 45 minuti per trovare parcheggio nella sia pur caotica Pavia, e tutti quei pullman davanti al castello dovevano farmi pensare male.

Un'ora di coda per entrare, tra gente che rinunciava e che passava avanti, per entrare.
Il "bello" era però dentro la mostra.
Almeno all'aperto si stava in coda respirando. Dentro ci siamo trovati in un'ambiente claustrofobico, dai soffitti bassi (ex scuderie), con la stessa coda per non vedere bene le opere esposte.
E per fortuna sono alta un metro e mezzo, altrimenti guai, non sapevo dove mettermi.
Le opere, ben 35, davano una bella idea della moltiplicità delle influenze pittoriche e stilistiche che hanno caratterizzato la lunga produzione di Renoir. Belli i cartelloni esplicativi... se riuscivi a leggerli.

Veloce e poco confortevole la vista delle opere, al termine della quale la Lavazza aveva ben pensato di mettere a disposizione tre macchinette per il caffè. Ogni visitatore riceveva una capsula con cui poteva farsi un caffè dopo la mostra. I tipi erano 5. Ho visto gente implorare di avere anche la varietà Roma o Napoli. Ho visto gente che si è bevuta 5 caffè uno dopo l'altro, mandando in tilt le povere macchinette e lavandosi i piedi con acqua bollente. Questo è il potere della parola gratis, che nemmeno una tachicardia può fermare.

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