O lo sei o non lo sei.
Casalinga, intendo dire.
Con quel senso squisito per l'ordine, la precisione, gli oggetti che hanno un loro posto, le dita che, nell'aprire un'anta afferrano solo la maniglia e non lasciano ditate ovunque, i caffè che non sbrodolano sul fornello appena lucidato, gli abiti che cadono stirati perfettamente, senza pieghe aggiuntive non previste, i bucati stesi con cognizione, i piatti che escono dalla lavatrice ben lavati.
Non è il mio caso: figlia e nipote di non casalinghe incallite, con il caos e l'approssimazione nel dna, nonostante mi sforzi, non faccio eccezione.
Mi impegno, frego, lucido e gratto, ma è più forte di me.
Lavo il pavimento? Metterò il piede su qualche goccia e impiastrerò tutto a lavaggio appena concluso.
Stiro qualcosa?
Alla fine ci saranno più pieghe e più tenaci di prima.
Un bel bucato: il timore di disintegrare qualcosa è sempre vivo nella mia mente, quasi fosse un timore primordiale.
Così faccio un bel bucato delicato, manco dovessi lavare un neonato e...
la macchia rimane lì dov'è.
Imperturbabile.
Non basta fregarla, pregarla, ringhiarle contro.
Non scompare e non si sposta.
Ore 6 e 30 del mattino di un lunedì pesante, avvolto dalla tosse, un triste caffè della moka, sotto la luce giallastra e artificiale della cucina.
Mentre annaspo cercando di fare tutto - gatto, ok, pranzo ok, chiavi, ok, finestre, ok - quando, dopo una piroetta poco fortunata verso il caffè nella tazzina, contravvenendo alla più elementare delle norme di prudenza, non si versa mai sul fornello!!!!
Un rigurgito della caffettiera fa precipitare parte del contenuto sul fornello lucido e pulito.
Perché, perché così maldestra....
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