Nei giorni a cavallo di Natale trovo nella mia casella di posta elettronica una mail, gli auguri di una vecchia amica di mio padre e di mia madre.
Al termine della lettera si augurava che potessimo vederci presto, dopo mesi e mesi di distacco e molte vicissitudini.
In uno dei miei rari attacchi di impulsività decido di cogliere la palla al balzo subito e propongo la giornata di oggi, nel tardo pomeriggio.
Non invito mai a casa mia.
E' un disastro, perché c'è troppa roba che non ha un posto e mia mamma è specialista nell'ammucchiare con creatività quasi futurista cose che non c'entrano nulla.
Dopo uan robusta sessione di pulizie, mi dedico alla preparazione del ricevere, ovvero le stoviglie per il the, il fuoco nel camino e la preparazione della torta.
Mentre aspetto mi faccio un bagno spartano e salutare, andrei a dormire, lo confesso.
Puntualissimi arrivano e vado a riceverli prima che si perdano nel dedalo di case e porticine.
Ci accomodiamo in salotto. Dopo un po' di imbarazzo e di rigidità iniziale portata dal nuovo compagno di lei che non conosciamo, l'atmosfera si ammorbidisce.
Io mi dedico all'attività di servizio, riemergendo in modo comico dalla cantina con il servizio buono, teiera compresa, quello con il filo d'oro tipico anni '70.
Tra un dolce e l'altro, una conversazione a tratti stentata e banale, si trasforma in un'interessante lezione di storia dell'arte, dato che il compagno in questione è un ex professore della materia.
E mentre il sole declinava velocemente e la luce si ammorbidiva fino a sparire, noi seduti sul divano ce ne stavamo ad ascoltare le opinioni del nostro esperto su Picasso e Dalì.
Felici, una volta tanto, di essersi arricchiti.
Felici di aver ascoltato un discorso lineare, senza luoghi comuni, supportato da genuina conoscenza e da autentica passione.
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