Voi cosa portereste dall'India a una persona che ama i gioielli di foggia indiana, nella fattispecie io, che non veste folk, che ha una casa molto piena e che è esente da un certo gusto snob del soprammobile esotico a tutti i costi?
Una tromba clacson per camion in ottone originale indiana comprata da un robivecchi in India. - Mia mamma se ne è comprata una uguale! - mi ha annunciato trionfante Pietro, quando mi ha messo in mano quella che sembra una grossa tuba di ottone, ovviamente avvolta con cura in un sacchetto del duty free di plastica - Carina vero? Mia mamma ha pensato di appenderla in soggiorno!-.
Immagino la mia di madre quando vedrà questo piccolo oggetto di straordinario buongusto cosa penserà. Stavolta Pietro è riuscito a sbalordirmi. Nella sua indifferenza suprema che ha a che fare con un egocentrismo oltre ogni dire non è mai arrivato a tanto.
Con sguardo acquoso osservo atterrita il pacchetto voluminoso tra le mie mani, e alla raccomandazione: - Portalo in ufficio senza farti vedere - ammutolisco definitivamente, quasi invidiando coloro che non hanno ricevuto doni.
Ma come si fa, dico io, a occultare la tuba di Gambadilegno (o era del commissario Basettoni?) per fare in modo che gli altri non la vedano?
E poi non riesco a capire questo regalo che mi atterrisce, che è così brutto, così assurdo, così inappropriato da lasciarmi senza fiato. Spero solo non li abbiano sradicati dai mezzi che li portavano come clacscon! Mi chiedo quale istinto maligno mi abbia portato un simile dono, per il quale mi trovo costretta a ringraziare dicendo che proprio ... non doveva!
In ufficio cerco di stivarlo come posso sotto la scrivania, in metro mi sento addosso gli occhi di tutti, con tra le braccia un coso dalla forma alquanto strana che mi copre per metà. In treno passo 50 minuti con il bombolone in braccio, senza vedere nulla di quello che mi circonda, coperta dal suddetto bombolone metallico. Alla mente mi sovviene la mia amica Marta, la quale, con estremo tatto, delicatezza e finezza, sceglieva sempre doni tascabili a misura di pendolare.
Arrivata in stazione e schivate le domande di chi vuol sapere che cosa ci sia dentro l'enorme involto (ricordo lo sguardo sbarrato di Laura nell'apprendere la novella) metto l'oggetto nel bagagliaio dell'auto.
Il coraggio non mi sostiene e non riesco proprio a portarlo in casa così, alla luce del sole. Attendo, invece, l'occasione propizia per trafugarlo di soppiatto e nasconderlo sul fondo di un armadio.Dove giace per un ano e mezzo circa, finché non lo trafugo una seconda volta, oggi pomeriggio.
Ho grande rispetto per la tuba, cioè, per il clacson, ma non sono più certa di volerle concedere asilo politico nel mio armadio.
E ancora, dopo averla collocata "a riposo" mi chiedo: ma cos'ha nella testa quell'uomo, le scimmie urlatrici?
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