Sono reduce dalla lettura di un edificante articolo di Starbene, che parla della bontà dell'ottimismo per attrarre buone cose, raccontando la storia di una tizia che, in fondo, amava le sue disgrazie e amava anche crogiolarsi in questi dispiaceri e sventure, allontanando le persone con il suo atteggiamento negativo, e quindi anche le buone occasioni.
Ho quindi deciso, dato che io in genere mi do la colpa di tutto (quello che ho sbagliato o che non ho raggiunto o che non ho) e sono molto critica di farmi qualche complimento.
Innanzitutto non sono stata a casa disoccupata un giorno. Che sia il caso o la fortuna dite voi, ma io ho sempre lavorato. Pur tra grandi difficoltà e avendo sottomano alternative più facili e veloci ho concluso gli studi universitari e ho fatto anche un Master. E non ho mai smesso di approfondire, di fare corsi di cercare di migliorare, nonostante l'ambiente ostile e mortificante, non ho mai smesso di credere nel cambiamento e nel rinnovamento.
Tra alti e bassi un cercato di mantenere le mie amicizie, diventando più saggia, smaliziata e sincera con me stessa, osservando senza giudicare il prossimo, ma facendo una sana selezione. Al far resistere un rapporto a tutti i costi per senso del dovere ho preferito ridurre e anche troncare i rapporti dove non c'è più spessore.
Con una pazienza infinita e con un'educazione costantemente messa duramente alla prova sopporto ogni giorni i bifolchi con cui lavoro, oltre l'umanamente sopportabile, facendo appello a ogni risorsa.
E sopporto anche mia mamma, la cui rincorsa a dirmi tutto quello che devo fare e come lo devo fare, è partita con quei 25 anni di ritardo che la rendono davvero insopportabile.
Tra questioni ereditarie, delusioni di vario genere, malattie varie, continuo a pensare di essere migliore oggi di 10 anni fa.
Certo, la speranza è un po' in affanno, la disillusione tanta, ma penso che alla fine sia un male attraverso cui tutto il nostro Paese è passato e sta passando, la fine, lenta e dolorosa, di un'epoca, mentre la nuova tarda ad arrivare.
E... che Dio salvi la lettura.
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