Sono arrivata a questa conclusione oggi, riflettendo sul senso di nausea che mi coglie al solo pensiero dell'ufficio e del lavoro. 11 mesi senza interruzioni, gomito a gomito tutto il giorno e tutti i giorni sono troppi.
Senza un attimo di tregua anche il rapporto con le persone più degne di stima, più pacate, più buone, più generose e intelligenti di questo mondo dà segni di cedimento. Figuriamoci se così non sono, semplici esseri umani, chi più chi meno pieno di difetti.
A contribuire alla fatica di vivere insieme è il ciccio nazionale, un campione di malignità. Se istituissero la facoltà del Malessere sarebbe il Preside onorario.
A volte mi chiedo:- Ma mi riconosceranno un risarcimento come agli ex dipendenti Eternit per essermi respirata un sacco di sostanze altamente tossiche qui dentro?-.
E poi troppo lavoro, insensato, assurdo, approssimativo, eseguito sotto una pressione senza motivo reale e concreto, per risultati del tutto arbitrari e, soprattutto, senza nessuna prospettiva di crescita e avanzamento. La staticità della situazione, che assume i contorni dell'assurdo, è forse il problema più grande, il senso di non fare niente per migliorare e che nulla potrà mutare.
La convinzione che tutto sia un passaggio rende accettabile ogni cosa, ma la permanenza assoluta la rende intollerabile.
E alla fine non ci sopportiamo neppure tra noi vittime.
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