martedì 4 giugno 2013

@fifona

Io, per farla breve.
Fin da piccola ho il terrore degli esami del sangue, cioè fin da quando, dato l'estremo pallore della mia pelle (adesso mi trucco e quindi occulto) hanno deciso che di certo dovevo essere anemica, nonostante mia nonna mi rimpinzasse di bistecche tutti i santi giorni o quasi (odio le bistecche).
Quindi un bell'esame del sangue, che nei bambini, mi hanno spiegato poi, vuol dir poco, adeguatamente preparata da mia nonna, mediante uso del terrore.

Non fosse bastato questo a preoccuparmi, ci si sono messe anche le infermiere, che, preventivamente, hanno obbligato mia mamma a tenermi in braccio e a placcarmi manco fossi un dobermann, e nonostante non avessi dato il benché minimo segno di insubordinazione.
Un'esperienza penosa, con queste che non riuscivano a trovarmi la vena, a detta loro, che si è protratta per un tempo infinito e che ha comportato una serie altrettanto lunga di buchi, finché non ho cominciato a disperarmi.... 

E ricordo distintamente (uno dei miei primi ricordi) il fascio di luce al neon che mi colpiva il viso, freddo e tagliente, mentre, non so come, fissavo il soffitto dopo essere stata fatta rotolare e shekerata in ogni modo.

Ecco, ogni tanto me lo sogno. E la "maledizione del prelievo" continua a colpire a distanza di anni. L'ultima volta, a fronte di una permanenza media di tre minuti nell'ambulatorio, quando arriva il mio turno, dopo un'ora di attesa, la coda si blocca.
Non so, può darsi che la mia vena si sia presa un giorno di ferie, può essere, ma mi sono trovata nelle mani di una che ha provato il braccio destro, poi quello sinistro, una media di tre/quattro volte per braccio. Fine ottobre, io in canottiera, per quanto un ospedale possa essere caldo dopo mezz'ora comincia ad essere spiacevole. Dopo aver ricevuto une grande lezione di vita dall'infermiera: - Eh, ma sia voi sia noi non siamo uguali tutti i giorni...-. In che senso avrei voluto dire? Che la mia vena è partita per Honolulu, che lei la sera prima ha bevuto un po' troppo, che altro?

Infine, la scena è stata questa: io con due lacci emostatici e le dita blu che indico alla tizia, in sequenza: - Scusi e questa? E quell'altra?-. Finché non riusciamo a estrarre del sangue da qualche capillare che poi si romperà di certo facendomi sembrare una tossicodipendente e io dico : quello lo teniamo vero?- e questa mi fa: - Non so se oggi riusciamo a fare il prelievo.- E io, gelata e tutta spillonata le dico: - A me invece sa proprio che ci riusciamo. - .

Morale, finisco ancora sul lettino e mi fanno il prelievo come per i neonati, sotto il polso....
Che male!
Esco e mia mamma mi fa: - Ma ti sei sentita male? Non uscivi più. Perché gli altri stanno dentro tre minuti e tu mezz'ora? -.

Perché, lo so io perché....

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