Uno dei pochi insegnamenti che la maturità mi ha portato è proprio l'enunciato della seguente tesi: nessuno può salvare un'altra persona a tutti i costi e contro la sua volontà.
E nemmeno cambiarla, se i germi del cambiamento non sono già insiti in lei.
L'unico soggetto su cui possiamo davvero influire siamo noi stessi.
Ma come liberarsi dei fardelli mantenendo però il giusto equilibrio, senza, nel tentativo di liberarsi dai lacci, sbilanciarsi così rotolando per la china?
Di ogni nostra azione rimane ricordo, e, più passa il tempo, e più mi rendo conto che la meditazione delle azioni è fondamentale, l'esagerazione sconsigliata.
Da qui il tarlo che mi rode spesso: che fare? Per non fare danni, intendo, per non sbagliare, per non ferire me e gli altri. Fin dove posso o non posso arrivare?
Sarebbe semplice e liberatorio sbattere le porte, chiudersi in casa, opporre dei no secchi a tutto quello che mi gira ma... Mi farebbe poi bene? Non discuto l'effetto liberatorio iniziale, ma il vuoto intorno e dentro che ne consegue non è quello che voglio ottenere.
Tutto passa attraverso in concetto di equilibrio.
E, lo confesso, essere razionalmente adulta è difficile, è scegliere faticosamente e anche erroneamente ogni giorno cosa fare e cosa no.
Sono arrivata a questa conclusione, che noi, almeno in questa epoca in cui il dovere e il non dovere non è poi così chiaro, non diventiamo adulti quando abbiamo raggiunto caratteristiche "da adulti", età, maturità, serietà, ma scegliamo di essere adulti (o ci proviamo) ogni giorno, in mille cose, in quelle che diciamo e, soprattutto, in quelle che taciamo.
Quanto vere le parole di Sant'Agostino sul libero arbitrio...
L'ultimo dei quali è discriminare, lucidamente, a mente fredda, e dio solo sa quanto sia difficile farlo, sui meriti e sui difetti delle persone per circondarsi di quelle che valgono, per noi, qualcosa.
E a loro dare ascolto, presenza, silenzio, se occorre.
Tutto passa attraverso in concetto di equilibrio.
E, lo confesso, essere razionalmente adulta è difficile, è scegliere faticosamente e anche erroneamente ogni giorno cosa fare e cosa no.
Sono arrivata a questa conclusione, che noi, almeno in questa epoca in cui il dovere e il non dovere non è poi così chiaro, non diventiamo adulti quando abbiamo raggiunto caratteristiche "da adulti", età, maturità, serietà, ma scegliamo di essere adulti (o ci proviamo) ogni giorno, in mille cose, in quelle che diciamo e, soprattutto, in quelle che taciamo.
Quanto vere le parole di Sant'Agostino sul libero arbitrio...
L'ultimo dei quali è discriminare, lucidamente, a mente fredda, e dio solo sa quanto sia difficile farlo, sui meriti e sui difetti delle persone per circondarsi di quelle che valgono, per noi, qualcosa.
E a loro dare ascolto, presenza, silenzio, se occorre.
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