Più forte della morte non è l'amore, come recita il famoso verso, ma la gelosia.
Che vive e prospera anche in assenza dell'amore.
Arriva trullo trullo il nostro barbuto, che ha passato un'abbronzante giornata a Senigallia, a trovare un amico con famiglia, con la sua nuova famiglia a noleggio, ovvero le sanguisughine e la sanguisuga madre.
E mi va di traverso la giornata, mi rannuvolo, mi irrito.
Ecco, mi irrito molto e la gelosia torna a rodere.
Gelosia di che?
Posto che io non vorrei più essere la sua famiglia posticcia dato che non riesce ad avere il coraggio di averne una vera, la verità è che io vorrei che non ne godessero neppure loro. Perché li ritengo responsabili di tutto quello che è successo. E credo che siano loro ad avermi tolto, ingiustamente, quello che mi spettava. In sintesi, non voglio quello che loro hanno, ma, semplicemente, non voglio che ce l'abbiano.
La colpa è certo sua, di lui, ma non meno grave, al mio cuore, è quella di loro.
Ergo, continuo a detestarli e a detestare questi racconti, che più che condivisione, sono cattiverie gratuite.
Chiamateli spazi bui del cuore, chiamatela vendetta non consumata, chiamatela desiderio insoddisfatto di rivincita. Per ora quello che è è gelosia.
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