Ieri mi sono decisa: dovevo assolutamente andare dal parrucchiere.
Quel parrucchiere, quello di Adriana, di cui avevo più volte apprezzato il lavoro, e non il primo che capita, con un coupon.
Costi quello che costi.
Scopo, cambiare colore di capelli, tornando al biondo (il mio biondo) realizzando quello che volevo da tempo, cioè un effetto più sofisticato creato con giochi di colpi di luce. Volevo un parrucchiere bravo, dato che su più di mezzo metro di capelli naturali l'effetto "zebra" non era gradito.
Ho passato ben due ore e mezza per un lavoro che si è rivelato certosino e di cui, per altro, sono molto soddisfatta.
L'effetto è luminoso, naturale, e professionale.
Dopo anni di nulla, temevo l'effetto shock.
E quando venerdì mi sono vista con quei capelli spenti, piatti, tristi...
Non ne potevo più.
E rieccomi qui, con una testa diversa. Poco vistosa, molto luminosa.
Sono contenta. Io non sono una grande fan del "naturale" brutto. Preferisco un bell'artificiale...
Anche questa "diga" è caduta.
Al naturale e più scura per accontentare Pietro, che non amava il biondo, osteggiata da mia mamma che non ama il finto e trova che io abbia capelli così belli (e come no) mi sono adeguata a lungo.
Troppo a lungo. A me piace cambiare, mi vedo bene bionda, e adesso, beh... Mi sento meglio :-)
Fine del lutto, mi avvicino a me stessa.
sabato 29 giugno 2013
Pasta integrale con pesto di rucola, pomodorini e fagiolini
Ieri non ho avuto tempo di fare la spesa e oggi...
Beh, oggi mi sono trovata a dover imbastire un pranzo senza avere granché.
Così ho, in pratica, svuotato il frigo per realizzare questa ricetta vegana, gustosa ed economica.
Ingredienti:
Pasta integrale
rucola
pomodorini
fagiolini lessati
cipolla
aglio
olio
sale
un avanzo di ricotta di pecora
Ho fatto un soffritto con aglio, olio e cipolla. Intanto ho frullato la rucola con olio e l'avanzo di ricotta di pecora. Ho fatto saltare in padella i pomodorini privati dei semi e tagliati a metà insieme ai fagiolini. Intanto ho cotto la pasta, e, al momento opportuno, ho mescolato insieme la pasta, la verdura e il pesto di rucola.
Più buono e saporito di quanto pensassi.
Beh, oggi mi sono trovata a dover imbastire un pranzo senza avere granché.
Così ho, in pratica, svuotato il frigo per realizzare questa ricetta vegana, gustosa ed economica.
Ingredienti:
Pasta integrale
rucola
pomodorini
fagiolini lessati
cipolla
aglio
olio
sale
un avanzo di ricotta di pecora
Ho fatto un soffritto con aglio, olio e cipolla. Intanto ho frullato la rucola con olio e l'avanzo di ricotta di pecora. Ho fatto saltare in padella i pomodorini privati dei semi e tagliati a metà insieme ai fagiolini. Intanto ho cotto la pasta, e, al momento opportuno, ho mescolato insieme la pasta, la verdura e il pesto di rucola.
Più buono e saporito di quanto pensassi.
venerdì 28 giugno 2013
Abbiamo davvero toccato il fondo?
Questo è quello che mi sono chiesta leggendo un riassunto dello studio del centro studi di confindustria riportato oggi dagli organi di stampa.
I dati sono impressionanti: 700 mila posti di lavoro persi dal 2007 ai primi giorni del 2013, la pressione fiscale supera oggi il 53% e il Prodotto interno lordo italiano è scivolato dell'1,9% nell'ultimo trimestre.
In pratica un bilancio di guerra, e la ripresa, tanto invocata, è ancora avvolta nella nebbia.
Anzi, viene posticipata sempre più: ora siamo all'ultimo quarto del 2013, fino a poco tempo fa era la seconda metà di quest'anno l'epoca della rinascita.
L'economia reale, ovvero tutto ciò che attiene alla produzione, compreso il lavoro quindi, è sempre l'ultimo anello di trasmissione della catena economica, davanti ovviamente, a quella finanziaria.
Si sa, è oggi e scontato.
Quindi, non è detto che la disoccupazione non possa salire più di quanto sia cresciuta in questo periodo. Un esempio è la Spagna, e anche il Portogallo.
Non basta che le banche tornino ad aprire i rubinetti del credito.
A chi faranno credito? Di questo passo, con la morìa di negozi e di attività industriali si faranno credito da sole, dato che notoriamente i morti non necessitano più di medicine.
Ma quando e se la crisi sarà passata, cosa ci lascerà?
Non ci lascerà un Paese più organizzato e riformato. Ci lascerà, al contrario, un Paese in cui le riforme si fanno "alla buona" in modo raffazzonato e sempre di fretta.
Questo costante stato di emergenza debito partorisce riforme che, se non si trattasse della vita di centinaia di persona, sarebbero ridicole nella loro artigianalità (un tipico esempio la riforma Fornero, in cui si sono dimenticati di alcuni esodati, caduti in un buco nero, senza pensione e senza lavoro).
Un repentino cambio di rotta, insomma, per un Paese in cui pare impossibile fare progetti a lungo termine, e dove, invece, si pasticcia in fretta e furia per salvare la casa che brucia dalle fiamme.
Tra allarmi, come sempre, di matrice anglosassone, di possibili buchi nei conti italiani (si produrranno almeno dieci report allarmistici la settimana, da parte delle banche d'affari Usa o inglesi) si va avanti.
Verso cosa, non si sa.
Il timore è che si sia persa un'occasione per fare, per una volta, le cose con cognizione per farle "all'italiana".
Come sempre.
Gabriel - Lamb
I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel
I can love
But I need his heart
I am strong even on my own
But from him I never want to part
He's been there since the very start
My angel Gabriel
My angel Gabriel
Bless the day he came to be
Angel's wings carried him to me
Heavenly
I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel
My angel Gabriel
My angel Gabriel
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel
I can love
But I need his heart
I am strong even on my own
But from him I never want to part
He's been there since the very start
My angel Gabriel
My angel Gabriel
Bless the day he came to be
Angel's wings carried him to me
Heavenly
I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel
My angel Gabriel
My angel Gabriel
giovedì 27 giugno 2013
Il demone dello shopping
Quando si scatena tutto si ferma, e neppure gli ostacoli informatici possono fermare due donne assetate di sandali Sholl.
Un messaggio, una mail in cui Silvia mi mostra un abito, grazioso e a un prezzo invitante, sconvolge la mia giornata agitata già nei programmi.
Abito, carino... mmmmm
Questo è quello che recepisce la mia testolina già annoiata di prima mattina.
La curiosità si accende (finalmente qualcosa di interessante) e vado sul sito.
E' un attimo, la vendita mi mostra con fatica le sue meraviglie e poi zac! si blocca.
Intanto la linea si fa rovente con Silvia, ci confrontiamo, ne parliamo, valutiamo...
E il sito non si apre!
Minuti di disappunto, cui seguono altri di disfattismo.
Provo a uscire, a rientrare, a riavviare il pc...
Un calo nella rete? Un intoppo nel sito?
Intanto, tra aprire e chiudere le pagine e rispondere agli sms devo schivare i curiosi, che si affollano come mosche sempre al momento meno opportuno, entrano, escono, e maledizione! Stazionano nei miei paraggi!
Faticosamente accedo al sito, ri-maledizione, un messaggio strano, scusateci ma ci stiamo rifacendo il look. Ma come? E adesso?
Panico... mi ricordo che ho la prepagata vuota.
Altro ostacolo al mio shopping, cui devo rimediare con un occhio (obliquo) alla porta dell'ufficio per controllare e uno dritto per ricaricare la tessera. Il codice? Il sito della banca?
Ecco, fatto.
Ma il sito ancora non funziona.
Accedo quei due minuti che mi permettono solo di vedere un paio di saldali che mi piacciono.
Un flash un secondo e poi si blocca tutto.
Ci vuole un po' per ripristinare il tutto, ma, alla fine, sono davanti alla pagina di Privalia.
E i vestiti, inesorabilmente, diminuiscono...
Inizia un frenetico scambio di messaggi con Silvia, lo compri, sì, no, forse, mandami la foto, arriva il link, non arriva, mi piacciono gli stessi sandali, ti scoccia se li compro? controllo 10 volte il carrello... è ora di pagare ma...
Cambio idea su un vestito. Lo guardo, in foto.
La ingrandisco, torno indietro
Mi starà bene? Uhmmm.
Quella cintura, sui fianchi, non il mio punto forte (se non che ce ne siano altri....)
Quindi torno indietro, mentre la clessidra del carrello, inesorabilmente, scende.
Fodera verde o fuxia? Modello classico o grande gatsby rivisto e corretto?
Alla fine, guarda bene, vedo che il classico ha un'arricciatura "sospetta" sulla pancia (non esattamente il mio punto forte...). Classico bocciato e revival acquistato.
Che incredibile soddisfazione mi viene da questo acquisto così difficile...
Unico dilemma: e se non ci vanno bene?
Lo sapremo tra un mese...sigh!
Stasi
Sembrava un anno promettente e poi? Che è successo?
Niente e tutto sembra stagnare, sembra somigliare al cielo che oggi c'è fuori, coperto, nuvoloso, dall'aria immobile.
Il ticchettìo dei tasti in sottofondo, la solita noia mortale per il resto.
Che fare?
Non capisco se si tratta di un momento di ricreazione dello spirito oppure delle solite aspettative deluse...
La prima bella notizia della giornata
Imposta di bollo a 2 euro contro i perecedenti 1,81 e a 16 contro i precedenti 14,62.
mercoledì 26 giugno 2013
Linkin Park - The catalyst
God bless us everyone
We're a broken people living under loaded gun
And it can't be out fought, it can't be outdone
It can't outmatched, it can't be outrun, no
We're a broken people living under loaded gun
And it can't be out fought, it can't be outdone
It can't outmatched, it can't be outrun, no
God bless us everyone
We're a broken people living under loaded gun
And it can't be out fought, it can't be outdone
It can't outmatched, it can't be outrun, no
And when I close my eyes tonight
To symphonies of blinding light
God bless everyone
We're a broken people living under loaded gun
Like memories in cold decay
Transmissions echoing away
Far from the world of you and I
Where oceans bleed into the sky
God save us everyone
When we burn inside the fires of a thousand suns
For the sins of our hand, the sins of our tongue
The sins of our father, the sins of our young, no
God save us everyone
When we burn inside the fires of a thousand suns
For the sins of our hand, the sins of our tongue
The sins of our father, the sins of our young, no
And when I close my eyes tonight
To symphonies of blinding light
God save us everyone
When we burn inside the fires of a thousand suns, oh
Like memories in cold decay
Transmissions echoing away
Far from the world of you and I
Where oceans bleed into the sky
Like memories in cold decay
Transmissions echoing away
Far from the world of you and I
Where oceans bleed into the sky
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
(And it can't be out fought, it can't be outdone)
(It can't outmatched, it can't be outrun, no)
Lift me up, let me go
God bless us everyone
We're a broken people living under loaded gun
And it can't be out fought, it can't be outdone
It can't outmatched, it can't be outrun, no
Lift me up, let me go
(God bless us everyone)
(We're a broken people living under loaded gun)
Lift me up, let me go
(And it can't be out fought, it can't be outdone)
(It can't outmatched, it can't be outrun, no)
We're a broken people living under loaded gun
And it can't be out fought, it can't be outdone
It can't outmatched, it can't be outrun, no
And when I close my eyes tonight
To symphonies of blinding light
God bless everyone
We're a broken people living under loaded gun
Like memories in cold decay
Transmissions echoing away
Far from the world of you and I
Where oceans bleed into the sky
God save us everyone
When we burn inside the fires of a thousand suns
For the sins of our hand, the sins of our tongue
The sins of our father, the sins of our young, no
God save us everyone
When we burn inside the fires of a thousand suns
For the sins of our hand, the sins of our tongue
The sins of our father, the sins of our young, no
And when I close my eyes tonight
To symphonies of blinding light
God save us everyone
When we burn inside the fires of a thousand suns, oh
Like memories in cold decay
Transmissions echoing away
Far from the world of you and I
Where oceans bleed into the sky
Like memories in cold decay
Transmissions echoing away
Far from the world of you and I
Where oceans bleed into the sky
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
Lift me up, let me go
(And it can't be out fought, it can't be outdone)
(It can't outmatched, it can't be outrun, no)
Lift me up, let me go
God bless us everyone
We're a broken people living under loaded gun
And it can't be out fought, it can't be outdone
It can't outmatched, it can't be outrun, no
Lift me up, let me go
(God bless us everyone)
(We're a broken people living under loaded gun)
Lift me up, let me go
(And it can't be out fought, it can't be outdone)
(It can't outmatched, it can't be outrun, no)
martedì 25 giugno 2013
Neruda, citazione
Amore, quando ti diranno che t'ho dimenticata, e anche se sarò io a dirlo, quando io te lo dirò, non credermi.
Legami&legacci
Vi racconto una storia che mi ha lasciato davvero perplessa oggi.
Viaggio in treno con compagnie variabili, che dipendono dal treno stesso. Tra queste abbiamo anche Grazia, una signora dai modi diretti e spicci, che ho faticato un po' ad addomesticare, conosciuta attraverso compagnie comuni.
Nel tempo ci siamo trovate spesso insieme sul treno. Lei lavora, sulla carta part time, in un centro che fa analisi mediche ed è tecnico di laboratorio. A parte il fatto che non è possibile che tu, adulto, pagato per 6 ore al giorno ce ne passi tutti i giorni almeno 8 e che ti metta nella situazione di dover chiedere permesso quando esci al tuo orario.
In ogni caso, mi raccontava oggi una conoscente comune che lei, separata (malamente, a giudicare dagli improperi che lancia all'ex in continuazione coram populo) da 20 e dico 20 anni, usi ancora il cognome del marito e porti la fede (!). Del tipo, prenoti in pizzeria con il cognome di lui, oppure ti dichiari sposata perché il matrimonio per te è un legame insolubile.
Salvo poi precisare che tuo marito non vive con te...
Questo per me è semplicemente non fare i conti con la realtà.
Perché se per te il matrimonio è indissolubile, per la legge italiana non lo è, e non ha senso negarlo.
La verità spesso non è bella e non fa piacere.
La verità induce spesso alla fuga.
La verità necessita di piccole correzioni.
La verità necessita di socchiudere gli occhi.
Queste cose le so.
Ma raccontarsi un'altra storia non ha senso, quando uno torna a casa e la trova vuota.
Insomma, dopo vent'anni, pare chiaro che lui non tornerà.
Negare questo fatto porta con sé la mancanza di riflessione assoluta sul perché questo è successo.
Sulle responsabilità condivise, sugli errori fatti.
Ma soprattutto è l'accettazione degli errori, e l'andare avanti che manca.
Mentre, tutto questo, io lo recepisco come un rifiuto totale.
lunedì 24 giugno 2013
Ligabue - Ci sei sempre stata
Più ti guardo e meno lo capisco
da che posto vieni
forse sono stati tanti posti
tutti da straniera
chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe
ci sapeva fare
chi ti ha dato tutta la dolcezza
ti voleva bene
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
quando si allungava l'ombra
sopra tutta la giornata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
più ti guardo e più mi meraviglio
e più ti lascio fare
che ti guardo e anche se mi sbaglio
almeno sbaglio bene
il futuro è tutto da vedere
tu lo vedi prima
me lo dici vuoi che mi prepari
e sorridi ancora...
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
e anche quando si gelava
con la luna già cambiata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
nemmeno un bacio
che sia stato mai sprecato
nemmeno un gesto così
nemmeno un bacio
che sia stato regalato
nemmeno un gesto
tanto per
così
Più ti guardo e meno lo capisco
quale giro hai fatto
ora parte tutto un altro giro
e ho già detto tutto
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
da che posto vieni
forse sono stati tanti posti
tutti da straniera
chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe
ci sapeva fare
chi ti ha dato tutta la dolcezza
ti voleva bene
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
quando si allungava l'ombra
sopra tutta la giornata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
più ti guardo e più mi meraviglio
e più ti lascio fare
che ti guardo e anche se mi sbaglio
almeno sbaglio bene
il futuro è tutto da vedere
tu lo vedi prima
me lo dici vuoi che mi prepari
e sorridi ancora...
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
e anche quando si gelava
con la luna già cambiata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
nemmeno un bacio
che sia stato mai sprecato
nemmeno un gesto così
nemmeno un bacio
che sia stato regalato
nemmeno un gesto
tanto per
così
Più ti guardo e meno lo capisco
quale giro hai fatto
ora parte tutto un altro giro
e ho già detto tutto
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
Per un pugno di stoffa
La vicenda ha dell'incredibile, ma è vera.
Ammirate la sottigliezza della perfidia tra parenti, soprattutto di sesso femminile.
La mia vicina è una persona di gusto, amante dello shopping, con adeguate disponibilità, che ha lavorato in un boutique e che ama molto le belle cose.
Tra poco si sposa la cognata, ad abbondanti 50 anni con un tizio conosciuto in palestra.
Paola si reca nell'unico negozio del posto in cui trovare un abito adeguato, in cui incastrare le sue forme prosperose. E lo trova, come un amore a prima vista, è lui, e pure di una taglia insperabilmente giusta, complice il pannello malandrino e le generose taglie Marella.
Lo prova, ma vuole farlo vedere al marito, il quale tiene molto a esprimere il suo giudizio sul serico oggetto. E fin qui nulla di strano.
Se non che il caso malandrino vuole che al termine della prova entrino la suocera e la futura sposina entrino nello stesso negozio. Lei fa vedere loro l'abito, dicendo che le piace molto, ma che deve tornare con il marito il giorno dopo.
Torna a casa, dà la buona nuova al marito, finché non riceve la chiamata fatale.
Ovvero la suocera che l'informa di aver preso lo stesso abito (!) a cui avrebbe aggiunto una bella giacchina con manica a tre quarti giusto per rovinarlo ben bene.
E magari un bel paio di scarpe pesanti nere (20 luglio, signori).
Accaparrarsi lo stesso vestito cui una donna ha messo su gli occhi è un peccato mortale.
Lo sa chiunque. Comprare lo stesso vestito di un'amica richiede il suo permesso e mai metterlo lo stesso giorno, tantomeno per un'occasione.
Fare un sgarbo del genere a una persona che tiene moltissimo alla confezione, sapendo che l'ha già puntato è come soffiare il marito.
Anzi, forse peggio... in alcuni casi.
Ovviamente lei se l'è presa molto, ma non è finita qui, perché i danni si possono sempre peggiorare.
Lo fa la cognata che la chiama il giorno successivo, dicendole, con la coda di paglia che la madre ha tanto insistito... e poi, dopotutto, non c'era mica la taglia più grande per lei!
Peggio che fregare il vestito è di certo darle della grassa. In particolare se è un po' robusta...
Ammirate però il trionfo della perfidia, di breve durata, dato che lei di certo avrà qualcosa di più bello...
Ammirate la sottigliezza della perfidia tra parenti, soprattutto di sesso femminile.
La mia vicina è una persona di gusto, amante dello shopping, con adeguate disponibilità, che ha lavorato in un boutique e che ama molto le belle cose.
Tra poco si sposa la cognata, ad abbondanti 50 anni con un tizio conosciuto in palestra.
Paola si reca nell'unico negozio del posto in cui trovare un abito adeguato, in cui incastrare le sue forme prosperose. E lo trova, come un amore a prima vista, è lui, e pure di una taglia insperabilmente giusta, complice il pannello malandrino e le generose taglie Marella.
Lo prova, ma vuole farlo vedere al marito, il quale tiene molto a esprimere il suo giudizio sul serico oggetto. E fin qui nulla di strano.
Se non che il caso malandrino vuole che al termine della prova entrino la suocera e la futura sposina entrino nello stesso negozio. Lei fa vedere loro l'abito, dicendo che le piace molto, ma che deve tornare con il marito il giorno dopo.
Torna a casa, dà la buona nuova al marito, finché non riceve la chiamata fatale.
Ovvero la suocera che l'informa di aver preso lo stesso abito (!) a cui avrebbe aggiunto una bella giacchina con manica a tre quarti giusto per rovinarlo ben bene.
E magari un bel paio di scarpe pesanti nere (20 luglio, signori).
Accaparrarsi lo stesso vestito cui una donna ha messo su gli occhi è un peccato mortale.
Lo sa chiunque. Comprare lo stesso vestito di un'amica richiede il suo permesso e mai metterlo lo stesso giorno, tantomeno per un'occasione.
Fare un sgarbo del genere a una persona che tiene moltissimo alla confezione, sapendo che l'ha già puntato è come soffiare il marito.
Anzi, forse peggio... in alcuni casi.
Ovviamente lei se l'è presa molto, ma non è finita qui, perché i danni si possono sempre peggiorare.
Lo fa la cognata che la chiama il giorno successivo, dicendole, con la coda di paglia che la madre ha tanto insistito... e poi, dopotutto, non c'era mica la taglia più grande per lei!
Peggio che fregare il vestito è di certo darle della grassa. In particolare se è un po' robusta...
Ammirate però il trionfo della perfidia, di breve durata, dato che lei di certo avrà qualcosa di più bello...
Il morso della gelosia
Più forte della morte non è l'amore, come recita il famoso verso, ma la gelosia.
Che vive e prospera anche in assenza dell'amore.
Arriva trullo trullo il nostro barbuto, che ha passato un'abbronzante giornata a Senigallia, a trovare un amico con famiglia, con la sua nuova famiglia a noleggio, ovvero le sanguisughine e la sanguisuga madre.
E mi va di traverso la giornata, mi rannuvolo, mi irrito.
Ecco, mi irrito molto e la gelosia torna a rodere.
Gelosia di che?
Posto che io non vorrei più essere la sua famiglia posticcia dato che non riesce ad avere il coraggio di averne una vera, la verità è che io vorrei che non ne godessero neppure loro. Perché li ritengo responsabili di tutto quello che è successo. E credo che siano loro ad avermi tolto, ingiustamente, quello che mi spettava. In sintesi, non voglio quello che loro hanno, ma, semplicemente, non voglio che ce l'abbiano.
La colpa è certo sua, di lui, ma non meno grave, al mio cuore, è quella di loro.
Ergo, continuo a detestarli e a detestare questi racconti, che più che condivisione, sono cattiverie gratuite.
Chiamateli spazi bui del cuore, chiamatela vendetta non consumata, chiamatela desiderio insoddisfatto di rivincita. Per ora quello che è è gelosia.
domenica 23 giugno 2013
Pasta con le sarde
Sono riuscita, finalmente, a trovare al mercato il finocchietto fresco! Quasi un miracolo. Non ho potuto lasciarlo lì, ad eccovi la pasta con le sarde.
Ingredienti:
sarde fresche (fatevele pulire...)
finocchietto selvatico
1 cipolla
uvetta
pinoli
maccheroni
sale
pepe
Ho fatto lessare circa 10 minuti il finocchietto mondato. Ho tenuto l'acqua di cottura, per usarla poi per la pasta. Ho tritato il finocchietto e l'ho messo in una padella in cui avevo fatto un soffritto con olio e cipolla tagliata fine. Se la trovate, comprate quella di Tropea. Ho poi affrontato le sardine, per fortuna già pulite da interiora e testa. Manca la lisca centrale, però.
Con delicatezza, aprite a libro il pesce e con il dito separatelo dalla lisca, piano perché altrimenti strappate anche la polpa. Dovrebbe venir via così anche la coda dell'animale.
Ho adagiato il pesce nella padella e l'ho cotto, completandolo con uvetta fatta rinvenire in acqua calda e pinoli. A pasta cotta, ho aggiunto il tutto al sugo.
Buon appetito!
Ingredienti:
sarde fresche (fatevele pulire...)
finocchietto selvatico
1 cipolla
uvetta
pinoli
maccheroni
sale
pepe
Ho fatto lessare circa 10 minuti il finocchietto mondato. Ho tenuto l'acqua di cottura, per usarla poi per la pasta. Ho tritato il finocchietto e l'ho messo in una padella in cui avevo fatto un soffritto con olio e cipolla tagliata fine. Se la trovate, comprate quella di Tropea. Ho poi affrontato le sardine, per fortuna già pulite da interiora e testa. Manca la lisca centrale, però.
Con delicatezza, aprite a libro il pesce e con il dito separatelo dalla lisca, piano perché altrimenti strappate anche la polpa. Dovrebbe venir via così anche la coda dell'animale.
Ho adagiato il pesce nella padella e l'ho cotto, completandolo con uvetta fatta rinvenire in acqua calda e pinoli. A pasta cotta, ho aggiunto il tutto al sugo.
Buon appetito!
Persone maleducate, evitare sempre
Questo pensiero è rivolto alle persone maleducate con cui di recente mi sono trovata ad avere a che fare. Tra cui, amiche di amiche e persone di cui, invece, contate di superare una prima impressione negativa.
Cosa ne dite, per esempio, di chi critica, nel bel mezzo della cena, di fronte a chi ha scelto il locale e alla cameriera, il cibo offerto? Con tanto di facce poco simpatiche per sottolineare il concetto?
Oppure passa l'intera serata a parlare sottovoce con la sola dirimpettaia, e ha chattare con una fantomatico tizio mentre si sta accordando per farsi presentare un terzo?
A me è sembrato di cenare da sola...
Oppure, cosa ne pensate di una persona che critica a tutto spiano il regalo, in pratica, che le avete appena fatto? Conoscendo la predilezione per spa e terme della suddetta, la coinvolgo in una puntata all'hammam, occasione, il mio compleanno, e unica "pecca" chiamiamola così, il fatto di doversi portare ciabatte e asciugamano. Ovviamente l'ingresso l'ho pagato io.
Un brontolamento unico, credetemi, per il peso (!un asciugamano...) da portarsi dietro tutto il giorno. L'affermazione che la tizia in questione è abituata a frequentare posti più chic contrasta fortemente con la necessità di percorrere km per trovare un bar che accettasse i ticket restaurant per mangiare qualcosa. Il che, di sabato, in un luogo di uffici, può essere davvero difficile.
Finché non siamo arrivate in un bar squallido e di dubbia pulizia, in cui abbiamo mangiato un panino di dubbia freschezza (bah).
Ho poco tempo e poche risorse, perché, mi sono detta spenderle con gente del genere?
Perché obbligarsi frequentare persone del genere, da cui, tanto, soddisfazioni e arricchimento non ne arriverà mai?
Io, passo, e non mi sento nemmeno in colpa...
Cosa ne dite, per esempio, di chi critica, nel bel mezzo della cena, di fronte a chi ha scelto il locale e alla cameriera, il cibo offerto? Con tanto di facce poco simpatiche per sottolineare il concetto?
Oppure passa l'intera serata a parlare sottovoce con la sola dirimpettaia, e ha chattare con una fantomatico tizio mentre si sta accordando per farsi presentare un terzo?
A me è sembrato di cenare da sola...
Oppure, cosa ne pensate di una persona che critica a tutto spiano il regalo, in pratica, che le avete appena fatto? Conoscendo la predilezione per spa e terme della suddetta, la coinvolgo in una puntata all'hammam, occasione, il mio compleanno, e unica "pecca" chiamiamola così, il fatto di doversi portare ciabatte e asciugamano. Ovviamente l'ingresso l'ho pagato io.
Un brontolamento unico, credetemi, per il peso (!un asciugamano...) da portarsi dietro tutto il giorno. L'affermazione che la tizia in questione è abituata a frequentare posti più chic contrasta fortemente con la necessità di percorrere km per trovare un bar che accettasse i ticket restaurant per mangiare qualcosa. Il che, di sabato, in un luogo di uffici, può essere davvero difficile.
Finché non siamo arrivate in un bar squallido e di dubbia pulizia, in cui abbiamo mangiato un panino di dubbia freschezza (bah).
Ho poco tempo e poche risorse, perché, mi sono detta spenderle con gente del genere?
Perché obbligarsi frequentare persone del genere, da cui, tanto, soddisfazioni e arricchimento non ne arriverà mai?
Io, passo, e non mi sento nemmeno in colpa...
sabato 22 giugno 2013
Ahi, il coupon...
Non si può dire che non lo sapessi.
La mia esperienza di coupon è piuttosto approfondita, ormai, e comprare un coupon di un centro che ne mette online troppi e per le più svariate offerte di servizi non va bene. Perché campa di quello, perché poi il servizio non è all'altezza.
Però avevo bisogno di risparmiare un po', e quindi 3 cerette a 18 euro mi facevano gola, oltretutto in un posto comodissimo per me con i mezzi.
Il primo impatto doveva farmi capire già che avrei incontrato delle difficoltà. Nel prenotare la prima ceretta sono dovuta andare di persona. Nessuna risposta alle mail e nessuna alle chiamate.
Quando mi sono presentata, però, non c'era nessuno, e la ragazza mi ha spiegato che da qualche giorno avevano problemi di connessione telefonica, cosa che io ho giudicato del tutto plausibile.
Al primo appuntamento, 40 minuti di attesa.
Mi presento puntuale e trovo una discreta confusione. Mi viene giustificata con una cliente particolarmente esigente che ha fatto perdere tempo con le sue richieste del tutto estemporanee.
Ieri arrivo in quello che è un piccolo appartamento al piano rialzato di un condominio in zona Piola, per le 17, ora del mio appuntamento. Mi accoglie, se possibile, un assiepamento di persone perfino superiore a quello della volta scorsa. Entro e per circa una quarto d'ora nessuno si cura della mia presenza, come facessi parte dell'arredo. Intanto le impiegate vanno, vengono come schegge impazzite. Riesco a guadagnare una sedia delle due presenti, con fatica, mentre le altre compagne di sventura con lo sguardo rassegnato e perso nel vuoto attendono non si sa chi.
Lo spazio non c'è, e, mentre Vanessa, la mia estetista, sta facendo in diretta manicure e pedicure a una ragazza, una collega utilizza perfino una poltroncina della sala d'attesa per fare il suo servizio a un'altra. Come temevo sono stata costretta ad attendere la fine del trattamento per aspettare il mio turno ceretta. Intanto ho intorno altre facce brasate, di persone sconfortate che attendono.
Guardo l'orologio, incredibile dictu, anche stavolta più di 40 minuti di ritardo.
Vengo fatta accomodare nel separé, e mentre vanno e vengono le colleghe a chiedere le cose più disparate, creme, pezzi di tessuto per ceretta, e chissà che altro, mi accingo a sentire la nuova scusa, felice per altro di non aver atteso 40 minuti sul lettino mezza nuda come la volta scorsa.
Stavolta si parla di una ragazza disabile che non aveva appuntamento e che doveva partire per Lourdes (! non invento nulla) oggi e l'ha pregata di farle la ceretta e lei non ha saputo dir di no.
E' talmente assurda che rischia di essere vera, ma anche no....
E qui viene il "bello".
La cera, dato il grande affollamento di clienti è sempre accesa. Per cui la temperatura è troppo alta. La volta scorsa pensavo fosse un caso, ma stavolta ho capito che è una costante. Per cui non è esattamente piacevole come esperienza. Come la scorsa volta mi trovo appiccicata, pregando di un avere strisce di pelle ancora "incolta" come un mese fa, e irritata da una cera all'inguine troppo frettolosa, ok lo strappo deciso, ma così è troppo...
Alla fine, mi tocca pure spalmarmi l'olio da sola, con questa tutta contenta che dice: - Eh, che bello mi hai fatto risparmiare tempo, hai così poco che non devo nemmeno ripassare...-. Basta che non debba ripassare io, però...
Insomma non ci siamo.
Mi sono simpatiche e hanno tutta la mia solidarietà nel tentare di tenere in piedi l'attività, ma sono troppo disorganizzate e devo perdere troppo tempo così per un servizio tutt'altro che soddisfacente.
Per cui... ancora una e poi passo.
venerdì 21 giugno 2013
Profumo d'estate
Per me il profumo dell'estate è quello intenso e dolciastro dei tigli, il profumo della fine della scuola.
Per combinazione i tigli fioriscono proprio in questo periodo, spandendo attorno il loro inconfondibile effluvio.
Il profumo rotondo dei tigli che bordavano tutto intorno piazza San Bernardo è quello che mi accompagnava mattina e pomeriggio all'andata e al ritorno da scuola, in quegli ultimi giorni pigri e accaldati. E che mi circondava la sera, in quelle lunghe, afose serate lomelline, in cui umidità e zanzare rendono il clima spiacevolmente tropicale. Impossibile stare in case, e così mia nonna usciva, da quella casa che sembrava un forno. Sulle panchine c'erano tutte le vecchiette della zona a chiacchierare e noi bambini a giocare nei giardinetti.
Ancora oggi, quando sento il profumo dei tigli, il mio pensiero corre ad anni lontani, mai sereni, come non lo è stata la mia infanzia, ma certo speranzosi.
Il nostro Bartleby
Bartleby, the scrivener è un racconto di Melville, forse il migliore.
Parla di un'impiegato di Wall Street che, lentamente, cede al vuoto del suo lavoro e si annulla, interiormente, fino a scomparire per sempre nel vero senso del termine nell'archivio dello studio notarile presso cui lavora. Metafora dell'alienazione da lavoro, merita di essere letto.
Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo il nostro Bartleby.
Danilo.
E' arrivato nella primavera del 2005, sbarbato, tiratissimo in un completo Merril Lynch style, con tanto di cravatta rosso agnelli. Sorriso berlusconico, risata impostata e frequente (l'unica cosa che ha mantenuto) e tanta, tanta ambizione.
Le ragazzine della mia generazione hanno subìto la fascinazione per le boy band, lui per le banche d'affari e per il mondo all'apparenza dorato della finanza.
Certo che questo posto sarebbe stato una breve parentesi tra un lavoro e un altro, un trampolino di lancio, insomma, verso una miglior collocazione. In sintesi quello che pensavamo tutti, ignari del futuro e della grande crisi infinita che ci ha inghiottiti.
Forte del suo inglese con imitazione accento incorporato, il nostro brindisino ha subito cercato altri lidi. Però, purtroppo, si sono manifestati subito i primi guai. Non ha la patente e questo lo penalizza molto in alcuni colloqui.
Passano i mesi, le stagioni. Trovare un lavoro è sempre più difficile, ma almeno ha la compagnia del fratello, che studia qui a Milano. Piano piano, questa pesantezza e pochezza umana che avvolge la nostra aria in questo ufficio lo invade.
L'abito rimane nell'armadio, il fratello emigra in Irlanda per lavoro. Lui sì che trova in una banca d'affari, rappresentando ai suoi occhi la realizzazione del suo mito personale. In cambio gli lascia un mucchio di maglioni pesanti e una casa in affitto in centro, più una bicocca che un appartamento.
Senza lavatrice, con pavimento patchwork. senza forno, e in nero, a 920 euro al mese tranne spese, da cui non riusciamo a convincerlo a schiodarsi.
Piano piano la sua vita si restringe, così come il suo orizzonte.
Si riducono drasticamente le sue disponibilità finanziarie, tanto da rendere indispensabile l'apporto economico dei buoni pasto per fare la spesa. Si riduce anche il suo spazio vitale, tra amici che vanno e che vengono, che si sposano e fanno figli, che mandano a monte matrimoni.
Sempre più disincantato e stanco, emotivamente e mentalmente stanco.
Bivacca in ufficio fino a tardi tutti i giorni.
Lo dice chiaramente, non sapendo che fare altrimenti.
Soffre di una grave solitudine, legata al fatto di non avere un confronto umano esterno all'ufficio costante. Il suo (cattivo) umore dipende dagli alti e bassi di ciccio, e questi pochi metri quadri e idiote vicende sono il fulcro della sua vita.
E' un progressivo, lento disfacimento, in cui il nostro protagonista, ormai, canterella come un juke box e tra vocine e urletti e parole ripetute ossessivamente "rallegra" le nostre giornate, combattendo a modo suo con l'assenza assoluta di soddisfazioni.
Tra un po' credo che passeremo con il piumino a spolverarlo... è arrivato al paradosso di rifiutare ogni cambiamento, opponendo un no in anticipo a ogni modifica, anche piccola, a ogni miglioramento anche piccolo nella sua vita per timore di ulteriori delusioni.
Tra sospiri e tristezze è lo specchio della nostra povera generazione ammaccata, che, oggi, si trova da un lato a ringraziare per il fatto di avere un lavoro, e dall'altro a maledirlo, questa prigione economica e di basso livello.
giovedì 20 giugno 2013
Negozio o non negozio?
Questa mia riflessione è nata ieri pomeriggio tardi, quando, girellando per il centro di Vigevano con Silvia, ho notato in un negozio di abbigliamento, una maglietta della Desigual che da tempo corteggio. Faceva bella mostra di sé adagiata in vetrina, in primo piano.
Il prezzo indicato per la maglietta è identico a quello del sito di Zalando, per cui mi sono accaparrata due buoni sconto, per un acquisto minimo di 75 euro. Una delle cose che volevo comprarmi era appunto quella maglietta. Ho studiato complicate architetture di acquisti per massimizzare gli sconti, con triangolazioni che manco i fondi alle Cayman...
Però, in negozio la posso provare. E il negozio è in centro a Vigevano, un luogo in cui amo passeggiare. Più avanti un negozio di scarpe, carine, un po' sopra le mie possibilità. Un altro negozio di abbigliamento, bellino, con capi portabili che non mi sembrano male.
Da lì la mia riflessione, e se comprassi in negozi veri, e non sul sito?
Il potere ipnotizzante di internet è grande. Belle foto, qualche sconto accattivante, il pacco che arriva... Ma, in assenza di concreti tagli di prezzo, conviene e soprattutto, è bene, comprare online?
Il centro si svuota e si spopola di negozi. Io compro per lo più in Milano oppure su internet.
E se i saldi li facessi nei negozi del piccolo centro cittadino? Guardo i prezzi finali sempre, talvolta online ci sono sconti un po' troppo roboanti e ti cedono oggetti a costo elevato. Mi guardo intorno: a pochi passi da casa, senza spese di spedizione, provando le cose, con un pochino di sconto posso trovare tanto e di meglio, forse, rispetto alla rete.
E la stessa cosa per i libri.
E, invece di finanziare un sistema di call center way of life, mi chiedo se non sia meglio sostenere persone che vivono nella mia zona, per non trasformarla in un deserto e per non trasformare me in un automa.
In definitiva, noi siamo l'ambiente che ci circonda e noi lo influenziamo con i nostri comportamenti, anche di consumo. Il click e l'acquisto attraverso il click rende il denaro virtuale ancora più virtuale, le cifre sono identiche ma assumono connosazioni differenti se corrisposte in denaro cartaceo, che da la piena misura dell'importo, oppure in denaro virtuale che scivola via in un click.
mercoledì 19 giugno 2013
Filetti di orata con cipolle e capperi
Ingredienti:
filetti di orata (anche surgelati)
cipolla di Tropea
capperi, una manciata
vino bianco
pane grattugiato
sale
pepe
prezzemolo
aglio
Fate un soffritto con olio, aglio e la cipolla di Tropea tagliata finissima, salate e, quando saranno appassite, togliete l'aglio e adagiate i filetti di orata. Sfumate con poco vino bianco, fate evaporare bene. Un segreto per evitare di esagerare con il condimento, cuocete il soffritto coperto e aggiungete poca acqua calda alle cipolle.
Aggiungete i capperi ben sciacquati.
Quando il pesce sarà cotto, impiattate con sopra capperi e cipolle e completate con il pane fritto nell'olio e aggiustato di sale e pepe.
Buon appetito.
filetti di orata (anche surgelati)
cipolla di Tropea
capperi, una manciata
vino bianco
pane grattugiato
sale
pepe
prezzemolo
aglio
Fate un soffritto con olio, aglio e la cipolla di Tropea tagliata finissima, salate e, quando saranno appassite, togliete l'aglio e adagiate i filetti di orata. Sfumate con poco vino bianco, fate evaporare bene. Un segreto per evitare di esagerare con il condimento, cuocete il soffritto coperto e aggiungete poca acqua calda alle cipolle.
Aggiungete i capperi ben sciacquati.
Quando il pesce sarà cotto, impiattate con sopra capperi e cipolle e completate con il pane fritto nell'olio e aggiustato di sale e pepe.
Buon appetito.
Sassolini
Ennesima puntata della saga albanese.
Mi trovo alla finestra con il nostro cavaliere bianco, arruffato, capello, sporco, la stessa t-shirt di ieri, lo stesso pantalone troppo grande e sbracato, e terribili sandali alla tedesca. Mi chiama e ricorre a me, come al solito, come a una via di mezzo tra un bidone della spazzatura (raccolta indifferenziata, of course) e un oracolo.
Interrompo il solito confuso, surreale, a tratti ridicolo racconto delle peripezie di questi furbi straccioni in preda a uno stato di trance. Vedo questo quarantenne goffo, problematico e ingenuo, con la supponenza degli immaturi fuori tempo massimo, che con fare petulante rintuzza le mie parole.
Mi racconta di quello che fa o non fa uno dei bambini ammaestrati, e si ribella, l'ingenuo, alle mie affermazioni. Crede nell'innocenza dei bambini, nel loro affetto spassionato per loro, dimentico di quanto i bambini siano prosaici nel definire le proprie affezioni, per certi aspetti terribilmente razionali e facilmente indirizzabili. Mi viene spontaneo dirgli, irritata da questo fesso saccente: - Non credo che tu possa insegnarmi nulla in materia.-.
Tutta questa sicumera, da parte di una persona che, oggettivamente, ha vissuto pochissimo e non ha fatto esperienze di nessun tipo mi stufa. Ha l'atteggiamento tipico di chi non ha imparato nulla e nemmeno ha l'umiltà di volerlo fare.
Gli dico: - Sai, sei una delle poche persone che conosco che non ha mai avuto problemi o dispiaceri (e ne ha inflitti a iosa), una delle poche che non a avuto esperienze negative. - Lui disquisisce vaneggiando, e io gli rispondo: - Io so, perché ne sono consapevole, che tu non puoi capire quello che ti sto dicendo, ma prima o poi lo comprenderai. Ti ci vuole un bel dispiacere, che ti riguardi in prima persona, un bel lutto. Allora potrai capire. Ecco, mi spiace, ti toccherà maturare, prima o poi.-.
Si offende, fa il muso, da quel bambino che è rimasto.
Com'è brutto un infante raggrinzito sotto il peso dell'età.
Mi trovo alla finestra con il nostro cavaliere bianco, arruffato, capello, sporco, la stessa t-shirt di ieri, lo stesso pantalone troppo grande e sbracato, e terribili sandali alla tedesca. Mi chiama e ricorre a me, come al solito, come a una via di mezzo tra un bidone della spazzatura (raccolta indifferenziata, of course) e un oracolo.
Interrompo il solito confuso, surreale, a tratti ridicolo racconto delle peripezie di questi furbi straccioni in preda a uno stato di trance. Vedo questo quarantenne goffo, problematico e ingenuo, con la supponenza degli immaturi fuori tempo massimo, che con fare petulante rintuzza le mie parole.
Mi racconta di quello che fa o non fa uno dei bambini ammaestrati, e si ribella, l'ingenuo, alle mie affermazioni. Crede nell'innocenza dei bambini, nel loro affetto spassionato per loro, dimentico di quanto i bambini siano prosaici nel definire le proprie affezioni, per certi aspetti terribilmente razionali e facilmente indirizzabili. Mi viene spontaneo dirgli, irritata da questo fesso saccente: - Non credo che tu possa insegnarmi nulla in materia.-.
Tutta questa sicumera, da parte di una persona che, oggettivamente, ha vissuto pochissimo e non ha fatto esperienze di nessun tipo mi stufa. Ha l'atteggiamento tipico di chi non ha imparato nulla e nemmeno ha l'umiltà di volerlo fare.
Gli dico: - Sai, sei una delle poche persone che conosco che non ha mai avuto problemi o dispiaceri (e ne ha inflitti a iosa), una delle poche che non a avuto esperienze negative. - Lui disquisisce vaneggiando, e io gli rispondo: - Io so, perché ne sono consapevole, che tu non puoi capire quello che ti sto dicendo, ma prima o poi lo comprenderai. Ti ci vuole un bel dispiacere, che ti riguardi in prima persona, un bel lutto. Allora potrai capire. Ecco, mi spiace, ti toccherà maturare, prima o poi.-.
Si offende, fa il muso, da quel bambino che è rimasto.
Com'è brutto un infante raggrinzito sotto il peso dell'età.
La giusta misura
Uno dei pochi insegnamenti che la maturità mi ha portato è proprio l'enunciato della seguente tesi: nessuno può salvare un'altra persona a tutti i costi e contro la sua volontà.
E nemmeno cambiarla, se i germi del cambiamento non sono già insiti in lei.
L'unico soggetto su cui possiamo davvero influire siamo noi stessi.
Ma come liberarsi dei fardelli mantenendo però il giusto equilibrio, senza, nel tentativo di liberarsi dai lacci, sbilanciarsi così rotolando per la china?
Di ogni nostra azione rimane ricordo, e, più passa il tempo, e più mi rendo conto che la meditazione delle azioni è fondamentale, l'esagerazione sconsigliata.
Da qui il tarlo che mi rode spesso: che fare? Per non fare danni, intendo, per non sbagliare, per non ferire me e gli altri. Fin dove posso o non posso arrivare?
Sarebbe semplice e liberatorio sbattere le porte, chiudersi in casa, opporre dei no secchi a tutto quello che mi gira ma... Mi farebbe poi bene? Non discuto l'effetto liberatorio iniziale, ma il vuoto intorno e dentro che ne consegue non è quello che voglio ottenere.
Tutto passa attraverso in concetto di equilibrio.
E, lo confesso, essere razionalmente adulta è difficile, è scegliere faticosamente e anche erroneamente ogni giorno cosa fare e cosa no.
Sono arrivata a questa conclusione, che noi, almeno in questa epoca in cui il dovere e il non dovere non è poi così chiaro, non diventiamo adulti quando abbiamo raggiunto caratteristiche "da adulti", età, maturità, serietà, ma scegliamo di essere adulti (o ci proviamo) ogni giorno, in mille cose, in quelle che diciamo e, soprattutto, in quelle che taciamo.
Quanto vere le parole di Sant'Agostino sul libero arbitrio...
L'ultimo dei quali è discriminare, lucidamente, a mente fredda, e dio solo sa quanto sia difficile farlo, sui meriti e sui difetti delle persone per circondarsi di quelle che valgono, per noi, qualcosa.
E a loro dare ascolto, presenza, silenzio, se occorre.
Tutto passa attraverso in concetto di equilibrio.
E, lo confesso, essere razionalmente adulta è difficile, è scegliere faticosamente e anche erroneamente ogni giorno cosa fare e cosa no.
Sono arrivata a questa conclusione, che noi, almeno in questa epoca in cui il dovere e il non dovere non è poi così chiaro, non diventiamo adulti quando abbiamo raggiunto caratteristiche "da adulti", età, maturità, serietà, ma scegliamo di essere adulti (o ci proviamo) ogni giorno, in mille cose, in quelle che diciamo e, soprattutto, in quelle che taciamo.
Quanto vere le parole di Sant'Agostino sul libero arbitrio...
L'ultimo dei quali è discriminare, lucidamente, a mente fredda, e dio solo sa quanto sia difficile farlo, sui meriti e sui difetti delle persone per circondarsi di quelle che valgono, per noi, qualcosa.
E a loro dare ascolto, presenza, silenzio, se occorre.
Ne rimarrà uno solo?
E' quello che mi sono chiesta leggendo dell'ultima richiesta di epurazione per un membro del Movimento 5 stelle. Il motivo? Il solito gira che ti rigira, un'intervista con un accenno di critica alle posizioni del gruppo o all'atteggiamento del movimento.
Sono stata, in passato, una grande appassionata di Rivoluzione francese, e tutto questo mi ricorda il meccanismo di autodistruzione che ha caratterizzato l'ala giacobina, che tra decapitazioni di massa e deliri integralisti, ha finito per distruggere se stessa. Qualche analogia con Robespierre per altro si può riscontrare, tra cui la vanità e l'egocentrismo.
E mi chiedo, alla fine non saranno più quelli fuori dal movimento di quelli dentro, i cui cancelli saranno custoditi dai custodi della rivoluzione sempre in fieri?
Continuano a criticare l'immobilismo della sinistra e della destra, quasi surreale, nella sua illogicità questa critica. Dopo la gita in torpedone per cosa si parla del movimento? Solo per le richieste di espulsione per membri non compliant con er capoccia.
Un po' poco, mi pare, per il movimento rivoluzionario.
martedì 18 giugno 2013
Idea provocatoria sulla crisi
E se buona parte della crisi italiana l'avessero provocata le aziende italiane con il loro comportamento scellerato?
Non mi riferisco solo alla banche e nemmeno all'annoso problema del ricambio generazionale, ma anche alle imprese manifatturiere.
Un esempio, che ieri mi ha colpito.
Diverse aziende che seguo hanno una situazione economica, tutto sommato, buona, alcune davvero buona, quindi perché vantano tutte, senza eccezione un numero imbarazzante di esuberi? Il loro mercato più importante è l'Italia, e se, a colpi di cig e di chiusure di stabilimenti e delocalizzazioni, si rischia di vedersi polverizzare il mercato di riferimento.
Insomma, le aziende, decisamente ingorde e in mano a manager che vengono valutati sul brevissimo termine, guardano al piccolo vantaggio immediato per poi risentire dopo pochi anni della terra bruciata che si sono fatti intorno.
Se io non ho soldi i tuoi prodotti non li compro perché non posso.
E anche non voglio, dato che io le calze Golden Lady non le voglio più.
Insomma, non c'era motivo per chiudere qui la produzione e portarla in Romania.
E così fanno in tanti, da qui, conti alla mano, la mia idea.
Invece che piangere dovrebbero essere più lungimiranti.
Non mi riferisco solo alla banche e nemmeno all'annoso problema del ricambio generazionale, ma anche alle imprese manifatturiere.
Un esempio, che ieri mi ha colpito.
Diverse aziende che seguo hanno una situazione economica, tutto sommato, buona, alcune davvero buona, quindi perché vantano tutte, senza eccezione un numero imbarazzante di esuberi? Il loro mercato più importante è l'Italia, e se, a colpi di cig e di chiusure di stabilimenti e delocalizzazioni, si rischia di vedersi polverizzare il mercato di riferimento.
Insomma, le aziende, decisamente ingorde e in mano a manager che vengono valutati sul brevissimo termine, guardano al piccolo vantaggio immediato per poi risentire dopo pochi anni della terra bruciata che si sono fatti intorno.
Se io non ho soldi i tuoi prodotti non li compro perché non posso.
E anche non voglio, dato che io le calze Golden Lady non le voglio più.
Insomma, non c'era motivo per chiudere qui la produzione e portarla in Romania.
E così fanno in tanti, da qui, conti alla mano, la mia idea.
Invece che piangere dovrebbero essere più lungimiranti.
lunedì 17 giugno 2013
Umore da strage degli innocenti
Stamattina ho cominciato a chiedermi seriamente come potrò resistere due o tre mesi ancora con questo umore di morte, unito ai disturbi fisici.
Un mal di testa atroce accompagna i miei risvegli e le mie giornate lavorative, dopo notti popolate da incubi. Risultato, oggi alle 5 e qualcosa mi sono svegliata in un bagno di sudore, e alle 6 ero sotto la doccia, con la stessa vivacità di uno zombie a cui hanno dato un sacco di botte.
Dato che, sul binario ad attendere il treno ero l'unica senza maniche, accaldata in mezzo a una frotta di gente con golfini e giacche, mentre qui in ufficio ora ho il golfino, deduco che qualcosa non funziona nel sistema di termoregolazione.
Acciaccata, però, sono ancor più preoccupata per i risvolti umorali di questa faccenda.
Con tutte le mie forze combatto quello che è un malumore costante, misto a pigrizia e disfacimento.
Un esempio, non tollero più niente, basta una borsata in metropolitana per darmi quella sensazione di urticante fastidio data dal prossimo tuo non urbano. Non sopporto più nulla, come un vaso troppo pieno. L'insofferenza e il nervosismo sono a livelli mai visti. Basta un nonnulla per scattare come una molla, o meglio, mi necessita uno sforzo e un controllo esagerato.
Non voglio che tutto questo ricada sugli altri, perchè non è giusto, e quindi mio sforzo di fare quello che devo fare e soprattutto di non fare quello che vorrei tanto fare, ovvero pestare a sangue tutti i cretini molesti che ho intorno e che non sopporto proprio più!
Un qualcosa che mi preoccupa, comunque. Da un lato un nervosismo esagerato, dall'altro un abbattimento enorme, e la voglia di stare tra me e me con il mio malumore.
Una fatica enorme, mi è costata, per esempio, dal punto di vista emotivo, la visita alla neomamma. Ho praticamente fatto salti di gioia quando, un we al mare, è riuscito a farmi posticipare la visita.
Che sollievo, che felicità....
Non ci sono stati attriti tra noi, anzi, e neppure una profondità di rapporto tale da giustificare eventuali imbarazzi. Ma voi non avete idea del peso, in prospettiva, di questa visita.
E così via. Per ora sto combattendo il desiderio di fuga e di chiusura, ma non so per quanto....
venerdì 14 giugno 2013
Impulso distruttivo
Lo sento montare come un groppo, di dimensioni consistenti, all'imboccatura dello stomaco.
Un senso di peso e di fastidio, la sgradevole sensazione della costrizione.
Il senso del dovere non riesce a fugare l'insofferenza, che mi avvolge come un gusto amaro.
So che non posso più rimandare e non ho plausibili scuse per troncare i rapporti.
Non è successo niente ed è successo tutto, quel tutto che sta nel fatto che le nostre due vite sono lontanissime e che proprio non mi interessa nulla di certe questioni.
Non sono fatta per i rapporti di convenienza, non sono fatta per le amicizie in cui non mi riconosco più.
Un paio d'ore, che vuoi che sia? E la cortesia di una visita non si può negare.
Ma è quello che c'è in quel paio d'ore, di cui mal digerisco quello che mi si prefigura, quei discorsi stranoiosi e scontati. Conosco l'educazione, ma è quel lato selvatico che è impossibile da dominare che fatico a reprimere e che forse è la mia vera natura.
Sto per fare qualcosa di cui non mi interessa niente, e anche per fare un favore alle amiche appiedate.
E non riesco, con tutta la buona volontà, a farmelo piacere, a mascherare con un sorriso il mio disinteresse, sconfinante con il fastidio.
Questo sottile desiderio di sbriciolare in mille pezzi tutto quello che inizia a soffocarmi sotto una coltre di manierismo, che mi attrae come e più del canto delle sirene.
Quella tensione verso la fuga, verso il silenzio, in questo momento verso la solitudine, lontano da "quello che ci si aspetta da me", vicino a quello che vorrei.
Me lo dico sussurrando, non mi hanno fatto nulla, ma... delle persone fuori dalla mia vita con cui non ho nulla a che spartire... che non mi cercano mai...
Il tuo posto è vuoto
Da più di 15 giorni il tuo posto a pranzo è vuoto.
Oh, una delle tante sedie, certo, non una in particolare. Il tuo posto al nostro tavolo è vuoto, e il tavolo mi pare orfano senza di te.
Strano, mi dico, non è che parlassi per ore, che raccontassi chissà che, e certo non eri un esempio di cucina creativa. Anzi, in alcuni periodi, in passato, ho tanto desiderato di non incrociarti, di non incrociare più nessuno, per dare pace al mio animo sballottato e tormentato.
I giorni sono scivolati e con essi sono arrivate cose nuove, cose belle, cose brutte, e tante cose finte.
Ora mi rendo conto di quanto fosse rassicurante la tua presenza.
Regolare, quasi scontata, quasi rituale nella sequenza dei movimenti.
E quanto la aspettassi.
E adesso che non c'è niente e nessuna da aspettare, nemmeno il tuo pensiero mentre io scendo, la noia e un senso di vuoto si creano nelle mie giornate, un senso di fastidio profondo di fronte al ciarliero rifiorire dei gelosi.
Mi manchi, e non c'è cosa peggiore di un risveglio di soprassalto e rendersi conto di quanto pesi un'assenza.
Stay, Rihanna
All along it was a fever
A cold with high-headed believers
I threw my hands in the air I said show me something
He said, if you dare come a little closer
Round and around and around and around we go
Ohhh now tell me now tell me now tell me now you know
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay
It's not much of a life you're living
It's not just something you take, it's given
Round and around and around and around we go
Ohhh now tell me now tell me now tell me now you know
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay
Ohhh the reason I hold on
Ohhh cause I need this hole gone
Funny all the broken ones but i'm the only one who needed saving
Cause when you never see the lights it's hard to know which one of us is caving
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay, stay
I want you to stay, oh
A cold with high-headed believers
I threw my hands in the air I said show me something
He said, if you dare come a little closer
Round and around and around and around we go
Ohhh now tell me now tell me now tell me now you know
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay
It's not much of a life you're living
It's not just something you take, it's given
Round and around and around and around we go
Ohhh now tell me now tell me now tell me now you know
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay
Ohhh the reason I hold on
Ohhh cause I need this hole gone
Funny all the broken ones but i'm the only one who needed saving
Cause when you never see the lights it's hard to know which one of us is caving
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay, stay
I want you to stay, oh
giovedì 13 giugno 2013
Piccolo grumo di senso del dovere
Sono dibattuta tra la spinta morale a fare quello che so di dover fare per correttezza e la spinta dello stomaco a non assecondarla e a fare quello che mi pare.
Mente contro pancia, e la pancia va rispettata.
La mia gorgoglia, e punta i piedi, la mia mente lotta contro questo senso diffuso di depressione (ah la tiroide) e mi spinge a esercitare un ferreo controllo su quel maledetto desiderio di scappare che costituisce il mio lato Hyde.
Resisto, resisto, resisto.
The parting glass
Ah, tutti i compagni che qui avevo
sono tristi per la mia partenza
e tutte le ragazze che qui avevo
vorrebbero restassi un giorno ancora
ma visto che a me tocca in sorte
di alzarmi, io, invece che voi,
mi alzerò con calma e piano dirò
buonanotte, e gioia sia con tutti voi.
"The parting glass"
sono tristi per la mia partenza
e tutte le ragazze che qui avevo
vorrebbero restassi un giorno ancora
ma visto che a me tocca in sorte
di alzarmi, io, invece che voi,
mi alzerò con calma e piano dirò
buonanotte, e gioia sia con tutti voi.
"The parting glass"
Oggi ho salutato Edvige, per l'ultima volta, o chissà, per la penultima, o per una delle tante.
Un pranzo sbagliato, in un locale troppo rumoroso, dai panini miserevoli, o parafrasando il nome del locale, fantasma, appollaiati su seggioline scomode, a mangiare sgomitando sui tavolini mignon di una birreria in stile finto irlandese. Eravamo troppi, a questo pranzo che è piovuto come un fulmine a ciel sereno su di noi, ieri.
Edvige è stata assunta in una farmacia a Rozzano, e domani comincia a lavorare.
E' un po' come andare sulla luna, si troverà dall'altra parte di Milano.
Oggi ero seduta troppo lontano da lei, non riuscivo a sentire cosa diceva.
Un bel regalo per il suo compleanno, che sarà domenica.
Rifletto sulla consuetudine, sulle piccole abitudini che legano le persone, anche diverse tra loro.
Ricordo due anni di caffè, un appuntamento non dato, ma dopo poco scontato, ogni mattina presto, le chiacchiere leggere, il consueto buona giornata. I pranzi, i messaggini e i caffè mattutino, ancora una volta, al bar all'angolo.
Noi siamo anche le persone che frequentano la nostra vita, noi siamo i nostri legami, noi siamo gli amici che ci trovano e che resistono con noi al passare del tempo. Ogni volta che qualcuno se ne va dalla nostra vita, cambiamo anche noi. A volte pensiamo di non far entrare troppo le persone nella nostra esistenza, perché temiamo che ci se ne vadano, lasciando un vuoto difficile da colmare. Ma è un'illusione pensare di poterlo evitare.
Anche le piccole cose, le abitudini, creano dei legami, anche se non vogliamo.
Mi mancherà, questa persona solare, trasparente, onesta, con la sua espressione che sa di pulito.
Non dormite al lavoro!
Leggete qui, può costare caro....
La pennicchella costa. Oltre 222 milioni di euro, se il pisolino è schiacciato con la testa sulla tastiera. E' successo in Germania: un impiegato di banca, concedendosi un break tra una revisione e l'altra, si è addormentato con il viso premuto sul tasto del numero "2". Facendo lievitare la richiesta di importo da 62.40 a 222 milioni di euro. Anzi, a essere precisi, 222.222.222 milioni di euro.
L'errore viene segnalato e corretto da un sistema di controllo informatico. Peccato che una collega in carne ed ossa avesse già dato il via libera al trasferimento, condannando la sua banca a un pagamento da capogiro. E se stessa al licenziamento, dopo 26 anni di onorato (e cosciente) servizio sulla scrivanie dell'istituto.
La 48enne responsabile della clamorosa svista ha portato il caso alla Corte Regionale del lavoro di Francoforte. I giudici le hanno dato ragione, imponendone il reintegro ai dirigenti. Nel solo aprile 2012, è emerso in udienza, la donna aveva verificato più di 800 trasferimenti. Legittimo che almeno un errore macchiasse la tabella di marcia. E legittimo pensare che il collega, in futuro, scelga giacigli meno "rischiosi" della scrivania...
Dal Sole24ore di oggi
La pennicchella costa. Oltre 222 milioni di euro, se il pisolino è schiacciato con la testa sulla tastiera. E' successo in Germania: un impiegato di banca, concedendosi un break tra una revisione e l'altra, si è addormentato con il viso premuto sul tasto del numero "2". Facendo lievitare la richiesta di importo da 62.40 a 222 milioni di euro. Anzi, a essere precisi, 222.222.222 milioni di euro.
L'errore viene segnalato e corretto da un sistema di controllo informatico. Peccato che una collega in carne ed ossa avesse già dato il via libera al trasferimento, condannando la sua banca a un pagamento da capogiro. E se stessa al licenziamento, dopo 26 anni di onorato (e cosciente) servizio sulla scrivanie dell'istituto.
La 48enne responsabile della clamorosa svista ha portato il caso alla Corte Regionale del lavoro di Francoforte. I giudici le hanno dato ragione, imponendone il reintegro ai dirigenti. Nel solo aprile 2012, è emerso in udienza, la donna aveva verificato più di 800 trasferimenti. Legittimo che almeno un errore macchiasse la tabella di marcia. E legittimo pensare che il collega, in futuro, scelga giacigli meno "rischiosi" della scrivania...
Dal Sole24ore di oggi
Catullo versus Anacreonte (e io in mezzo)
- Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
- Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.
Catullo - Carme 85
- Amo e non amo,
- sono pazzo e non sono pazzo.
@questa me la spendo
Mattina presto, metro, apro il numero di Metro che ho appena ghermito a Porta Genova.
Nella pagina dedicata alla critica letteraria appare un'intervista a tal Massimo Lolli, che ha appena pubblicato "Le cinque regole del corteggiamento".
Sentite cosa risponde a chi gli chiede cosa non deve mai fare un corteggiatore.
Mai parlare di sé, se non in chiave umoristica e canzonatoria, ma rispondere alle domande di lei, mai fare domande su di lei, ma sempre fare domande su quello che lei dice.
Dite che funziona anche per le donne, ormai condannate pure a questa jella, cioè a corteggiare gli uomini, che somma disgrazia, aspettano loro di essere corteggiati (ma si può)?
Non posso semplicemente sedermi tutta carina dispensare sorrisi senza esagerare (le rughe) fornire sciape battute di gentile circostanza e farmi corteggiare come si faceva fino a poco tempo fa?
Già devo fare una fatica bestia a cercare di non ingrassare con la tiroide dorme, già mi viene l'esaurimento ogni sera per decidere come vestirmi, già devo confrontarmi ogni giorno con quelle alghe dei miei capelli, e devo pure pensare a come corteggiare qualcuno?????
Beh, insomma, imparate bene la lezione che potrebbe servirvi.
Anche se, come ben sapete, detesto chi mi dice cosa devo fare... e in particolare cosa non devo fare.
Un'analisi frequente e precisa su Eni
Ecco come il mio capo esprime la necessità di avere analisi azionarie molto frequenti, precise e puntuali su Eni, titolo che abbiamo dato all'acquisto (scusate la volgarità, dettata da esigenze documentarie).
Entra cercando di sfondare la porta, anche se questa è aperta.
Si ferma al centro della stanza a precipizio e fa roteare gli occhi come se stesse per annunciare una cosa gravissima: il terremoto scappiamo, abbiamo Francesco I fuori dalla porta, ho perso mezzo kilo...
Accavallando le parole dice: - Avevo in mente una cosa, una cosa.... che cosa? Ah sì - e si volta verso Danilo - voglio che ogni volta che Scaroni va a pisciare noi pubblichiamo l'analisi completa delle urine, hai capito?.-. E sottolinea con il dito alzato il fine concetto.
Dopo di che prende e esce.
Probabilmente dopo tre passi si era già dimenticato.
L'unica speranza che ho è che prima o poi lo arrestino....
mercoledì 12 giugno 2013
At my most beautiful - Rem
I've found a way to make you smile
I've found a way
A way to make you smile
I read bad poetry
Into your machine.
I save your messages
Just to hear your voice.
You always listen carefully
To awkward rhymes.
You always say your name,
Like I wouldn't know it's you,
At your most beautiful.
I've found a way to make you smile
I've found a way
A way to make you smile
At my most beautiful
I count your eyelashes, secretly.
With every one, whisper I love you.
I let you sleep.
I know you're closed eye watching me,
Listening.
I though I saw a smile.
I've found a way to make you smile
I've found a way
A way to make you smile
Per me è irresistibile.
I've found a way
A way to make you smile
I read bad poetry
Into your machine.
I save your messages
Just to hear your voice.
You always listen carefully
To awkward rhymes.
You always say your name,
Like I wouldn't know it's you,
At your most beautiful.
I've found a way to make you smile
I've found a way
A way to make you smile
At my most beautiful
I count your eyelashes, secretly.
With every one, whisper I love you.
I let you sleep.
I know you're closed eye watching me,
Listening.
I though I saw a smile.
I've found a way to make you smile
I've found a way
A way to make you smile
Per me è irresistibile.
Buon compleanno Anna Frank
Il 12 giugno 1929 nasceva Annelise Marie Frank.
Il 12 giugno 1942 Anna ricevette il suo diario, regalo per il suo tredicesimo compleanno. Da quel giorno Anna, fino quasi alla fine, annoterà pensieri, fatti, emozioni con una maturità, una lucidità e una sensibilità fuori dal comune e senza tempo.
Ho letto il diario di Anna al termine della V^ elementare, nell'estate.
Nell'immobile aria di Borgo, grondante di umidità, in cui nulla accade, passavo quella parte di pomeriggio in cui è impossibile uscire stesa sul letto di mia nonna. Allungata sul copriletto, dalla sua parte, quella vicino alla finestra dagli scuri socchiusi, una pagina è seguita all'altra.
Fuori non un alito di vento a muovere le foglie degli alberi di robinia lungo il corso malmesso della Biraga, la tv della nonna a rassicurare dietro il tramezzo, un anacronistico copriletto di ciniglia scolorita.
Per diversi giorni ho vissuto con Anna. Le ore tra la fine della lettura e l'inizio successivo erano della semplici pause dalla vita in quel momento reale.
Anna è stata la mia prima vera amica, qualcuno che, meraviglia della meraviglie, scriveva, vedeva e pensava con la mia stessa sensibilità. Per me, che in un piccolo paese gretto e limitato vivevo in apnea, sempre impegnata a non farmi notare, etichettata come bambina strana, solo perché ero un pochino più brava, intelligente e sensibile della media (bassa) del paese, goffa perché taciturna e timida, nulla è stato più come prima.
Anna mi ha in qualche modo rassicurato sulla correttezza del mio modo di essere, sul fatto che al mondo (e il mio era estremamente piccolo all'epoca) ci potevano essere persone che mi somigliavano, con cui virtualmente potevo creare una vera corrispondenza.
Leggendo le pagine del suo diario, non mi sono sentita più sola.
Posso dire con certezza che sono stata ad Amsterdam proprio per visitare la sua casa.
In quei piccolissimi ambienti, dietro la porta girevole, in cima alla scala ripidissima e strettissima, ho respirato l'aria che respirava Anna, ho visto lo stesso albero, ho guardato con i miei occhi quello che lei vedeva, ho ricordato le sue parole con tutta me stessa.
Se oggi Anna fosse viva avrebbe 84 anni.
Per me, per quanto mi riguarda, vivrà per sempre in me e in tutti coloro che si sono rispecchiati in lei e nelle sue pagine.
In un punto del suo diario si interrogava sul suo futuro e in particolare sulla sua sensibilità da adulta,
se, diventata grande, avrebbe trovato ridicole le pagine del suo diario e visto in maniera diversa gli altri e la realtà. Quello che ho imparato io è che le persone cambiano, con l'età, e tanto.
Ma il nocciolo della personalità rimane quello.
Tutte le vicende della vita ci distolgono, ci modificano, ci consumano anche, ma la sostanza, nel profondo rimane così com'è.
Questo blog che è la versione contemporanea di un diario, saluta oggi la mia foglia virtuale sull'albero di Anna, che per me è sempre presente.
Fratelli Karamazov
“Non c’è nulla di più sublime, di più forte, di più salutare e di più utile nella vita di un buon ricordo e soprattutto di un ricordo dell’infanzia… un meraviglioso, sacro ricordo che avrete conservato della vostra infanzia potrà essere per voi la migliore delle educazioni”.
Fëdor Dostoevskij
martedì 11 giugno 2013
La verità, vi prego, sull'amore...
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore
Alcuni dicono che l’amore è un bambino
e alcuni che è un uccello
alcuni dicono che fa girare il mondo
e altri che è solo un’assurdità,
e quando ho chiesto cosa fosse al mio vicino
sua moglie si è seccata e ha detto
che non era il caso di fare queste domande.
Può assomigliare a un pigiama
o a del salame piccante dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare un lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
È tagliente o ha gli orli lisci e soffici?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
I libri di storia ne parlano
solo in piccole note a fondo pagina,
ma è un argomento molto comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l’ho visto persino scribacchiato
sulle copertine degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un cane affamato
o fa il fracasso di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
con una sega o con un pianoforte Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
O apprezzerà soltanto musica classica?
La smetterà quando si vuole un po’ di pace?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
L’ho cercato nei chioschi del giardino
ma lì non c’era mai stato:
ho anche esplorato le rive del Tamigi
e l’aria balsamica delle terme.
Non so cosa cantasse il merlo
o che cosa dicesse il tulipano,
ma certo non era nel pollaio
e nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon cittadino o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se un po’ audaci?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto grattando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sull’autobus mi pesterà un piede?
Arriverà come il cambiamento improvviso del tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
Alcuni dicono che l’amore è un bambino
e alcuni che è un uccello
alcuni dicono che fa girare il mondo
e altri che è solo un’assurdità,
e quando ho chiesto cosa fosse al mio vicino
sua moglie si è seccata e ha detto
che non era il caso di fare queste domande.
Può assomigliare a un pigiama
o a del salame piccante dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare un lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
È tagliente o ha gli orli lisci e soffici?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
I libri di storia ne parlano
solo in piccole note a fondo pagina,
ma è un argomento molto comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l’ho visto persino scribacchiato
sulle copertine degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un cane affamato
o fa il fracasso di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
con una sega o con un pianoforte Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
O apprezzerà soltanto musica classica?
La smetterà quando si vuole un po’ di pace?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
L’ho cercato nei chioschi del giardino
ma lì non c’era mai stato:
ho anche esplorato le rive del Tamigi
e l’aria balsamica delle terme.
Non so cosa cantasse il merlo
o che cosa dicesse il tulipano,
ma certo non era nel pollaio
e nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon cittadino o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se un po’ audaci?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto grattando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sull’autobus mi pesterà un piede?
Arriverà come il cambiamento improvviso del tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.
W.H. Auden
King of pain - Sting & the police
There's a little black spot on the sun today
It's the same old thing as yesterday
There's a black hat caught in a high tree top
There's a flag pole rag and the wind won't stop
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
There's a little black spot on the sun today (that's my soul up there)
It's the same old thing as yesterday (that's my soul up there)
There's a black hat caught in a high tree top (that's my soul up there)
There's a flag pole rag and the wind won't stop (that's my soul up there)
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
There's a fossil that's trapped in a high cliff wall (that's my soul up there)
There's a dead salmon frozen in a waterfall (that's my soul up there)
There's a blue whale beached by a springtide's ebb (that's my soul up there)
There's a butterfly trapped in a spider's web (that's my soul up there)
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
There's a king on a throne with his eyes torn out
There's a blind man looking for a shadow of doubt
There's a rich man sleeping on a golden bed
There's a skeleton choking on a crust of bread
King of pain
There's a red fox torn by a huntsman's pack (that's my soul up there)
There's a black winged gull with a broken back (that's my soul up there)
There's a little black spot on the Sun today
It's the same old thing as yesterday
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
King of pain
King of pain
King of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
It's the same old thing as yesterday
There's a black hat caught in a high tree top
There's a flag pole rag and the wind won't stop
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
There's a little black spot on the sun today (that's my soul up there)
It's the same old thing as yesterday (that's my soul up there)
There's a black hat caught in a high tree top (that's my soul up there)
There's a flag pole rag and the wind won't stop (that's my soul up there)
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
There's a fossil that's trapped in a high cliff wall (that's my soul up there)
There's a dead salmon frozen in a waterfall (that's my soul up there)
There's a blue whale beached by a springtide's ebb (that's my soul up there)
There's a butterfly trapped in a spider's web (that's my soul up there)
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
There's a king on a throne with his eyes torn out
There's a blind man looking for a shadow of doubt
There's a rich man sleeping on a golden bed
There's a skeleton choking on a crust of bread
King of pain
There's a red fox torn by a huntsman's pack (that's my soul up there)
There's a black winged gull with a broken back (that's my soul up there)
There's a little black spot on the Sun today
It's the same old thing as yesterday
I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain
King of pain
King of pain
King of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
I'll always be king of pain
Novella Eva
Non è la fatal mela, oggi, a tentare la nostra novella Eva, né alcun serpente ha intonato un attraente canto di inganno. Solo il magazziniere che ha portato il frutto della settimana, ovvero, la banana.
Ieri abbiamo stabilito il prezzo della salute di codesta Eva, 18 euro al mese, oggi ci aggiungiamo quell'euro che fanno le x banane che, contro ogni logica, la poveretta si è imboscata nella borsa.
Addirittura uscita a pranzo, la nostra donna ha fatto di tutto per seminarmi, trascinandosi la sua nuova borsetta bianca, un robusta, capace hobo che arriva dritta dritta dal mercato. Ma nulla ha potuto per evitarmi all'uscita. E nulla ho potuto fare io per evitare di notare l'esplosione subìta dalla suddetta borsa, che ha cominciato a somigliare in tutto e per tutto a uno di quei bassotti obesi, per forma e proporzioni, che si vedono spesso per le strade metropolitane.
Immagino le banane tutte incastrate tra loro, pigiate a forza e in fretta, sulle scale, nel timore di farsi beccare, e la cerniera che geme e guaisce dolorante, mentre le sue fibre si distendono, la tensione le contorce e sopportano il supplizio, quello che pare essere il primo di una serie, con sommessi cigolii.
Insomma, passata un'ernia, se ne fa un'altra.....
Ancora Pessoa
Ah, quest'anima che non arde
non avviluppa, perché ama
la speranza, ancor che vana,
l'oblio che vive
tra la rugiada della sera
e la rugiada del mattino.
La scoperta di Pessoa ha fatto sì che il mio cuore adolescente passasse da una cotta per Prévert a un amore eterno per Pessoa.
Un buco nel cuore
Nel malessere in cui vivo
nel dubbio pensare in cui sento
sono di me prigioniero
mento a me stesso.
Se fossi diverso, sarei diverso,
se in me ci fosse certezza,
non sarei il fluido e neutro
che ama le bellezza.
Sì, che ama la bellezza e la nega
in questa vita senza sostegno
che contro se stessa afferma
che tutto è vano.
Fernando Pessoa
Ho un buco proprio al centro del cuore, oggi. Lo sento in mezzo al petto, a dire il vero un po' spostato verso sinistra. Quasi lo vedo, con gli occhi della mente, con quelli del cuore. Sento il suo contorno buio, quasi scivolo all'interno di quel tunnel senza luce. Da fuori intuisco soltanto l'aria rarefatta che lo anima. Osservo il pulviscolo che si agita nell'ultimo barlume di luce, sopra la sua superficie, che sorvola muto la grande depressione.
Mi agito sulla sedia, scivolo via senza pace. Il peso del buco nel cuore mi segue ovunque, occupa la mia mente annebbiata, si fissa e dilaga.
Sa di disfatta, di tristezza, di gelosia, di desiderio di rivalsa, di immobilismo, di malumore, di solitudine e di confusione. L'interno mi imprigiona, mi sento avvinta da una pesantezza che rasenta l'immobilismo. Mi disorienta, di inghiotte, mi divora, mi trascina indietro.
Perdo me stessa, la parte luminosa di me, in questa foresta di contraddizioni, fantasmi paurosi e un passato gelido che rimette in scena i suoi incubi apposta per me.
Una lunga notte mi risucchia, e la giornata sfuma in questo buco nero.
Il mio presente vacuo non ha forze per opporsi, il futuro è morto, il futuro oggi è morto, vive e trionfa solo il buio del passato.
Martedì: riunione....
lunedì 10 giugno 2013
I genitori sono esseri umani
Esattamente come gli altri.
In essi riconosciamo virtù, vizi, debolezze, incertezze, errori e certezze.
In essi cerchiamo un riferimento al momento del bisogno.
In essi speriamo quando il gorgo dell'esistenza ci rende impossibile anche profferire parola, certi di una comprensione che non necessita di parole.
In essi cerchiamo un esempio continuo e luminoso, un punto di riferimento, tutte le risposte sulla vita quando essa ci confonde, ci disperde, ci flagella.
A essi attribuiamo un'imperscrutabile superiorità solo perché sono i nostri genitori, a essi, all'idea di essi, tendiamo senza sosta e senza pace.
Ma sono essi umani, talvolta erranti, talvolta ciechi ed egoisti, talvolta persi in loro stessi, nella loro mente, nelle loro difficoltà.
Come per noi sono spesso un'idea di genitori, altrettanto noi siamo un'idea di figli.
Nella migliore delle ipotesi sperano per noi il meglio, ma nei binari di ciò che conoscono.
E non accettano che li lasciamo soli, travolti dalle loro incertezze.
A volte, spesso, penso che diventare adulti sia fare da guida ai nostri genitori.
Per un pugno di euro
E' più forte della morte, più forte del buon senso, della prudenza, del pudore. Non mi sto riferendo all'amore, ma all'avarizia.
18 euro, sono questi che fanno la differenza tra un abbonamento del treno con o senza l'integrazione per l'utilizzo dei mezzi pubblici.
E sono questi 18 euro che spingono Michela a sobbarcarsi un tragitto a piedi di 20 minuti all'andata e 20 minuti al ritorno a piedi verso la stazione di metropolitano squallore che è Lancetti, per salire su un treno già strapieno e garantirsi così un viaggio di straordinaria scomodità in piedi per almeno metà tragitto.
Eccola tornata oggi, dopo 6 mesi di assenza e un'operazione di ernia al disco, è proprio il caso di dirlo, sulle spalle, zoppicante, acciaccata, mezza sciancata e stanchissima. Appena guadagnato l'ufficio, il sollievo si è dipinto sul suo volto, e parevano appianarsi le sue rughe come quelle sul volto provato di Ulisse all'approdo faticoso a Itaca, per metterla in poesia.
Per tutto il giorno, senza pace, si alza e si siede.
Con fatica confessa che, a dire il vero, non è ancora riuscita ad andare dal chirurgo che l'ha operata per un controllo, e che, no, fino a ieri non è mai uscita di casa.
Il viaggio verso il grande nulla metropolitano le deve essere sembrato il varo del Titanic, mi sa, e stamattina avrà brindato con un lunghissimo caffè ristretto (non sprechiamo acqua che si paga!).
18 euro, sono, in sintesi, il prezzo della propria salute, senza criterio abbandonata alla strada.
Da un giorno con molte pause, diversi sonnellini e 50 metri al più percorsi su un solo piano, ci siamo buttati direttamente nella giungla. E senza pensare che, garantirsi un posto a sedere sui mezzi e poi sul treno, possa fare la differenza.
Sulla metro gli scossoni sono notevoli, è vero, ne so qualcosa, e che non risolve il problema principale, quello del martirio per dare un senso alla vita. Ma abbreviare la pena non è peccato, ma prova di intelligenza.
Ad attenderla al varco, domani, la prova frutta.
Basterà un'ernia e il tassativo divieto di portare pesi a convincerla a resistere al canto delle sirene che proviene dal cesto di mele/arance/banane?
Stampe curiose
Il nostro Governo emette titoli obbligazionari a mazzi, e questa settimana non ha fatto eccezione.
Nell'affannoso tentativo di recuperare quanto perso la scorsa settimana mi sono fiondata a stampare il comunicato del Ministero della prossima asta BoT.
Diligentemente mi reco alla stampante comune mentre esce dalle sue fauci affaticate un foglio. Lo prendo in mano aspettando di trovarmi la solita tabella del Ministero e... sorpresa!
Il foglio che mi capita tra le mani è un semplice modulo, in cui vengono richiesti i dati per l'iscrizione a... l'Associazione Arcigay e Arcilesbica!
Rientro in ufficio (soli uomini) e dico: - Nessuno di voi ha stampato ora vero?-.
Alla risposta negativa spiego cosa ho trovato.
Tutti ridono e poi... parte la caccia allo stampatore, ovviamente non per sapere chi lo ha fatto e chi mancherebbe, noi non siamo pettegoli e siamo di ampie vedute, ma per sanzionare l'uso privatistico del bene aziendale.
Iniziano gli appostamenti, a turni, credo di aver individuato una tizia che, per me, potrebbe...
Ma si dirige alla stampante e poi subito se ne va, dopo aver frugato tra le stampe abbandonate, disturbata dala mia presenza.
E così per tutto il giorno.
Il nostro ufficio non ha mai stampato, uno per volta, così tanti fogli.
Per ora il foglio giace abbandonato a lato stampante.
Ma, se c'è un "colpevole" sempre di uso privatistico di stampante, ovvio, io miei colleghi lo beccheranno. Sono ancora qui per questo!
Nell'affannoso tentativo di recuperare quanto perso la scorsa settimana mi sono fiondata a stampare il comunicato del Ministero della prossima asta BoT.
Diligentemente mi reco alla stampante comune mentre esce dalle sue fauci affaticate un foglio. Lo prendo in mano aspettando di trovarmi la solita tabella del Ministero e... sorpresa!
Il foglio che mi capita tra le mani è un semplice modulo, in cui vengono richiesti i dati per l'iscrizione a... l'Associazione Arcigay e Arcilesbica!
Rientro in ufficio (soli uomini) e dico: - Nessuno di voi ha stampato ora vero?-.
Alla risposta negativa spiego cosa ho trovato.
Tutti ridono e poi... parte la caccia allo stampatore, ovviamente non per sapere chi lo ha fatto e chi mancherebbe, noi non siamo pettegoli e siamo di ampie vedute, ma per sanzionare l'uso privatistico del bene aziendale.
Iniziano gli appostamenti, a turni, credo di aver individuato una tizia che, per me, potrebbe...
Ma si dirige alla stampante e poi subito se ne va, dopo aver frugato tra le stampe abbandonate, disturbata dala mia presenza.
E così per tutto il giorno.
Il nostro ufficio non ha mai stampato, uno per volta, così tanti fogli.
Per ora il foglio giace abbandonato a lato stampante.
Ma, se c'è un "colpevole" sempre di uso privatistico di stampante, ovvio, io miei colleghi lo beccheranno. Sono ancora qui per questo!
Irene Némirovsky - Il calore del sangue
Ma perché arrivi un amore autentico
la cosa migliore
è non pensarci troppo,
non invocarlo...
Altrimenti ci s'inganna.
Si mette la maschera
dell'amore
sul primo.. e più rozzo dei volti.
"Il coperchio del mare" - Banana Yoshimoto
Alla fine dell'estate chi è stato l'ultimo ad uscire dal mare?
L'ultimo è tornato a casa senza chiudere il coperchio del mare
E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato
I ciliegi, le dalie, le creste di gallo
I girasoli, le margherite e i papaveri
Perché continuano a fiorire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?
La terra è sommersa fino alle ginocchia dall'acqua del mare
Le maree aumentano e influenzano la luna
E visto che il mare è rimasto scoperchiato
La luna si è gonfiata in un plenilunio fasullo
Non guardare il viola all'esterno
Dell'iride che circonda la luna: è un veleno!
I melograni, le akebia, i fichi
I mirtilli, le fragole di bosco e l'uva selvatica
Perché continuano a maturare
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?
Le donne piangono e anche gli uomini piangono guarda!
La tristezza gli arriva all'altezza dei pantaloni
E visto che il mare è rimasto scoperchiato
La notte si estende sempre più senza mai sovrapporsi
Ormai è da giorni che siamo fermi a ieri
Nessuno in città se n'è accorto
Orione, Canopo, Perseo,
Cassiopea e l'Orsa Maggiore
Perché continuano ad apparire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?
Di qui in avanti io
Incontrerò ancora molte persone
"Buongiorno" "Bel tempo, eh?" "Che pioggia fastidiosa!" "Stia bene!"
In questo mondo senza te...
Buongiorno Buonasera Scusi, che ore sono? Siete stati tutti bene dall'ultima volta che ci siamo visti? Permesso? Ti amo Ci vediamo dopo Ultimamente le giornate si sono accorciate, eh? Anche oggi c'è un'umidità terribile Bene o male, anche quest'anno sta per finire Dicano pure quello che vogliono, niente batte il mare d'estate Addio, non ci vedremo mai più! Pronto? Pronto? Le chiedo scusa per l'altro giorno Le chiedo perdono per l'altro giorno Le chiedo venia per l'altro giorno Le chiedo... Al momento siamo assenti Ad ogni modo, piove moltissimo...
Alla fine dell'estate chi è stato l'ultimo ad uscire dal mare?
L'ultimo è tornato a casa
Senza chiudere il coperchio del mare
E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato.
sabato 8 giugno 2013
La crisi aumenta la gentilezza
So di non fare una grande prima impressione, diciamo così, e che spesso non mi si danno due lire a vedermi così di sfuggita. Sembro una professoressa o una segretaria (con il più grande rispetto, si intende) con mezzi modesti, che si veste alla buona e in modo economico, che non ha un debole per i centri estetici e per i parrucchieri. Una da offerte speciali, insomma.
Il che è anche vero, in parte.
Ebbene, sarà la crisi, sarà che le commesse sono più educate, ma io tanti sorrisi e saluti gentili come in questo periodo mai mi sono capitati.
32 denti e saluto trillante in tutti i negozi rimasti aperti al Ducale.
E, per tutte quelle che come me patiscono un po' il lei e si chiedono se davvero sembrano diventate vecchie, un episodio che mi fa pensare che in molte catene abbiamo l'ordine categorico di dare del lei a ogni cliente dai 20 anni in su. Così a una ragazza evidentemente giovanissima è stato dato del lei in un negozio oggi, ostentatamente, proprio dietro le mie spalle.
Su di morale che li portiamo bene gli enta.
Il che è anche vero, in parte.
Ebbene, sarà la crisi, sarà che le commesse sono più educate, ma io tanti sorrisi e saluti gentili come in questo periodo mai mi sono capitati.
32 denti e saluto trillante in tutti i negozi rimasti aperti al Ducale.
E, per tutte quelle che come me patiscono un po' il lei e si chiedono se davvero sembrano diventate vecchie, un episodio che mi fa pensare che in molte catene abbiamo l'ordine categorico di dare del lei a ogni cliente dai 20 anni in su. Così a una ragazza evidentemente giovanissima è stato dato del lei in un negozio oggi, ostentatamente, proprio dietro le mie spalle.
Su di morale che li portiamo bene gli enta.
Un dono "stravagante"
Voi cosa portereste dall'India a una persona che ama i gioielli di foggia indiana, nella fattispecie io, che non veste folk, che ha una casa molto piena e che è esente da un certo gusto snob del soprammobile esotico a tutti i costi?
Una tromba clacson per camion in ottone originale indiana comprata da un robivecchi in India. - Mia mamma se ne è comprata una uguale! - mi ha annunciato trionfante Pietro, quando mi ha messo in mano quella che sembra una grossa tuba di ottone, ovviamente avvolta con cura in un sacchetto del duty free di plastica - Carina vero? Mia mamma ha pensato di appenderla in soggiorno!-.
Immagino la mia di madre quando vedrà questo piccolo oggetto di straordinario buongusto cosa penserà. Stavolta Pietro è riuscito a sbalordirmi. Nella sua indifferenza suprema che ha a che fare con un egocentrismo oltre ogni dire non è mai arrivato a tanto.
Con sguardo acquoso osservo atterrita il pacchetto voluminoso tra le mie mani, e alla raccomandazione: - Portalo in ufficio senza farti vedere - ammutolisco definitivamente, quasi invidiando coloro che non hanno ricevuto doni.
Ma come si fa, dico io, a occultare la tuba di Gambadilegno (o era del commissario Basettoni?) per fare in modo che gli altri non la vedano?
E poi non riesco a capire questo regalo che mi atterrisce, che è così brutto, così assurdo, così inappropriato da lasciarmi senza fiato. Spero solo non li abbiano sradicati dai mezzi che li portavano come clacscon! Mi chiedo quale istinto maligno mi abbia portato un simile dono, per il quale mi trovo costretta a ringraziare dicendo che proprio ... non doveva!
In ufficio cerco di stivarlo come posso sotto la scrivania, in metro mi sento addosso gli occhi di tutti, con tra le braccia un coso dalla forma alquanto strana che mi copre per metà. In treno passo 50 minuti con il bombolone in braccio, senza vedere nulla di quello che mi circonda, coperta dal suddetto bombolone metallico. Alla mente mi sovviene la mia amica Marta, la quale, con estremo tatto, delicatezza e finezza, sceglieva sempre doni tascabili a misura di pendolare.
Arrivata in stazione e schivate le domande di chi vuol sapere che cosa ci sia dentro l'enorme involto (ricordo lo sguardo sbarrato di Laura nell'apprendere la novella) metto l'oggetto nel bagagliaio dell'auto.
Il coraggio non mi sostiene e non riesco proprio a portarlo in casa così, alla luce del sole. Attendo, invece, l'occasione propizia per trafugarlo di soppiatto e nasconderlo sul fondo di un armadio.Dove giace per un ano e mezzo circa, finché non lo trafugo una seconda volta, oggi pomeriggio.
Ho grande rispetto per la tuba, cioè, per il clacson, ma non sono più certa di volerle concedere asilo politico nel mio armadio.
E ancora, dopo averla collocata "a riposo" mi chiedo: ma cos'ha nella testa quell'uomo, le scimmie urlatrici?
venerdì 7 giugno 2013
Per un mazzo di fiori
A margine del triste evento della morte del vicino si è scatenata una contesa senza pari fatta di rivendicazioni, presunte offese e mancanze intorno al più classico dei presenti del lutto: la ciotola, o corona o mazzo di fiori.
Hanno cominciato, in questo alveare di villette, tre vicini, una coppia che non ha rapporti buoni con nessuno, che alle 10 del mattino del giorno del lutto, dopo aver ingaggiato altri vicini, hanno, n sintesi tagliato fuori tutto il resto del condominio, facendo la loro ciotola.
A questo punto è stata organizzata una seconda ciotola, chiamando i presenti e anche gli assenti in partenza per il mare e concordando un enorme, gigantesco mazzo di fiori, tra cui ovviamente le rose.
E qui il fatale errore: una vicina, sempre informatissima, non era a conoscenza del lutto e non si è manifestata. Dopo aver atteso diverse ora hanno ordinato la ciotola senza di lei.
Il giorno dopo, tutto il vivo disappunto della persona in questione si è manifestato con mia mamma che, mentre stendeva io panni sul balcone, si è sentita tutte le rimostranze possibili dall'altra che strepitava dal suo cortile, proprio di fronte al nostro.
Dopo aver subito pelo e contropelo, e aver, a onor del vero, abbozzato con grande stile, la nostra inviperita è riuscita, comunque, a coinvolgere altri per ordinare, finalmente, la sua ciotola.
Così abbiamo avuto, al rosario, enne ciotole.
Tutte dallo stesso fiorista e quindi tutte simili.....
Hanno cominciato, in questo alveare di villette, tre vicini, una coppia che non ha rapporti buoni con nessuno, che alle 10 del mattino del giorno del lutto, dopo aver ingaggiato altri vicini, hanno, n sintesi tagliato fuori tutto il resto del condominio, facendo la loro ciotola.
A questo punto è stata organizzata una seconda ciotola, chiamando i presenti e anche gli assenti in partenza per il mare e concordando un enorme, gigantesco mazzo di fiori, tra cui ovviamente le rose.
E qui il fatale errore: una vicina, sempre informatissima, non era a conoscenza del lutto e non si è manifestata. Dopo aver atteso diverse ora hanno ordinato la ciotola senza di lei.
Il giorno dopo, tutto il vivo disappunto della persona in questione si è manifestato con mia mamma che, mentre stendeva io panni sul balcone, si è sentita tutte le rimostranze possibili dall'altra che strepitava dal suo cortile, proprio di fronte al nostro.
Dopo aver subito pelo e contropelo, e aver, a onor del vero, abbozzato con grande stile, la nostra inviperita è riuscita, comunque, a coinvolgere altri per ordinare, finalmente, la sua ciotola.
Così abbiamo avuto, al rosario, enne ciotole.
Tutte dallo stesso fiorista e quindi tutte simili.....
giovedì 6 giugno 2013
Due chiacchiere tra sé in sincerità
Sono reduce dalla lettura di un edificante articolo di Starbene, che parla della bontà dell'ottimismo per attrarre buone cose, raccontando la storia di una tizia che, in fondo, amava le sue disgrazie e amava anche crogiolarsi in questi dispiaceri e sventure, allontanando le persone con il suo atteggiamento negativo, e quindi anche le buone occasioni.
Ho quindi deciso, dato che io in genere mi do la colpa di tutto (quello che ho sbagliato o che non ho raggiunto o che non ho) e sono molto critica di farmi qualche complimento.
Innanzitutto non sono stata a casa disoccupata un giorno. Che sia il caso o la fortuna dite voi, ma io ho sempre lavorato. Pur tra grandi difficoltà e avendo sottomano alternative più facili e veloci ho concluso gli studi universitari e ho fatto anche un Master. E non ho mai smesso di approfondire, di fare corsi di cercare di migliorare, nonostante l'ambiente ostile e mortificante, non ho mai smesso di credere nel cambiamento e nel rinnovamento.
Tra alti e bassi un cercato di mantenere le mie amicizie, diventando più saggia, smaliziata e sincera con me stessa, osservando senza giudicare il prossimo, ma facendo una sana selezione. Al far resistere un rapporto a tutti i costi per senso del dovere ho preferito ridurre e anche troncare i rapporti dove non c'è più spessore.
Con una pazienza infinita e con un'educazione costantemente messa duramente alla prova sopporto ogni giorni i bifolchi con cui lavoro, oltre l'umanamente sopportabile, facendo appello a ogni risorsa.
E sopporto anche mia mamma, la cui rincorsa a dirmi tutto quello che devo fare e come lo devo fare, è partita con quei 25 anni di ritardo che la rendono davvero insopportabile.
Tra questioni ereditarie, delusioni di vario genere, malattie varie, continuo a pensare di essere migliore oggi di 10 anni fa.
Certo, la speranza è un po' in affanno, la disillusione tanta, ma penso che alla fine sia un male attraverso cui tutto il nostro Paese è passato e sta passando, la fine, lenta e dolorosa, di un'epoca, mentre la nuova tarda ad arrivare.
E... che Dio salvi la lettura.
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