... si sa, non è mai finito.
E non finirà mai per chi è maniacale nei controlli, esattamente come me.
La mia pignoleria, ultimamente, è un po' degenerata, arrivando a vette di esasperazione notevoli, e non solo nel lavoro.
Qualsiasi cosa io faccia, dica, scriva, cucini non deve essere meno che perfetta, naturalmente secondo i miei standard, che, vi assicuro, non sono affatto generosi.
Basta una scheggiatura all'unghia, qualche errore di digitazione che trovo in ciò che scrivo, degli errori, che non siano poi di calcolo, altrimenti si innesca la tragedia, per innervosirmi, rendermi di cattivo umore, e concentrare tutta la mia attenzione sull'imperfezione.
Sono sempre stata perfezionista, ma, in passato, lo ero a macchia di leopardo.
Mi concedevo, cioè, degli spazi di autonomia e di disordine, di umana imperfezione.
Invece, ora no. Ogni cosa, ogni settore è un campo di battaglia.
Ogni minima cosa diventa una prova, un esame.
Come se volessi costantemente provare me stessa, come se ogni esito, positivo o negativo, fosse un giudizio su me stessa.
Sarebbe ora di rilassarsi, invece, e di scindere l'essere dall'agire, e le effettive possibilità dall'ambizione di dominare e controllare tutto.
Anche se, lo ammetto, avere affinità con la precisione non è deleterio, quello che non va bene è esasperare l'importanza di cose oggettivamente banali.
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