lunedì 29 luglio 2013

I giusti specchi

 
Oggi è stato l'ultimo giorno di lavoro prima delle tanto sospirate ferie estive.
Solo il mio ufficio è costretto a questa schiavitù, ferie una volta l'anno.
Gli altri sono presenti ad alternanza, e non chiudono mai, come del resto l'azienda.
 
Di solito la nostra assenza per quattro settimane è preceduta dai consueti saluti di rito, alle persone che frequentiamo più spesso.
 
Mi pareva di aver fatto cosa gentile proponendomi per un saluto, dopo mesi di assenza e di lavoro in comune, al bello nazionale. E, dato il fitto scambio di mail intercorso tra noi in cui mi ha raccontato del viaggio a Praga, pensavo che la proposta di un saluto non gli fosse dispiaciuta, tanto che mi ha ricambiato con l'invito per un caffè.
 
Oggi, al termine delle fatiche quotidiane, con il numero bello e fatto in mano agli stampatori, gli scrivo due righe, chiedendogli se è impegnato e se posso passare a salutarlo.
Per tutta risposta, uscita un momento con Pietro, me lo trovo davanti in ufficio "passato a salutare tutti". Per lo più ha parlato con i miei colleghi, e io mi sono trovata spiazzata, nella contemplazione di questo tizio che si è messo a fare gruppo maschile con chiacchiere e risate varie.
E io (anche Michela a dire il vero) mi sono trovata seduta alla mia scrivania, nel mio angolino, a chiedermi che razza di buzzurro fosse. Si è dilungato a parlare con Danilo delle sue vacanze, e anche con Pietro.
 
A me, a parte un saluto, non ha neppure chiesto dove sarei andata.
Ho trovato la seguente mail, vengo su a salutare tutti, poi, se qualcuno vuole, la pausa alla macchinetta per il caffè è ben accetta.
 
Scusate, ma che cavolo di invito è?
Io sono rimasta lì, seduta in silenzio a guardare la mail, incredula.
In realtà non so bene cosa pensare, ma mi sono sentita ferita, offesa, e un pochino umiliata.
Quello che mi è venuto spontaneo pensare era che almeno 5 minuti per bere un caffè e scambiare due parole con me li poteva anche trovare. Per cortesia, per curiosità, non so...
Perché uno sgarbo del genere?
In fondo, ma anche in superficie, sono educata ed equilibrata nei rapporti con lui.
 
Poi, al telefono ho parlato a lungo con la nostra collega Letizia, una persona gioiosa, calorosa e vitale. Abbiamo parlato a lungo del suo viaggio in Giappone, e io mi sono sentita rinfrancata dalla sua voce dolce e dalla sua intelligenza vivace e simpatica.
 
Al ritorno a casa ho parlato con Antonia, la mia vicina di casa, di tutto e di niente, ed è bastato qualche minuto per sentirmi sollevata e tranquillizzata.
L'attenzione e la compagnia di alcune persone è come un caldo plaid. La luce e il calore che infondono scalda il cuore e conforta l'anima. E' un piacere stare con queste persone, che danno qualcosa.
 
E io sono stanca di primedonne, stanca di persone che seminano solo insicurezze e dispiaceri, stanca di persone che non sono mai, neppure, per sbaglio, all'altezza delle mie premure.
Gli specchi in cui si guarda vanno scelti con cura, perché il loro comportamento è l'immagine che ci restituiscono di noi, il nostro giudizio profondo, e possono accentuare le nostre insicurezze, fare danni, rovinare la vita quotidiana e non.
 
Non posso più accettare, davvero, questo senso di inadeguatezza che mi genera il correr sempre dietro alle nuvole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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