mercoledì 24 luglio 2013

Expo 2015: trionfalismi e lavoro precario

Proprio non capisco cosa ci sia da festeggiare e di cosa complimentarsi.
Su tutti gli organi di stampa, oggi, campeggia la notizia dell'accordo tra sindacati e comitato Expo.
Ho letto commenti tipo: "un modello per il futuro", "risposta concreta per il lavoro".

Mancavano solo le campane a festa.
Di cosa stiamo parlando?
Stiamo celebrando l'accordo per un cospicuo numero di stage, contratti a tempo determinato e atipici, nonché di un mastodontico numero di volontari da reclutare.

Quindi tutti lavori sottopagati (vedi i poco più di 500 euro più ticket restaurant per gli stage) e destinati a ritrasformarsi in "zucca" al momento della fine dell'Expo.
In base a quanto leggo la grande vittoria è quella di aver posto le basi per nuovi posti di lavoro.
Eh, bello, peccato che abbiano tutti scadenza breve come la ricotta.

E che siano qualitativamente scarsi.

Mi viene in mente Barcellona, che è stata volano dell'economia spagnola con quei lavori incredibili e poi volano anche per la crisi dell'immobiliare, che ha inghiottito la Spagna come un buco nero.

Milano che farà?
Su cosa costruiremo la ripresa, su un lavoro finto?
Sul precariato assoluto?

Intanto ora delle elezioni questi avranno la nomea di crea lavoro, mentre la fine del sogno spetterà agli altri...

Ma quello che mi spaventa è questa disperazione corrente, che fa dire: è meglio di niente anche qualcosa (in dialetto è molto più evocativa).
Secondo me non c'è nulla da festeggiare.




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