Eccomi qui, dopo una riunione fiume, ma senza portare a casa nuovo lavoro (mi sono difesa strenuamente, come mi trovassi sulla linea Maginot), per ora.
Il bello di stare in un ufficio di uomini giovani è anche quello di divertirsi come non mai, quando scatta il "momento caserma maschile", spesso assai lungo e concentrato nel tardo pomeriggio, quando siamo tutti stanchi.
Il tema di ieri e di oggi è: aiutare Donato a vestirsi da donna per una festa, sabato.
Ora, Donato è alto come me, nero di capelli, così olivastro e scuro che si vedono i peli della barba anche quando se la fa. Il problema, che ha dato origine a un lungo dibattito, è il trovare le scarpe adatte. Abbiamo iniziato così, per poi scandagliare tutto l'abbigliamento.
Entro in ufficio, e trovo Pietro, come al solito intento a cicalare nel nulla, stravaccato sulla sua sedia, nell'angolo opposto al mio. Dalla pigna isterica di carta sulla scrivania si vede spuntare solo un ciuffo scombinato e unticcio, tanto per cambiare. Trilla le solite banalità:- Ecco, peccato per il numero perchè Pia te le poteva prestare le scarpe, ma quale porti? il 42? Allora ci voleva Michela...-.
Che non fanno più ridere nessuno.
Alberto, per dare maggiore spessore alla fama di esperto di Donne e Conquista (vorrei sapere dove qui da noi ha già preso almeno 2 due di picche), si alza in piedi e assume una posa studiata, sedendosi secondo il copione Alain Delon giovane sul bordo della scrivania. Si lancia in una descrizione della maglietta imbottita che Donato vorrebbe comprare per simulare delle rotondità inesistenti, affermazioni che mi fanno pensare che non abbia assolutamente idea di quello che sta dicendo.
E mi vedo il torace tozzo e largo dell'omino pigiato a forza in un corsetto fatto per forme con proporzioni invertite. Sento il dolore dei ferretti scomposti dalla struttura fisica sbagliata, e un velo di pena mi affligge.
Indomita cerco di continuare a lavorare, difficile la concentrazione con una branco di maschi a ruota libera.
Danilo ci mette del suo, ma in modo preciso e signorile scivola sul leggins, anzi, sul concetto stesso di leggins.
Insomma, alla fine mi tirano in ballo e devo, mio malgrado, emergere dalla mia nuvola lavorativa.
Chiamata a pronunciarmi sui sacri misteri dell'universo tessile femminile, avverto subito il pericolo di scivolare nello "squallido" e quindi mi rifugio nel dettaglio. Inizio lanciando moniti sulla biancheria, anatemi sulla lunghezza della maglia sopra i leggins (dopo aver spiegato cosa sono) - Ma hai mai visto una domma con la maglietta a vita sopra i leggins!!! che non sia un travestito. Ma no, i boxer non ci stanno sotto i leggins. Lascia stare il perizoma, per favore. - proseguo senza paura sul tema reggiseno - Comprati una fascia imbottita, sì dai cinesi, ma no, vai in Paolo Sarpi. Un reggiseno, no, e che misura trovi...-. Infine, dopo un attimo di suspence, passo alla fase conclusiva, quella del terrore. Parlo in sequenza di depilazione, all'accenno di volersi mettere una scollatura, e di trucco.
Dopo poco mi trovo circondata da quattro bambinoni che fanno domande come le facessero alla mamma. A 30 anni sono lì a pendere dalle labbra di una collega che svela loro i misteri femminili (ma quali misteri) e che, a propria volta si stupisce della meraviglia che tre stupidate femminili possano suscitare in quattro uomini cresciuti.
Con dettaglio, descrivo cosa deve e non deve prendere. Sconsiglio il pizzo, consiglio stoffa coprente.
Con garbo rifiuto un invito più volte ripetuto ad accompagnare il nostro festaiolo a fare shopping. Temevo di dover assistere alle prove.
In ultimo ho raccomandato: la parrucca, occhio che non pruda e che copra tutta la testa...
Ecco, non so se vorrò vedere le foto....
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