giovedì 25 aprile 2013

Odissea - backstage

La mia odissea personale inizia la mattina presto, in coda per Milano in auto.
Auto che lascio, sulla strada, alla fermata di Inganni.
Appena salita in metro comincio ad arrovellarmi, avrò chiuso la portiera? avrò spento le luci?
Classificandomi subito a buon diritto tra le isteriche.

Giornata di lavoro semi intensa, un po' il caldo, un po' la stanchezza grande di questi giorni...
A metà giornata vengo colta da un accesso di stanchezza. Il pensiero della lunga giornata davanti mi sgomenta. Con lentezza finisco quanto devo.

Mi catapulto dal mio chirurgo vascolare, per far male a me e al mio portafoglio.
Scopo, seduta di laser per cancellare il mio ennesimo angioma.

Un male cagnaccio, lo dico.
Ho tutte le bollicine da scottatura.

E, in più, quando mi mette gli occhialini che schermano del tutto la luce inizio a soffrire di claustrofobia.

Un male anche al portafoglio, e non si tratta nemmeno solo di estetica. Mi fa male quando mi siedo sopra.

Mentre patisco le bene dell'inferno e il medico mi rabbonisce: - Suvvia, l'ultimo, una ragazza piena di qualità come lei...- penso al dopo.

Prossimo appuntamento 7 maggio.

Maria esprime tutta la sua generosità ospitandomi e permettendomi così di cambiarmi e rinfrescarmi.
Mi accompagna a teatro, anche. Nessuna delle due ha fame e quindi scegliamo un caffè e un dolce.

Davanti a teatro mi lascia, c'era solo un biglietto.
Il mio posto è in galleria. Si vede benissimo, ma è molto inclinata.
Io soffro terribilmente di vertigini, se guardo di sotto fino al pavimento sento sfarfallarmi il sangue.
O leggo i titoli in italiano, oppure guardo i personaggi.

Le bollicine iniziano a pulsarmi sotto la gamba, ma lo spettacolo mi cattura, per quanto sia la prima volta che vado a teatro da sola e mi senta un po' a disagio, non so nemmeno io perché.

Scappo, poi, temendo che la mia yaris si trasformi in zucca, o meglio si volatilizzi miseramente.
Cambio due metro, semivuote e batto tutti i record di percorso piano con ballerine per raggiungere l'auto in una periferia milanese vuota per il ponte e per l'ora tarda.

Con buona pace di qualche limite di velocità, arrivo a casa, dove mi leggo tutto il libretto dell'opera e poi, finalmente, dormo.

Ho superato qualche paura, direi, ieri sera.

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