Come altrimenti definire la "performance" di ieri di Pietro?
Alle tre e mezza passate del venerdì pomeriggio gli viene uno dei soliti "dubbi" ovvero tutti quei dilemmi che riescono a far sbolognare ogni tipo di decisione e responsabilità. Ultimamente ha perfezionato questo aspetto e si dedica in modo quasi maniacale all'evitare ogni riflessione e, nel contempo, ogni lavoro.
Il suo dubbio non sta né in cielo né in terra: sostiene che uno dei miei articoli è, in buona sintesi, un duplicato del suo (per la cronaca il mio parla del Fondo interbancario di tutela dei depositi, funzionamento e prodotti tutelati o meno, il suo risponde a domande puntuali dei lettori sullo stesso tema).
Eliminarne uno vuol dire avere un buco nel numero, che deve essere chiuso lunedì ma completato il pomeriggio del venerdì.
Significa buttare all'aria tutto il lavoro di Alberto, poi...
Il nostro capo ha assegnato i lavori, li ha decisi e ha distribuiti.
Li ha anche riletti...
Alberto gli dice: - ma perché un doppione, li ha letti, sono due cose diverse, alche se l'argomento è identico...-. Ma Pietro è inflessibile: mi tira in mezzo, io mi risveglio da quello che sto facendo, non so cosa dire. Penso addirittura che colga tutte le scuse per creare grane ad Alberto. Lui di solito esce presto il venerdì, ha degli impegni, non so se volontariato o altro.
Nessuno di noi si innervosice, tranne lui.
Cerco di mediare quando, di colpo, mi ordina di uscire dall'ufficio. Non me lo chiede, me lo ordina mi malo modo, agitando dei fogli in mano.
Io, che sono un po' lenta di riflessi per la stanchezza, cerco di mediare, non avendo un'opinione sul da farsi. Così vengo trascinata in corridoio con gesti concitati e poco amichevoli. Appena fuori dalla porta mi investe una scenata in piena regola, tono di voce alto, gesticolare frenetico : - Se ti dico di uscire devi muoverti, non voglio parlare davanti a quello lì. - e via dicendo.
Ora, io vengo da una famiglia modesta di origini. Mio nonno zappava la terra di altri, mia nonna mondava il riso (di altri) gli altri erano operai, piccoli artigiani, gente povera. Non ho il bisnonno che faceva il dirigente alla Campari, la supervilla in India, il padre professore all'Università.
Ma noi siamo gente civile. Mio padre non ha mai urlato con nessuno, men che meno con mia madre.
Con quell'animosità, poi.
Per un momento ho pensato che avrei dovuto girare i tacchi e rientrare in ufficio.
Mi sono offesa a morte, e ho pensato che uno non deve lasciarsi trattare così.
Però ho poi pensato che si sarebbe scatenata l'ira di dio, Alberto non è uno che si tira indietro e io, beh, io sono una che si controlla molto, però, piuttosto che cedere, muoio lì dove sono.
Così ho sentito una voce che non era la mia rispondere con tante parole e nessun significato, piatta, conciliante, accomodante.
Ma non ero io. Io intanto stavo dietro la cortina di ferro, con un pensiero fisso: - è così che funziona? Prima uno si mette a urlare e poi ti picchia?-. La cosa si è risolta in modo piuttosto semplice, senza danni.
Ma mi è rimasto un sapore metallico in bocca e nemmeno rifugiarmi per 5 minuti in bagno mi ha aiutata a tornare in quadro. La sensazione è quella di aver preso uno schiaffo, che si sia rotto qualcosa, non so, come se mi avessero strappato il vestito e qualche altra cosa.
Questa aggressività esagerata si preparava da tempo, a ben pensarci. Sono giorni e giorni che non beviamo il caffè insieme, da quando io non ho risposto alle sue mail che fanno da finti specchietti per le allodole. Che ansia! mi scrive, ecco, tientela pure, penso io, e non rispondo nulla.
Addirittura è arrivato a dire che sperava che io e Gianluca (il bello) ci sposassimo. Ma come, geloso da una vita adesso vuole che ci sposiamo? Ma è matto.
Dopo un po' non sopporto più di trovarmi nella stessa stanza con lui ed esco, sotto la pioggia battente.
Non riesco a tornare a casa, ho bisogno di camminare, di respirare, di chiarirmi le idee.
Torno tardi. A cena ne parlo con mia mamma, con cui non parlo da una vita, dispiaciuta e vergognosa di essere una figlia deludente.
Ascolta la faccenda e anche la storia degli albanesi e mi dice: - Quell'uomo lì ha qualcosa che non va.-. Tradotto dal prudente linguaggio materno, significa: - Abbiamo già avuto tante disgrazie, per carità, stai lontano da quell'uomo più che mai.-.
Non so se ho sbagliato o meno a non reagire subito.
Non so nemmeno cosa farò. Ma non mi sono mai sentita così lontana così terribilmente lontana, nonostante i dispetti che continua a farmi.
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