martedì 2 aprile 2013

Lo squillo malefico

Solo una persona può chiamarmi la sera alle 8, proprio mentre ho nel piatto la bistecca fumante: l'avvocato. E ci sono questioni legali che, in Italia, vanno più per le lunghe rispetto rispetto ai divorzi. Si tratta delle eredità.

Così la mia irrisolta questione ereditaria torna a perseguitarmi nel bel mezzo di una serata di aprile, in piena baruffa da cambio ora. Arruffata, svogliata e reduce da una giornata inconcludente mi sento chiedere, per l'ennesima volta, l'invio dei documenti di identità di mia mamma (l'eredità è la sua, ma l'ha emotivamente rifiutata a mio beneficio). Così accendo i mie i due catorci informatici, ovvero il pc da cui scrivo e la stampante tuttofare multifunzione, che si risveglino come dal letargo.
E ci mettono lo stesso tempo, credo.

Intanto scopro che mia mamma ha fatto scadere la carta di identità un anno fa e... non l'ha ancora rinnovata (il problema pare sia la foto). I tempi tecnici di trasmissione del tutto sono un po' lunghini, scansione, aggiustamento con paint, allego, invio. Oddio in ufficio ci avrei messo 5 minuti ma naturalmente ce n'è bisogno per ieri e non si può aspettare nemmeno fino a domattina.

Ognuno ha la sua croce e c'è chi ne ha più di una.

Questa spada di Damocle sempre appesa, dopo anni, sopra la mia testa mi ha davvero stancata.
Possibile che non si riesca a dichiarare finita e conclusa una vicenda che Dio solo sa come si possa accantonare, superare, rielaborare e chissà che altro.

I tempi eterni delle questioni legali fanno a cazzotti con la velocità dell'era moderna. E mi chiedo di quanta pazienza e forza d'animo abbia ancora bisogno per arrivare alla fine di tutta questa storia. Mi chiedo anche come sarò io alla fine di questa storia, posto che si possa immaginare davvero una fine.
Mia mamma la rifiuta, come al solito mette la testa sotto la sabbia.
Non è la prima volta che mi trovo in prima linea a gestire cose complicate e dolorose, ma se la morte è ineluttabile, non lo è questa disgrazia, figlia della bramosia di denaro.
Nelle retrovie il vuoto e la sottoscritta ad arrancare sotto un elmetto tropo grande e pesante, con uno zaino di marmo a martoriarmi le spalle e i piedi che affondano nelle sabbie mobili.

Per questa cosa ho fatto un miliardo di conteggi: anche nella calura di agosto c'era bisogno di un nuovo conteggio subito. Inutile spiegare che, se si tratta di fermare la realtà economica in un dato giorno di x anni fa è inutile continuare a calcolare i valori a oggi o a ieri.
Che non mi si dica che ho fatto esperienza: l'esperienza che ho fatto io è una di quelle che non auguro a nessuno. Pure a New York mi è toccato rivedere dei conti da Starbucks... No comment.
Ho tirato fuori le unghie, i denti, usato i gomiti e scalciato pure senza risparmiarmi.

Ebbene, appena ho sentito il telefono mi è venuto all'istante un gran mal di stomaco che tutt'ora mi accompagna. Altro che una bella dormita, altro che riemergere dal sonno al suono della sveglia... Prepariamoci a una nottata pessima (non che la precedente sia stata fantastica).

Speriamo di arrivare a un dunque tangibile, e che il telefono non suoni più per questo motivo.









Nessun commento:

Posta un commento