lunedì 29 aprile 2013

Non ci sono più i matrimoni di una volta

Non solo per durata, ma anche per forma.
Quelli in cui i partecipanti compravano un abito elegante per la cerimonia, frequentavano parrucchieri per l'occasione, tiravano fuori la gioielleria. E, almeno i parenti degli sposi, erano decorosi. Oggi la sindrome cinese pare abbia colpito tutti, indistintamente, anche nel "medioevo" così ho soprannominato la lande lomelline parlando con Dani.

Sono reduce da una cerimonia devastante, in una gelida e piovosa domenica di aprile.
Io e il  mio vestitino smanicato di seta rabbrividiamo insieme alle scarpe aperte.

In chiesa si vede di tutto: io mi annoio, sono a questo matrimonio per forza, nel vero senso del termine. Che posso fare se non mettermi a osservare il mio prossimo?

Il mio prossimo non sa la Messa. A parte me e tre beghine, ognuno dava la sua personale versione delle preghiere, compreso il Padre Nostro. Il mio prossimo tiene acceso il cellulare in Chiesa e capita che quast'ultimo si metta a mugghiare a tradimento nel bel mezzo dell'elevazione.
Il mio prossimo fa circolare i bambini come pare e piace, e questi cercano di giocare a nascondino dietro all'altare, con grande sconcerto dei presenti.

Il mio prossimo è di un cinismo agghiacciante, commentando la predica, a dire il vero decisamente scadente, a mezza voce e "in diretta" invece di aspettare in religioso silenzio che la funzione terminasse e poi, parliamo dei pronostici sulla durata del matrimonio? O degli sbuffi per la noia di dover partecipare alla cerimonia?

Ma sono state le mise di alcuni soggetti a impensierirmi.
Innanzitutto la madre dello sposo.
Che, alta perfino meno di me, si è messa un vestito lunghissimo che sono certa di aver visto dai cinesi sabato. Tessuto che prende fuoco solo a guardarlo tanto è sintetico, di un bel color topo con riflessi dorati e un cardigan proprio fuori tinta.
A completarlo, al ristorante, degne ciabatte ortopediche bianche.

Poi ci sono state tre ragazzotte, che evidentemente hanno gareggiato all'ultimo sangue per chi aveva la minigonna più corta. A vincere ragazzotta numero uno, con superaderente mise sempre color topo appena sotto il sedere. Perizoma (stretto) in bella vista, scollatura da rimpolpare, scarpe in "vorrei fosse pelle" di mille colori e con tacco simile a un trampolo. Ma ben posizionata anche una giunonica ragazza, la cui misura di reggipetto è decisamente superiore alla mia, con una scollatura abissale sul suo vestito in raso blu, stile impero, corredato da elegantissime rose di stoffa a corredare l'importante scollatura, il tutto chinese style con un accenno balenottera e pettinatura Moira Orfei.

Tra giovani e meno giovani in abiti sportivi, con massiccia esibizione di tatuaggi e magliette girocollo, ecco che spunta il karaoke. Cantano solo i bambini, i Ricchi e Poveri trionfano, il tizio gira per i tavoli con il microfono in cerca di vittime. In men che non si dica troviamo rifugio in bagno, un augusto spazio pieno di transfughi.

E per finire un bel caffè servito all'aperto, in mezzo a una gran corrente e un freddo becco, sotto l'acqua. Fine delle 8 ore di tortura.




sabato 27 aprile 2013

Tutti appesi a un filo

Quando si vedrà la luce in fondo al tunnel?
Me lo chiedo con insistenza, ogni volta che, o la Banca Centrale Europea, o il Fondo monetario internazionale pubblica nuove, deprimenti, stime sul ritorno alla crescita dell'ecomonia, europea e italiana.

Da quanto seguo questa parte, ho visto slittare le previsioni di ritorno alla crescita sempre più in l°.
Dalla seconda metà del 2012 alla seconda del 2013, fino all'inizio 2014 e, in ultima battuta, alla seconda metà del 2014. Per crescita, mi chiedo, cosa si intende? Perché, come ormai usano dire anche le varie showgirl nelle trasmissioni pomeridiane di bassa fascia, la trasmissione all'economia reale avviene sempre con ritardo rispetto alla messa in movimento del sistema.

Ora, quello che vedo, e che non posso ignorare, è un costante, evidente peggioramento del panorama economico. Passeggiando perfino per il centro di Milano, non posso non notare serrande abbassate in continuo aumento. Proprio oggi, passando per il centro di Mortara, ho visto l'ennesimo negozio chiuso con il cartello affittasi. Un giorno ho deciso che voglio contarli per vedere quanti ne sono rimasti aperti, un conto alla rovescia prima di arrivare al deserto dei tartari.

Così come, mi è capitato, non posso non notare il numero di persone a spasso al pomeriggio, in insospettabili giorni feriali. Girano e girano e girano così come facevo io con le mie amiche da ragazzina, camminavamo per delle ore, non potendo fare altro.

Capire il perché si è arrivati a una situazione del genere non è facile, tanti sono gli elementi in gioco.
Ma le radici affondano in un passato che noi, della nostra generazione, non possiamo capire.

Innanzitutto, l'Italia vive alla giornata, o mezza giornata, da tantissimo tempo, da quando, a cavallo tra gli anni 70 e 80 il debito pubblico è esploso e l'economia ha cominciato a rallentare. Più che non la bassa competitività, sono state le tangenti a stritolare la nostra economia. Uno Stato elefantiaco che si preoccupava di assorbire più disoccupati possibili ha fatto il resto, insieme alle caste professionali.

L'ho scoperto leggendo qualche pagina del libro di storia a cui mi dedico nei pochissimi momenti liberi, si intitola l'Italia di oggi, di Giuseppe Mammarella.

E poi ci sono questi ultimi anni, in cui non solo "esistevo" ma ero più cosciente di quello che mi stava intorno. Il problema, ora, sta nel fatto che la crisi si è avvitata su sé stessa.
Le banche hanno da tempo chiuso i rubinetti del credito, affamando il sistema per salvare, diciamo così sé stesse, dopo aver fatto disastri con prodotti finanziari sintetici e con mutui concessi "a casaccio" e senza criterio. Senza risorse economiche, il sistema boccheggia, il sistema tutto perché con le attività economiche che cadono come mosche d'estate diminuiscono le entrare fiscali.

Cosa può migliorare la situazione?
Un taglio delle tasse, a mio modo di vedere. Soprattutto sul lavoro, sia esso autonomo sia esso dipendente. Lo vedo adesso che sto studiando per le buste paga.
E' incredibile, il quantitativo di tasse da pagare.
E poi, una bella ripulita al sistema politico, ma fatta seriamente e non da presunti tribuni del popolo.

Ci sarà la maturità necessaria per farlo?
Qui mi sembrano tutti così insolentemente attaccati alla loro poltrona da non preoccuparsi di altro se non di mantenersi nello stesso posto privilegiato. A volte mi sembra di essere in un'atmosfera da fine dell'impero, in cui la decadenza arriva inesorabile.
Mai, dico mai, mi sono sentita così incerta in vita mia.
Così appesa a un filo, e mi sono resa conto che quello che fa la differenza è avere o non avere un lavoro. Chi ce l'ha come me può fare la spesa, pagare le bollette, le rate, andare avanti insomma.
Ma chi lo perde, oggi, non ne trova un'altro.
Questa è l'ansia che mi ha spinta a rivedere la mia professionalità, fatta di... poco, come quella di un po' tutti, a essere sinceri.

Perché, e ne sono consapevole, scippando un verso, le mie parole sono tutto quel che ho.




venerdì 26 aprile 2013

Un incontro interessante

Tutto è cominciato a causa di un diploma incorniciato nello studio del centro di naturopatia in cui stavo oggi, nel mezzogiorno, impegnata a spendere il regalo "giornata insieme con coccole" che celebra il doppio compleanno di Maria e mio.
In questo caso era Maria a fornirmi un delizioso pacchetto sauna, bagno turco massaggio peeling e maschera. Stavo stesa ad aspettare la mia massaggiatrice, aggraziata come un leone marino a pancia in giù e altrettanto poco vestita.
Come sempre mi guardavo intorno, curiosa come una gazza ladra, elemento insito nel mio dna.
Il mio sguardo passava in rassegna i prodotti, l'ambiente, il locale.

Così i miei occhietti rapaci si posano su un'intera parete di diplomi. Naturopatia, reiki (non chiedetemi cos'è, prima o poi lo saprò), iridologia... tutta roba più o meno legata alla materia, e poi lui, criminologia!!! Io rimango ipnotizzata. L'avevo visto anch'io organizzato dal Comune di Milano ed ero interessatissima.

Appena entra Johanna, così si chiama, non resisto: le chiedo il motivo di quel corso.
E da quello inizio a scoprire un mondo.

Johanna, che ha una quarantina abbondante verso i 50, è una donna minuta e forte, su cui si vedono i segni della vita passata a combattere per sé.
Mi parla della necessità di integrare le sue conoscenze per affrontare in modo corretto il volontariato per lo sportello donna, per aiutare nel modo migliore chi è vittima di violenze. Mi parla dei suoi studi di counseling, dello scopo di questi, e di quelli di psicologia.

Per 50 minuti attraverso la vita di una donna costretta a fare studi tradizionali, che ha rifiutato questa vita, fuggendo appena terminati gli studi per approdare a un circo. Conoscendo poi un italiano che l'ha convinta a rimanere, ma destinandola ad un ruolo da eterna amante, disponibile "on demand".
E nelle sue parole, in quei minuti, c'è tutto, ci sono i lunghi anni passati a dipendere da qualcuno, ci sono le disillusioni, la fatica di ricrearsi una nuova vita, l'orgoglio e la forza dell'avere una propria attività, e di andare avanti avanti nonostante tutto.

Non nasconde l'amarezza, quando mi dice che, ormai, preferisce parlare con una donna interessante che con un uomo qualsiasi, né le delusioni.

Ma è nel momento in cui mi dice che il suo più grande desiderio è comprendere, per saper decidere al meglio, che capisco che tra noi c'è affinità elettiva.

Mi spiega che lo scopo del counseling è quello fare i conti con i propri nodi irrisolti, con i fantasmi del passato, per poter ascoltare senza parzialità, per poter dare aiuto vero e fornire una soluzione su misura per la persona che chiede aiuto.

Ma mentre mi parla dei problemi con la madre e con l'ex, come un fiume in piena, mi chiedo chi delle due è il counselor...

E alla fine un momento di verità estrema e un sorriso sul volto di una donna che ho visto correre come una pazza, rispondendo a mille chiamate, gestendo me e i suoi fantasmi, quando mi dice, nel caos dei mille coupon che hanno venduto tra cento offerte. Le chiedo come fa a vivere, e lei mi dice che sono due anni che tirano avanti grazie ai coupon. Che lavorano quasi per niente, e con pochissime risorse tengono aperto il centro. Che con i pochi clienti paganti tirano in là. Ma che si devono individuare le priorità e mentre molti chiudono, lei ostinatamente va avanti, lavorando come una pazza, ogni giorno, anche ieri, e che le fanno male spalle e mani.

Mentre mi dice alcune cose, sento che ripete come un mantra rassicurante cose che le hanno insegnato nei vari corsi di psicologia e aiuto che ha fatto.
Per convincere sé più che me.

La lascio con un sorriso sulle labbra, nel suo piccolo e strano centro a struttura circolare, nello scantinato di un palazzo in corso Monforte, vicino a San Babila. Buio e desideroso di un rinnovamento, trascurato nella struttura - poco ci manca che mi chiuda dentro senza riuscire a riemergere dal camerino, con le inservienti isteriche, e il phon penzolante in uno strano bagno con lavatrice a vista, in attesa di tempi, si spera, migliori.

E' già impegnata con altre due clienti, nemmeno il tempo di salutare.

giovedì 25 aprile 2013

Odissea - backstage

La mia odissea personale inizia la mattina presto, in coda per Milano in auto.
Auto che lascio, sulla strada, alla fermata di Inganni.
Appena salita in metro comincio ad arrovellarmi, avrò chiuso la portiera? avrò spento le luci?
Classificandomi subito a buon diritto tra le isteriche.

Giornata di lavoro semi intensa, un po' il caldo, un po' la stanchezza grande di questi giorni...
A metà giornata vengo colta da un accesso di stanchezza. Il pensiero della lunga giornata davanti mi sgomenta. Con lentezza finisco quanto devo.

Mi catapulto dal mio chirurgo vascolare, per far male a me e al mio portafoglio.
Scopo, seduta di laser per cancellare il mio ennesimo angioma.

Un male cagnaccio, lo dico.
Ho tutte le bollicine da scottatura.

E, in più, quando mi mette gli occhialini che schermano del tutto la luce inizio a soffrire di claustrofobia.

Un male anche al portafoglio, e non si tratta nemmeno solo di estetica. Mi fa male quando mi siedo sopra.

Mentre patisco le bene dell'inferno e il medico mi rabbonisce: - Suvvia, l'ultimo, una ragazza piena di qualità come lei...- penso al dopo.

Prossimo appuntamento 7 maggio.

Maria esprime tutta la sua generosità ospitandomi e permettendomi così di cambiarmi e rinfrescarmi.
Mi accompagna a teatro, anche. Nessuna delle due ha fame e quindi scegliamo un caffè e un dolce.

Davanti a teatro mi lascia, c'era solo un biglietto.
Il mio posto è in galleria. Si vede benissimo, ma è molto inclinata.
Io soffro terribilmente di vertigini, se guardo di sotto fino al pavimento sento sfarfallarmi il sangue.
O leggo i titoli in italiano, oppure guardo i personaggi.

Le bollicine iniziano a pulsarmi sotto la gamba, ma lo spettacolo mi cattura, per quanto sia la prima volta che vado a teatro da sola e mi senta un po' a disagio, non so nemmeno io perché.

Scappo, poi, temendo che la mia yaris si trasformi in zucca, o meglio si volatilizzi miseramente.
Cambio due metro, semivuote e batto tutti i record di percorso piano con ballerine per raggiungere l'auto in una periferia milanese vuota per il ponte e per l'ora tarda.

Con buona pace di qualche limite di velocità, arrivo a casa, dove mi leggo tutto il libretto dell'opera e poi, finalmente, dormo.

Ho superato qualche paura, direi, ieri sera.

Odissea

Bellissimo spettacolo.
Semplicemente questo.
Una intelligente e affascinante lettura del mito greco per eccellenza.
Ulisse, un personaggio a cui sono molto affezionata, uno dei pochi con sfaccettature psicologiche nella letteratura antica, protagonista del mio tema di maturità.
 
Il desiderio sconfinato di conoscere, di superare gli umani confini, e la struggente nostalgia di casa (pur con qualche distrazione) ne fanno il mio preferito, umano e intelligente (la qualità che più stimo).
 
Quasi miracoloso l'equilibrio tra arte recitativa, danza, canto.
Ho apprezzato molto il richiamo alla tragedia classica, con la sua recitazione con maschere, riprodotta facendo dei personaggi una maschera, non quella della commedia dell'arte, però.

Splendido, insomma.

mercoledì 24 aprile 2013

Head over feet

La mia, di testa, ovvio.
E senza motivo, per giunta, tangibile e argomentato.
Un po' ridicolo, inoltre, questo modo di riscoprire le cose di nuovo come le avessero create ieri, mentre sono identiche da millenni.
Dicono che sia così per tutti, le emozioni ricreano il mondo, ma, per ora, lo sconvolgono e basta, inducendo a fare delle cose sceme e un filino pericolose, pure.

Intanto, ho mal di gola e sono stanca.
Spero di riposarmi in questi giorni....






martedì 23 aprile 2013

Evoluzione della specie

La mia, per farla breve.

Sono meravigliata della facilità con cui sto apprendendo queste cose sulle buste paga.
Me la cavo bene con i numeri, sono rassicurata dalla parte giuridica dei contratti, precisa nei conti, sicura nei passaggi...

Ma cosa mi sta succedendo?

Nei secoli dei secoli sono sempre stata intuitiva, ma discontinua e distratta, brava bravissima nelle cose che mi interssano, che aggredisco in modo ossessivo, facile ad annoiarmi, sciatta nei conti, avversa alla disciplina. Anarchica.
Sono un'anarchica di natura.

Che si è, o si sta, con fatica, rigore, tenacia e pazienza, riconvertendo alla precisione.
O almeno a una forma di ordine accettabile.

Sapeste la tentazione di buttare all'aria tutte le carte...talvolta.

Quello che sto cercando di fare, l'ho capito con chiarezza qualche tempo fa.
Da un lato mi sto mettendo alla prova. E' tutta la vita che ho paura di fare delle cose. Una paura che mi deriva da cronica insicurezza. Adesso mi sto sfidando, in un certo senso.

Dall'altra sto cercando di mettere ordine, dentro e fuori.
Mi sono detta, chiaramente, non posso più vivere così, nel caos, nel limbo.


Disappunto

Sto diventando troppo "milanese"?
Per "milanese" intendo intransigente per quanto riguarda l'organizzazione e poco paziente con chi non lo è.
 
Me lo sono chiesta ieri sera, mentre osservavo i miei compagni di corso, in attesa paziente dell'inizio della lezione del lunedì. Frequentare il corso per buste paga (lunedì e giovedì, a Vigevano, dalle 18 alle 20:30 in un'unica tirata) è per me un grande sacrificio.
Si tratta di mettermi in auto alle 6 e mezza della mattina, parcheggiare in stazione a Vigevano, prendere lì il treno, scappare, letteralmente, dall'ufficio alle 4 e mezza massimo, e catapultarmi sul treno. Incrocio le dita perché arrivi in orario, batto tutti i record di corsa verso il fondo del parcheggio, sperando che non mi abbiano rubato l'auto, e affronto il traffico infernale dell'ora di punta per recarmi presso lo studio in cui si tengono questi corsi. Arrivo che sembro Indiana Jones dopo la visita alla piramide maledetta. Stessa freschezza...
 
Ieri abbiamo atteso fino alle 6 e 35 che finisse uan riunione nella sala che usiamo per il corso. 35 minuti in cui mi sono davvero seccata,
Sapete cos'ho pensato?
 
Che non mi interessano i problemi organizzativi altrui, ma che il mio tempo vale.
Potevo prendermela più con calma, stare in ufficio o che altro... Ma siccome il corso l'ho pagato e caro, pretendo puntualità. Fosse stato un corso semigratuito avrei girato i tacchi
Spero che non si ripeta più una cosa del genere.
L'ho trovata molto maleducata, davvero un comportamento indelicato.
 
Secondo voi la tizia si è scusata? Macché.
Ha detto che lei sollecitava la fine della riunione ma non finivano mai...
Abbiamo fatto tutto alla velocità della luce.
 
Io, che sono arrivata già brasata, a un certo punto non ne potevo più.
 
Forse ho sovrastimato le mie energie.
Ma ho seri problemi a fare quella montagna di compiti che ci dà tutte le volte.
Un'abbuffata di esercizi tutti uguali e meccanici, che hanno senso solo se ripetuti a distanza di tempo, dopo aver metabolizzato le nozioni. Non sono argomenti difficili, ma richiedono di essere ragionati e "digeriti". Non so quanto mi rimarrà. Ecco, farli in treno ha dei risvolti comici. Non vi sto a raccontare le evoluzioni tra calcolatrice, contratti di lavoro, facsimili di buste paga...
Insomma, non posso fare i compiti in treno.
E quando li faccio?

Insomma, ieri sera alle 11 stavo stirando i miei vestiti....


 

lunedì 22 aprile 2013

Full Monthy

Il guaio, quando cominci a vedere spettacoli di maggior spessore, è lo stesso che accade quando inizi a bere vino decente. Ti fai il palato e quello "medio/mediocre" non ti piace più.
 
Eccoci al Teatro Nazionale, in un piovoso pomeriggio di aprile, domenica, non lontanissimo dal mio precedente posto di lavoro (si può chiamare così se non ti pagano?).
 
Il Nazionale è bello, mi piace.
Con le sue poltroncine blu elettrico e verde mela, così neoclassico posticcio fuori e new wave dentro.
 
Sul palco abbiamo una versione nazionalpopolare del film Full Monthy.
Invece dei disoccupati minatori britannici abbiamo i disoccupati operai dell'auto torinesi. Il succo non cambia, mancano i soldi e arriva l'idea di organizzare uno spogliarello integrale per far fronte alle drammatiche esigenze quotidiane.
La compagnia è formata da un'accozzaglia di uomini più o meno presentabili, e tra ammiccamenti, vergogne, caratterizzazioni un po' grezze e banali, melassa in dosi da diabete, dove tutte le mogli amano gli squattrinati falliti alla follia "per loro stessi" e i figli credono e amano ciecamente i padri medesimi, arriva il momento dello spettacolo.

Decoroso, dove, lo ammetto, Muniz fa una degnissima figura (avercene).

Intorno, una marea di donne dai 5 agli X anni.
E facevano pure i coretti e gli urlettini, ma si può.






Compassione

Ho provato profonda compassione per il nostro Presidente Napolitano, una persona stanca e meritevole di un'onorata pensione, che, per spirito di sacrificio, senso delle istituzioni e del dovere, ha accettato ancora una volta di togliere le castagne dal fuoco ai cialtronissimi che abbiamo a Roma.
 
Una corsa al peggio assoluto, con un peccato imperdonabile di Bersani (avesse mollato e lasciato Renzi non saremmo in questa situazione), reiterato cercando a tutti i costi di fare il Governo senza numeri e candidando Prodi.
 
Ovviamente Grillo non si è tirato indietro, salvo scappare con la coda tra le gambe da Roma al richiamo della Cancellieri, dopo la proposta di una bella marcia su Roma, nella settimana del 25 aprile. Un cuor di leone, che dire...
 
Stupidi?
No, i grillini sono geni. Da più di un mese e mezzo stanno a Roma, ben pagati, per non fare nulla.
Si trincerano dietro il voler stare al gioco della casta, ma intanto mangiano a ufo, a nemmeno fanno finta di voler fare qualcosa.
 
Leggo idiozie tipo "fine della Repubblica", "golpe"...
 
Ovvio, se non fossimo un Paese con una percentuale stratosferica di cretini integrali non saremmo in questa situazione. Ma non manca di darmi fastidio la demagogia da quattro soldi di questa gente.
 
La grande dignità del nostro Presidente stride al confronto delle beceraggini che ormai tutti si sentono in diritto di scrivere. Perché quasi più nessuno sa stare al suo posto, nemmeno Rodotà. Quando la poltrona si è palesata, ha detto addio al savoir faire...

venerdì 19 aprile 2013

C'è chi dice no

Ho contato fino a 100, oggi, nel solito venerdì di passione. Al 101 ero ancora pronta a stendere il maledetto serpente che ho in ufficio, reduce dall'ennesima sceneggiata gratuita. E quindi sono stata costretta a procedere.

Tardo pomeriggio, sono andati via tutti, tranne io Danilo e Pietro, i primi due a lavorare e lui a fare ore cazzeggiando su internet. Si offre di aiutare Danilo, molto indietro con il lavoro, scrivendogli una colonna di notizie relative a società che seguiamo. Io sto finendo il mio, Danilo gli dà una raccolta di notizie che ha selezionato in settimana.

E' chiaro che copiare due righe, come lui ha intenzione di fare, senza verificare né approfondire, non è aiutare Danilo, è solo fingere di lavorare. Lui a voce alta si propone di fare nei trafiletti solo sulle società che io seguo. Gli dico che quelle le avrei fatte io, che ho maggior conoscenza delle vicende societarie e quindi ho anche maggior facilità a scrivere senza infilare castronerie a tutto spiano, mentre lui poteva cercare qualcosa sulle sue. La sua intenzione è invece quella di lavorare con i piedi come fa sempre. Scrivere tre cavolate senza metterci la testa e poi pavoneggiarsi dicendo di aver fatto il lavoro. Così scoppia dicendo: - Insomma, io già mi offro di fare il lavoro, se poi mi metti anche i bastoni tra le ruote...-. Si alza, si avvicina alla mia scrivania e mi butta lì il un pezzo di giornale e i fogli che gli ha dato Danilo, e mi dice:- Fatteli tu i tuoi pezzi, arrangiati.-.
Prende e esce dall'ufficio, per poi tornare mentre sto scrivendo a Danilo le seguenti parole : Dani, perché sei tu e ti voglio aiutare, altrimenti l'avrei già mandato...-.
Si siede al suo posto e ricomincia a cazzeggiare su internet.
Intanto io mi accorgo di aver fatto uno sforzo mostruoso per non cavargli gli occhi prima e che tutto questo per me non è sano.

Mi giro e gli dico:- Pietro per te il venerdì è un momento difficile, vero? Perché mi pare che sia la seconda o la terza volta in una manciata di settimane in cui mi tratti male. Ecco, la prima volta passi, ma la seconda no. Non permetterti mai più di comportarti così con me.-.

Alle solite repliche arruffate gli dico:- Quello che io ti dicevo, se solo mi lasciassi parlare, era che potevamo benissimo condividere il lavoro, avremmo fatto meglio e prima. Non voglio più sentire una cosa del genere.-.

E lui prende, riesce dall'ufficio e dopo 45 minuti è ancora a spasso. Dopo un po' lo sento nell'ufficio vicino, evidentemente sta aspettando che esca per tornare in ufficio. Non avessi nulla da fare sarei rimasta fino alle 7 per vedere come si comportava.

Quando sono uscita deve aver orecchiato ed è andato in bagno, ho chiuso la porta, ma l'ho aspettato al varco dietro l'angolo. Appena si è avvicinato alla porta gli ho detto: - Ho finito Pietro, sto andando, così puoi tornare in ufficio a lavorare.-.

E questo non se lo aspettava proprio.



Presidente

Vorrei una risposta: perché la Bonino no?
Perché?

lunedì 15 aprile 2013

Dov'è finita la Grecia?

La scorsa settimana mi trovavo a gironzolare alla Feltrinelli di Piazza Duomo, con lo scopo di spendere una tessera regalo ricevuta per Natale.

Lo scopo? Cercare un libro di storia greca moderna.
Per un'ora mi sono aggirata in una libreria che conosco, che tiene anche testi universitari, che ha un milione di libri.
Bilancio: zero.

Mi sono a lungo soffermata nella sezione "storia", che del resto frequento spesso. I miei timori si sono rivelati assolutamente fondati. Solo libri di storia antica.
Reparto biografie: a parte Alessandro Magno e compagnia, zero.

Mi addentro nella sezione di geopolitica: ho contato tanti libri perfino sulla Birmania...
Della Grecia manco l'ombra.
Economia: zero.
Per completezza ho cercato anche nella sezione ecologia, scivolando verso la sociologia....
Nemmeno uno straccio di libro.

L'unico è sempre di Petros Markartis.
E quindi mi dirigo verso la sezione lingue.
Di greco moderno c'è solo un manualetto italiano greco di dimensioni ridicole.

Insomma, la Grecia non conta un piffero, e dopo la fine dell'impero romano d'Oriente è praticamente evaporata nelle nostre coscienze e nelle nostre teste. Però basta un tracollo dello staterello ellenico (11 milioni di greci, dato vecchio, chissà con le emigrazioni...) per far tremare le fondamenta dell'Europa.
Non ho ancora setacciato la rete, ma mi piacerebbe sapere qualcosa di più sugli anni intercorsi tra la fine dell'impero ottomano e l'altro ieri. Mi pare quantomeno strano dovermi rivologere a uno sceneggiatore e scrittore di gialli per capire qualcosa della Grecia di oggi...


sabato 13 aprile 2013

"Complimenti"

Dev'essere stata la settimana dei complimenti, questa passata.
Nella bolgia del salone del mobile, e nella fiumana di eventi del fuorisalone, anche noi, piccola realtà di frontiera, siamo stati coinvolti, ricevendo alcuni inviti.
 
Mercoledì, il belloccio mi gira una mail con un invito a uno di questi eventi organizzato da una banca con cui abbiamo contatti per una partnership. Premette: Io non ho intenzione di andarci, ma...
e mi allega lo spataffione della tizia in questione con un link al sito dell'evento (delle foto bellissime). Guardo le foto, commento e penso che è meglio non andare per evitare di farsi strumentalizzare. Il matrimonio tra le due società è in ballo da tempo immemorabile e per me non si farà mai.
 
Il pomeriggio scorre,  la sera arriva, cena, doccia... e solo mentre sto andando a letto realizzo il vero contenuto della mail.
Ha messo mani e piedi avanti per chiarire che non si trattava di un invito.
E per fare in modo che non lo invitassi.
 
Io mi sono offesa. Non era necessario chiarire che non aveva nessuna intenzione di andarci con me, rivelandomi un'immagine così poco cortese del soggetto in questione. Come di... disprezzo.
Ebbene, mi sono offesa moltissimo.
Punta sul vivo, mi sono risentita.
Non era necessaria una cosa così plateale. Poteva spedire la mail ad altri insieme a me e metterla giù generica. Dire indirettamente a qualcuno che non piace, senza essere stato richiesto, non fa affatto piacere. Figuriamoci a una come me...
 
 

Libera

In maniera quasi surreale, ma libera da un peso.
Mercoledì scorso Pietro mi ha rimproverata di essere "strana", mi ha rinfacciato il mancato accesso al blog e il non avergli detto con chi ero andata a Como.

Insomma, ha messo in atto le solite strategie per "avvinghiarmi" emotivamente, un piccolo rimprovero per far intendere un qualche interesse, in là nel futuro, domani prima o poi...

Ma è come se fosse passato un secolo, per me, da quel momento. Non ha più alcuna presa su di me. Non solo non mi aspetto nulla, non spero nulla, ma non voglio più nulla!
In quel momento avevo chiaro dinanzi a me il meccanismo, ero leggera, leggera leggera.
Non mi importava di quello che avrebbe pensato, a come avrebbe reagito.

La cosa che mi ha più colpito è che lui non ha capito quanto e come io sia cambiata.
Ha continuato a controbattere con gli stessi argomenti senza capo né coda, senza senso, della cui illogicità e assurdità ho sempre fatto finta di non accorgermi.

Gli ho scritto che, per quanto riguardava il blog, è ovvio che non l'abbia invitato, sarebbe stato come invitare l'omicida a casa tua, isolata a mezzanotte e quando sei sola.
Gli ho detto che per me è terapeutico, mi è servito per superare molte brutte cose tra cui la peggiore è la nostra nonstoria che mi ha devastato degli anni di vita.
Gli ho anche scritto, di fronte alla solita critica secondo cui io non riesco ad avere dei rapporti di amicizia profondi, che non ero lì a discutere della mia propensione all'amicizia, e che mi rendevo conto che la sua idea era decisamente ampia (ci siamo capite, vero?).
Solo che, essendomi alleggerita, potevamo avere un rapporto intellettuale.
Amicizia?
Mah, forse ma per ora non mi fido e ci sono delle cose che in tutta franchezza non gli perdonerò mai. (e anche qui sappiamo di cosa parliamo), tra cui il fatto di avermi bruciati anni di vita, così per disinteresse e superficialità.

Mi sentivo così bene come mai da anni nella mia vita.
Di che peso mi sono liberata.
Gli ho detto che lui non mi ha mai voluto bene, ma che semplicemente apprezzava la mia presenza rassicurante. E gli ho detto che l'amicizia richiede stima, affetto e attenzione incondizionata e che eravamo molto carenti ovunque.

No, non saremo mai amici. Non è possibile passar sopra a certe cose, nemmeno per una iper tollerante come me.

Ritorsioni

Non so come altrimenti chiamare le "iniziative" di Pietro, volte a rendermi la vita lavorativa un inferno. E' sempre stato sciatto, approssimativo, disorganizzato, ma non posso credere che ora sia tutto un caso...
Ogni giorno ne studia una nuova...

Anche giovedì, come ieri, ne ha infilata un'altra.
Sono arrivata tardi, in mattinata, dopo una visita dall'angiologo e un'applicazione di laser che ha trasformato il mio naso in un peperone pulsante.
Arrivata da Corso Vercelli direttamente in via Valassina (sob) non faccio in tempo a entrare in ufficio che, ancora sulla porta, vengo fermata da tipo in questione, Indosso il cappotto, la borsa in mano e il giustificativo.
Il mio pc è spento e io ho appena pensato: -Ah, non vedo l'ora di una bella giornata di dataentering rilassante. -. Nel pomeriggio la prospettiva di un interessante fuorisalone e il desiderio di un bel caffè.

Mi raggiunge la vocetta stridula dell'ex amatobene che, sprofondato nella sua sedia, mi dice: -Ah c'è da controllare la tabella della liquidità che ho messo nel mio articolo.-.
Io cado dal pero, con su il cappotto, anche.

E vengo a scoprire che, nella rivista che stiamo per mandare in stampa, quel giorno, lui ha preso paro paro un mio articolo sui prodotti di liquidità (leggi conti deposito, depositi vincolati, ecc...) che ho pubblicato il 28 marzo. Senza dirmelo, poi.
Le condizioni di questi prodotti sono molto ballerine, cambiano di continuo, con rinnovi di pochi giorni.

Gli dico, atterrita: Ma devo rifare l'analisi?
E lui gracchia: Ma no ho messo la data al 28 marzo.

Ci penso un secondo, non si può pubblicare così.
Molti rischiano di ricevere la rivista oltre la metà del mese, e di sottoscrivere dei prodotti immaginando di ottenere un rendimento e poi scoprire che non è così.
Noi possiamo trincerarci dietro questa data di pubblicazione, ma che informazione è?

Mi rassegno, e passo l'ora e mezza successiva a controllare le condizioni, a rifare i conti, rifare la classifica dei migliori, la tabella, correggere il testo...Naturalmente sono cambiate molte cose rispetto alla precedente.
Gli scrivo di avvisarmi quando usa dei miei testi che trattano di questi prodotti di dirmelo in anticipo.

Mi sono arrabbiata molto, e non è solo questione di sciatteria, qui è proprio farlo apposta! E così ho perso la mattinata....

venerdì 12 aprile 2013

La maledizione del venerdì

Ricordate la scorsa settimana? Una bella scenata.
Oggi, puntuale come la morte il nostro uomo se ne è studiata un'altra.

Grande attesa per la cedola della prossima emissione del BTp Italia, resa nota oggi nel pomeriggio.
Attesa per i mercati, attesa per i lettori, e attesa per la povera sottoscritta che doveva fare l'analisi, alla velocità della luce, per poi pubblicarla su sito e spedirla in newsletter.

La cosa è già partita male, dato che il ministero ha oggi pubblicato un documento relativo all'emissione, dove c'era tutto tranne appunto questo elemento essenziale per la valutazione.
Questo prodotto è poi decisamente complicato, con una doppia rivalutazione su capitale, cedola e via dicendo, molto più di un normale titolo indicizzato. Inoltre, ci vuole tempo, io mi ero già costruita con estrema fatica un foglio elettronico per le simulazioni.
Viene pubblicata la cedola, e mi metto a fare i conti.

Alla fine, dopo un'ora di lavoro, chiedo a Pietro, che ha fatto la stessa analisi circa 15/20 giorni fa, di parlare di questi conti. Lui arriva lì di malavoglia e mi dice che secondo lui sono sbagliati perché questo titolo (indicizzato all'inflazione) deve rendere come un BTp "normale" di pari durata. Balla un punto percentuale tra l'uno e l'altro. Discutiamo, io sono perplessa, non capisco l'appeal di un titolo in emissione che rende come uno già sul mercato e per giunta senza rivalutazione.

Il tempo passa, controllo freneticamente i documenti del Tesoro per cercare di capire eventuali errori, e inizio ad agitarmi perdendomi in un milione e mezzo di formule excel. Alla fine, indotta dal serpentesco collega interesso il mio capo, che, per una volta, è stato meno idiota del barbuto.

Tra revisioni frenetiche, in cui nessuno ci capisce nulla, tra complicati calcoli, il genio trova online un file excel approssimativo per il calcolo del rendimento del BTp Italia. Tra visione, comprensione, prove, e baggianate varie, passano 2 ore.
Sono le 16 passate quando scopriamo che i miei risultati sono compatibili con quelli del file "amico". Insomma, era giusto il mio.

Ma scopro anche che, in realtà, lui i conti nella scorso articolo non li ha fatti.
Il meccanismo era troppo complicato e quindi, in presenza di dubbi, ha preferito pubblicare un'analisi senza numeri (giuro che è vero) e con un consiglio generico. Quindi l'osservazione che mi ha fatto era del tutto campata per aria (e qui c'è del dolo a mio parere) e, quando gli ho chiesto da dove venisse, lui ha risposto noncurante: - ah, non so, non mi ricordo.-.

Il mio capo gli ha detto di non pubblicare mai più un'analisi senza numeri, - Di cosa parli, del nulla?-
e lui ha detto: - Ma non è uscito niente di sbagliato! Dov'è il problema...

Alla fine ero così stranita che per due volte ciccio mi ha chiesto se stavo bene, e ha fatto scrivere al genio un pezzettino per il sito. Che mi ha girato pieno di errori, di lacune, e banale. Così ho dovuto metterlo a posto. Senza nemmeno aspettare che lo sistemassi, ha preso ed è andato.

E saluti a tutti.

Senza parole.

E' la seconda in due giorni.
Per me fa apposta.

martedì 9 aprile 2013

Le voci di dentro - Eduardo de Filippo

Ammetto di avere un debole per Toni Servillo.
Ammetto anche di aver apprezzato una rappresentazione di stampo tradizionale, adatta a una ignorante come me. Una versione rassicurante, senza sbavature, essenziale nella sceneggiatura.
E poi ho anche un debole per il bianco, colore assoluto sul palco, per far risaltare gli attori in una luce quasi abbagliante.

Si è riso, io un po' meno alla fine.
La storia è quella di una leggera patina di vernice di rispettabilità, spazzata via da un sogno quanto mai reale che nasconde un assassinio.
Solo un sogno, ma così vero da provocare un cataclisma nelle vite dei protagonisti.
Una famiglia in cui tutti pensano possibile che uno o più congiunti si siano macchiati di un delitto. E non si salva nessuno, nemmeno il fratello del protagonista, pronto a vendere per due soldi fratello, legame affettivo e seggiole.
E alla fine l'onesta famigliola progetta davvero un omicidio, per tacitare l'accusatore.

Rivelando quel poco di buono che è, dietro i panni decorosi, dietro le maniere fasulle.

Applausi, risate. Io un po' meno.
Le squallide vicende di eredità mi tormentano, e quindi trovo assai poco comica la questione.
Pur capendola assai bene.

Break the circle

Tempo fa ho scritto che il successo o la bontà di una relazione sta nel come ti fa sentire con te stessa.
Vi parlo oggi di una serie di riflessioni che sono scaturite dall'analisi successiva dei miei comportamenti e di quello che sto cercando di non fare più.

Mi sono resa conto di questo comportamento che si ripete costantemente nelle mie relazioni.
In sintesi si tratta di questo: prima decido inconsciamente che una persona mi piace, e poi, e non sempre, valuto il perché e il percome. Insomma, si tratta di un apprezzamento "a priori" e non in base a riscontri reali.
Il risultato è in genere catastrofico e spesso surreale, in cui, da una parte c'è la sottoscritta affascinata da un'ombra spesso presente solo nella mia testa, e dall'altra un perfetto sconosciuto, che il mio interesse senza senso contribuisce a non conoscere affatto nemmeno dopo.
Un po' come decidere di dover entrare a tutti i costi in un vestito, che ti sta magari male e non ti va bene...
Così, protesa a inseguire il nulla, mi trovo, in realtà proprio con un nulla, a volte anche impietoso.

Vorrei invertire la tendenza e passare dal concetto "piacere a tutti i costi" al "farsi convincere".
Una gran differenza: significa, in soldoni, passare dall'insicurezza del timore di non piacere a quello di ritenersi portatrice di valore e quindi meritevole di scelta.
Ma significa anche lavorare sulle proprie idee e sulla volontà di vedere e di ragionare su quello che si vede, che si vive, che si sente e parlarne. Soprattutto questa cosa mi riesce difficile.
Oltre che, e questo è un punto fondamentale, avere fiducia. In sé, nel domani, negli altri (non tutti).

Quello che mi auguro, e che vorrei portare avanti, è di essere sempre presente a me stessa.
Ma senza costruire alte barricate, poggiate sul nulla, come in passato.

lunedì 8 aprile 2013

Gite aziendali

Cosa accomuna Grillo e i venditori del folletto Vorwerk?

Stamattina ho letto la notizia della convenion follettiana a Lisbona, un grande raduno per alimentare la coesione aziendale, tutti insieme a passare l'aspirapolvere più seccante del mondo in quanto a venditori su una della piazze di Lisbona.

No no, non sto affatto scherzando.
Non è il 1° aprile.
Così è la notizia.

Come non associare immediatamente il torpendone "segreto" dei grillini dissidenti (ovvero pensanti o semi tali) caricati di peso verso una non precisata destinazione per la riunione della riconciliazione con il nostro comico-guru?

Io me li immagino in un'alba in cui anche i fornai sono chiusi caricati con i loro kway prima maniera (oggi costano più di un cappotto decoroso) e i thermos di caffè biologico, non me ne vogliano gli aficionados, che fa tanto morigerato anticasta. Vivamente consigliati i mantra grillini, recitati fino all'ipnosi, come i monaci medievali.
E dopo km e km di strada rigorosamente sterrata, vuoi mica essere comodo, l'arrivo in stato catatonico di fronte al cospetto del grande maestro... da cui farsi riprogrammare la memoria.

Ecco, produrre qualcosa più che l'idea del piffero di occupare la Camera no?
Andare tutti a fare un gita e smarrirsi sui monti Nebrodi, così per dare visibilità anche alla Sicilia, che piuttosto che niente si è scelta un'assessore al turismo bergamasco? E perdersi, ovvio.

Un va ciapà di rat a tutti, miseria, e noi siamo qui ad aspettare i decreti per sbloccare i pagamenti alle imprese e loro, duri e puri, vanno in giro per le campagne.
Oh già, ma mica al circolo dell'oratorio a Nicorvo si trovano... in mezzo a zanzare e autoctoni, meglio le zanzare, comunque.

Jane Austen - Lady Susan

Pensavo che le opere di Jane Austen fossero 5, ma ho trovato, in una edizione della Newton Compton che ripropone la mitica collana 100 pagine 1000 lire che mi ha riempito la casa, mi sono trovata tra le mani questo piccolo sconosciuto.

Jane Austen (di cui sono grande estimatrice) l'ha cominciato come prima opera, abbandonata e poi ripresa in seguito. Si tratta di un racconto in forma epistolare, che ha come protagonista la scaltra Lady Susan, vedova in ristrettezze, scaltra e arida, ma dotata di fascino.

Non manca nulla: l'amica complice verso cui si mostra per come è, la figlia detestata a cui prepara un matrimonio con un cretino danaroso, e una pletora di corteggiatori, che avvince di volta in volta.
Non se ne fa scappare uno, anzi, giovani, meno giovani, sposati...

Solo la cognata non si fa ingannare, con il tipico fiuto femminile.

Come finisce?
Non ve lo dico...
Io l'ho sbranato in due viaggi di andata e ritorno... Tenendolo d'acconto :-)
Pur essendo meno sofisticato degli altri, e pur non rappresentando con la consueta perizia i caratteri dei protagonisti, è comunque divertente e pungente.
Insomma, mi ha fatto passare un paio d'ore divertenti.

sabato 6 aprile 2013

Petros Markaris - L'esattore

Come non innamorarsi del commissario Charitos che deve scoprire l'identità di un killer che si fa chiamare l'esattore e che fa fuori grandi evasori fiscali nella Grecia devastata dalla crisi?

Con i suoi pochi mezzi, dribblando le code infinite in auto (Ma dove vanno questi? A prendere il pane, commissario) e le mille proteste che bloccano Atene, il commissario svolge le sue indagini, e, mentre lo fa, parla della Grecia attuale, dei suoi suicidi, della necessità di combattere.

Leggetelo, è un'affresco sociale.

Patrick Fogli - La puntualità del destino

Non amo i gialli, ma questo bellissimo libro è più di un giallo.
Racconta della scomparsa di una quattordicenne in un piccolo paese emiliano.
La madre la "manca" per 5 minuti e lei, che ha passato la serata da un'amica, si incammina verso casa. Scompare nel nulla.

La vita dei personaggi, il piccolo paese e la sua mentalità, un certo di tipo di "informazione", il torbido nel mondo finanziario, i rapporti sentimentali che si spengono, e tante altre cose sono descritti bene, con personaggi convincenti e un finale davvero sorprendente.
Questo sa scrivere, e ha idee e conoscenze.

Raccomandato.

Ma che proposta chock

Il Corriere definisce proposta chock quella di Berlusconi di abolire il finanziamento ai partiti.
Ma che proposta shock! Abbiamo votato un referendum!

Modi da troglodita - scenata

Come altrimenti definire la "performance" di ieri di Pietro?
 
Alle tre e mezza passate del venerdì pomeriggio gli viene uno dei soliti "dubbi" ovvero tutti quei dilemmi che riescono a far sbolognare ogni tipo di decisione e responsabilità. Ultimamente ha perfezionato questo aspetto e si dedica in modo quasi maniacale all'evitare ogni riflessione e, nel contempo, ogni lavoro.
 
Il suo dubbio non sta né in cielo né in terra: sostiene che uno dei miei articoli è, in buona sintesi, un duplicato del suo (per la cronaca il mio parla del Fondo interbancario di tutela dei depositi, funzionamento e prodotti tutelati o meno, il suo risponde a domande puntuali dei lettori sullo stesso tema).
Eliminarne uno vuol dire avere un buco nel numero, che deve essere chiuso lunedì ma completato il pomeriggio del venerdì.
Significa buttare all'aria tutto il lavoro di Alberto, poi...
 
Il nostro capo ha assegnato i lavori, li ha decisi e ha distribuiti.
Li ha anche riletti...
Alberto gli dice: - ma perché un doppione, li ha letti, sono due cose diverse, alche se l'argomento è identico...-. Ma Pietro è inflessibile: mi tira in mezzo, io mi risveglio da quello che sto facendo, non so cosa dire. Penso addirittura che colga tutte le scuse per creare grane ad Alberto. Lui di solito esce presto il venerdì, ha degli impegni, non so se volontariato o altro.
 
Nessuno di noi si innervosice, tranne lui.
Cerco di mediare quando, di colpo, mi ordina di uscire dall'ufficio. Non me lo chiede, me lo ordina mi malo modo, agitando dei fogli in mano.
 
Io, che sono un po' lenta di riflessi per la stanchezza, cerco di mediare, non avendo un'opinione sul da farsi. Così vengo trascinata in corridoio con gesti concitati e poco amichevoli. Appena fuori dalla porta mi investe una scenata in piena regola, tono di voce alto, gesticolare frenetico : - Se ti dico di uscire devi muoverti, non voglio parlare davanti a quello lì. - e via dicendo.
 
Ora, io vengo da una famiglia modesta di origini. Mio nonno zappava la terra di altri, mia nonna mondava il riso (di altri) gli altri erano operai, piccoli artigiani, gente povera. Non ho il bisnonno che faceva il dirigente alla Campari, la supervilla in India, il padre professore all'Università.
Ma noi siamo gente civile. Mio padre non ha mai urlato con nessuno, men che meno con mia madre.
Con quell'animosità, poi.
 
Per un momento ho pensato che avrei dovuto girare i tacchi e rientrare in ufficio.
Mi sono offesa a morte, e ho pensato che uno non deve lasciarsi trattare così.
Però ho poi pensato che si sarebbe scatenata l'ira di dio, Alberto non è uno che si tira indietro e io, beh, io sono una che si controlla molto, però, piuttosto che cedere, muoio lì dove sono.
 
Così ho sentito una voce che non era la mia rispondere con tante parole e nessun significato, piatta, conciliante, accomodante.
Ma non ero io. Io intanto stavo dietro la cortina di ferro, con un pensiero fisso: - è così che funziona? Prima uno si mette a urlare e poi ti picchia?-. La cosa si è risolta in modo piuttosto semplice, senza danni.
 
Ma mi è rimasto un sapore metallico in bocca e nemmeno rifugiarmi per 5 minuti in bagno mi ha aiutata a tornare in quadro. La sensazione è quella di aver preso uno schiaffo, che si sia rotto qualcosa, non so, come se mi avessero strappato il vestito e qualche altra cosa.
 
Questa aggressività esagerata si preparava da tempo, a ben pensarci. Sono giorni e giorni che non beviamo il caffè insieme, da quando io non ho risposto alle sue mail che fanno da finti specchietti per le allodole. Che ansia! mi scrive, ecco, tientela pure, penso io, e non rispondo nulla.
Addirittura è arrivato a dire che sperava che io e Gianluca (il bello) ci sposassimo. Ma come, geloso da una vita adesso vuole che ci sposiamo? Ma è matto.
 
Dopo un po' non sopporto più di trovarmi nella stessa stanza con lui ed esco, sotto la pioggia battente.
Non riesco a tornare a casa, ho bisogno di camminare, di respirare, di chiarirmi le idee.
 
Torno tardi. A cena ne parlo con mia mamma, con cui non parlo da una vita, dispiaciuta e vergognosa di essere una figlia deludente.
Ascolta la faccenda e anche la storia degli albanesi e mi dice: - Quell'uomo lì ha qualcosa che non va.-. Tradotto dal prudente linguaggio materno, significa: - Abbiamo già avuto tante disgrazie, per carità, stai lontano da quell'uomo più che mai.-.
 
Non so se ho sbagliato o meno a non reagire subito.
Non so nemmeno cosa farò. Ma non mi sono mai sentita così lontana così terribilmente lontana, nonostante i dispetti che continua a farmi.



venerdì 5 aprile 2013

Se il buongiorno si vede dal mattino

... oggi piove.
Alle 5 e 45 mi sono svegliata. Ho perso tempo a letto, nel senso che mi sono rotolata senza prendere sonno fino alle 6 e 15, giusto quei 5 minuti che ti fanno perdere il treno.
Come uno zombie deambulo fino al bar delal stazione: obiettivo, il Corriere.

E lì abbiamo la prima sorpresa: 1 euro e 70. Accidenti! Prima era 1 euro e 20...
C'è l'inserto, ok, ma accidenti se l'inflazione corre.....


Office mom

L'office mom è una presenza indispensabile in ufficio. Può essere mamma oppure no, ma è il punto di riferimento emotivo e pratico di ogni ufficio. A lei ci si rivolge per ogni esigenza, dal cerotto, al bicchiere di plastica, all'ombrello di scorta, alla confidenza, al consiglio.

L'office mom è la persona che dirime le questioni personali, interviene con la sua diplomazia in tutti i rapporti, appiana i dissidi, organizza (sul serio e non di facciata) le attività lavorative ed extra, è la memoria storica dell'ufficio, è quella che ha tutte le risposte.

Questa definizione tipicamente anglosassone, che ho scoperto oggi sul Corriere, mi ha folgorato.

Io sono la office mom del mio bureau.
Sono quella che ha i pacchetti di cracker nel cassetto, che gestisce la cancelleria e gli ordini (con pugno di ferro), che presta l'ombrello quando piove, che... ebbene sì, attacca i bottoni staccati ai colleghi incapaci! (hanno fatto anche dei video, io alla scrivania che infilo l'ago e attacco a Danilo un bottone della camicia, più di una volta...)

Sono quella a cui tutti telefonano per chiedere le cose più disparate di tipo lavorativo, raccolgo le confidenze in materia di sentimenti, dispenso consigli finanziari (facciamo tutti lo stesso lavoro ma i consigli li chiedono solo a me), suggerimenti di moda, opinioni letterarie.

Sono capace di disinceppare la fotocopiatrice, ho tutti i numeri di telefono, faccio le minute delle riunioni (e ultimamente li propongo e li assegno pure....), partecipo a quasi tutte le riunioni (oggi il mio capo mi fa: - ma come tu non vieni? non sono stata invitata... cosa? non sei stata invitata???-

So i fatti di tutti :-)) o quasi

Sono in grado di parlare del nulla a oltranza, adattando l'eloquio a ogni tipo di platea, alta, bassa...

In questo articolo si dice che le persone che hanno questo ruolo abbiano un'insicurezza relazionale da compensare (e chi non ne ha). Può darsi, così come può essere vero che ognuno cerca di ritagliarsi il suo ruolo di riferimento. Fatto sta che il ponte con l'esterno, qui, sono io...

giovedì 4 aprile 2013

L'attimo prima...

... l'attimo prima di sapere che esistevi anche tu, in questo mondo, l'attimo prima che la tua vita scivolasse accanto alla mia senza sfiorarla.
 
Gesti inconsapevoli della presenza, gesti precisi, gesti che si sforzano di essere ordinati.
Concentrata su me stessa, sorda al mondo circostante, immersa nei miei pensieri.
 
Un attimo, uno sguardo, e tutto è cambiato.

Party

Eccomi qui, dopo una riunione fiume, ma senza portare a casa nuovo lavoro (mi sono difesa strenuamente, come mi trovassi sulla linea Maginot), per ora.

Il bello di stare in un ufficio di uomini giovani è anche quello di divertirsi come non mai, quando scatta il "momento caserma maschile", spesso assai lungo e concentrato nel tardo pomeriggio, quando siamo tutti stanchi.

Il tema di ieri e di oggi è: aiutare Donato a vestirsi da donna per una festa, sabato.
Ora, Donato è alto come me, nero di capelli, così olivastro e scuro che si vedono i peli della barba anche quando se la fa. Il problema, che ha dato origine a un lungo dibattito, è il trovare le scarpe adatte. Abbiamo iniziato così, per poi scandagliare tutto l'abbigliamento.

Entro in ufficio, e trovo Pietro, come al solito intento a cicalare nel nulla, stravaccato sulla sua sedia, nell'angolo opposto al mio. Dalla pigna isterica di carta sulla scrivania si vede spuntare solo un ciuffo scombinato e unticcio, tanto per cambiare. Trilla le solite banalità:- Ecco, peccato per il numero perchè Pia te le poteva prestare le scarpe, ma quale porti? il 42? Allora ci voleva Michela...-.
Che non fanno più ridere nessuno.

Alberto, per dare maggiore spessore alla fama di esperto di Donne e Conquista (vorrei sapere dove qui da noi ha già preso almeno 2 due di picche), si alza in piedi e assume una posa studiata, sedendosi secondo il copione Alain Delon giovane sul bordo della scrivania. Si lancia in una descrizione della maglietta imbottita che Donato vorrebbe comprare per simulare delle rotondità inesistenti, affermazioni che mi fanno pensare che non abbia assolutamente idea di quello che sta dicendo.

E mi vedo il torace tozzo e largo dell'omino pigiato a forza in un corsetto fatto per forme con proporzioni invertite. Sento il dolore dei ferretti scomposti dalla struttura fisica sbagliata, e un velo di pena mi affligge.

Indomita cerco di continuare a lavorare,  difficile la concentrazione con una branco di maschi a ruota libera.
Danilo ci mette del suo, ma in modo preciso e signorile scivola sul leggins, anzi, sul concetto stesso di leggins.

Insomma, alla fine mi tirano in ballo e devo,  mio malgrado, emergere dalla mia nuvola lavorativa.
Chiamata a pronunciarmi sui sacri misteri dell'universo tessile femminile, avverto subito il pericolo di scivolare nello "squallido" e quindi mi rifugio nel dettaglio. Inizio lanciando moniti sulla biancheria, anatemi sulla lunghezza della maglia sopra i leggins (dopo aver spiegato cosa sono) - Ma hai mai visto una domma con la maglietta a vita sopra i leggins!!! che non sia un travestito. Ma no, i boxer non ci stanno sotto i leggins. Lascia stare il perizoma, per favore. - proseguo senza paura sul tema reggiseno - Comprati una fascia imbottita, sì dai cinesi, ma no, vai in Paolo Sarpi. Un reggiseno, no, e che misura trovi...-. Infine, dopo un attimo di suspence, passo alla fase conclusiva, quella del terrore. Parlo in sequenza di depilazione, all'accenno di volersi mettere una scollatura, e di trucco.

Dopo poco mi trovo circondata da quattro bambinoni che fanno domande come le facessero alla mamma. A 30 anni sono lì a pendere dalle labbra di una collega che svela loro i misteri femminili (ma quali misteri) e che, a propria volta si stupisce della meraviglia che tre stupidate femminili possano suscitare in quattro uomini cresciuti.

Con dettaglio, descrivo cosa deve e non deve prendere. Sconsiglio il pizzo, consiglio stoffa coprente.

Con garbo rifiuto un invito più volte ripetuto ad accompagnare il nostro festaiolo a fare shopping. Temevo di dover assistere alle prove.
In ultimo ho raccomandato: la parrucca, occhio che non pruda e che copra tutta la testa...

Ecco, non so se vorrò vedere le foto....

mercoledì 3 aprile 2013

Alla ricerca del Sacro Graal

Ovvero, udite udite, di un'obbligazione che renda tanto, sia assolutamente sicura, abbia un prezzo non superiore a 100 e faccia anche la tessera punti già che ci siamo. Non bastava la nottataccia, ci voleva anche la 90enne che vuole da me un consiglio su come investire i suoi soldi da lasciare in eredità ai figli.

Gente, non esiste, c'è poco da fare. E ciccio ci gira che ci gira intorno e sempre lì va a parare, l'Obbligazione del Secolo, che, secondo lui, il mercato non dovrebbe aver notato ma io sì, scandagliando nelle profondità della rete.

Eccome no, lui che in banca non ha mai lavorato non sa che ci sono dei software che monitorano tutti i titoli per trovare i disallineamenti. Altro che la sottoscritta che da stamattina alle 8 e mezza sta scandagliando il mercato e sta uscendo pazza con 'sta storia.

E che cavolo....In Chiesa per farsi fare il miracolo deve andare, mica da me... nonostante il nome di battesimo!


Notte popolata da fantasmi

Si sono dati tutti appuntamento stanotte, nella mia testa , e hanno fatto un gran casino mentre dormivo. Mi sono svegliata di soprassalto, al suono della sveglia, con la stessa sensazione di una che è stata tutta notte sulle montagne russe ed è appena scesa. Ho aperto gli occhi su questo mondo, proveniendo da un'altro poco raccomandabile.
Poco fa Maria mi ha guardata e mi fa : - Che faccia!-.
 
Una serie di sogni convulsi, agitati, rumorosi, arrabbiati, stravolti, astiosi, tutti compressi nella mia testolina. Morale, non ho riposato per nulla, mi sono tirata su con malagrazia, sono uscita, in forte ritardo, mezza truccata e mezza no, dopo aver ingurgitato in tre secondi un caffè bollente.
 
In questo momento mi sento come il tappetino del bagno, mentre frammenti di ricordi mi rimbombano in testa affiorando lentamente. E compaiono fughe, sotterfugi, scene di intimità familiare, discussioni con mamma, e, infine, senza volerlo mi sono trovata con i capelli biondo platino, a strisce, come una volta.... salvo per l'effetto puzzola!
 
Forse passare la notte nel bicchiere di un frullatore sarebbe stato meglio...
 
 
 
 


A cosa puoi rinunciare?

Ogni giorno, per lavoro, mi scontro con le statistiche dell'Istat. In particolare, mi colpiscono quelle legate al mercato del lavoro. Con il tempo mi sono appassionata alle tematiche lavorative, all'economia del lavoro, alle dinamiche di domanda e offerta.
 
Il mio pensiero va spesso a mio papà che per una vita (breve) ha lottato per tenersi un posto di lavoro che ci permettesse di sopravvivere. Cambiando pelle, mansione, competenze in un anticipo vertiginoso di quel vortice che avrebbe travolto tutti noi qualche anno dopo. Mi ricordo ancora i corsi di inglese... che fatica, mio papà era portato per altre cose, ma di sicuro non per le lingue.
 
Stamattina, sul tram, mi sono fermata in corrispondenza di un altro tram. Il guidatore, un ragazzo giovane (e carino ;-). Mi è venuto spontaneo pensare: - Fortunato - ma ho iniziato a divagare sul perché ho pensato questo. E se fosse un filosofo medievalista prestato all'Atm?
E se fosse un fine latinista senza la passione della guida? E se..
 
Con tutti i miei "e se" sono arrivata in Duomo, ma la riflessione non mi ha abbandonata.
 
Leggendo i numeri sulla disoccupazione che, in media ogni mese, vengono pubblicati, viene da chiedersi se abbia senso fare una statistica dei disoccupati o non sarebbe meno devastante, per chi legge, farla censendo gli occupati.
 
La sopravvivenza è quindi il primo obiettivo. Per sopravvivere uno fa di tutto, oggi.
Ma sopravvivere non è vivere. E tempi, tecnologia, tariffe, vita quotidiana hanno dilatato molto il concetto di sopravvivenza. Un esempio stupido, per venire al lavoro spendo ogni mese 97,5 euro. Quando ho iniziato a Milano erano 70,5 (ho il pallino delle statistiche lo ammetto).
Quando vivevo a Borgo, per venire in auto a Mortara spendevo 5 euro a settimana.
Oggi con 5 euro manco ai moscerini assetati dai da bere.
Con un ticket da 5,2 euro pranzavo. Oggi mi porto il pranzo, nemmeno con 7 euro riesco a mettere insieme un piatto acqua e caffè in questa zona periferica.
Sono considerazioni lontane dai grandi numeri, ma le statistiche sono fatte di piccoli numeri. Questi sono i miei.
 
Oltre alle proprie aspirazioni, uno a cosa è disposto a rinunciare?
Io a cosa sono disposta a rinunciare? Mi chiedo cosa rientri nella sopravvivenza, oltre a casa e cibo e qualche straccio, in modo da definire quale sia la mia visione dell'indispensabile esistenziale.
Non è il pensiero "radical chic" di un certo tipo di sinistra, che gira con il saio di cachemire, per dire, predicando una novella frugalità in tema con la moda "crisi" e "nuovo Papa". Riflettevo solo sul concetto di indispensabile. Mi rendo conto di non aver vissuto gli anni del grande consumismo, venendo da famiglia molto modesta. Ma la percezione di questo mondo da bere ce l'ho avuta, frequentando il resto del mondo. E, improvvisamente, quello che sento è una sorta di aridità che mi circonda, un sottile strato di miseria che aleggia per le strade, un senso di freddo e di vuoto. Questa è la sensazione della povertà come nel romanzo di Marquez, dove la diceria gira di notte nelle strade buie, mentre tutte le porta sono sprangate?
Sentendo questo inaridimento mi viene spontaneo "rimettermi in riga" e cercare di individuare il (troppo) superfluo. La rinuncia che più mi pesa è alla cultura, intesa come libri e spettacoli, e ai viaggi. Del viaggio ho bisogno come di una boccata d'aria, per uscire dalla strettissima routine quotidiana, fatta di lavoro, treno, casa, lavoro, lavoro, lavoro. Per non fare le stesse strade, per non vedere le stesse persone per.. lo confesso, prendere una pausa dalla mia vita. Del resto ne ho bisogno come del cibo. Come potrei fare due ore di viaggio in treno senza leggere?
Sarei già morta di noia. La prima morta per noia italiana senza l'ausilio degli stupefacenti.
 
E voi? A cosa di inutile non potete rinunciare?
 
 
 














martedì 2 aprile 2013

Lo squillo malefico

Solo una persona può chiamarmi la sera alle 8, proprio mentre ho nel piatto la bistecca fumante: l'avvocato. E ci sono questioni legali che, in Italia, vanno più per le lunghe rispetto rispetto ai divorzi. Si tratta delle eredità.

Così la mia irrisolta questione ereditaria torna a perseguitarmi nel bel mezzo di una serata di aprile, in piena baruffa da cambio ora. Arruffata, svogliata e reduce da una giornata inconcludente mi sento chiedere, per l'ennesima volta, l'invio dei documenti di identità di mia mamma (l'eredità è la sua, ma l'ha emotivamente rifiutata a mio beneficio). Così accendo i mie i due catorci informatici, ovvero il pc da cui scrivo e la stampante tuttofare multifunzione, che si risveglino come dal letargo.
E ci mettono lo stesso tempo, credo.

Intanto scopro che mia mamma ha fatto scadere la carta di identità un anno fa e... non l'ha ancora rinnovata (il problema pare sia la foto). I tempi tecnici di trasmissione del tutto sono un po' lunghini, scansione, aggiustamento con paint, allego, invio. Oddio in ufficio ci avrei messo 5 minuti ma naturalmente ce n'è bisogno per ieri e non si può aspettare nemmeno fino a domattina.

Ognuno ha la sua croce e c'è chi ne ha più di una.

Questa spada di Damocle sempre appesa, dopo anni, sopra la mia testa mi ha davvero stancata.
Possibile che non si riesca a dichiarare finita e conclusa una vicenda che Dio solo sa come si possa accantonare, superare, rielaborare e chissà che altro.

I tempi eterni delle questioni legali fanno a cazzotti con la velocità dell'era moderna. E mi chiedo di quanta pazienza e forza d'animo abbia ancora bisogno per arrivare alla fine di tutta questa storia. Mi chiedo anche come sarò io alla fine di questa storia, posto che si possa immaginare davvero una fine.
Mia mamma la rifiuta, come al solito mette la testa sotto la sabbia.
Non è la prima volta che mi trovo in prima linea a gestire cose complicate e dolorose, ma se la morte è ineluttabile, non lo è questa disgrazia, figlia della bramosia di denaro.
Nelle retrovie il vuoto e la sottoscritta ad arrancare sotto un elmetto tropo grande e pesante, con uno zaino di marmo a martoriarmi le spalle e i piedi che affondano nelle sabbie mobili.

Per questa cosa ho fatto un miliardo di conteggi: anche nella calura di agosto c'era bisogno di un nuovo conteggio subito. Inutile spiegare che, se si tratta di fermare la realtà economica in un dato giorno di x anni fa è inutile continuare a calcolare i valori a oggi o a ieri.
Che non mi si dica che ho fatto esperienza: l'esperienza che ho fatto io è una di quelle che non auguro a nessuno. Pure a New York mi è toccato rivedere dei conti da Starbucks... No comment.
Ho tirato fuori le unghie, i denti, usato i gomiti e scalciato pure senza risparmiarmi.

Ebbene, appena ho sentito il telefono mi è venuto all'istante un gran mal di stomaco che tutt'ora mi accompagna. Altro che una bella dormita, altro che riemergere dal sonno al suono della sveglia... Prepariamoci a una nottata pessima (non che la precedente sia stata fantastica).

Speriamo di arrivare a un dunque tangibile, e che il telefono non suoni più per questo motivo.









Tecnico ma interessante

http://www.lavoce.info/lonorevole-lombardi-e-la-cuoca-di-lenin/

Ok, oggi non ho voglia di lavorare, è uscito anche il sole...
Tecnico ma interessante, ripeto.

Keep calm and read the sentence

Dalla pizzeria Willy, via Carlo Farini, su una cartolina.

Dio esiste, ma non sei tu. Quindi, rilassati.

E ora abbiamo anche i Saggi...

... che devono ascendere al Colle (del Quirinale) e tirare la carretta Italia insieme al povero Napolitano.
E io mi chiedo: ma cosa hanno in mente di fare Grillo & company?
No, perchè a sparare a zero sono bravi tutti, a far qualcosa un po' meno.
 
Ecco, è passato più di un mese dalle elezioni e che hanno fatto, oltre a sedersi in alto per controllare chi si distrae durante le sedute, andare alla camera in bici e con la giacca a vento invece del cappotto "bello" fare un'incursione dimostrativa nel cantiere Tav e bofonchiare qualche nullità?
 
Insomma, posso capire che non vogliano confondersi con la "vecchia" politica, promuovere alleanze e riforme per l'Italia non condivise. Posso capire che non vogliano negoziare presidenti di camere e commissioni che non siano loro, ma mi viene anche il dubbio che non siano in grado di far politica (che è un mestiere e difficile). Un'armata Brancaleone (che non è una critica, si può imparare) che si sta dimostrando estremamente irresponsabile nel trattare il futuro e il presente dell'Italia.
 
E fa venire il dubbio che il bene dell'Italia sia un po' sotto nella scala di priorità del Movimento, almeno oggi. Abbiamo bisogno di un Governo serio, posto che si possa fare con gli attuali parlamentari. Ne abbiamo bisogno per non vanificare la fiducia sui mercati conquistata a prezzo salatissimo.
 
Ma questi lo capiscono? O vedono solo il loro blabla pilotato.
Non è che avessimo bisogno di nuovi pupazzi....



Una parola di troppo

E' quella che mi sarei voluta rimangiare venerdì pomeriggio e che ho detto a un ragazzo che, in occasione dell'assenza di Michela, viene su a fare qualche ora per riempire le banche dati.

Parlando gli ho mostrato il libro che sto leggendo, parlandone bene.
L'ho preso in biblioteca, per cui era foderato. Lui l'ha visto e mi fa ridendo:- No... ma ti posso sposare?.-
Io gli rispondo:- Per la fodera? Quella non l'ho messa io, mentre per il matrimonio se ne può parlare.-.
Ecco, dopo aver visto la sua faccia e gli occhietti brillanti, avrei voluto richiamare indietro le parole appena pronunciate.

Temo che dovrò metterlo in quarantena... Peccato perchè è simpatico.

Scintille

Giusto per iniziare una settimana all'insegna del grigiore.
Pietro entra e, come sempre, chiede com'è andato il we di Pasqua. A un'ingenuo sembrerebbe interessato, così tanto da non togliersi nemmeno il cappotto per invitarmi a prendere un caffè.
Peccato che io lo conosca bene.
Sulle spalle porta lo zaino con cui è andato a Bologna a visitare i bambini e l'aspirante morosa.
 
E io, che gli ho detto che ero stata a Como, mi aspettavo la solita domanda, che, puntuale, è arrivata: - Con chi? -
Anche la mia risposta è arrivata: - Ma cosa ti interessa, chiedimi cosa ho fatto?.-.
Come da copione lui si offende, ma come, io che ti ho offerto una colomba con il mio interessamento...
 
Davanti alla macchinetta del caffè contengo il mio nervosismo, ma non la mia ritrovata schiettezza:- Non far finta di provare un qualsivoglia particolare interesse nei miei confronti, che non c'è ora e non c'è mai stato. Facciamo pure conversazione, ma il tuo interesse poteva manifestarsi solo passando le feste con me.-.
 
Ovviamente si offende, lui che ha tutti i diritti.
 
Sono solo le 9 e mezza del 2 aprile.
E di fronte ho una persona che sta cercando di "marcare il territorio" ovvero saggiare se sono ancora a sua disposizione qualora gli venisse lo sghiribizzo di metter su famiglia.
 
E' un mostro. Solo pensare di poter disporre della gente senza dare nulla nemmeno il minimo è un abominio. E adesso me ne rendo conto appieno.


lunedì 1 aprile 2013

Terribile sospetto

Il mio orribile capo è di umore migliore da quando Michela è assente.
Certo, è lontano anni luce dall'essere gradevole, ma..
è indiscutibile, viene in ufficio più volentieri da quando lei è in malattia.

Sono solidale con tutti gli "innamorati a perdere" ma in questo caso temo proprio che lui si sia accorto della cosa e questa non gli faccia piacere.
Indimenticabile quando si è presentata travestita da Ape Maya, tutta giallo e nero, dopo che la bionda aveva sfoggiato quel colore...

A ognuno la sua Pasqua

Una Pasqua tranquilla, senza mangiate e senza stravizi.
Una giornata di sole, quasi una perla in un periodo di maltempo continuo.

E così ieri sono tornata sul luogo del delitto dopo anni.
Non mi ha fatto nemmeno troppa impressione, anzi. Una bella giornata, al lago, una passeggiata nonostante il forte vento, senza timore di incontrare indesiderati soggetti. Essenzialmente senza timore, ecco.
Mi è venuto un po' da ridere pensando a tutti i castelli in aria che ho fatto in passato.
Casa, inviti, spostamenti... Contemplare il passato non realizzato ha un che di straniante.

Mentre il nostro si è catapultato in Emilia a casa dei parenti della tizia e dei bambini io mi aggiravo a casa sua a ricomporre qualche pensiero sensato.
Non ho mai pensato, fino a ieri, a questa persona come a una fallita. Ieri, aggirandomi tra le strade del centro invase dalla gente, mi sono trovata a tu per tu con un papà, di età simile a quella del nostro, ben vestito, con moglie al seguito, nel consueto giretto domenicale.

Ho pensato che avrebbe potuto essere lui.
E invece non lo è.
Invece, pur essendo entrato nel mondo del lavoro diversi anni prima di me, avendo una famiglia benestante e con tante conoscenze, si è accontentato del primo lavoro che a trovato, a casaccio.
Ha avuto mille opportunità, che io non mi sono nemmeno potuta immaginare.
E una sicurezza che davvero non ho mai saputo cosa fosse.

Si aggira come un senzatetto, arruffato, disordinato, senza cura per il suo aspetto alcuna, corre senza sosta e senza obiettivi concreti veri. I bambini, una scusa, e poi non sono nemmeno suoi. La verità è che non ha scopi concreti nella vita, che, in concreto, non ha realizzato niente.
Nemmeno l'auto è sua, ma della mamma. La casa è della famiglia, chissà il mobilio.
Ha 40 anni e da solo non ha fatto  un bel niente.
E dopo anni, mi sono semplicemente accorta che a lui manca il coraggio per tutto.
Le responsabilità, da cui fugge, sono la sua brutta bestia.

E in questo gorgo di nulla sospeso ha trascinato anche me.
Che fatica riemergere da tutto questo.
Con la personalità ammaccata da anni di svalorizzazione e continua demolizione, mi ritrovo a riprendere fiato e a guardarmi intorno.
C'è ancora molto da fare, ma, penso di poter dire di essere fuori pericolo.
Se ancora ci fosse qualche dubbio, da parte vostra, rasserenatevi.

Mi dà fastidio la sua presenza, e le attenzioni che gli riservo sono dettate da un misto di senso del dovere e pietà.
E quando hai compassione per un uomo... beh, buonanotte sognatori.