Questo è l'epitaffio di Sicilo, o meglio, di Seikilos.
E' il più antico esempio di musica greca completa di parole e note e risale a un'epoca compresa tra il I e il II secolo dopo Cristo.
E' composto di 12 righe, 6 delle quali sono corredate di note scritte secondo la tradizione musicale frigia. E' stato ritrovato nel 1883, scolpito su marmo, su una tomba dell'Anatolia.
Diversi (potete cercare su youtube) hanno cercato di riprodurre la melodia, che risulta essere una lagna monocorde (è mononota, non ha inventato niente Elio) per le nostre orecchie moderne.
Perchè ve ne parlo?
Perchè è stata una meravigliosa scoperta, questo che è un inno alla vita in tutte le sua forme, in un venerdì mattina di ordinaria tristezza sul treno per Milano.
Ancor prima dell'alba sono inciampata in Seikilos, così come sono inciampati quelli che hanno trovato la pietra, per effetto di una domanda quasi imbarazzante da parte di un'amica per cui i miei studi classici mi trasformano automaticamente in una profonda conoscitrice di tutto quello che puzza di greco antico.
E così, supposizione dopo supposizione, ho effettivamente azzeccato.
Ho pensato, o politica o musica (perchè almeno di filosofia e letteratura sono abbastanza ferrata).
E infatti era musica, che per altro non avevo mai sentito nominare.
Eccovelo quindi nella sua bellissima seconda parte.
Imparate, gente.
Εἰκὼν ἡ λίθος εἰμί. Τίθησί με Σείκιλος ἔνθα μνήμης ἀθανάτου σῆμα πολυχρόνιον.
«Io, pietra, sono un’immagine. Qui mi pose Sicilo come segno duraturo di memoria immortale».
Ὅσον ζῇς, φαίνου,
μηδὲν ὅλως σὺ λυποῦ·
πρὸς ὀλίγον ἐστὶ τὸ ζῆν,
τὸ τέλος ὁ xρόνος ἀπαιτεῖ.
«Finché vivi, splendi.
Non ti affliggere troppo per nessuna cosa:
la vita dura poco,
il tempo reclama la sua fine».
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