sabato 18 gennaio 2014

Palestra

Già mi figuravo, ieri sera, mentre mi cimentavo in un poderoso allungamento della mia colonna vertebrale, portandole mie gambe portandole dietro il capo di scatto più volte, la notizia del giorno successivo su Milano today "Donna volonterosa ma maldestra muore trafitta da ferretto del reggiseno mentre fa esercizi yoga".
 
Eccomi in palestra, nel tentativo di riemergere dal mio cronico mal di schiena feroce, regalo di qualche incidente stradale di troppo, di un po' di inattività fisica e di tanto nervosismo.

Io che sono stata una "da piscina" da sempre, ho faticato non poco a prendere questa decisione. Preferisco di gran lunga l'acqua, la sensazione di benessere che dà la sua carezza sul corpo, la sensazione di non pesare nulla.
 
Con il tempo ho imparato che è fondamentale non metter tempo in mezzo alle decisioni "rivoluzionarie". Deciso, predisposto, fatto. Altrimenti si tentenna e tutto va a gambe all'aria.
Mille piccole cose quotidiane congiurano contro i nostri impegni "di buona volontà".
 
Eccomi quindi così, con vestiti recuperati da casa, e con la speranza di trovarmi a poter disporre liberamente del mio tempo rubato ai quotidiani impegni per fare dell'esercizio fisico, con i miei ritmi.

E invece no.
Mi trovo nelle grinfie di una specie di colonnello del bilanciere che mi sprona, mi incita, mi rapisce al mio tapis roulant, per farmi fare una serie infinita di esercizi a corpo libero a terra.
Ora, io detesto gli esercizi a corpo libero.
Li odio, a meno che non sia yoga.

Servono per riscaldare, servono per sciogliere le tensioni, ma... non mi servono per fare fiato, per sfogare il nervosismo, per rassodare il rassodabile.
E, quello che più mi irrita, è il fatto di dover partecipare a questa lunghissima sessione di esercizi, effettuati a scadenza oraria, mentre quello che io volevo fare, semplicemente, è un po' di palestra.

Ieri sono stata costretta a gestire in emergenza un eccesso di malumore.
Sono arrivata stanca, e volevo andar via presto, ma ho pensato comunque di fare una corsetta e qualche km in bici.

Niente da fare, sono stata risucchiata dal nostro allenatore.
Palestra vuota e ci siamo soltanto io e un'altra signora.
Sfortuna vuole che l'altra signora faccia da un po' questi esercizi, e, quindi, venga lasciata in  pace.
Il tizio, in un modo che vorrebbe essere di incoraggiamento, si rivolge a me come fossi l'allenatore di Rocky. Già prima non ho gradito un'interferenza sul peso con cui fare gli esercizi.

Stavolta, invece, sopporto con buona grazia quasi un'ora di questo trattamento finché non vengo invitata a fare delle complicatissime flessioni appoggiandomi solo sulle ginocchia.
Ahimè sono come tutte le donne poco forzuta nelle braccia.
E poi, la mia testa per prima si rifiuta di fare questa cosa.

Ma ti pare?

Sono stufa di come si sono messe le cose, voglio andare in palestra per rilassarmi un po', e non tollero, davvero, non tollero più di essere trattata come un'adolescente. Il rischio che esploda è grande e non è bene farlo.

Ho contato fino a 50 almeno e poi ho detto. - Ehi, mica ci stiamo preparando per andare a salvare il soldaro Ryan.-.

Non voglio che questa cosa diventi un'ulteriore fonte di stress e non un piacere.
Per cui, io lunedì provo un bel corso e poi può darsi che cambi giorno per cambiare istruttore.

Vorrei trovare uno spazio non conflittuale in cui trovare un bilanciamento corpo spirito, un rifugio tranquillo in cui reimpossessarmi della mia forma fisica. Davvero, non ho voglia di fare un corpo a corpo anche lì.
 
 

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