Pensavo, ingenuamente, di essere riuscita a sfuggire a quella cappa di velenosa curiosità e di maligna supponenza che grava addosso alle persone riservate nei piccoli paesi grazie a un trasloco di pochi chilometri.
Ma l'artiglio della maldicenza e della cattiveria gratuita, da qualche giorno, mi ha ripreso appieno, dopo avermi tallonato per anni.
Impreparata, sono rimasta lì sbalordita, e, contemplando la discreta cattiveria del mio prossimo, si è riaperta sotto i miei piedi la consueta voragine di dispiacere, che, su di me ha un effetto unico, quello di farmi chiudere a riccio più che mai.
Per anni ho lottato con l'imbarazzo di esser parte di una famiglia chiacchierata, in parte a ragione, e in parte no. Ho vissuto da murata viva in casa, giusto per evitare di essere importunata con domande imbarazzanti, seguita da mormorii per strada, accompagnata da voci sgradevoli, che potevo sentire al mio passaggio.
Se chiedete alla gente del paese dove abitavo prima, vi diranno di me qualcosa che non mi appartiene.
Mi dipingeranno come ombrosa e selvatica, timida ai limiti della stupidità, assolutamente antipatica.
Quando ho cambiato casa, mi sono in parte rilassata.
Esco con maggior serenità, sono più disposta a conoscere persone nuove. Mi sento, insomma, più libera di esser me stessa, e non mi pare più di essere accompagnata eternamente dal giudizio malevolo dei miei compaesani. Insomma, il mormorio cattivo che ha accompagnato tutta la mia infanzia e la mia adolescenza e parte della giovinezza sembrava essersi alleggerito con un piccolo trasferimento.
Errore.
Dovrei andare su Marte forse per essere lasciata in pace.
Incredibile il fatto che sia accaduto tutto in pochi giorni, ma, sappiatelo, sono assediata da gente che "per il mio bene" si intende, mi tiene costantemente aggiornata sugli sviluppi minimi, sulle novità minuscole e sulle enormi baggianate che mette in piedi la parentela ladra.
Mi sono trovata, impotente, a dover subire l'esibizione di una sventagliata di post assolutamente demenziali, concedetemelo, sull'abbattimento di due alberi pericolosi, una sbrodolata di falsa sensibilità che puzza di zolfo lontano chilometri, che restituisce la solita maschera edulcorata di una persona "perbene" quale non è (e questo è certo).
Io, credetemi, vorrei solo dimenticare.
Vorrei solo non sapere più niente, vorrei solo essere lasciata in pace.
Io capisco che per gli altri può essere divertente tutta la faccenda, ma viverla è stato davvero brutto viverla e sopportare il peso di tutto questo schifo. Vorrei solo un po' di oblio, e basta.
Vorrei solo poter vivere liberamente per quello che sono senza i condizionamenti di tutti i pettegolezzi e le falsità che mi avranno appiccicato addosso.
E non è così.
Mi sento sotto assedio.
Mi sento soffocare, e sono insonne a lungo, tormentata dall'ansia e dalla frustrazione.
Mi sembra sempre di tornare maledettamente indietro e di non uscirne mai.
Non posso, davvero, tornare a vivere da reclusa silenziosa, non posso accettare neppure l'idea di vivere ancora così, di contemplare tutte queste bugie, di affogare in questa falsità.
Oggi, così, mi sento ferita, stanca, demoralizzata e angosciata.
Mi sento arrabbiata, mi sento offesa, mi sento, davvero, estremamente fragile, come se la mia crepa nel cuore e nell'animo fosse a vista.
Su tutto, mi sento umiliata profondamente e, beh, oggi non sto proprio bene.
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