Una buona idea o meno?
Qui in ufficio ci sono due correnti di pensiero.
I bimbofobi, ovvero tutti quelli che non amano i bambini, anzi, che proprio non li sopportano.
I bimbofili, anzi, i matti per i bimbi, quelli che, in nome di un'assurda aderenza a una personalissima etica distorsiva amano assolutamente e indiscriminatamente tutti i bambini, anche quelli che danno loro calci negli stinchi e quelli che versano loro addosso acido muriatico.
Questi due gruppi si sono dati battaglia di fronte alla notizia della pizzeria che ha vietato l'ingresso ai bambini dopo le 21.
Sono piovute le argomentazioni, faziose e pregiudiziali da entrambe le parti.
Quelle secondo cui è civiltà sopportare che i genitori abbandonino letteralmente i bambini nella stanza permettendo loro di giocare a nascondino sotto i tavoli degli altri, di tirarsi o lanciare oggetti, di correre tra gli altri avventori facendo cadere ogni cosa trovino sul loro passaggio urlando come indemoniati.
Quelle secondo cui ogni essere di età inferiore a un x è indegno quasi di essere considerato umano e, quindi, va tenuto quasi in quarantena, lontano dal mondo civilizzato degli adulti, richiuso in casa (i passeggini danno fastidio) e tirato fuori quando sarà in grado di esibire una patente di guida.
Chi ha ragione?
Nessuno, secondo me.
Educazione e tolleranza sono la strada da percorrere.
Educazione che manca, perché, non nascondiamocelo, sono i genitori maleducati e prepotenti dei bambini che disturbano che uno non vorrebbe incontrare, e non solo in pizzeria (per me o hanno il suv o vorrebbero averlo).
Tolleranza perché, che piaccia o meno, il mondo è fatto di grandi, di piccoli, di vecchi.
E anche chi non corre in silenzio a perdifiato sul tappetino della produzione ha diritto di vivere con i suoi ritmi.
Ci vorrebbero degli spazi in cui far giocare il bambino, tenendo presente che un piccolo non può stare a tavola 4 ore... nemmeno io, per dire.
E tuttavia, due cose le vorrei dire.
La prima è che, chi fa riferimento al Nord Europa, non si rende conto di quanto siano disciplinati e tranquilli quei bambini (esperienza di quest'estate, ho pensato, se mi esce così quasi quasi un bambino lo faccio anch'io), mentre i nostri per lo più non lo sono.
Sono capricciosi, lagnosi, viziati e maleducati come i loro genitori, specchio di un Paese che passa più tempo a giustificare le sue mancanze che a fare quello che dovrebbe.
La seconda è che, nella maggior parte dei casi, i genitori diventano bimbocentrici.
Ovvero fanno un bambino per riempire un vuoto interiore e per far fronte alle pressioni sociali.
Purtroppo vedo pochi bambini davvero amati, moltissimi usati per soddisfare ambizioni personali.
E allora si annullano e parlano solo dei loro santissimi bambini e di una serie di cose assolutamente idiote, tipo i tipi di pannolini, la moda bimbo, male delle maestre, sempre e comunque...
E nessuno è tanto bello/bravo/santo/intelligente come il loro bambino.
Non è soltanto amore genitoriale....
E' nella migliore delle ipotesi, una gran rottura.
Chi se ne frega dei denti da latte nuovi. Del naso chiuso. Della colite.
Penso ai miei nonni, ai miei genitori.
Che non hanno rinunciato mai a fare gli adulti e quindi a educare, come hanno saputo, a spiegare, a dare l'esempio, a mantenere degli interessi.
La cosa che sempre più spesso mi capita di notare è gente che cerca di dare un valore a se stesso opponendo i figli, giustificazione di tutto, scudo per tutto, vanto per sempre, salvo poi essere sempre in difetto d'aria quando si trovano a fare i conti con dei piccoli esseri che hanno bisogno di tutto e sempre. Per molti, moltissimi anni.
Vorrebbero un figlio, ma part-time, scegliendo la parte bella, e abbandonando quella del sacrificio.
Forse, tanti dovrebbero diventare adulti prima di fare un figlio (che in un mondo di diversi miliardi di esseri non è proprio obbligatorio) invece che sperare di diventarlo mentre ci si barcamena a crescerlo.
E smetterla di far ruotare tutto intorno a dei lattanti senza regole. Che restano lattanti fino ai 40.
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