Sono le 6 e 38 dell'8 gennaio, stamattina.
E' buio, quando esco ma non fa freddo.
Vicino alla mia macchina incontro il miciotto, cioè un bel gatto maschio giovane, bianco e rosso, cicciotto e affettuoso che ogni tanto gira nel mio cortile. Si lascia avvicinare, è domestico e simpatico.
Starei lì, come lui vuole, a coccolarlo, ma purtroppo devo andare.
Il mio amore per i gatti ha tutti i contorni di una vera passione basata sulle affinità elettive. Da bambina non amavo gli animali, a parte il mio canarino e la giraffa dello zoo. Questo finché mia nonna non ha deciso di prendere il gatto. E finché io non mi sono ammalata; con un febbrone da cavallo. Il gatto è stato nel letto con me tutto il giorno e la notte.
Del gatto amo, in particolare, la capacità di discernimento. Non è vero che il cane è più intelligente: nemmeno per sogno. Il cane fa quello che vuoi tu, sbava, ti adula, ti guarda implorante. Ti obbedisce.
Il gatto no: lui valuta, pensa e decide in autonomia.
Costruisce con te un rapporto paritario, siete due compagni, non esiste gerarchia.
Amo il gatto proprio per questo. Per questo spirito critico, per questa indipendenza, per la sua sottile ironia.
E chi dice che il gatto è distaccato, si affeziona alla casa e non alle persone, beh, non ha mai avuto un gatto. Animale apprezzato dalle persone sensibili e intelligenti, chi lo ama è diverso dai fan del cane.
Non si è mai visto un amante dei gatti grossolano, per esempio.
Il gatto è serio, ma autoironico, colto, raffinato e preciso. E' pulito, a volte disincantato, orgoglioso, prepotente e capriccioso.
Ama quello che non è il suo padrone, il gatto non ha padroni, ma la sua mamma e il suo papà.
Il gatto non è di nessuno, concede graziosamente la propria compagnia. Detesta il chiasso, è solitario e indipendente, ma non troppo.
Io sono tipo da gatto.
Amo i piccoli felini e, anche loro, alla fine, amano me.
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