Credo proprio di averne combinata una delle mie.
Dopo attente e faticose riflessioni sul fatto che pubblicare nome e cognome e fotografia sulla rivista equivalesse a passare dal privato al forzatamente pubblico, mi sono decisa a iscrivermi a LinkedIn.
Mi sembrava che fosse anche indice di una certa "serietà" professionale, insomma, questa finisce a dispensare consigli economici a tutto spiano e non esiste da nessuna parte?
E così mi sono fatta una paginetta sul sito, un po' controvoglia, ma l'ho fatta. L'unico guizzo di vanità nella scelta della foto, giuro è mia non è ritoccata.
Ecco, tanto per cominciare, questo programma "spulcia" nella tua rubrica online per individuare un'eventuale presenza di persone che conosci sul motore di ricerca.
Inoltre, nel momento in cui tu dichiari l'appartenenza a un'azienda, ti mette automaticamente in contatto con tutti coloro che lavorano presso la medesima.
Ora, colpa mia che non ho cancellato indirizzi di persone poco gradite, ma, almeno chiedetemelo.
Dato che ora, ogni volta che apro la pagina, mi trovo il bel faccione di un ex che troneggia tra i primi contatti non ancora accettati. E non è bello.
Non contenta e soprattutto alla ricerca di una compagna di corso di inglese che ho perso di vista tempo fa, mi dedico a un minuzioso screening dei contatti che a loro volta mi hanno contattata (perdonatemi il bisticcio di parole) in maniera colpevolmente superficiale, ovvero facendomi bellamente i fatti degli altri, esplorando profili, cercando compagni ed ex compagni di scuola... senza sapere che, come tu puoi vedere tutto degli altri anche loro, viceversa, possono vedere le tue visite.
Ma è ovvio, solo una cretina patentata come me può non saperlo.
Ora, è inutile che vi dica che è stato un disguido dovuto all'incompetenza. Quest'ultima è palese.
Ma non è un disguido, è che sono curiosa. Curiosa come un gatto.
Quando ho realizzato dell'ambivalenza della visita, mi sono vergognata come una ladra, per una serie di motivi. Tra cui il fatto che, invece di continuare a scrivere un barbosissimo pezzo sull'economia polacca e la borsa polacca e le obbligazioni polacche e la disoccupazione polacca, stessi "divagando" su internet.
E, quando ho realizzato la portata della figuraccia, mi sono vergognata e più vergognosa che mai mi sono "riversata" su Maria nella mia estrema vergogna. Almeno lei si è divertita...
Beh, in realtà ci siamo fatte un paio di risate....Le mie vergognose, le sue no.
E penso a tutte quelle tante persone che si sono trovate il mio faccione tra le ultime visualizzazioni.
E così... torno a vergognarmi nel mio angolo, mentre setaccio, invece della rete, il sito dell'istituto di statistica polacco.
Ben mi sta. Dovevo dedicarmi alla Polonia, lazzarona....
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