venerdì 1 marzo 2013

La mia madeleine

Ognuno ha la sua.
Che lo voglia o meno.

L'alimento simbolico che lo catapulta sensorialmente tra i piaceri del palato, il conforto della mente e dello spirito.
C'è chi so accontenta di poco e chi, come me, necessita di un "qualcosa in più".
E oggi, direi, mi sono meritata quel qualcosa in più, dopo aver eroicamente concluso una settimana sfiancante in cui non ho mancato uno, ma nemmeno un'appuntamento, un impegno, un'incombenza.

Vieni da me, mio spumoso bigné allo zabaione di Adriano, solo tu mi puoi ripagare della straziante convivenza con i miei bifolchi, le esternazioni psichedeliche del panzone, le maschili assenze disarmanti, delle crudeli involuzioni della sorte.
Con il tuo cappellino di cioccolato fondente, croccante sul tuo morbido capino, dispensi sublimi consolazioni, con la tua liscia, leggera ed elastica pasta celi il tuo cuore paradisiaco di dolcissimo zabaione, che giallo, morbido, leggiadro attende paziente di portare pietosa venia ai miei dispiaceri.

A testa alta esco dal negozio, dondolando orgogliosa il mio mini cabaret di paste, mi sento quasi più... bella mentre esibisco per strada il delizioso pacchettino rosa.
Chi porta la borsettina blu di Tiffany è orgoglioso?
Beh, mai quanto me quando sto per portarmi a casa la preda, ovvero il rosa Adriano, un vero e proprio attimo di beatitudine garantito.

Che pregusto con cura e che... finisce in un attimo, vassoio compreso, nella carta da riciclare.

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