Una bella mattina, dieci giorni dopo le dimissioni di Edvige, la collega del reparto salute che si occupava di cosmetici, mi trovo, alla sua scrivania, una faccia ben nota.
Si tratta di una ragazza che è passata da noi, a vario titolo, per ben cinque volte, tra sostituzioni varie.
Ah, ed è la fidanzata di un nostro "volto storico".
Insomma, la nostra Edvige (farmacista) che vive del suo lavoro, a tre/quattro mesi dalla fine del suo contratto a tempo determinato, si trova a fare i conti con la natura delle dichiarazioni del suo capo. Il suo lavoro è importante, necessario, la qualità del suo apporto è sottolineata anche in Belgio, ma...
Bisogna tagliare i costi. E il modo più indolore di farlo è quello di non rinnovare i contratti a termine, indipendentemente dalla loro importanza e ruolo.
E così abbiamo scoperto che, stando così le cose, l'avrebbero lasciata a casa.
Lei è combattuta: aspettare la fine del periodo, oppure cercare altrove?
Da un lato la compagnia e una relativa comodità, dato che lei è di Pavia, dall'altro l'idea di un lavoro diverso e alla lunga anche più vicino.
Dopo qualche settimana trova lavoro in una della farmacia comunali di Milano, vicino a noi.
Passano dieci giorni, in cui la sua scrivania tristemente vuota genera una strana malinconia mattutina, come il cuore di cartapesta che ha lasciato incollato allo schermo del pc, quando, dopo appunto dieci giorni, entro nel suo ufficio e mi trovo questa tizia.
La mia sorpresa è grande: non c'erano soldi, non si poteva garantire niente e.. dopo dieci giorni fanno un contratto di un anno a questa?
Che è, chi lo sa, farmacista anche lei specializzata in cosmetici forse?
Devo pensare male, che dite?
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