lunedì 30 dicembre 2013

La sottile violenza della compassione

Sono le due e venti della notte di domenica.
Mi sveglio di soprassalto, madida di sudore e con il cuore che batte a mille.
Faccio fatica, all'inizio, a orientarmi.
Un lieve senso di smarrimento mi avvolge, la consapevolezza di trovarmi nel mio letto non è ancora stata raggiunta.
 
Per tranquillizzarmi, dopo qualche momento, bevo alcuni sorsi d'acqua, gelida.
Sarà il freddo della bevanda, sarà l'ombra oscura della notte che mantiene viva in un angolo della mia mente e in più d'uno del mio cuore angosciosi fantasmi e paure mai sopite, ma non riesco più ad addormentarmi.
Di più. Non riesco a trovare una posizione in cui aspettare mattina.
 
La mia mente è febbrile, e io la conosco.
Ricordo sogni mai risolti, paure striscianti nel silenzio notturno.
Sono ombre che sanno di passato, di morte, di impotenza e di solitudine.
Arrivano da lontano, come impressioni mai corrette.
 
E stanotte hanno deciso di fare i conti con me.
 
Mi temono da sveglia.
Temono la mia forza nel disciplinarle, nel dribblarle, nel tacitarle, mentre solo cosciente.
 
Ma quanto la notte mi avvolge e un sonno leggero mi prende, tornano a farsi vive.
Come fantasmi, si nutrono dell'inadeguatezza, di quel sottile senso di colpa che è figlio della mancanza di tempo.
 
Assediata dalle banalità del quotidiano, impegnata a star dietro a mille idiozie, a incollare i  frammenti del nulla, riconosco la mia mancanza.
Una mancanza profonda che si traduce in un'assenza fluttuante, che sceglie di essere e non essere presente per tirare a campare.
 
La compassione, richiesta sottilmente, mi attanaglia in questa lunga notte.
La compassione che ha il sapore del ricatto e del dispiacere, della recriminazione e della richiesta di attenzioni.
 
Questa compassione che mi agguanta con le sue dita d'acciaio, che mi inchioda, che mi mette all'angolo.
 
Mi si impone crudele, mostrandomi come l'altra faccia della generosità è spesso il ricatto.
 
Con il suo occhio feroce mi abbandona solo sul far della mattina, quando ormai la giornata deve iniziare.
 
Ma lascia dietro di sé un'impressione che ancora adesso mi stringe forte.
Troppo forte.
 
 
 
 

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