martedì 24 dicembre 2013

Eterna adolescenza

Sono una timida, eterna, adolescente.
Devo farmene una ragione, e la controprova di questo fatto è la mia imbranataggine con l'altro sesso.
 
Vigilia di Natale. Decido di riparare alle mie assenze con un giro di auguri ai vicini di casa.
Sono sempre così gentili con me, si interessano, mi fanno regali, mentre io sono sempre, eternamente, latitante (o meglio sono a Milano al lavoro).
 
Parto di notte e torno di notte, praticamente.
Le mie finestre sono sempre chiuse.
 
Esco nel pomeriggio. Non sono abituata a piombare senza preavviso a casa del mio prossimo, ma stavolta devo fare così. Dopo un paio di giri rassicuranti, a casa di soavi e tristi vecchiette e di bravissime padrone di casa, eccomi coinvolta in una situazione tragicomica.
 
L'ultima visita mi vede vittima di un blackout involontario.
Nell'accendere le luci dell'albero per farmelo vedere, una mia vicina fa saltare la luce.
I minuti che seguono ci vedono impegnate a cercare, al buio, una soluzione al problema.
Tutti i bottoni possibili e immaginabili vengono pigiati, tutte le spine possibili tolte.
Nulla da fare.
Come zombie giriamo per casa, lei davanti e io al seguito con la luce del cellulare in una casa senza pile funzionanti. Dopo diverse telefonate al marito, battibecchi e discussioni, tentativi a non finire, decide di... lasciarmi andare a casa. A me dispiace, ma il marito ha promesso di tornare quanto prima per prendere in mano la situazione.
 
Mentre mi sto accomiatando, ecco che appare la luce e, insieme alla luce, anche il marito.
Non mi accorgo che c'è anche il figlio, che ho visto un paio di volte in vita mia, ma che la mia vicina ci tiene tantissimo a presentarmi (credo sia la terza volta). Vengo risucchiata in casa, già con le chiavi dell'auto in mano, e presentata al ragazzo in questione.
Mentre la madre tesse le mie lodi chiedendomi di spiegargli cosa faccio nella vita (me lo chiedono tutte le volte), io mi trovo, così, semi ammutolita.
Non ho davanti Brad Pitt, non sono neppure davanti a una persona che mette soggezione e non sono una cerebrolesa.
Ma il mio naturale eloquio pare essersi congelato.
Brillantezza zero, timidezza mille.
 
Questa cosa non è normale.
Questa cosa non va bene.
Non va affatto bene.
 
La mia rubrica telefonica è piena di numeri di donne.
Le mie amiche sono praticamente tutte donne.
Ho hobby da donna.
Ho gusti da donna.
Malesseri da donna.
Ho anche una figura sfacciatamente femminile.
 
E allora mi devo svegliare da torpore.
 
Sono timida, ma...
devo fare uno sforzo per evitare ogni volta di rimanere lì come un baccalà e non spiccicare una parola sensata dietro l'altra.
 
Valorizzare, valorizzare, valorizzare.
 
 
 
 

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