mercoledì 25 dicembre 2013

La mattina di Natale

Sono le dieci e mezza circa della mattina del 25 dicembre.
Sto circolando per la casa ancora sonnacchiosa (fate le messe alle 10 non a mezzanotte vi prego).
Il vantaggio di non avere parenti consiste anche in questo, nell'essere esentati dal fare cenoni e pranzi di ogni sorta. No, non sono triste, sono sollevata.
Significa meno calorie, che per una cicciottella suo malgrado sono una iattura.

Ho appena bevuto il primo caffè della giornata (devono essere almeno tre prima che inizi a ragionare).

Ho ancora la tazzina nel lavello e le persiane chiuse quando il campanello suona.

E' il primo di una serie dei miei vicini che viene a farmi gli auguri.
In breve tempo casa mia si trasforma nella dependance del vicinato maschile (età media 70).
La vecchia generazione viene cortesemente messa alla porta dalla propria metà che sta dando gli ultimi tocchi al pranzo di Natale. E dove va? In giro a fare gli auguri.

A casa mia, chiaramente.

E così la mattina di Natale mi trovo, in pigiama, a fare il caffè all'intero vicinato.
Ho indosso il mio pigiama natalizio, ovvero un simpatico ensemble di felpa con i pantaloni a stampa  agrifogli rossi e verdi e la casacca con un simpatico orsacchiottone rotondissimo decorato in agrifoglio. Non manca una pinza in tinta che mi trattiene i capelli spettinati e... una vestaglia in pile che mi ha regalato mia mamma.

Mi sento tanto la versione brutta di Bridget Jones.
Molto brutta.

In volto ho ancora dei segni del laser oltre a qualche brufolo da ciclo che ha ben pensato di rovinarmi ulteriormente l'aspetto.

E stanno seduti nel mio salotto finché le mogli non li chiamano.
Pare che il mio abbigliamento da casa, per cui sto morendo di vergogna, non li turbi affatto.
Continuano a parlare di camini, pareti, cancelli elettrici per mezz'ore.
Peccato non avere qualche salatino e qualche pizzetta: il prossimo anno indirò il camparino di Natale dell'intero villaggio.

Allo scoccare di mezzogiorno, saltano in piedi e vanno verso lasagne/tortellini/capponi/arrosti....
Io porto tutte le tazzine in cucina.
La mia cucina è una tristezza: fornelli spenti, tavola vuota e persiane chiuse...

La prossima volta chiedo una fettina di pranzo, che è meglio.


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