martedì 15 ottobre 2013

Il fiore dell'osmanto

E' buio, una sera umida di metà ottobre, fredda e autunnale.
L'estate settembrina è ormai un lontano ricordo.
 
Mi affaccio alla finestra prima di chiuderla, sento uno lieve profumo nell'aria. Aguzzo la vista: fuori ci sono solo le luci delle case circostanti, lontane. E la luce dietro le mie spalle, che disegna sul prato la mia sagoma.
 
Guardo meglio, ma sì, è un fiore quello. Un fiore bianco che sta sbocciando.
L'intero albero di osmanto sta fiorendo, di fronte a me.
In autunno, quando tutti gli altri hanno già deposto i fiori, e molti anche le foglie, l'osmanto fiorisce profumato.
 
Mi sembra quasi un miracolo.
Questo grande albero rimasto ostinatamente verde anche nella favorevole stagione estiva, fiorisce proprio ora, così tardi.
 
Mi sento proprio come l'osmanto.
Con ostinazione, con fierezza, con sacrificio, sono pronta a fiorire, come sempre tardi.
Mi sento quasi fortunata,
Se non mi fosse successo tutto quello che è successo, sarei vissuta in eterno con un grosso problema relazionale, con me e con gli altri.
 
Non so a che punto sono del mio cammino. Mi sento, però, come qualcuno emerso dall'Ade, dopo tanto tempo.
La più grande conquista è l'essere indiscutibilmente presente a me stessa in ogni momento, e non più preda della paura, della rabbia, della solitudine, dell'impotenza ogni momento.
 
Per tanto tempo sono stata in balia dei ricatti morali di una persona che sa quanto è stata importante per me. Per tanto tempo la mia personalità, la mia sicurezza, la mia autostima, sono state piano piano erose dal sarcasmo gratuito e menzognero di una persona per cui ero un oggetto e non un essere umano a cui dedicare rispetto. Quello che fai, e quello che non fai, quello che sei, e quello che non sei, ma anche quello che non fai/sei abbastanza bene, lentamente, giorno dopo giorno, bruci la tua esistenza intenta ad adorare un simulacro che si è costruito un piedistallo altissimo e irraggiungibile.
 
Sono stata a lungo cieca, abbagliata da quello che era il centro del mio mondo.
Le mie esigenze azzerate, le mie idee osteggiate o derise, io mai all'altezza.
Per moltissimo tempo ho creduto, come solo una persona innamorata può credere, a tutto quello che le raccontano. Come una farfalla attratta dalla luce mi sono dibattuta a lungo, imprigionata in un castello di bugie.
 
Sorda, disperatamente alla ricerca di una via d'uscita, ho cercato consolazione e soluzioni in ogni cosa. Nel cibo, nei viaggi, nello shopping, in ogni cosa.
 
E più mi accorgevo che non c'era sponda nel raggio di diverse miglia e più annaspavo angosciata.
 
Ho attraversato tutte le fasi del lutto: colpevolizzazione, disperazione, vuoto, solitudine, compensazione, agitazione, confusione, espiazione, presa di coscienza, fastidio, sofferenza, abulia, negazione, depressione.
 
Solo il silenzio e la verità, scomoda e antipatica, hanno potuto aiutarmi a voltare pagina.
 
Oggi, quando mi parlava, mi sono accorta dopo un po' di aver perso il filo del discorso.
Stavo pensando... all'agenzia delle entrate, ditemi voi.
Lui stizzito si è accorto che mi ero dimenticata della sua presenza.
 
Rise and fall.
 

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