Con grande fastidio, credo che questo sia il termine corretto, sto "seguendo" quello che doveva essere un accattivante corso di introduzione al teatro. Una miniguida alla comprensione dei meccanismi teatrali, del ruolo degli attori sulla scena, e dei protagonisti del "back office" con lezioni teoriche intervallate a gite a teatro.
Premetto che: ho una cultura classica razionalizzata da una facoltà tecnica, una madre che ha studiato lettere classiche, un'esperienza di insegnamento e che per guadagnarmi da vivere scrivo e faccio analisi economiche.
Sono creativa?
Non so, può darsi, anzi, probabilmente lo sono sul serio.
Ma creativo, per me, non significa disorganizzato o sciatto.
Invece incappo tra le grinfie di questa tizia impegnata a recitare la parte dell'intellettuale bohémien che si fregia di fare la regista.
Subito al secondo appuntamento, vantando collaborazione e introduzione presso il principale teatro cittadino, ci porterà a teatro, all'evento della Stagione del paesello, una bella rappresentazione verdiana gratuita a cui si può accedere solo ad inviti.
D'altronde, li ha già bloccati...
Inizia la mia settimana preparatoria: scateno la collega melomane e mi faccio prestare il cd dell'opera (a me non piace l'opera, la trovo una lagna atroce, con poche eccezioni, Mozart,. Bizet e via cantando). Mi leggo il libretto e la storia dell'opera. Addirittura chiedo se ci sono inviti in più....
Tiro fuori il vestito, le calze, le scarpe e chissà che altro.
Mi organizzo con mia madre.
Pregusto, in particolare, la visione delle pellicce, delle borse firmate, delle teste cotonate a cui dell'opera importa poco.
Arriviamo a venerdì. Alle 12 sono ancora in riunione.
Vedo una chiamata: la biblioteca.
Richiamo dopo mezz'ora.
Cortesemente mi informano che per noi non ci sarà alcuna opera. L'insegnante non ha ottenuto i biglietti. L'impiegato si scusa e io abbozzo, piuttosto sconcertata.
Ma cosa sarà successo....
La sera mi reco a "lezione" dove scopro il motivo di cotanta ingiustizia.
Madama Dorè, invece di recarsi a prendere gli inviti il giorno della distribuzione, il martedì, c'è andata il mercoledì, quando voleva lei, in sintesi.
E, naturalmente, gli inviti non c'erano più.
Colmo della faccia tosta pretendeva anche di avere ragione.
Ma come un corso di teatro in biblioteca, non tenere gli inviti...
Ed è andata avanti un po' così, recitando con enfasi le sue ragioni indiscutibili.
Io non ho detto nulla, ma credo che non avrei avuto il coraggio di presentarmi al suo posto.
O meglio, mi sarei mille volte scusata e vergognata. Ho sbagliato, punto.
E invece no.
Passiamo il resto della lezione a sentirci denigrare la rappresentazione che è in corso a teatro.
La struttura non è adatta a rappresentare un'opera lirica, e tantomeno un coro e un'orchestra verdiana, sarà di tipo tradizionale, sarà senza lavorare sui personaggi...
E quindi per consolarci ci becchiamo la proiezione (eh sì su quei bei teloni su cui il prozio trent'anni fa proiettava le diapositive della vacanza a Diano Marina) di due rappresentazioni dell'opera che ci siamo perse.
Ma che bello, mi dico, che sublime consolazione, vedere la Ricciarelli sfocata e bardata come un pupazzo e Placido Domingo per l'occasione tirato fuori dal freezer.
Il meglio viene la lezione successiva, quando la nostra creativa ci fa leggere un terzo del libretto dell'opera per meglio comprendere i video proiettati.
Penso: devo fare anche le vocine? Produrre inflessioni convincenti? Imitare la voce cavernosa dei personaggi maschili?
Ma soprattutto: ma stiamo scherzando????
Mi sembra di essere a catechismo di nuovo.
I discorsi nascono a braccio, senza impianto organizzativo di alcun tipo.
E uno che ha insegnato lo sa.
E, infine, per la terza settimana di fila, ci consegna il terzo, maledettissimo, programma del corso.
Mi dico: è stampato, è pubblicato sul sito della biblioteca, è... cambiato tre volte in tre lezioni.
Ah, la settimana prossima vi porto a teatro.
A Milano, la sera. A vedere un bellissimo spettacolo di danza sperimentale a pagamento al posto dell'opera gratuita. Mi sembra che nel cambio ci abbiamo guadagnato...
Fantastico, mi dico, io a Milano ci sono già dal mattino presto.
Le previsioni danno acqua e non ho soldi da spendere a casaccio.
Quanto costa lo spettacolo?
Mah, non si sa...
Ma la cosa incredibile è che non sa neppure a che ora inizi. Devo trovarlo io faticosamente andando sul sito con il cellulare. Ed è l'ultima lezione in cui possiamo accordarci per incontrarci.
Ci penso bene: vado in internet e vedo di cosa si tratta.
Più o meno viene a costare 17 euro.
Mi chiedo come arriverò venerdì prossimo.
E francamente non ho voglia di buttare dei soldi per infliggermi ore di spettacolo noioso.
Insomma...
Preferirei decidere io cosa vedere.
Mando un sms per informare della mia assenza.
E, a oggi, non ricevo neppure un riscontro.
Per come la vedo io, di tratta di una questione di serietà pura e semplice.
E qui manca, senza dubbio.