mercoledì 25 settembre 2013

L'insostenibile leggerezza della nullità

Chi è il vero stupido?
Chi, secondo un'illuminata citazione, fa del male agli altri senza far del bene a se stesso.
In maniera del tutto gratuita.
 
Il mondo è, dunque, assai pieno di stupidi, che insieme agli idioti e ai cattivi, sono una vera pestilenza.
 
Ieri, la più grande nullità dell'universo ha esercitato il suo potere di squallido tirannucolo nel modo più bieco. Infierendo, cioè, contro chi tira avanti la baracca da anni, evidenza ancor più chiara negli uiltimi mesi. Passi il non riconoscere il valore e l'impegno degli altri, dato il suo assoluto disinteresse verso il suo prossimo e il lavoro.
 
Ma un barlume, neppure di intelligenza, ma proprio di scaltrezza, di spiccia malizia, tale da fargli preferire una falsa partecipazione ai casi umani altrui, e un blando apprezzamento del nostro lavoro, non c'è neppure quello....

Arrivato come una furia, in giornate ad alto tasso isterico, ci troviamo di fronte a un soggetto con evidenti squilibri mentali, palesemente psicotico, la cui cattiveria è stata esacerbata dall'evidenza della sua inutilità. Per mesi non c'è stato e il lavoro è proseguito senza scossoni e senza intoppi. Le riviste sono uscite, puntuali e ben fatte, i progetti sono proseguiti.
E' chiaro come il sole: lui non serve.

Ieri era in fibrillazione, come già vi dicevo, per la preparazione di una riunione a cui deve partecipare in questi giorni. Obiettivo, non raggiunto, progetto, questo sconosciuto, senza la sua coperta di Linus, Ivano, che tutto sa e tutto gestisce.

Come quelli che due ore prima dell'esame tentano di mettere insieme un po' di bigliettini.

Entra verso le dieci e ci sbologna la riunione, non prima di aver detto che il nostro lavoro non gli è piaciuto e che siamo molto regrediti in questo ultimo periodo.
 
Una balla colossale, ma tant'è, stiamo parlando di un uomo che ha fatto della bugia il suo stile di vita e che a furia di dirne non sa neppure più cos'è la verità.
 
Torna nel pomeriggio, dopo che ho spedito una mail con la proposta dei contenuti da trattare nel prossimo numero per cui non ho avuto alcun riscontro.
Probabilmente con l'intento di rovesciarci addosso la sua frustrazione prendendosela con qualche inerme sottoposto che non può difendersi come vorrebbe.
 
Entra in ufficio e lo accoglie un gelo mortale.
Un silenzio di cristallo, come fosse entrato un fantasma. Nessuno si gira, nessuno lo guarda, nessuno lo considera.
Io continuo a lavorare, per me non esiste, così pure gli altri.
 
L'indifferenza lo irrita parecchio, e torna dopo mezz'ora circa, affacciandosi astioso verso Michela, senza comunicare che vuole. La chiama fuori è la riempie di quello che sono, in bella sostanza, insulti. Le dice che non sta facendo il suo lavoro, che gli articoli mancano di spina dorsale (che detto a una persona da poco operata di ernia al disco è davvero una battuta di bassa lega). Insomma, un modo di votimare addosso del fango del tutto ingiustificato addosso a degli encomiabili lavoratori.
 
E proprio perché economiabili, sempre presenti, efficienti, bravi, lui ce l'ha con noi.
E ci rende la vita un inferno.
 
Ora, credo che non abbia avuto il coraggio di riversarci addosso il suo odio tutti insieme.
Per timore, timore che, quando la misura sarà davvero colma, ci alzeremo in piedi, chiuderemo la porta e inizieremo a pestare duro.

Ecco, mi sento svuotata.
Questo è il termine giusto.
E' da ieri che sono sostanzialmente svuotata.
Qualsiasi cosa faccia o non faccia non va bene, in modo del tutto arbitrario e senza senso.
Tutto l'impegno, la fatica, la dedizione profusa non valgono nulla, anzi.

E, quanto di peggio, non sto imparando nulla.

Sono in bilico tra la dedizione e l'etica lavorativa e un vero e proprio deserto emotivo, in cui, ormai, non c'è più rabbia, non c'è più astio, non c'è più nulla.
Dell'approvazione di uno stolto non mi importa nulla, ma almeno, dico io, vivere tranquilli.....






 

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