lunedì 2 settembre 2013

L'assistente sociale

Avete presente quelle persone, note di aspetto, ma non conosciute direttamente, che si incontrano ogni giorno, a cui si affibbia un nomignolo più o meno significativo?
 
Noi, in treno, abbiamo "l'assistente sociale".
Ogni mattina, alle 7 meno un quarto, questo soggetto è già al telefono cellulare.
Ignoto il destinatario della chiamata.
Ogni mattina parla ininterrottamente fino a Milano, città in cui arriviamo, se va tutto bene, 50 minuti dopo. Altrimenti è in grado di starci molto di più.
 
Stamattina la sfortuna vuole che si sia seduta davanti a me.
Lei è una tuttologa. Ovvero, dà consigli, indicazioni e istruzioni su tutto e tutti.
Lei ti dice cosa devi dire, come lo devi dire e cosa devi pensare.
 
Oggi, però, con la sua vocetta gracchiante e il suo aspetto sciatto ha fatto di meglio.
 
Oggi, telefono incollato all'orecchio, si è seduta davanti a me, che cercavo di leggere.
Niente da fare. Come un fiume in piena ha travolto l'interlocutore (muto) per un'ora con lamentele sentimentali atroci, che spaziavano dall'autocommiserazione all'autoincensamento.
 
Un estratto:
- A me devo pensare, perché io non ho mai pensato a me stessa, non l'ho mai fatto. E' venuto il momento di essere egoisti, perché io sono stata troppo brava, sempre, e invece devo essere più cattiva. Ma la colpa è sua, in tutto. E io devo pensare a me stessa, altro che.-.
 
Sono perfettamente d'accordo (e lo sarei comunque se servisse a tacitarla), così come lo è il muto interlocutore.
 
Devi pensare a te stessa. Brava, ottima idea.
Pensaci, davvero, ma in silenzio.
Pensare è un'attività complessa che richiede concentrazione, per cui, l'unico neurone ancora in vita richiede la massima attenzione e cura. Silenziosa.


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