mercoledì 25 settembre 2013

Fuoco alle polveri

Tutto comincia di fronte a un'innocuo caffè mattutino, oggi.
Pietro e io stiamo appoggiati al davanzale della finestra in corridoio, quando lui mi informa che stasera andrà a cena in questo ristorante sul lago, dalle sue parti, dove si mangia pesce, con una nostra ex collega. Una persona simpatica, con cui io non ho legato, ma non per gelosia, solo per mancanza di affinità caratteriali.

Il nostro eroe, solito a sbandierare a me i propri "impegni" con varie esponenti del gentil sesso, mi dice: - Dato che tu e Paola siete andate tutte e due in Giappone pensavo che fossi andata di nascosto con lei.-. Di fronte a quel di nascosto sono schizzata.

Gli ho detto: - Cosa vuol dire di nascosto? Ricordati che non è che devo rendere conto a te di niente. Mi dà fastidio questo rivendicare diritti che fanno presupporre legami che non ci sono. Interessi che non ci sono, e non dico solo sentimentali, anche di altro tipo. E' una lezione difficile da digerire, ma faticosamente l'ho imparata. Mi infastidisce questo essere possessivo, che senso ha?.-.

Lui l'ha presa sul personale, dicendo che era una cattiveria bella e buona, io gli ho risposto che non ero astiosa nei suoi confronti, insomma lui era così e amen, ma di smetterla con queste pantomime.

La cosa più inquietante è che lui continua a sentirsi in diritto di mantenere un rapporto del tutto asimmetrico, in cui lui ha tutti i diritti, uscire con tizia e caia e pure sempronia e controllare me con tanto di diritto di veto.

Ma la vera notizia è che, a me, non frega proprio proprio niente se va a cena con tizia caia o sempronia o con tutte e tre.
Mi sono stancata di questo vivere alla "mezza giornata" da eterni Peter Pan, giovanili e giovinotti con la barba bianca, di tutto questo svolazzare senza mai costruire nulla, e senza mai avere il coraggio di provare.

E' finito il tempo dei ricatti morali, è finito il tempo delle bugie, delle mistificazioni.




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