mercoledì 4 settembre 2013

Donna=vittima

Oggi non mi sento tanto bene.
Dopo una mattinata di lavoro intensissima, dopo il pranzo, rientro in ufficio e, per la prima volta durante la giornata apro il sito del Corriere (non è che cazzeggio, mi occupo di informazione).

Nell'ordine leggo:
Psichiatra uccisa da paziente con n coltellate
Povera ragazza brasiliana incinta uccisa da datore di lavoro con cui aveva una relazione
Suicida il mostro di Cleveland
Il giallo dell'americana morta a Firenze
Varie ed eventuali sanguinose con donne vittime e uomini carnefici

Sono giorni, settimane, che sfoglio  giornali e vedo notizie di cronaca nera che hanno come vittime solo donne e uomini come carnefici.

E, oggi, mi sento profondamente a disagio, anzi, a dire il vero, angosciata.
Mi chiedo se solo qualche tempo fa la sensibilità popolare non "apprezzava" questo tipo di notizie.
E quindi non venivano pubblicate, ma accadevano lo stesso.

Tra immigrate uccise dai familiari, italiane picchiate, giovani, vecchie, bambine, nessuna si salva.
Ho letto delle critiche alla legge approvata a Ferragosto sul femminicidio.
Non sono in grado di esprimere un parere tecnico.

Ma penso che sia fondamentale il supporto psicologico ed economico alla persona vittima.
La cui vita viene distrutta per un eccesso di garantismo nei confronti di un mondo maschile malato, che avrebbe urgente bisogno di una revisione.

Si parla di crisi di identità maschile, spodestato nella sua supremazia dalle donne.
Semplicemente non è vero.

Si tratta di criminali, di persone cattive, crudeli, senza valori che rappresentano una minaccia per la società. E come tali la nostra società li deve trattare.
Perché la violenza sulle donne non ha mai una giustificazione. E neppure attenuanti.




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