Sono le 7 e mezza di sabato mattina.
La sveglia sua lasciandomi tramortita.
Non è un sabato lavorativo e, dunque, cosa ci fa un ghiro come me sveglio alle 7 e mezza?
Sta per andare al mercato con la sua amica di più vecchia data.
Che, tra lavoro, casa enorme, difficoltà varie a incrociarsi, è diventata una "preda" difficile da carpire.
Unico spazio da cogliere, tra conviventi, animali, genitori e ristrettezze economiche, il sabato mattina.
Ogni volta che torno al mio paese, da cui sono felicissimamente emigrata, percorro lietamente la strada in auto, nella calma di un sabato mattina deserto. Ormai l'aria è quella di settembre, frizzante anche in un giorno soleggiato come questo.
Ci troviamo ogni volta come se non fosse passato un giorno.
Mentre giro a destra intravedo la sua sagoma che mi aspetta sul ciglio della strada, mezza nascosta nella rientranza del vicolo. Hanno ridipinto le case, tagliato alberi, ma la sua sagoma che mi aspetta alta e imponente nella luce del primo mattino non cambia mai.
Tatiana è la mia più vecchia amica. Una delle poche che hanno conosciuto mio padre, mia nonna e tutti quelli della mia famiglia che non ci sono più. Conosce quello che è successo prima, quello che è successo durante e quello che è successo dopo.
Conosce la me di tutte le mie vite, anche di questa che io considero almeno la terza, se non la quarta.
E, nella sua straordinaria intelligenza, non giudica mai, anche se riflette sempre su tutto.
Con lei posso parlare e sparlare di politica, anche tra i banchi di frutta e verdura.
I nostri discorsi hanno un andamento quasi surreale: spaziano dall'attualità, sempre e rigorosamente locale (abbiamo commentato per un quarto d'ora il rifacimento di una rotonda con costose piante che moriranno, con certezza, ai primi freddi), alle questioni interne politiche, sempre in salsa gustosa, alle valutazioni tecniche sullo smalto semipermanente.
Comprare, non abbiamo comprato quasi niente: il mercato, ancora mezzo vuoto, ci ha presentato gli ultimi rimasugli stagionali. Il mio entusiasmo per l'unico banco con la nuova collezione è stato smorzato dalla mia immagine in una nuova giacchina di jersey, bellissima, ma che mi stava bene come dopo un incontro con Alien.
Ma i nostri soliti giri hanno un che di rassicurante: la spesa con un carrello in condivisione, la puntata al negozio di animali, il frugare tra i banchi...
Anche i silenzi, le frasi senza importanza, hanno il loro rassicurante peso. Nessun giudizio, nessuna necessità di dimostrare niente, di essere brillanti, intelligenti, accattivanti.
Mentre torno a casa mi sento più rilassata, come se avessi riassestato il tiro, ricomposto l'immagine con il contenuto, abbandonato strati e strati di finzioni/malintesi/ripicche che mi hanno portato a essere quello che non sono. Finalmente, lo posso proprio dire, a casa....
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