domenica 3 marzo 2013

Amarezza

E' amarezza lo stato d'animo che accompagna le fine della mie settimana.
Negli ultimi giorni lavorativi ho appreso, senza particolare interesse, che a casa di Pietro si sono installati tutti gli albanesi, grandi e piccoli, tranne uno.
La causa di divorzio procede, per quanto possa data la legge italiana, tra liti, piazzate e interventi della polizia. Tutti coinvolti in questa brutta storia, che, per ora, ha portato queste persone a bivaccare a casa del nostro uomo.
Mi fa quasi pena vedere questa persona così stanca, così isterica, così agitata, così peggiorata fuori e dentro. Non solo ha perso il contatto con la realtà, come già gli ho detto in passato, ma mi pare ormai non più in grado di gestirla con lucidità.

Mi ha letteralmente sconvolto l'apprendere che in questa follia sono ormai invischiati fino al collo anche i suoi genitori. Di fronte alla proposta del padre di sistemare al questione casa con un intervento economico loro oppure, penso, concedendo una casa delle loro, sono rimasta scioccata.

Sono impazziti tutti. Sono davvero impazziti tutti.
Sono così invischiati in questa cosa da essere come mosche nella tela del ragno.
Non solo queste persone non usciranno mai dalla vita del poveretto mettendolo nelle condizioni di averne una normale, o di cercare di averla, ma prenderanno sempre più piede, fino a soffocarlo.

Probabilmente i suoi genitori si sono fatti l'idea che, per quanto strano possa essere, ci sia una storia tra i due e si saranno rassegnati. Cercheranno di supportarlo come meglio possono.
Io credo semplicemente che a lui non interessi, nella sua follia, nulla di nessuno e nemmeno di sé.

Malinconicamente sono qui a vedere che i miei peggiori timori si sono concretizzati.
Pur non avendo interessi di sorta ormai, è davvero triste questo spettacolo di scivolamento verso il basso. Meriterebbe un romanzo, forse, che io non mi sento in grado di scrivere.
Sono amareggiata, ora che vedo le cose da lontano. Vedo come sta progressivamente rinunciando a una vita sostenuta dai progetti, dalla volontà di costruire qualcosa di proprio, e come sta scivolando nell'annullamento di sé.
E vedo per quanto tempo io sia stata prigioniera di questo nulla divorante, di questo tempo senza tempo e senza futuro, di quanto mi sia addormentata, ipnotizzata quasi, dal canto delle sirene.
Mi dispiace per questi anni gettati al vento, anche ora che le recriminazioni sono finite.

Con malinconia appunto contemplo il mio passato, incerta sul presente.
Anche se, mi sento come una che ha ricominciato a respirare di nuovo.

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