Sono quattro giorni che recito la mia consueta parte.
Esco la mattina con i vestiti morali che si addicono al personaggio che mi hanno cucito addosso.
Mi adeguo, mi adatto, per sopravvivere.
Una sequenza di timori e di timidezze, che si stampano sul mio volto sempre più insofferente.
Sono stanca di essere il mio pupazzo, la mia immagine.
Non mi sento più in dovere.
Tutto qui, intanto mi avvicino, piano piano.
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