Nuvole e pensieri, stanchezza e disdetta.
Un venerdì perfido, insomma.
Che fare?
Da settimane vivo come in una boccia d'acqua. Casa, treno, lavoro, lavoro, lavoro e casa. Poco sonno e il mondo visto solo dai finestrini del tram. Mi sento molto compressa.
Così scappo letteralmente dall'ufficio, indecisa se fiondarmi a casa oppure mettermi a girellare per il mio luogo preferito, tra via Torino e corso Genova, attratta come una calamita irresistibilmente da tutto ciò che porta un cartellino scontato.
Eppure, non ho voglia di comprare quanto di camminare.
Il buon senso suggerisce di scegliere un altro giorno. Ho con me le scarpe con il tacco alto che ho portato tutto il giorno in ufficio, la solita imbarazzante borsetta rossa con i gatti per il pranzo, e la mia borsa della Borbonese stracolma.
Come al solito ho l'aspetto di una barbona che trasloca a metà giornata, un po' stropicciata e un po' disordinata. Percorro a piedi dal Duomo fino a Porta Genova.
Ci metto un'ora e mezza con le tappe. Entro ed esco dai negozi Kiko e Accessorize. Non sopporto le ragazzine urlanti e la calca.
Entro ed esco da Tezenis, da Marco, da Carpisa.
Il primo acquisto lo faccio alla Triumph, seguito da un paio di ballerine da borsetta da Segue, comode per una che viaggia con due paia di scarpe come me, che non riesco a rinunciare al tacco, ma che non voglio nemmeno distruggermi la schiena.
Proseguo a piedi verso Corso Genova, mentre le borsette si accumulano.
Grande attesa per il mio gruppo di negozi preferiti, verso cui letteralmente volo, con passo leggero e gelidino in un paio di ballerine pronte per la prova scarpe lampo (in cui sono altamente specializzata).
E grande delusione: il cappello che da settimane rimiro da Tivoli è troppo grande.
Alla fine esco comunque con un cappello impermeabile a quadretti con un grosso fiore.
Da Micol mi faccio vendere una collana a un prezzo decisamente discutibile, ma è bella e farà la sua figura. Scivolo veloce verso la stazione, tra il freddo, la gente che si dirada e cambia aspetto, diventando meno patinata mentre mi allontano dal centro.
Salgo volando su un treno che pensavo di perdere, verso la provincia profonda, felice di aver vissuto il mio pomeriggio di gloria, di evasione.
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