Stavo proprio assestando le ultime, decisive mescolate al mio risotto al radicchio, quando è suonato il campanello. Nessuno risponde al citofono e quindi esco così come sono, con il grembiule a fiorellini, le ciabatte di panno grigio con sopra i fiorellini (regalo di mamma), la pinza in testa nemmeno un filo di trucco.
Il postino mi aspetta alla fine del sentiero. Ahia, se suona vuol dire raccomandata e di solito sono dispiaceri.
La raccomandata non è per me, ma per mia mamma. Gliela spedisce l'INPS, che, per farla breve, chiede una verifica della presentazione del modello RED.
Panico. Se l'INPS non è riuscita a farmi scuocere il risotto, è però riuscita a far passare l'appetito alla mia commensale, e non c'è niente di peggio che perdere più di un'ora per preparare un risotto che rimane lì.
In mezzo a kg e kg di scartoffie cerco di farmi largo con il mio piattino.
Del tutto inutile ricordare alla nostra ansiosa che, ai fini della soluzione del problema, è del tutto inutile affrettarsi a scavare, tanto se c'è ci sarà anche dopo il pranzo.
Ore a rivoltare documenti su documenti, in preda a un ciclone che lascia dietro di sé un caos, se possibile, anche peggiore del precedente.
Morale, non abbiamo la documentazione, ma abbiamo imbastito un casino che al confronto Desert storm era da dilettanti.
E quindi, panico. C'è da andare a Caf.
Per un attimo temevo di doverci andare io, e immaginavo la mia solita aria svagata di quella che non sa di cosa parlare... dato che il problema non è suo.
Invece, per ora, ho solo cercato numero, indirizzo e orari... e telefonare, dimenticavo.
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