sabato 26 gennaio 2013

Furto di carrello

Metti un sabato mattina dell'ultimo week end in cui Esselunga accetta lo sconto di 8 euro, metti una  donna che voleva essere altrove, preferibilmente a letto, che ha appena incontrato un suo ex compagno di università con i suoi bambini e che non ha esattamente badato a come si era combinata tanto devo solo andare a fare la spesa.
Metti un supermercato preso d'assalto, in cui è stato difficile trovare parcheggio, in cui si è in coda con il carrello come in autostrada, ma senza segnaletica, direzioni e regole.

Dopo un'ora di spintoni, slalom ad elevata pericolosità tra carrelli che sfrecciano a zig zag tra le corsie, lascio il mio carrello a fianco del misero espositore dei libri, che ha la sua giusta collocazione di fronte alle carni bianche, come è ovvio che sia.
Mi addentro tra gli scaffali, come un esploratore che si addentra nella giungla, o uno senza patente a piedi in mezzo all'autopista, scegliete voi. Cerco di sgusciare tra le corsie, mentre mi carico delle cose più pesanti. Con le braccia che reggono una bottiglia di aceto, un pacco di camomilla, due confezioni di yogurt e un sacchetto di fagiolini surgelati torno lesta verso il carrello.
Sono stanca stufa e frastornata da un chiasso abominevole che manco in metro.

Arrivo dove ho lasciato il mio carrello e... non c'è più.
Con aria perplessa giro intorno all'espositore. Sono sicura di averlo lasciato lì. Sono distratta perché stanca, ma sono certa che fosse lì. Speranzosa, immagino che l'abbiano solo spostato: al suo posto ci sono altri due carrelli con tanto di bambini al seguito.
Cerco di individuarlo grazie alla borsa arancio che mi porto sempre per la spesa. Inizio a girare tra le corsie, prima preoccupata, poi seccata e poi congelata con i fagiolini che mi ustionano le mani, e il peso delle altre cose, in bilico tra le mie braccia. Lo vedo, lo vedo è lui, il mio carrellino con la borsa arancione, trascinato da uno stordito di prima categoria. Lo individuo a due corsie di distanza , tra i vini. Cerco di convergere verso di lui, ma questo cammina e io scarto, tenendo in bilico una torre di Pisa di roba fragile e gelata, carrelli e bambini allo stato brado, mentre questo avanza e avanza lontano e io non posso correre e mi sento tanto Paperino che fa il sonnambulo camminando sui tronchi. Cerco di correre ma non riesco nemmeno calpestando i suddetti bambini.
Alla fine il malefico abbandona il carrello davanti allo scaffale dei casalinghi, lo raggiungo e, sollievo, ci metto dentro i miei acquisti. Le borse ci sono ancora ma c'è anche della roba che io non ho preso, lasciata lì probabilmente per evitare un incontro faccia a faccia con una che arrancava urlando: -Scusi, il mio carrello, mi restituisca il mio carrello.-.

Così passo in rassegna il contenuto, e mi rassegno ad affrontare la giungla di ipnotizzati dalla spesa per rimettere al loro posto tutta la roba che non è mia.

Questo scherzetto mi costa mezz'ora e qualche diavolo per capello.

E... lo ammetto, sono andata a cambiare la confezione di fagiolini surgelati :-)

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