Della piaga del precariato si parla normalmente facendo riferimento a un insieme di lavoratori fortunati, quelli che hanno un contratto stabile, e a un insieme di sfortunati, il cui lavoro dipende da una serie di contratti precari.
Riflettevo sul fatto che, questi due insiemi, spesso visti antiteticamente, come se non vi fossero contaminazioni tra i due insiemi, e l'uno vivesse pacificamente e l'altro nelle difficoltà, hanno dei punti in comune.
L'introduzione di questo tipo di contratti precari ha, invece, condizionato pesantemente anche tutti coloro che hanno sulla carta un lavoro stabile. La legge della domanda (scarsa) e dell'offerta (grande) dirà qualcuno, ma non solo. Alla fine l'introduzione di questo tipo di contratti ha provocato un degrado della vita lavorativa dei più e della qualità della vita di tutti.
La filosofia dell'"o mangi questa minestra o salti dalla finestra" si applica a tutti. Determinato o indeterminato che sia, la minaccia del nulla dopo e della disoccupazione si applica a tutti.
Così fioriscono le modifiche dei contratti: per esempio il contratto del commercio che include anche la domenica come giorno lavorativo retribuito esattamente come gli altri.
Prendiamo per esempio l'azienda dove lavoro io. Un'associazione di consumatori nientemeno.
Gli straordinari non vengono pagati, mai.
C'è la possibilità di portare al mese successivo un massimo di 8 ore.
Tutto ciò che eccede le 8 viene tagliato, cancellato come se non fosse mai stato fatto.
C'è una flessibilità che ti consente di recuperare uscendo prima il pomeriggio, dilatando la pausa pranzo oppure arrivando dopo la mattina. Le rigidità imposte, però, sono tali da rendere impossibile, tranne che per una visita medica in zona, sfruttare questa elasticità. Con un'ora e mezza di viaggio all'andata e altrettanmto al ritorno non me ne faccio niente di uscire alle 15:30. Mi servirebbe un pomeriggio, ma qui sta la furbizia: dalle 14 alle 15:30 devi stare in ufficio. E quindi, ogni mese sono uno/due giorni di lavoro regalati all'azienda.
Ma parliamo della vera chicca: anni fa decidono di ridurre l'orario di lavoro togliendo 18 minuti al giorno. E come lo fanno? Eliminando tutti i permessi, inseriti obbligatoriamente ogni giorno.
Io non ho permessi, se non ex festività (di cui l'azienda condiziona l'uso scegliendo in quali giorni chiudere) e ferie. Ma ci rendiamo conto?
Devo usare 18 minuti di permesso al giorno quando ti regalo due giorni al mese?
Il tutto per uno stipendio davvero modesto.
In una situazione normale si cambia. Ma ora non si trova e quindi si fanno tante ore di straordinario gratis e si vive davvero male.
In conclusione, lo sfruttamento non è solo di chi non ha il posto fisso, ma permea a tutti i livelli della società, anche tra i cosiddetti "fortunati".
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