Gelosia, insicurezza o senso di soffocamento?
Cosa si nasconde davvero dentro questo mio malessere costante, che a volte resta silente per tanto tempo e poi si ripresenta implacabile?
Sono solo insicura e impaurita da una vita eternamente passata in difesa, oppure è una questione più complessa da affrontare?
Tante domande si affollano nella mia mente e certamente non c'è solo una risposta possibile.
Innanzitutto, partiamo dal carattere.
So di essere competitiva, per certi versi bisognosa di vincere, a tutti i costi.
Vincere, vincere, vincere senza ombra di dubbio.
Ogni volta in cui la mia mente percepisce l'ipotesi di una competizione scatta un meccanismo in me per cui io devo vincere, n'importe quoi.
Vincere non solo per avere conferme.
Vincere per il gusto della vittoria.
E poi, in fondo in fondo, molto in fondo, sono estremamente aggressiva, di un'aggressività da difesa, propria del felino all'angolo, che si trasforma di una belva.
Da sempre mi sono dovuta difendere e ho maturato quest'aggressività da strada che si mischia con la paura e la solitudine. Un mix tutt'altro che rassicurante e che traspare poco.
Per cui, ogni chiamiamola "minaccia" al mio orticello scatena la belva.
Insomma, Mister Hyde, il "secondo pesce", io lo chiamo così, quello che tengo nell'acquario in cantina, per capirci, prende l'ascensore e viene alla luce.
E poi c'è questa noia, questo fastidio, questo senso di soffocamento per la mia vita quotidiana.
Mi senti imprigionata in una routine che fatico a sostenere.
Detesto la vita d'ufficio, detesto vedere sempre le stesse persone, detesto anche tutto questo silenzio.
Ho cercato in tutti i modi una via d'uscita ragionevole per mantenermi e non essere "murata viva" in un posto squallido... e non mi è riuscito.
Non è solo questione di girare fisicamente, è anche la sensazione di progredire intellettualmente, di aumentare conoscenze, riuscite, vittorie (appunto), posizione lavorativa, competenze. Desidero, inutile nasconderlo, migliorare. E qui non lo posso fare, mi sento bloccata a tradimento in questa situazione anomala, un po' vittima dei tempi e un po' della contingenza familiare, come fosse un'anticipazione della morte.
Ok, scrivo, adesso scatto qualsiasi cosa, ma...
Mi sento come una che ha una taglia intellettual/emotiva XL, costretta in una vita S tendente talvolta all'XS. Mi manca il respiro, come tutti quelli che amano riuscire, anche solo per il gusto di farlo, e si trovano incastrati in una vita squallida, tutto sommato.
Sognare per evadere?
Bello, peccato che i miei sogni siano, ultimamente, degli incubi, in cui sogno di allestire processi sommari.
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