Ovvero, troppo lavoro.
La mia nottata tra sabato e domenica è stata popolata da agitati sogni, tutti incentrati sul lavoro, ovvero sul troppo lavoro. Succede spesso, così come una costante pessima nottata mi traghetta dalla domenica al lunedì.
Il pensiero che sia già lunedì mi angoscia nel pomeriggio del sabato.
E, in genere, i miei venerdì pomeriggio sono assai inconcludenti. Sono così stanca che non riesco a mettere insieme due pensieri di fila, e nemmeno un mezzo lavoro.
La parola giusta per descrivere quello che sento è satura.
Sono inquieta, la solita routine mi intrappola rendendomi smaniosa lo stare in ufficio.
Fatico a concentrarmi, nonostante mi sforzi. Non mi basta il riposo per ricaricarmi, neppure nel we. Sono stanca e nervosa, sempre o quasi, disattenta. irritata, penso a tutto quello che non riesco a fare e ogni minima incombenza mi fa sentire molto appesantita.
Avrei bisogno di staccare, e questo obbligo non scritto di essere al lavoro sempre e di non poter mai prendere un giorno mi sta esasperando.
Faccio salti mortali per cercare di incastrare tutto il resto, con risultati non eccezionali.
Senza puntare il dito contro nessuno, sono stanca di vedere le stesse persone tutti i giorni, di sentire tante sciocchezze, di subirmi i capriccetti di Alberto o le lamentele e le serenate di Danilo, e anche solo la vocetta trillante di Pietro (che per come mi sto comportando bene con lui dovrebbe baciare la terra su cui cammino....). Per non parlare dell'Alessandra, che è di una pesantezza cosmica, lei sempre al centro del suo lamentoso mondo.
Disintossicarsi, questo il mio bisogno.
Mentalmente e fisicamente. Stare lontano da questo ambiente.
Mi concentro sulle tecniche di sopravvivenza: leggere, studiare, cambiare colore di capelli, prendere della valeriana... Mi dà fastidio tutto, il vento la pioggia, il mal di schiena, il vicino insopportabile che non taglia la siepe, e non parliamo di quando guido... Mangerei tutti.
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