martedì 21 maggio 2013

Per cortesia pura e semplice

Cosa rende un'amicizia un legame forte e insostituibile?
La condivisione, credo. E non parlo solo di banalità quotidiane, ma anche, e soprattutto, di cose serie.
Di quello che succede e che non succede e di come ci si sente.
 
Non significa nemmeno frequentarsi assiduamente.
Essere sulla stessa lunghezza d'onda è un fatto che emerge senza dubbio e senza fallo anche quando ci si rivede dopo tanto tempo.
 
E poi, beh, poi ci sono le amicizie "svaporate". Tipicamente quando uno è andato "per dritta via" in un posto che ritiene essere l'unica soluzione possibile, e l'altro ha incrociato qualche senso unico, delle curve cieche, magari si è fatto un po' male e ha avuto bisogno di ritrovarsi, del tutto o in parte (quella che ancora rimaneva integra). Quello della strada dritta è convinto di avere tutte le soluzioni del mondo. Non sa che è stato il caso o la fortuna o la sorte a condurlo senza intoppi tra le braccia della cieca normalità. E l'altro ha una serie di cose da insegnargli su quanto è varia e grande e ampia l'umanità e l'esistenza. Tutte cose che il primo non ha interesse a sentire nella sua piccola boccia d'acqua.
 
Ma come, dice il secondo, non senti il resto del mondo fuori dalle tue tapparelle sempre abbassate? Non senti l'alba, il tramonto, il vento, il mare, perfino in lontananza?
Questo mugghiare in fondo al cuore...
 
No, a Radio Coop mentre faccio la spesa (veloce, eh, che non ho tempo) non lo danno mai il mugghiare del mare.
Nemmeno il profumo, c'è solo il Glad Magic Water alla Coop (che annuso di fretta anche lui...).
 
Che dire, per generosità, per gloria alla vita ritrovata, per tutto il tempo in cui si è creduto a un'amicizia profonda e non solo di puntate da Benetton si finge interesse e partecipazione alle mirabolanti vicende di signora perbene assai impegnata e integrata in società.
 
Ma poi, tra lo stormire delle fronde e il vento salmastro, guardando bene in profondità, che rimane da fare? In coscienza, cosa ti posso ancora insegnare, trasmettere, dato che tu non mi vuoi ascoltare nel tuo mondo di lego ove tutto ha una forma e un posto e una dimensione predeterminata?
 
Io nel tuo piccolo salotto un pochino soffoco. Ti guardo al peggio della tua forma, nel caos e nella sciatteria più totale, come fossi sintonizzata solo sul tuo canale, in una boccia d'acqua e confusione. Mi vuoi insegnare, mostrare, far capire.
Apprezzo, ma rimetto la gentilezza. Vedo bene questo tuo caos rispettabile. E non fa per me.

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