martedì 28 maggio 2013

Da Venezia con rancore

Un lunedì fintamente primaverile, con un sole pallido che non riesce a scaldare il palazzo.
Puntuale il nostro barbuto mi invita a bere il caffè (che offro io...).
E, dopo avermi chiesto com'è andato il we, e dopo aver semi-recepito del mio we tormentato, si lancia nel racconto della sua gita familiare domenicale a Venezia con i bambini e la madre dei bambini "perché a 9 anni non puoi non aver visto Venezia".

Si dipinge un'amena scenetta in cui il nostro (l'uomo più disorganizzato e disordinato del mondo) comanda a bacchetta i suddetti albanesi (la famiglia con responsabilità low cost che si è noleggiato) per portarli a vedere San Marco e compagnia in giornata da Bologna.

E mi immagino questo squinternato accompagnato da una compagine di bifolchi quali sono che corre veloce tra le calli, con il suo passo che è come al sua coscienza, passa sopra a tutti, un pranzo educativo da McDonald e l'acquisto (a spese sue come tutto il resto) di raffinati souvenirs.

E mi è chiaro il perché di tutto questo: è facile essere generosi di fronte a se stessi con questa gente che ha poco ed è poco. Ci vuole, appunto, poco. Poco impegno e poca partecipazione. Oltre che il potere decisionale assoluto che si nasconde nel terribile dominio del "io pago". Ecco perché non riesce ad avere rapporti paritari in cui si stabiliscono rapporti non di forza.

Tutti i deboli hanno bisogno di rapporti squilibrati, gli unici che sanno gestire.

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