lunedì 6 maggio 2013

Mi manca mio papà

Oggi è uno dei tre milioni di giorni da quando è morto in cui mi manca mio papà.
Non tutti, e non tutti allo stesso modo, certo, a volte mi manca molto e a volte meno.
Ma oggi, un sei maggio freddo, piovoso grigio lunedì di una primavera inesistente, mi manca particolarmente. Una mancanza che si è insinuata a tradimento sotto forma di un disagio inspiegabile.
 
Sarà che fa freddo, sarà che sono stanca e malaticcia, sarà, insomma.
 
Mi manca il fatto di non poter stare nella stessa stanza, mentre lui dipingeva e io scrivevo o disegnavo, senza dire una parola, un silenzio che però non era distanza, ma era comunque pieno e caldo.
 
Mi manca oggi questa corrispondenza personale, la certezza che, senza tante parole, ci si capisse.
Mi manca in particolare oggi, in cui, volendo condividere un avvenimento spiacevole dell'ufficio mi sono trovata a parlare con una persona che assolutamente impermeabile. Una sensazione lunare quasi, come di star parlando con un marziano, nell'indecisione di chi fosse il marziano dei due.
 
Un vuoto terribile come quello pieno di parole effimere lascia dietro di sé una sensazione di mortale solitudine.
Mi manca quindi l'unica persona a cui somiglio, e, più passa il tempo e meglio capisco.
 
E oggi, circondata da questo vuoto di aria rarefatta, come se le parole, gli sguardi e i gesti si fossero sbriciolati, capisco meglio tutti quegli anni in cui, ogni sera, ho meccanicamente tolto la chiave dalla toppa di casa, un riflesso condizionato, per permettergli di rientrare.
 

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