domenica 26 maggio 2013

Metti una sera a cena....

... noi tutte o quasi, come da dieci anni (? sì credo che siano dieci) non ci si ritrovava allo stesso tavolo. Gli ingredienti ci sono tutti: la nostra città universitaria, una trattoria di tutto rispetto, un matrimonio prossimo da festeggiare e un dramma del tutto attuale da cercare di comporre e sviscerare.
Tutto perfetto, tavolo appartato, cibo all'altezza, e chiacchiera fluida. Le tavolate inopportune confinate all'altro capo del ristorante e un servizio presente ma non invadente.
 
Ah, le ingerenze dei genitori, che dramma. Quanto mai vero e attuale il mio pensiero, prima conosci la futura suocera e poi valuta se tenerti o meno l'uomo...
Ma su questo ritorneremo, se non altro perché le vicende della vita hanno spesso un tasso di surreale esponenzialmente superiore alla finzione.
 
E poi c'è chi manca, e tutto quanto successo necessitava della presenza della persona mancante.
Riflettevo quindi sull'importanza della presenza. La qualità del proprio tempo è importante, certo, ma certi momenti vanno proprio vissuti. Il non esserci aumenta la distanza, e, francamente, rende complicato trovare argomenti comuni.
Le cose devono trovare il tempo e l'occasione per essere dette, magari di persona.
La vicinanza e la presenza vanno coltivate con cura, perché il tempo non solo cura e consola, ma divide anche. La sensazione di estraneità è angosciante e, ma questa è un'opinione personale, non sono sicura di accontentarmi di un paio di appuntamenti l'anno di facciata in cui è impossibile sviscerare "le questioni".
 
Mentre medito sul da farsi, memore della recente lezione, mi ripropongo una maggior presenza futura dove conta.

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